[ lunedì 21 ottobre 2019 ]
Giorni addietro commentavo l'intervista di Salvini in cui affermava lapidariamente che
Ma Salvini non è un pirla. Sapendo fin troppo bene che la sua base militante e gran parte dei suoi votanti, se non proprio anti-euro sono sicuramente euro-critici, ha voluto che dal palco di Piazza San Giovanni, assieme a Berlusconi venisse osannato l'alfiere no-euro Alberto Bagnai.
Da una parte il vessillifero anticomunista dell'Unione europea e della sudditanza italiana, dall'altra l'alfiere no-euro e il portabandiera della sovranità nazionale e democratica. Il miracolo è compiuto: diavolo e Acqua santa, belzebù e angeli uniti in un unico e pornografico afflato.
Beninteso, Bagnai si è guardato bene dal sostenere quel che ha sempre sostenuto. Il nostro è diventato un maestro nell'arte del cerchiobottismo, nel dire e nel non dire, dell'adeguarsi alla bisogna, ovvero nell'adeguarsi alle giravolte del suo grande capo.
Guardandosi bene dal rivendicare l'uscita dall'euro ha preferito l'allusione alla Brexit, ma solo per sottolineare quanto sia preziosa la democrazia. Un tipico caso di schizofrenia o dissociazione cognitiva. Si tenga infatti presente che solo pochi giorni fa il Bagnai era nella delegazione leghista che in Cassazione depositava il testo per una legge di iniziativa popolare per un doppio e autoritario sventramento della Costituzione — legge elettorale ultra-maggioritaria e presidenzialismo —, e che Bagnai è tra coloro che in Senato hanno votato a favore della drastica riduzione dei parlamentari.
Chi per anni ha voluto seguire Bagnai, fino nella Lega, dice che quella del nostro è solo dissimulazione. Ma qual è il confine tra dissimulazione e giravolta politica? Essi non lo dicono e dileguano ogni giorno che passa questa frontiera.
La verità, ed essi se ne debbono fare una ragione, è che l'uscita dall'euro non è più nell'agenda della Lega. Bagnai lo sa benissimo. Egli ha una carta di riserva: non c'è più bisogno di menarsela per l'uscita perché tanto l'euro verrà giù da solo. La tesi l'ha spiegata papale papale Antonio Maria Rinaldi (certe volte farebbe bene a tacere invece di fare affermazioni gravissime) in Tv un paio di sere fa . A domanda, "Ma lei è ancora per l'uscita dall'euro?", ha risposto: " Io sono qui, sulla riva del fiume, ad aspettare il cadavere che passa. Farà il botto, vedrete". Sulla stessa linea Claudio Borghi Aquilini.
Ecco dunque a voi Qui, Quo e Qua.
Dopo essere entrati nei parlamenti come campioni della battaglia per l'uscita dall'euro, dopo aver scritto libri, saggi e ripetuto in ogni dove della necessità di batterci per riprenderci la sovranità popolare e nazionale, ora ci vengono a dire: "contrordine ragazzi, deponete le armi, che tanto sarà il nemico a consegnarcela".
Se non è il risultato dell'essersi fatti corrompere dalla poltrona e dal prestigio è come dire: siamo pazzi, arrendetevi.
Ma dico io, come si fa a non sentire puzza di presa per il culo?!
Giorni addietro commentavo l'intervista di Salvini in cui affermava lapidariamente che
«La Lega non ha in testa l'uscita dall'euro o dall'Unione europea. Lo dico ancora meglio: l'euro è irreversibile».Come i 5 Stelle, Anche la Lega, dopo anni di strepitii contro l'euro e l'Unione europea, ha compiuto il voltafaccia: dal "sovranismo" all'europeismo. Come diceva il Cristo, "non si può ubbidire a due padroni". Tra la maggioranza del popolo lavoratore che detesta l'Unione eurocratica e la grande borghesia italiana euroinomane, anche la Lega ha scelto il lato della barricata.
Ma Salvini non è un pirla. Sapendo fin troppo bene che la sua base militante e gran parte dei suoi votanti, se non proprio anti-euro sono sicuramente euro-critici, ha voluto che dal palco di Piazza San Giovanni, assieme a Berlusconi venisse osannato l'alfiere no-euro Alberto Bagnai.
Da una parte il vessillifero anticomunista dell'Unione europea e della sudditanza italiana, dall'altra l'alfiere no-euro e il portabandiera della sovranità nazionale e democratica. Il miracolo è compiuto: diavolo e Acqua santa, belzebù e angeli uniti in un unico e pornografico afflato.
Beninteso, Bagnai si è guardato bene dal sostenere quel che ha sempre sostenuto. Il nostro è diventato un maestro nell'arte del cerchiobottismo, nel dire e nel non dire, dell'adeguarsi alla bisogna, ovvero nell'adeguarsi alle giravolte del suo grande capo.
Guardandosi bene dal rivendicare l'uscita dall'euro ha preferito l'allusione alla Brexit, ma solo per sottolineare quanto sia preziosa la democrazia. Un tipico caso di schizofrenia o dissociazione cognitiva. Si tenga infatti presente che solo pochi giorni fa il Bagnai era nella delegazione leghista che in Cassazione depositava il testo per una legge di iniziativa popolare per un doppio e autoritario sventramento della Costituzione — legge elettorale ultra-maggioritaria e presidenzialismo —, e che Bagnai è tra coloro che in Senato hanno votato a favore della drastica riduzione dei parlamentari.
Chi per anni ha voluto seguire Bagnai, fino nella Lega, dice che quella del nostro è solo dissimulazione. Ma qual è il confine tra dissimulazione e giravolta politica? Essi non lo dicono e dileguano ogni giorno che passa questa frontiera.
La verità, ed essi se ne debbono fare una ragione, è che l'uscita dall'euro non è più nell'agenda della Lega. Bagnai lo sa benissimo. Egli ha una carta di riserva: non c'è più bisogno di menarsela per l'uscita perché tanto l'euro verrà giù da solo. La tesi l'ha spiegata papale papale Antonio Maria Rinaldi (certe volte farebbe bene a tacere invece di fare affermazioni gravissime) in Tv un paio di sere fa . A domanda, "Ma lei è ancora per l'uscita dall'euro?", ha risposto: " Io sono qui, sulla riva del fiume, ad aspettare il cadavere che passa. Farà il botto, vedrete". Sulla stessa linea Claudio Borghi Aquilini.
Ecco dunque a voi Qui, Quo e Qua.
Dopo essere entrati nei parlamenti come campioni della battaglia per l'uscita dall'euro, dopo aver scritto libri, saggi e ripetuto in ogni dove della necessità di batterci per riprenderci la sovranità popolare e nazionale, ora ci vengono a dire: "contrordine ragazzi, deponete le armi, che tanto sarà il nemico a consegnarcela".
Se non è il risultato dell'essersi fatti corrompere dalla poltrona e dal prestigio è come dire: siamo pazzi, arrendetevi.
Ma dico io, come si fa a non sentire puzza di presa per il culo?!
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6 commenti:
L'avete visto il tweet anticomunista di rinaldi dell'altro giorno? agevolo link: https://twitter.com/Rinaldi_euro/status/1184500137000951809
l'uscita gravissima di Rinaldi è segnala e linkata nell'articolo.
Qui per l'esattezza => (certe volte farebbe bene a tacere invece di fare affermazioni gravissime)
Ma no, non avete capito. Questa è politica di quella vecchia, fine. Non c'è fretta: l'euro sparirà da solo, e i tre anatroccoli saranno già appostati in riva al fiume, ratti a fare indendere al thatcheriano Salvini le virtù economiche della monetizzazione del debito, dell'industria statale e dell'investimento pubblico.
Ma voi siete solo dei "tuttosubitisti" e "famoerpartitisti" invidiosi, per usare il frasario ciancicato di Qui, l'anatroccolo clavicembalista.
Scusate, ma si sapeva fin dall'inizio che Lega e 5 Stelle non erano antieuro, come e' stata una pia illusione porre fiducia in Bagnai, Rinaldi, ecc, veri pagliacci matricolati. Abbiamo perso un'occasione irripetibile dopo il referendum costituzionale del dicembre 2016. In quell'occasione invece di andare appresso alle chimere di Ingroia e Giulietto Chiesa, dovevamo rimanere e dare battaglia in quell'embrione di antieuropeismo che si stava affermando in parte della sinistra sinistrata ed in alcuni settori delle classi subalterne. Nei comitati popolari per il no stavamo facendo un buon lavoro sui territori che e' andato irrimediabilmente perduto
PUGACEV.
noi "tuttosubitisti"?
O non ci sappiamo spiegare o non c'hai capito un fico secco.
Dato che con l'ironia non mi sono spiegato, faccio la parafrasi del mio commento:
La convinzione di convertire Salvini al keynesismo si è rivelata una pericolosa illusione, un peccato di superbia di intellettuali che si credono dei fini realpolitici, e invece sono lo specchietto delle allodole usato da un partito liberista e reazionario per attrarre elettorato noeuro.
Il battistrada di questi sofisticati intellettuali, il sedicente sinistrato pentito, ha meticolosamente preparato la sua scelta di campo deridendo chi non si è lasciato irretire dalle sirene dei partiti di palazzo con velenosi neologismi ("tuttosubitista", "famoerpartitista", ecc...ecc...). Come dovremmo etichettare i furbi di tre cotte come lui? Neologismi arguti cercansi.
Più chiaro adesso?
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