[ 6 novembre ]
LETTERA APERTA AI MARCHESI ANTINORI
«Eccellentissimi Marchesi Antinori,
non so se mi sia consentito (in virtù del mio umile status plebeo) rivolgermi alle Vostre Auguste Persone, senza preventivamente profondermi in una lunga serie di abissali inchini di reverenza ma, ahimè, soffro di una congenita, gravissima forma di lombo-sciatalgia, che mi obbliga a tenere permanentemente la schiena dritta. Vogliate, quindi, non prendere questa mia obbligata, permanente postura come una forma di imperdonabile sfrontatezza nei Vostri confronti.
Sono stato indotto irresistibilmente a scrivere questa lettera dal bisogno di esprimerVi la mia solidarietà, alla luce delle calde lacrime da Voi versate prima, durante e dopo l’abbattimento dei novecentoventisei ulivi, che arricchivano la Vostra piccola tenuta in quel di S. Pietro Vernotico. Il Vostro appassionato pianto ha indubbiamente rivelato la Vostra immensa sensibìlità ambientalista e, conseguentemente, l’infinito, incondizionato e soprattutto disinteressato amore che Voi nutrite per le terre di cui siete proprietari.
Passando ora, egregi signori, dal faceto al serio devo innanzitutto rivelare che trovo grottesco, se non addirittura patetico, che in pieno terzo millennio (per essere più precisi, a duecentoventisei anni dalla Rivoluzione Francese) ci sia ancora qualcuno che ami fregiarsi di un titolo, che inequivocabilmente riporta alla memoria un’età caratterizzata dal dominio socio-politico-economico di una classe parassitaria, che viveva succhiando avidamente il sudore, le lacrime ed il sangue di milioni e milioni di contadini, privi di qual si voglia diritto. Ad onor del vero bisogna dire che, la storicamente succeduta classe borghese capitalistica, oggi più che mai trionfante e dominante, se si eccettuano alcune sfumature formalistico-cerimoniali, fa più che egregiamente le veci dell’armai tramontato ceto di esseri superiori dal sangue blu.
Dopo questo necessario prologo, entriamo nel vivo della questione che mi ha costretto ad impegnarmi, nnonostante lo scarso tempo a mia disposizione, nella stesura di questo scritto. Innanzitutto devo domandarvi: veramente pensate che il popolo salentino sia così idiota da credere alle vostre plateali dichiarazioni, rilasciate al nutritissimo stuolo di pennivendoli che fanno a gara nell’insozzare gli immacolati fogli delle vendute testate giornalistiche, tutte impegnate a costruire (su questa come su ogni altra
questione) una realtà disgustosamente falsa, che si affrettano poi a vomitare sui loro lettori per occultare l’effettivo stato di cose? Se è vero, infatti, come da più parti si dice che già da anni avevate la precisa volontà di liberarvi di quegli ingombranti, fastidiosi, inutili ulivi, per avere la possibilità di impiantare dei più redditizi vigneti, questa sordida, immonda, vergognosa farsa-tragedia dell’epidemia di xylella vi ha offerto, su un piatto d’oro, la possibilità di scavalcare con eleganza l’ostacolo legislativo che vi impediva di realizzare il vostro proposito speculativo. Beh, nobilissimi signori, se avete creduto di poter rivestire di un candido manto di innocenza i vostri interessi, miranti solo a realizzare profitto mercè la mattanza di centinaia di sacri esseri viventi, che per secoli hanno garantito la vita a migliaia di uomini, se proprio avete creduto ciò, vi siete clamorosamente sbagliati.
Agli occhi dei salentini disincantati infatti l’azione, con cui avete aderito zelantemente alle prescrizioni imposte dal piano elaborato dal generale Silletti, non ha nulla nè di etico né di legittimo. Lungi infatti dall’essere etico e legittimo quel piano (almeno fino a che non verranno fornite le prove seriamente scientifiche del suo fondamento e della sua conseguente, assoluta necessità) ha tutte le caratteristiche di un progetto criminale, messo a punto a tavolino da un’associazione a delinquere di stampo feudal-mafioso ai danni della natura e di un intero popolo e, di conseguenza, tutti coloro che ne hanno posto le basi, lo hanno elaborato e si adoperano per la sua realizzazione sono, scientemente o no, fino a che lo ribadisco non verrà provato il contrario, dei criminali.
Finora infatti la scienza, quella vera, ha provato che il batterio xylella nulla ha a che fare col disseccamento degli ulivi e che, conseguentemente, le cause del preoccupante fenomeno sono altre e, precisamente, la sterilità dei terreni (conseguente all’uso scellerato dei diserbanti e dei pesticidi) la presenza di numerosissimi funghi, l’imperversare del rodilegno giallo e, non ultimo, lo stato d’abbandono e d’incuria in cui sono lasciati i terreni a causa della scarsa redditività del lavoro agricolo per i piccoli proprietari, effetto, questo, di una politica colpevole, che ha sempre avuto a cuore gli interessi della classe dominante a scapito dei cittadini più deboli. E’ mai possibile che non abbiate sentito quanto in merito da mesi andiamo ripetendo noi ambientalisti o se preferite, come siamo frequentemente definiti dalla stampa di regime , noi terroristi, vale a dire che serissime e pubblicate ricerche americane hanno dimostrato l’assoluta non patogenicità, per l’ulivo, di tutte le sottospecie di xylella? Tale batterio, infatti, inoculato tramite siringa nelle piante di laboratorio, non solo non ne ha prodotto il disseccamento ma, dopo un anno era stato eliminato dal 97% degli alberi infettati.
Ne è certo trascurabile quanto hanno affermato insigni scienziati non xylellomani come il prof. Purcel (massima autorità mondiale in questo campo), il prof. Xyloiannis ed altri. In particolare il primo ha dichiarato che tale agente patogeno quasi sicuramente è endemico per la nostra terra e che non esistono prove della sua patogenicità per l’ulivo . Come si può poi non tener conto della straordinaria notizia (apparsa circa un mese e mezzo fa su prestigiose riviste scientifiche internazionali) che parla di una cura risolutiva per la fitopatia in discussione tramite il ricorso ad un mix di batteri batteriofagi, chhe, nel giro di alcuni giorni, riescono ad avere ragione del famigerato batterio incriminato, che da centotrent’anni ammorba le viti della California? Beh, miei cari signori, di fronte a queste COMPROVATE VERITA’ SCIENTIFICHE, le fumose, verbali e verbose dichiarazioni degli dei che affollano l’Olimpo scientifico barese sono solo “flatus vocis” e non hanno maggiore dignità gnoseologica di quella che si può riconoscere alle elucubrazioni speculative della peggiore Scolastica cristiana medioevale. Una qualunque affermazione, difatti, per avere il diritto d’ungersi col crisma della scientificità, deve essere pubblicata e corredata dalla chiara descrizione del procedimento sperimentale, che ne ha consentito la scoperta, in modo che altri centri di ricerca sottopongano a verifica la presunta verità e la possano verificare o falsificare.
Risulta allora semplicemente intollerabile non solo che i ricercatori baresi non abbiano mai pubblicato l’esito della loro presunta ricerca, ma che i politici (e ciò costituisce un gravissimo vulnus sia della libertà dell’indaggine scientifica sia della democrazia del nostro Paese) si siano precipitosamente adoperati, col varo di una vergognosa legge, ad impedire che altri studiosi indagassero in merito al fenomeno del disseccamento, garantendo un assurdo monopolio agli scienziati dello IAMB, del CNR di Bari, dell’Istituto Caramia e dell’Università di Bari. Tale fatto equivale inequivocabilmente ad una mossa politica dalle gravissime incalcolabili conseguenze che, se non denunciata e contrastata rappresenterebbe un ampio passo verso la costituzione di un regime tecnocratico totalitario, ad esclusivo vantaggio di una ristretta èlite di magnati della finanza e dei loro fedeli servitori e a tutto danno dell’intero popolo. Ora, miei pregiatissimi signori, se per i nostalgici dell’”Ancien Regime” tutto ciò non costituisce nessun problema, ma appare anzi come una quanto mai auspicabile prospettiva, per i cittadini onesti, che come me hanno uno spiccatissimo senso della libertà della democrazia e dell’uguaglianza sostanziale e non solo borghese-formale, rappresenta un’insopportabile violenza, un sopruso che va in ogni modo respinto e combattuto.
Per sovrappiù, se anche l’oscena, ripugnante menzogna pseudoscientifica avesse avuto un qualche fondamento, i termini della questione non sarebbero assolutamente mutati, dal momento che il batterio xylella, una volta insediatosi in un territorio, non è più eradicabile (sempre se non si tien conto della scoperta americana più su ricordata) ed inutile risulta lo svellimento di centinaia di migliaia di generosissimi, innocenti ulivi. Se poi si considera che le potenziali piante ospiti del patogeno in oggetto sono (almeno sempre secondo quanto affermato dagli dei baresi) oltre duecento, per essere in linea con le direttive del folle, criminale piano Silletti bisognerebbe trasformare l’intero Salento in un deserto ed allagarlo con i pesticidi. Comprendo però che neanche quest’argomento può costituire un deterrente per le coscienze di tutti coloro che, in un modo o nell’altro, concorrono alla realizzazione di quest’immane scempio. Tali cattive coscienze sono infatti religiosamente legate al dio denaro e sacro, per esse, è soltanto il loro conto in banca, che vogliono sempre più ingrassare, foss’anche a spese dell’intera vita sul pianeta.
Sappiate però che se l’attuazione di un tale efferato crimine contro l’umanità dovesse giungere ad effetto, non potreste mai sottrarvi al marchio di vergogna e d’ignominia che l’intera umanità presente e futura imprimerebbe nelle vostre carni e nella vostra memoria. Dal momento che è però fin troppo chiaro che la sua realizzazione non può avvenire se non grazie alla collaborazione colpevole e determinante dei membri delle forze dell’ordine (gia in passato schierati per consentire la mattanza degli ulivi) voglio lanciare loro un appello, affinché si rifiutino di prestare obbedienza ad ordini manifestamente illegittimi e criminogeni e, richiamandosi (almeno in questa circostanza) al diritto di esercitare l’obiezione di coscienza, cessino di proteggere i nemici del popolo (cioè i loro stessi nemici) e si schierino dalla parte della giustizia, del diritto di autodeterminazione di una comunità e, soprattutto, a difesa della vita.
Qualche parola poi intendo spendere sulla vostra minacciosa dichiarazione di voler adire le vie legali a carico sia di tutti i cosiddetti negazionisti del problema xylella sia di chi avrebbe procurato, esprimendo il suo o parere su quanto avete consentito nella vostra tenuta, un grave danno alla vostra immagine. A tal proposito, oltre a considerare semplicemente comica tale minaccia, perché dovreste denunciare l’intera umanità, vi invito a confrontare l’immagine dello stato dei luoghi prima della mattanza con quella della realtà che ne è seguita. Fatelo e fatemi sapere qual è il danno maggiore. Ad ogni buon conto, considerando che, come si evince chiarissimamente da questa mia, io sono uno dei più accesi, categorici negazionisti, denunciate prima me; sarò ben lieto di dimostrare in un pubblico dibattimento la mia innocenza e, di conseguenza, la vostra colpevolezza almeno sul piano morale. Per di più questa vostra uscita di pessimo gusto rivela, incontrovertibilmente, la vostra protervia e la vostra arroganza di colonizzatori e mal si concilia con l’immagine che avete cercato di costruirvi, con la colpevole complicità dei media, di amanti di questa terra, che per voi è e resterà terra straniera, come irrimediabilmente stranieri resterete voi per essa.
E’ poi a dir poco mirabile, se non addirittura miracolosa, la competenza geometrica della sputacchina, visto che gli otto alberi da essa infettati nella vostra proprietà si trovavano con una precisione millimetrica a duecento metri di distanza l’uno dall’altro e quindi, in virtù della regola dei cento metri, che consente di abbattere trecentocinquanta alberi tutt’attorno ad ognuno risultato infetto, è riuscita con il minimo sforzo ad ottenere il massimo risultato, obbligandovi, si fa per dire, a desertificare l’intera zona. Non si può poi non riflettere sul fatto che la famigerata norma dei cento metri fa impallidire la regola adottata dai nazisti occupanti la nostra terra, i quali, come si sa, ammazzavano dieci italiani per ogni tedesco ucciso. Non si possono che fare i complimenti al genio che ha partorito una tale finezza strategica.
Data l’enormita di questa faccenda, ci sarebbe ancora tanto da dire, ma, anche per non stancare i miei potenziali lettori, non aggiungo altro e chiudo facendovi dono dei versi che compongono l’inciso di una vecchia canzone anarchica,, che sintetizzano mirabilmente il mio punto di vista su tutta la questione, ma che difficilmente potranno incontrare il vostro favore. Tali versi recitano:
LETTERA APERTA AI MARCHESI ANTINORI
«Eccellentissimi Marchesi Antinori,
non so se mi sia consentito (in virtù del mio umile status plebeo) rivolgermi alle Vostre Auguste Persone, senza preventivamente profondermi in una lunga serie di abissali inchini di reverenza ma, ahimè, soffro di una congenita, gravissima forma di lombo-sciatalgia, che mi obbliga a tenere permanentemente la schiena dritta. Vogliate, quindi, non prendere questa mia obbligata, permanente postura come una forma di imperdonabile sfrontatezza nei Vostri confronti.
Sono stato indotto irresistibilmente a scrivere questa lettera dal bisogno di esprimerVi la mia solidarietà, alla luce delle calde lacrime da Voi versate prima, durante e dopo l’abbattimento dei novecentoventisei ulivi, che arricchivano la Vostra piccola tenuta in quel di S. Pietro Vernotico. Il Vostro appassionato pianto ha indubbiamente rivelato la Vostra immensa sensibìlità ambientalista e, conseguentemente, l’infinito, incondizionato e soprattutto disinteressato amore che Voi nutrite per le terre di cui siete proprietari.
Passando ora, egregi signori, dal faceto al serio devo innanzitutto rivelare che trovo grottesco, se non addirittura patetico, che in pieno terzo millennio (per essere più precisi, a duecentoventisei anni dalla Rivoluzione Francese) ci sia ancora qualcuno che ami fregiarsi di un titolo, che inequivocabilmente riporta alla memoria un’età caratterizzata dal dominio socio-politico-economico di una classe parassitaria, che viveva succhiando avidamente il sudore, le lacrime ed il sangue di milioni e milioni di contadini, privi di qual si voglia diritto. Ad onor del vero bisogna dire che, la storicamente succeduta classe borghese capitalistica, oggi più che mai trionfante e dominante, se si eccettuano alcune sfumature formalistico-cerimoniali, fa più che egregiamente le veci dell’armai tramontato ceto di esseri superiori dal sangue blu.
Dopo questo necessario prologo, entriamo nel vivo della questione che mi ha costretto ad impegnarmi, nnonostante lo scarso tempo a mia disposizione, nella stesura di questo scritto. Innanzitutto devo domandarvi: veramente pensate che il popolo salentino sia così idiota da credere alle vostre plateali dichiarazioni, rilasciate al nutritissimo stuolo di pennivendoli che fanno a gara nell’insozzare gli immacolati fogli delle vendute testate giornalistiche, tutte impegnate a costruire (su questa come su ogni altra
questione) una realtà disgustosamente falsa, che si affrettano poi a vomitare sui loro lettori per occultare l’effettivo stato di cose? Se è vero, infatti, come da più parti si dice che già da anni avevate la precisa volontà di liberarvi di quegli ingombranti, fastidiosi, inutili ulivi, per avere la possibilità di impiantare dei più redditizi vigneti, questa sordida, immonda, vergognosa farsa-tragedia dell’epidemia di xylella vi ha offerto, su un piatto d’oro, la possibilità di scavalcare con eleganza l’ostacolo legislativo che vi impediva di realizzare il vostro proposito speculativo. Beh, nobilissimi signori, se avete creduto di poter rivestire di un candido manto di innocenza i vostri interessi, miranti solo a realizzare profitto mercè la mattanza di centinaia di sacri esseri viventi, che per secoli hanno garantito la vita a migliaia di uomini, se proprio avete creduto ciò, vi siete clamorosamente sbagliati.
Agli occhi dei salentini disincantati infatti l’azione, con cui avete aderito zelantemente alle prescrizioni imposte dal piano elaborato dal generale Silletti, non ha nulla nè di etico né di legittimo. Lungi infatti dall’essere etico e legittimo quel piano (almeno fino a che non verranno fornite le prove seriamente scientifiche del suo fondamento e della sua conseguente, assoluta necessità) ha tutte le caratteristiche di un progetto criminale, messo a punto a tavolino da un’associazione a delinquere di stampo feudal-mafioso ai danni della natura e di un intero popolo e, di conseguenza, tutti coloro che ne hanno posto le basi, lo hanno elaborato e si adoperano per la sua realizzazione sono, scientemente o no, fino a che lo ribadisco non verrà provato il contrario, dei criminali.
Finora infatti la scienza, quella vera, ha provato che il batterio xylella nulla ha a che fare col disseccamento degli ulivi e che, conseguentemente, le cause del preoccupante fenomeno sono altre e, precisamente, la sterilità dei terreni (conseguente all’uso scellerato dei diserbanti e dei pesticidi) la presenza di numerosissimi funghi, l’imperversare del rodilegno giallo e, non ultimo, lo stato d’abbandono e d’incuria in cui sono lasciati i terreni a causa della scarsa redditività del lavoro agricolo per i piccoli proprietari, effetto, questo, di una politica colpevole, che ha sempre avuto a cuore gli interessi della classe dominante a scapito dei cittadini più deboli. E’ mai possibile che non abbiate sentito quanto in merito da mesi andiamo ripetendo noi ambientalisti o se preferite, come siamo frequentemente definiti dalla stampa di regime , noi terroristi, vale a dire che serissime e pubblicate ricerche americane hanno dimostrato l’assoluta non patogenicità, per l’ulivo, di tutte le sottospecie di xylella? Tale batterio, infatti, inoculato tramite siringa nelle piante di laboratorio, non solo non ne ha prodotto il disseccamento ma, dopo un anno era stato eliminato dal 97% degli alberi infettati.
Ne è certo trascurabile quanto hanno affermato insigni scienziati non xylellomani come il prof. Purcel (massima autorità mondiale in questo campo), il prof. Xyloiannis ed altri. In particolare il primo ha dichiarato che tale agente patogeno quasi sicuramente è endemico per la nostra terra e che non esistono prove della sua patogenicità per l’ulivo . Come si può poi non tener conto della straordinaria notizia (apparsa circa un mese e mezzo fa su prestigiose riviste scientifiche internazionali) che parla di una cura risolutiva per la fitopatia in discussione tramite il ricorso ad un mix di batteri batteriofagi, chhe, nel giro di alcuni giorni, riescono ad avere ragione del famigerato batterio incriminato, che da centotrent’anni ammorba le viti della California? Beh, miei cari signori, di fronte a queste COMPROVATE VERITA’ SCIENTIFICHE, le fumose, verbali e verbose dichiarazioni degli dei che affollano l’Olimpo scientifico barese sono solo “flatus vocis” e non hanno maggiore dignità gnoseologica di quella che si può riconoscere alle elucubrazioni speculative della peggiore Scolastica cristiana medioevale. Una qualunque affermazione, difatti, per avere il diritto d’ungersi col crisma della scientificità, deve essere pubblicata e corredata dalla chiara descrizione del procedimento sperimentale, che ne ha consentito la scoperta, in modo che altri centri di ricerca sottopongano a verifica la presunta verità e la possano verificare o falsificare.
Sergio Starace |
Risulta allora semplicemente intollerabile non solo che i ricercatori baresi non abbiano mai pubblicato l’esito della loro presunta ricerca, ma che i politici (e ciò costituisce un gravissimo vulnus sia della libertà dell’indaggine scientifica sia della democrazia del nostro Paese) si siano precipitosamente adoperati, col varo di una vergognosa legge, ad impedire che altri studiosi indagassero in merito al fenomeno del disseccamento, garantendo un assurdo monopolio agli scienziati dello IAMB, del CNR di Bari, dell’Istituto Caramia e dell’Università di Bari. Tale fatto equivale inequivocabilmente ad una mossa politica dalle gravissime incalcolabili conseguenze che, se non denunciata e contrastata rappresenterebbe un ampio passo verso la costituzione di un regime tecnocratico totalitario, ad esclusivo vantaggio di una ristretta èlite di magnati della finanza e dei loro fedeli servitori e a tutto danno dell’intero popolo. Ora, miei pregiatissimi signori, se per i nostalgici dell’”Ancien Regime” tutto ciò non costituisce nessun problema, ma appare anzi come una quanto mai auspicabile prospettiva, per i cittadini onesti, che come me hanno uno spiccatissimo senso della libertà della democrazia e dell’uguaglianza sostanziale e non solo borghese-formale, rappresenta un’insopportabile violenza, un sopruso che va in ogni modo respinto e combattuto.
Per sovrappiù, se anche l’oscena, ripugnante menzogna pseudoscientifica avesse avuto un qualche fondamento, i termini della questione non sarebbero assolutamente mutati, dal momento che il batterio xylella, una volta insediatosi in un territorio, non è più eradicabile (sempre se non si tien conto della scoperta americana più su ricordata) ed inutile risulta lo svellimento di centinaia di migliaia di generosissimi, innocenti ulivi. Se poi si considera che le potenziali piante ospiti del patogeno in oggetto sono (almeno sempre secondo quanto affermato dagli dei baresi) oltre duecento, per essere in linea con le direttive del folle, criminale piano Silletti bisognerebbe trasformare l’intero Salento in un deserto ed allagarlo con i pesticidi. Comprendo però che neanche quest’argomento può costituire un deterrente per le coscienze di tutti coloro che, in un modo o nell’altro, concorrono alla realizzazione di quest’immane scempio. Tali cattive coscienze sono infatti religiosamente legate al dio denaro e sacro, per esse, è soltanto il loro conto in banca, che vogliono sempre più ingrassare, foss’anche a spese dell’intera vita sul pianeta.
Sappiate però che se l’attuazione di un tale efferato crimine contro l’umanità dovesse giungere ad effetto, non potreste mai sottrarvi al marchio di vergogna e d’ignominia che l’intera umanità presente e futura imprimerebbe nelle vostre carni e nella vostra memoria. Dal momento che è però fin troppo chiaro che la sua realizzazione non può avvenire se non grazie alla collaborazione colpevole e determinante dei membri delle forze dell’ordine (gia in passato schierati per consentire la mattanza degli ulivi) voglio lanciare loro un appello, affinché si rifiutino di prestare obbedienza ad ordini manifestamente illegittimi e criminogeni e, richiamandosi (almeno in questa circostanza) al diritto di esercitare l’obiezione di coscienza, cessino di proteggere i nemici del popolo (cioè i loro stessi nemici) e si schierino dalla parte della giustizia, del diritto di autodeterminazione di una comunità e, soprattutto, a difesa della vita.
Qualche parola poi intendo spendere sulla vostra minacciosa dichiarazione di voler adire le vie legali a carico sia di tutti i cosiddetti negazionisti del problema xylella sia di chi avrebbe procurato, esprimendo il suo o parere su quanto avete consentito nella vostra tenuta, un grave danno alla vostra immagine. A tal proposito, oltre a considerare semplicemente comica tale minaccia, perché dovreste denunciare l’intera umanità, vi invito a confrontare l’immagine dello stato dei luoghi prima della mattanza con quella della realtà che ne è seguita. Fatelo e fatemi sapere qual è il danno maggiore. Ad ogni buon conto, considerando che, come si evince chiarissimamente da questa mia, io sono uno dei più accesi, categorici negazionisti, denunciate prima me; sarò ben lieto di dimostrare in un pubblico dibattimento la mia innocenza e, di conseguenza, la vostra colpevolezza almeno sul piano morale. Per di più questa vostra uscita di pessimo gusto rivela, incontrovertibilmente, la vostra protervia e la vostra arroganza di colonizzatori e mal si concilia con l’immagine che avete cercato di costruirvi, con la colpevole complicità dei media, di amanti di questa terra, che per voi è e resterà terra straniera, come irrimediabilmente stranieri resterete voi per essa.
E’ poi a dir poco mirabile, se non addirittura miracolosa, la competenza geometrica della sputacchina, visto che gli otto alberi da essa infettati nella vostra proprietà si trovavano con una precisione millimetrica a duecento metri di distanza l’uno dall’altro e quindi, in virtù della regola dei cento metri, che consente di abbattere trecentocinquanta alberi tutt’attorno ad ognuno risultato infetto, è riuscita con il minimo sforzo ad ottenere il massimo risultato, obbligandovi, si fa per dire, a desertificare l’intera zona. Non si può poi non riflettere sul fatto che la famigerata norma dei cento metri fa impallidire la regola adottata dai nazisti occupanti la nostra terra, i quali, come si sa, ammazzavano dieci italiani per ogni tedesco ucciso. Non si possono che fare i complimenti al genio che ha partorito una tale finezza strategica.
Data l’enormita di questa faccenda, ci sarebbe ancora tanto da dire, ma, anche per non stancare i miei potenziali lettori, non aggiungo altro e chiudo facendovi dono dei versi che compongono l’inciso di una vecchia canzone anarchica,, che sintetizzano mirabilmente il mio punto di vista su tutta la questione, ma che difficilmente potranno incontrare il vostro favore. Tali versi recitano:
La casa è di chi l’abita
È vile chi lo ignora
Il tempo è dei filosofi
La terra di chi la lavora».
* Sergio Starace (MPL Lecce)È vile chi lo ignora
Il tempo è dei filosofi
La terra di chi la lavora».
2 commenti:
Oratione degna di fama ciceroniana. Un applauso vivissimo all'Autore che ha parlato con la passione patria di un Tribuno della Plebe dei tempi antichi, dimostrando davvero una NOBILTA' umana che supera lo smalto di qualsiasi blasone, anche il più lustro e brillante che affonda nel disonore ogni qual volta cerca di dar ingiusto valore alla menzogna e alla prevaricazione a danno del Popolo.
Considerato quanto esposto a proposito degli ulivi pugliesi , si deve dire che si è trattato di una vergognosa macchinazione non solo a scorno e danno degli infelici coltivatori, ma per la Regione Puglia e per l'Italia stessa che aveva nell'olio pugliese un distintivo d'onore all'occhiello. Cose del genere meriterebbero la forca e senz'altro il risentimento degli Italiani.
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