[ domenica 28 luglio 2019 ]
Contro la decisione del governo di portare avanti il TAV Torino-Lione, resa possibile dal vergognoso voltafaccia del M5S, ieri migliaia di persone hanno manifestato in modo combattivo in Val Susa.
Qui sotto il bilancio della giornata di mobilitazione.
Contro la decisione del governo di portare avanti il TAV Torino-Lione, resa possibile dal vergognoso voltafaccia del M5S, ieri migliaia di persone hanno manifestato in modo combattivo in Val Susa.
Qui sotto il bilancio della giornata di mobilitazione.
LA VAL SUSA PAURA NON NE HA
Avevamo detto che avremmo portato più gente possibile al cantiere, per far vedere a tutti da vicino contro cosa lottiamo e lo abbiamo fatto, con grande impegno.
A differenza di tanti, il movimento No Tav mantiene sempre le sue promesse.
Sappiamo che tutta l’informazione si sta concentrando su “come” abbiamo raggiunto il cantiere ma il “come” che tanto fa notizia, è esattamente lo stesso modo in cui lo abbiamo fatto molte altre volte.
A noi interessa valorizzare quanti giovani e meno giovani sono partiti dal Festival per raggiungere la Val Clarea, con un tempo a dir poco incerto, e ci hanno spinto ad andare fino in fondo, sorpassando zone rosse e cancelli in metallo.
Un pacifico fiume in piena fatto di migliaia di volti di ogni età è partito da Venaus per arrivare a Giaglione e trasformarsi in un torrente in piena che si è diviso in mille rivoli tentando raggiungere il cantiere della vergogna. Il dispositivo di sicurezza tanto decantato dal ministro Salvini, con i suoi 500 agenti, faceva… acqua da tutte le parti! I jersey sono venuti giù e una marea di bandiere crociate ha violato la zona rossa.
Eravamo veramente tanti, sorridenti e determinati a ribadire che nonostante le parole di Conte e il voltafaccia delle stelle al governo, non ci saremmo fermati neanche un attimo, come avviene da tutti questi anni.
Tanti pensavano di poter chiudere il capitolo della lotta No Tav con un sospiro di sollievo, come se si trattasse di chiudere una parantesi nella storia del nostro paese. Hanno fatto male i loro conti. Qui c’è un libro appena aperto fatto di resistenza e determinazione, con tante pagine ancora da scrivere. Sono 20 anni che politici e giornali provano a scrivere patetici coccodrilli, recitando un de profundis della lotta No Tav pregando che si possa finalmente mettere la parola fine all’esercizio di coerenza e determinazione che ha preso corpo in questa valle. Tra lo stupore generale nei giorni scorsi, abbiamo reagito all’infame decisione del governo dicendo che per noi “Non è cambiato niente”. La giornata di oggi ne è la prova.
Siamo dalla parte giusta della storia.
Avanti Notav!
A differenza di tanti, il movimento No Tav mantiene sempre le sue promesse.
Sappiamo che tutta l’informazione si sta concentrando su “come” abbiamo raggiunto il cantiere ma il “come” che tanto fa notizia, è esattamente lo stesso modo in cui lo abbiamo fatto molte altre volte.
A noi interessa valorizzare quanti giovani e meno giovani sono partiti dal Festival per raggiungere la Val Clarea, con un tempo a dir poco incerto, e ci hanno spinto ad andare fino in fondo, sorpassando zone rosse e cancelli in metallo.
Un pacifico fiume in piena fatto di migliaia di volti di ogni età è partito da Venaus per arrivare a Giaglione e trasformarsi in un torrente in piena che si è diviso in mille rivoli tentando raggiungere il cantiere della vergogna. Il dispositivo di sicurezza tanto decantato dal ministro Salvini, con i suoi 500 agenti, faceva… acqua da tutte le parti! I jersey sono venuti giù e una marea di bandiere crociate ha violato la zona rossa.
Eravamo veramente tanti, sorridenti e determinati a ribadire che nonostante le parole di Conte e il voltafaccia delle stelle al governo, non ci saremmo fermati neanche un attimo, come avviene da tutti questi anni.
Tanti pensavano di poter chiudere il capitolo della lotta No Tav con un sospiro di sollievo, come se si trattasse di chiudere una parantesi nella storia del nostro paese. Hanno fatto male i loro conti. Qui c’è un libro appena aperto fatto di resistenza e determinazione, con tante pagine ancora da scrivere. Sono 20 anni che politici e giornali provano a scrivere patetici coccodrilli, recitando un de profundis della lotta No Tav pregando che si possa finalmente mettere la parola fine all’esercizio di coerenza e determinazione che ha preso corpo in questa valle. Tra lo stupore generale nei giorni scorsi, abbiamo reagito all’infame decisione del governo dicendo che per noi “Non è cambiato niente”. La giornata di oggi ne è la prova.
Siamo dalla parte giusta della storia.
Avanti Notav!
1 commento:
Considero il movimento NoTav come i Gilet Jaunes italiani e come i compagni francesi essi hanno contro il sistema con tutte le sue consuete armi spianate. La polizia è l'ultimo dei problemi, quello principale è come di consueto la narrazione propagandistica di regime. E' così che un popolo in rivolta contro un'opera assurda voluta da un potere criminale (ricordiamo che le pressioni a favore di questa infrastruttura vanno ben aldilà dei consueti appetiti per i denari pubblici) è divenuto "gli attivisti del centro sociale Askatasuna", mentre chi ha forzato il blocco sono stati gli immancabili "black bloc". Cioè è iniziata la criminalizzazione del dissenso in modo da rendere giustificabile e persin ovvia la repressione a base di manganelli e procedimenti giudiziari mantenendo (è questo il grave) il consenso della maggioranza dell'opinione pubblica.
Sono le tattiche che i media di regime utilizzano in tutto il mondo per portare a compimento le operazioni sporche. Così l'estrema destra venezuelana che ha ucciso e bruciato vive le persone sono diventati manifestanti democratici e la polizia sgherri di regime, la stessa cosa vediamo adesso fare ad Hong Kong dove si cerca di destabilizzare la Cina, mentre in Francia ed in Italia sono ovviamente i manifestanti i cattivi, comunistoidi, anarcoidi retrivi e violenti mentre la polizia difende la ragionevolezza, la civiltà e le persone per bene.
E' la narrazione truffaldina, che addomestica le coscienze e spinge le persone a tifare per i propri aguzzini, il nemico principale contro cui dobbiamo combattere se vogliamo davvero contrastare con successo questo regime bastardo.
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