[ 11 novembre ]
In fondo, v’era da aspettarselo. È un copione che si ripete da anni, sempre uguale a se stesso: l’ideale arma di distrazione di massaper ottundere programmaticamente le coscienze e dirottare l’attenzione su contraddizioni estinte, di modo che mai si possano vedere quelle che insanguinano il presente.
La piazza di Bologna, ove si erano dati convegno salviniani e altri esponenti dell’armata Brancaleone di una destra che si stenta a capire in cosa si identifichi se non nel mercato, è degenerata nell’ennesimo, patetico teatrino dello scontro in ritardo trafascisti e antifascisti: e questo – non è superfluo notarlo – a settant’anni dalla fine del fascismo reale.
E così, ancora una volta, si è creata l’impressione generalizzata che il pericolo primo e primissimo sia, in questo Paese, il fascismo mussoliniano e non la dittatura dei mercati e il classismo capitalistico, il folle dogma della crescita senza limiti e le derive oligarchico-finanziarie dell’Unione Europea, la disoccupazione e l’assalto del neocapitalismo al lavoro; non il Ttip e il gruppoBilderberg, ma sempre e solo l’eterno nemico fascista, l’alibi ideale per lottare contro nemici morti e sepolti e non dire nulla su quelli in carne e ossa.
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Insomma, l’ennesima carnevalata, giusto per evitare di parlare di questioni serie. E il circo mediatico rilancia con entusiasmo, giubilante all’idea di chiacchierare dell’inutile. Chiacchiera, curiosità, equivoco: ecco il segreto della società di massa e della democratica non-libertà. Parlare di tutto senza comprendere nulla; su tutto equivocare, destare la curiosità sulle sciocchezze più macroscopiche, di modo che l’attenzione mai cada, casualmente, su questioni di rilievo. Et voilà, il gioco è fatto.
La piazza di Bologna ce ne ha dato un tragico esempio. Da una parte,salviniani ruspanti (è il caso di dirlo!) che brillano per coerenza: parlano di sovranità nazionale, loro che del tricolore volevano servirsi a mo’ di carta igienica; dicono pubblicamente che occorre uscire dall’euro, e poi rassicurano privatamente gli imprenditori circa la loro volontà di mantenere il sistema euro. Vogliono, da veri ruspanti, usare la ruspa contro i deboli e mai – chissà perché… – verso i poteri forti e i signori della finanza.
Dall’altra parte della barricata, pseudoantagonisti che pensano – ci sono o ci fanno? – che il fascismo mussoliniano sia alle porte, e non si accorgono che il manganello oggi ha cambiato forma ed è quello della violenza economica e del precariato, dei tagli lineari ai salari e delle sacre leggi neodarwiniane della competitività neoliberista. Di questo secondo manganello, ovviamente, non dicono nulla, presi come sono dai fantasmi del passato e dall’“antifascismo archeologico” (la formula, insuperabile, è di Pasolini). E non si accorgono che l’antifascismo, sacrosanto ai tempi di Gramsci, diventa oggi uno strumento al servizio del neoliberismo e del suo costante dirottamento delle armi della critica verso contraddizioni estinte.
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E intanto il potere trionfa, incredulo di vedere tanta confusione sotto il cielo: mentre fascisti e antifascisti si accapigliano, mentre salviniani ruspanti e pseudoantagonisti fumati si insultano, il sistema delle banche e della finanza, del capitale e dei signori del neoliberismo si sfrega le mani.
Ancora una volta, le loro azioni (“riforme”, “ristrutturazioni”, e mille altre formulette neo-orwelliane) passano inosservate: gli offesi sonoindisponibili, presi come sono a suonarsele tra loro. Non hanno tempo per organizzarsi contro chi sta caricando il cannone, perché sono assorbiti a prendersi a sassate tra loro. Proprio come i capponi di Renzo nei Promessi sposi, sono intenti a beccarsi a vicenda mentre vengono portati verso la pentola della mondializzazione capitalistica.
In fondo, v’era da aspettarselo. È un copione che si ripete da anni, sempre uguale a se stesso: l’ideale arma di distrazione di massaper ottundere programmaticamente le coscienze e dirottare l’attenzione su contraddizioni estinte, di modo che mai si possano vedere quelle che insanguinano il presente.
La piazza di Bologna, ove si erano dati convegno salviniani e altri esponenti dell’armata Brancaleone di una destra che si stenta a capire in cosa si identifichi se non nel mercato, è degenerata nell’ennesimo, patetico teatrino dello scontro in ritardo trafascisti e antifascisti: e questo – non è superfluo notarlo – a settant’anni dalla fine del fascismo reale.
E così, ancora una volta, si è creata l’impressione generalizzata che il pericolo primo e primissimo sia, in questo Paese, il fascismo mussoliniano e non la dittatura dei mercati e il classismo capitalistico, il folle dogma della crescita senza limiti e le derive oligarchico-finanziarie dell’Unione Europea, la disoccupazione e l’assalto del neocapitalismo al lavoro; non il Ttip e il gruppoBilderberg, ma sempre e solo l’eterno nemico fascista, l’alibi ideale per lottare contro nemici morti e sepolti e non dire nulla su quelli in carne e ossa.
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Insomma, l’ennesima carnevalata, giusto per evitare di parlare di questioni serie. E il circo mediatico rilancia con entusiasmo, giubilante all’idea di chiacchierare dell’inutile. Chiacchiera, curiosità, equivoco: ecco il segreto della società di massa e della democratica non-libertà. Parlare di tutto senza comprendere nulla; su tutto equivocare, destare la curiosità sulle sciocchezze più macroscopiche, di modo che l’attenzione mai cada, casualmente, su questioni di rilievo. Et voilà, il gioco è fatto.
La piazza di Bologna ce ne ha dato un tragico esempio. Da una parte,salviniani ruspanti (è il caso di dirlo!) che brillano per coerenza: parlano di sovranità nazionale, loro che del tricolore volevano servirsi a mo’ di carta igienica; dicono pubblicamente che occorre uscire dall’euro, e poi rassicurano privatamente gli imprenditori circa la loro volontà di mantenere il sistema euro. Vogliono, da veri ruspanti, usare la ruspa contro i deboli e mai – chissà perché… – verso i poteri forti e i signori della finanza.
Dall’altra parte della barricata, pseudoantagonisti che pensano – ci sono o ci fanno? – che il fascismo mussoliniano sia alle porte, e non si accorgono che il manganello oggi ha cambiato forma ed è quello della violenza economica e del precariato, dei tagli lineari ai salari e delle sacre leggi neodarwiniane della competitività neoliberista. Di questo secondo manganello, ovviamente, non dicono nulla, presi come sono dai fantasmi del passato e dall’“antifascismo archeologico” (la formula, insuperabile, è di Pasolini). E non si accorgono che l’antifascismo, sacrosanto ai tempi di Gramsci, diventa oggi uno strumento al servizio del neoliberismo e del suo costante dirottamento delle armi della critica verso contraddizioni estinte.
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E intanto il potere trionfa, incredulo di vedere tanta confusione sotto il cielo: mentre fascisti e antifascisti si accapigliano, mentre salviniani ruspanti e pseudoantagonisti fumati si insultano, il sistema delle banche e della finanza, del capitale e dei signori del neoliberismo si sfrega le mani.
Ancora una volta, le loro azioni (“riforme”, “ristrutturazioni”, e mille altre formulette neo-orwelliane) passano inosservate: gli offesi sonoindisponibili, presi come sono a suonarsele tra loro. Non hanno tempo per organizzarsi contro chi sta caricando il cannone, perché sono assorbiti a prendersi a sassate tra loro. Proprio come i capponi di Renzo nei Promessi sposi, sono intenti a beccarsi a vicenda mentre vengono portati verso la pentola della mondializzazione capitalistica.
5 commenti:
È morto Ars Longa.
Che era Luciano Gallino.
Alcuni vogliono fare l'analisi del testo per essere sicuri ma non serve, c'è un modo più semplice.
Vi ricordate quella signora che scriveva nel suo blog che era evidentemente la sua compagna/moglie?
Era una psicologa che insegnava all'università, lo aveva detto molte volte.
La moglie di Gallino si chiama Tilde Giani Gallino ed è questa signora qui
http://www.google.it/search?q=tilde+giani+gallino&gws_rd=cr&ei=moRDVs_fLsbAPK6Qs_gO
Anche qui
http://www.einaudi.it/libri/autore/tilde-giani-gallino/0000580
Non è una prova incontrovertibile ma è un indizio abbastanza serio.
Complimenti a Fiorenzo, an extraordinary catch.
Nella "pentola della mondializzazione capitalista" (mi piace l'espressione "pentola"!) ho paura che ci siamo già dentro tutti con minime (o meglio nulle) possibilità di uscirne a meno che lo scoppio della terza guerra mondiale non ci metta tutti anticipatamente arrosto. Comunque: "Bravo Fusaro, come sempre!"
"il pericolo primo e primissimo sia, in questo Paese, il fascismo mussoliniano e non la dittatura dei mercati e il classismo capitalistico"
Come se ci fosse contraddizione tra i due. L'idea che il fascismo sia anticapitalista è, non a caso, un mito coltivato con la massima attenzione da Mussolini in persona (vedi la dichiarazione di guerra delle "nazioni proletarie" contro le le democrazie plutocratiche e reazionarie" dell'Italia "Proletaria e fascista".
Bravo, Fusaro, fai propaganda fascista della più bell'acqua, e c'è chi ti applaude (e, presumo, si considererà pure di sinistra).
amaryllide scrive:
"il pericolo primo e primissimo sia, in questo Paese, il fascismo mussoliniano e non la dittatura dei mercati e il classismo capitalistico"
Come se ci fosse contraddizione tra i due. L'idea che il fascismo sia anticapitalista è ......
Nel frammento citato Fusaro non contrappone "fascismo mussoliniano" con "dittatura dei mercati e classismo capitalistico", in una riduzione dualistica. Li confronta invece in una scala di priorità, come gradi differenti di pericolo. Non so se amaryllide coglie la differenza, che implica tra l'altro la stessa qualità di giudizio (negativo) su entrambi i fenomeni, cioè esattamente l'opposto della contrapposizione bene-male interpretata invece da amaryllide.
Questa distorsione del pensiero altrui è tipica del manicheismo, dove tutto è forzosamente ricondotto alla sola logica dualistica bene-male, nel tentativo costante (e spesso rozzo) di schierarsi ovviamente dalla parte del bene.
Chiarito questo il passettino successivo è quello di comprendere che di fronte ai pericoli (sassate e cannonate), anche la scala di priorità è importante per poter scegliere la strategia difensiva vincente.
Bisogna vedere se Peter Yanez era veramente un uomo...nel caso poteva essere Bamaisin, la moglie di Ars Longa.
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