[ 22 agosto ]
«Un giorno, che prima verrà meglio sarà per i popoli europei, occorrerà riportare Merkel, Hollande e Renzi, proprio a Ventotene, ma quando ne avremo fatto nuovamente una colonia penale —ovviamente nel pieno rispetto dei diritti del prigioniero».
«Una nuova spinta per riaffermare la necessità di rilanciare l'Unione europea dopo le Brexit». Così il Corriere della Sera di oggi presenta il vertice trilaterale tra la Merkel, Hollande e Renzi. Aggiungiamo noi: un summit pensato dai Renzi per sorreggere se stesso mentre traballa.
Siamo pronti a scommettere che non verrà da questo vertice alcuna "spinta per rilanciare l'Unione europea". Giunti a questo punto del marasma per "spinta deve intendersi infatti una cosa sola: un salto effettivo, strategico, verso uno stato europeo unico per quanto federale, quindi con ben più forti e definitive cessioni di sovranità degli stati nazionali, a cominciare da quello che di prerogative sovrane ne ha cedute di meno: la Germania. Ben al contrario! La crisi sistemica produce una contro-spinta oggettiva più potente di ogni desiderata europeista: quella alla riappropriazione, da parte degli stati nazionali, della loro sovranità politica ed economica.
Lo abbiamo detto più volte ma repetita juvant: il destino dell'Unione europea è segnato, essa imploderà presto sotto il peso delle contraddizioni economiche, sociali e politiche. E poi? E poi, crollata la sovrastruttura dell'edificio euro-unionista, resteranno le fondamenta, quella appunto degli stati nazionali.
«Un giorno, che prima verrà meglio sarà per i popoli europei, occorrerà riportare Merkel, Hollande e Renzi, proprio a Ventotene, ma quando ne avremo fatto nuovamente una colonia penale —ovviamente nel pieno rispetto dei diritti del prigioniero».
«Una nuova spinta per riaffermare la necessità di rilanciare l'Unione europea dopo le Brexit». Così il Corriere della Sera di oggi presenta il vertice trilaterale tra la Merkel, Hollande e Renzi. Aggiungiamo noi: un summit pensato dai Renzi per sorreggere se stesso mentre traballa.
Siamo pronti a scommettere che non verrà da questo vertice alcuna "spinta per rilanciare l'Unione europea". Giunti a questo punto del marasma per "spinta deve intendersi infatti una cosa sola: un salto effettivo, strategico, verso uno stato europeo unico per quanto federale, quindi con ben più forti e definitive cessioni di sovranità degli stati nazionali, a cominciare da quello che di prerogative sovrane ne ha cedute di meno: la Germania. Ben al contrario! La crisi sistemica produce una contro-spinta oggettiva più potente di ogni desiderata europeista: quella alla riappropriazione, da parte degli stati nazionali, della loro sovranità politica ed economica.
Lo abbiamo detto più volte ma repetita juvant: il destino dell'Unione europea è segnato, essa imploderà presto sotto il peso delle contraddizioni economiche, sociali e politiche. E poi? E poi, crollata la sovrastruttura dell'edificio euro-unionista, resteranno le fondamenta, quella appunto degli stati nazionali.
«La politica imperiale europea era comunque fallita: contro la Francia; contro la Germania che rifiutava l'imposizione d'un accentramento monarchico; contro la ripresa turca e contro gli altri infiniti particolari problemi europei e coloniali, che avevano reso la sua politica così complessa, a volte perfino contraddittoria, egli mostrò ormai una sua tetra stanchezza. Aveva tentato d'imporsi, animato da volontà tenace e da un profondo senso del dovere, quasi di una missione, all'Europa, le cui sorti il destino gli aveva affidato: ma i particolarismi e la varietà delle condizioni religiose, nazionali, economiche gli avevano opposto difficoltà insormontabili; né sempre, del resto, egli si era reso conto della complessità dei varî problemi».
Parole che sembrano scritte oggi, invece QUI si parla del fallimento del primo tentativo moderno di unificare l'Europa, quello compiuto dall'imperatore Carlo V. Di fallimenti di unificazione europea ce ne furono altri due, e naufragarono anche questi. Parliamo del grande disegno napoleonico e quindi di quello hitleriano. Il quarto tentativo farà la medesima fine degli altri, malgrado esso abbia preteso di unificarci con la moneta (pecunia regina mundi) e con un esercito di economisti liberisti piuttosto che di soldati armati di tutto punto.
Questi giurati nemici dei popoli si ritrovano oggi pomeriggio a Ventotene, nel luogo dove antifascisti e sinceri democratici del calibro di Altiero Spinelli e Ernesto Rossi concepirono il famoso Manifesto. Come spesso accaduto nella storia, nani e criminali politici, maestri dell'inganno, debbono nascondere le loro malefatte alla spalle di nobili disegni ideologici.
Non avremmo condiviso allora, non condividiamo oggi —non fosse che per l'errata diagnosi delle cause della crisi europea e della fumosa astrattezza della proposta politica— l'idea dello Stato federale europeo. Ciò non ci impedisce tuttavia di sottolineare lo spirito libertario, anticapitalista e apertamente socialista di chi quel Manifesto scrisse.
Altiero Spinelli |
Di questo spirito (che i seguaci di Spinelli si son persi miseramente per strada per diventare zimbelli delle oligarchie dominanti) si sono fatti scudo le élite neoliberiste e ordo-liberiste che hanno progettato ed infine costruito questo mostro che è l'Unione europea. Un caso da manuale di parassitazione ideologica. Non a Spinelli si sono infatti ispirate queste élité bensì a Richard Coudenhove Kalergi sul piano geopolitico e ad August Von Hayek sul piano filosofico ed economico.
Un giorno, che prima verrà meglio sarà per i popoli europei, occorrerà riportare Merkel, Hollande e Renzi, proprio a Ventotene, ma quando ne avremo fatto nuovamente una colonia penale —ovviamente nel pieno rispetto dei diritti del prigioniero.
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