[ 12 febbraio 2018 ]
C'è chi trova singolare il Comunicato di Programma 101 sulle prossime elezioni poiché non contiene un'indicazione di voto bensì di NON-VOTO.
Esso infatti indica a chi il voto non dovrebbe essere dato: non alle due coalizioni sistemiche di centro-sinistra (compresa l'appendice esterna di Liberi e Uguali) e di centro-destra (compresa la Lega di Salvini) e nemmeno al Movimento 5 Stelle.
Qual è il criterio sotteso a questa posizione?
Siccome ognuno di questi tre poli si colloca nel campo del neoliberismo —tutti loro promettono, in caso di accesso al governo, di ubbidire al grande capitalismo finanziario e all'Euro-pa— che essi perdano voti sarebbe un bene per il popolo lavoratore e per il Paese. Questo risultato si può ottenere in tre maniere: non andando a votare, andandoci annullando la scheda, oppure "turandosi il naso" votando per una delle liste minori anti-liberiste a vocazione democratica, socialista e costituzionale —non quindi per i "fascisti del terzo millennio". Perché turarsi il naso è presto detto: la loro vocazione costituzionale e antiliberista è monca e inconseguente, dal momento che nessuna di queste liste chiede l'uscita dell'Italia dall'Unione europea e dall'eurozona, ovvero non contempla la piena sovranità nazionale — coppia uscita- sovranità senza la quale tutte le loro pompose rivendicazioni sociali risultano astratte e irrealizzabili.
Ma torniamo al campo sistemico. Sul CORRIERE DELLA SERA oggi in edicola Paolo Mieli scrive:
Quindi il Mieli confessa di essere preoccupatissimo perché non vede nessuna combinazione parlamentare post-4 marzo che possa, a stretto giro, approvare una simile legge elettorale, e quindi prevede sfracelli per il Paese —ove per "Paese" egli intende ovviamente le ristrette élite dominanti, che si considerano le esclusive depositarie del mandato a governare. Non dite a questi signori che l'ordinamento costituzionale, non consente loro questa facoltà se non con un mandato del sovrano, il popolo. Non lo confessano ma per essi sovrano è infatti un'altro ente, il mercato mondiale — Marx avrebbe più precisamente detto Monsieur le Capital— a cui essi attribuiscono carattere divino, la qual cosa ci riporta alle monarchie assolute che consideravano trascendente la fonte di legittimità del loro dominio.
Per essi per primi le elezioni sono una farsa, in quanto servono a dare una parvenza di legittimità democratica alla scelta delle marionette politiche cui affidare le leve del potere formale, quello sostanziale essendo gestito dai paperoni-pupari che comandano davvero e non troverete sulle liste elettorali.
I pupari si lamentano tuttavia che i loro pupi raccontano troppe cazzate, promettono regalie impossibili. Buffo frignare il loro. Pretendono l'impossibile, che le loro marionette ottengano voti raccontando la verità. E qual'è questa verità? E' che l'eurocrazia, che non perde occasione per esternare i suoi minacciosi desiderata, presenterà presto il conto e chiederà politiche di bilancio severissime per diminuire il debito pubblico. Ridurre ad ogni costo il debito pubblico, sin dalla prossima Finanziaria, altrimenti chiunque governi farà la fine dell'ultimo governo Berlusconi. Il debito pubblico italiano, questo sarà il fronte della guerra che s'annuncia. Che nessuno che corra alle elezioni ve lo dica, che nessuno nemmeno alluda al rischio di un nuovo golpe col rischio che l'Italia si ritrovi precipitata in un regime di protettorato carolingio, rafforza il carattere farsesco delle prossime elezioni.
Un anno e mezzo fa, in un articolo dal titolo DOPO RENZI LA TROIKA? La resa dei conti si avvicina, scrivevo a futura memoria:
C'è chi trova singolare il Comunicato di Programma 101 sulle prossime elezioni poiché non contiene un'indicazione di voto bensì di NON-VOTO.
Esso infatti indica a chi il voto non dovrebbe essere dato: non alle due coalizioni sistemiche di centro-sinistra (compresa l'appendice esterna di Liberi e Uguali) e di centro-destra (compresa la Lega di Salvini) e nemmeno al Movimento 5 Stelle.
Qual è il criterio sotteso a questa posizione?
Siccome ognuno di questi tre poli si colloca nel campo del neoliberismo —tutti loro promettono, in caso di accesso al governo, di ubbidire al grande capitalismo finanziario e all'Euro-pa— che essi perdano voti sarebbe un bene per il popolo lavoratore e per il Paese. Questo risultato si può ottenere in tre maniere: non andando a votare, andandoci annullando la scheda, oppure "turandosi il naso" votando per una delle liste minori anti-liberiste a vocazione democratica, socialista e costituzionale —non quindi per i "fascisti del terzo millennio". Perché turarsi il naso è presto detto: la loro vocazione costituzionale e antiliberista è monca e inconseguente, dal momento che nessuna di queste liste chiede l'uscita dell'Italia dall'Unione europea e dall'eurozona, ovvero non contempla la piena sovranità nazionale — coppia uscita- sovranità senza la quale tutte le loro pompose rivendicazioni sociali risultano astratte e irrealizzabili.
Ma torniamo al campo sistemico. Sul CORRIERE DELLA SERA oggi in edicola Paolo Mieli scrive:
«Colpisce la disinvolta nonchalance con la quale i partiti italiani si avviano alle elezioni del prossimo 4 marzo. Come se quel che accadrà dopo, a partire dalla necessità di dar vita a una maggioranza di governo, non fosse affar loro. Se la cavano (o credono di cavarsela) prospettando un futuro assai improbabile nel quale ognuno di loro sarà autosufficiente e da questa autosufficienza nascerà un regno di Bengodi nel quale i vincitori potranno distribuire le regalie promesse nell’ultimo mese».Tutto vero. Ma dove va a parare l'arguto Mieli? E' presto detto: il sistema elettorale proporzionale è una iattura perché non consente la "governabilità", ovvero il pieno controllo, da parte delle élite neoliberiste, delle leve del potere. Ci vorrebbe per il Nostro un sistema uninominale, magari col doppio turno alla francese (come concepito nell'Italicum di Renzi) per permettere ad una minoranza di fare il bello e cattivo tempo.
Quindi il Mieli confessa di essere preoccupatissimo perché non vede nessuna combinazione parlamentare post-4 marzo che possa, a stretto giro, approvare una simile legge elettorale, e quindi prevede sfracelli per il Paese —ove per "Paese" egli intende ovviamente le ristrette élite dominanti, che si considerano le esclusive depositarie del mandato a governare. Non dite a questi signori che l'ordinamento costituzionale, non consente loro questa facoltà se non con un mandato del sovrano, il popolo. Non lo confessano ma per essi sovrano è infatti un'altro ente, il mercato mondiale — Marx avrebbe più precisamente detto Monsieur le Capital— a cui essi attribuiscono carattere divino, la qual cosa ci riporta alle monarchie assolute che consideravano trascendente la fonte di legittimità del loro dominio.
Per essi per primi le elezioni sono una farsa, in quanto servono a dare una parvenza di legittimità democratica alla scelta delle marionette politiche cui affidare le leve del potere formale, quello sostanziale essendo gestito dai paperoni-pupari che comandano davvero e non troverete sulle liste elettorali.
I pupari si lamentano tuttavia che i loro pupi raccontano troppe cazzate, promettono regalie impossibili. Buffo frignare il loro. Pretendono l'impossibile, che le loro marionette ottengano voti raccontando la verità. E qual'è questa verità? E' che l'eurocrazia, che non perde occasione per esternare i suoi minacciosi desiderata, presenterà presto il conto e chiederà politiche di bilancio severissime per diminuire il debito pubblico. Ridurre ad ogni costo il debito pubblico, sin dalla prossima Finanziaria, altrimenti chiunque governi farà la fine dell'ultimo governo Berlusconi. Il debito pubblico italiano, questo sarà il fronte della guerra che s'annuncia. Che nessuno che corra alle elezioni ve lo dica, che nessuno nemmeno alluda al rischio di un nuovo golpe col rischio che l'Italia si ritrovi precipitata in un regime di protettorato carolingio, rafforza il carattere farsesco delle prossime elezioni.
Un anno e mezzo fa, in un articolo dal titolo DOPO RENZI LA TROIKA? La resa dei conti si avvicina, scrivevo a futura memoria:
«Ci sono solo due possibilità: o gli italiani, già apparentemente assuefatti e supini, si faranno impaurire e accetteranno la forma estrema di asservimento e sudditanza, oppure si solleveranno. Non ci sono vie di mezzo: o la resa o la rivolta sociale, o subire un regime di protettorato coloniale o una rivoluzione democratica».
Il nemico bussa alle porte del'Italia. Chi difenderà il Paese nella guerra del debito? Chi se non il popolo? Un fatto è certo, le élite neoliberiste nostrane staranno dall'altra parte della barricata.
4 commenti:
Peggio di così,"tutte le loro pompose rivendicazioni sociali" non sono solamente "astratte e irrealizzabili" ma sono monche anch'esse.
Basta leggerle per accorgersi che seguono lo stesso minoritarismo delle rivendicazioni sindacali di chi li ha preceduti.
Chiedono ad esempio stabilizzazione dei precari nella maniera più inclusiva possibile, il che implica già in partenza che ci saranno degli esclusi. Chi persegue questo (implorando una mera e minima concessione dall'alto) non ci venga a raccontare che vuole la fine del precariato perché non è vero.
Questo è solo il solito sindacalismo fuori tempo massimo, servono posizioni ben più radicali che loro però non esprimono.
Perfavore, non comportiamoci sempre da s-fascisti pessimisti depressi.
Guardiamo le opzioni disponibili e cosa passa il convento in questo momento storico.
Abbiamo detto che PD e FORZA ITALIA mai assolutamente.
Quindi resta la LEGA e il M5S.
Possiamo votare questi due per dare un segnale antisistema.
Oltre a ciò se LEGA e M5S avessero la maggioranza potrebbero
fare un governo di breve durata per risistemare poche essenziali cose:
Legge elettorale, legge anticorruzione, conflitto interessi.
Basta pessimismo! Andiamo in massa a votare o LEGA o M5S.
Ormai le elezioni sono alle porte e bisogna guardare oltre. Ma l'oltre non e' la riedizione di una futuribile lista dei sovranisti "progressisti" fallita sul nascere, ma un'organizzazione rivoluzionaria di tipo nuovo che tatticamente sconfigga le pastoie rimaste del comunismo storico, ma che strategicamente elabori un progetto anticapitalista del quale la liberazione nazionale sia un punto dirimente. Ripeto abbiamo sbagliato (tatticamente) ad uscire da eurostop prima del tempo, abbiamo perso l'occasione soprattutto sui territori di entrare a gamba tesa contro la sinistra sinistrata e contro i 5 stelle. C'e' il tempo dell'organizzazione e il tempo della battaglia politica senza tregua e senza rete.
Credo che, a rigor di logica e al netto dei distinguo sulle impostazioni ideologiche delle forze in campo, l'unica opzione elettorale disponibile per chi si dichiara contro l'Unione Europea e l'Euro in funzione anticapitalista sia il Partito Comunista. Capisco le remore nei confronti di una forza che si dichiara marxista-leninista e difende in toto l'esperienza del socialismo reale, ma se ci si deve "turare il naso", credo che bisognerebbe farlo votando PC. Lega e M5S appartengono, come sostiene giustamente Pasquinelli, al campo neoliberista e globalista che rimane il nostro nemico. Su questo non dovrebbero esserci dubbi, credo.
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