31 gennaio
LORO FESTEGGIANO, NOI NO
Con i suoi 665 voti l'euro-piddino Sergio Mattarella è stato eletto Presidente sfiorando dunque il quorum della maggioranza qualificata (673). Un'indiscutibile vittoria politica per l'astuto Matteo Renzi ed il suo clan.
C'è chi dice che non sarà solo un passacarte, che Mattarella si farà valere, che farà rispettare la Costituzione.
Noi non ci crediamo. Renzi prima di renderlo papabile avrà ottenuto dal Nostro le sue garanzie. Mattarella non solo è stato un uomo chiave democristiano della "Seconda Repubblica", ne è stato anzi uno degli architetti —la infame legge elettorale che nel decisivo 1993 scardinò il principio proporzionale non a caso porta il suo nome. Sorvoliamo su tutte le altre nefandezze di cui Mattarella è stato corresponsabile come Vicepresidente del Consiglio (dalle leggi neoliberiste all'aggressione alla Iugoslavia del marzo 1999) e poi come più volte Ministro (la vergognosa vicenda dell'uranio impoverito e quant'altro).
Vedremo molto presto se abbiamo ragione noi o gli azzeccagarbugli della sinistra del Pd e di Sel, che lo han votato nella speranza che si metta di traverso a Renzi o ne riduca i poteri che ha concentrato nelle sue mani.
Nelle prossime settimane si vota sulle "riforme" (leggi scasso) della Costituzione e sulla legge elettorale Italicum. Noi scommettiamo che Mattarella seguirà, pur con un più basso profilo proprio per non fare ombra a Renzi, le orme di chi l'ha preceduto e che non a caso è stato il suo principale sponsor.
Ha vinto dunque Matteo Renzi, che con una fava ha preso due piccioni. Non ha solo fregato e bastonato Berlusconi, ha intrappolato la sua sbandata ala sinistra —non passerà molto tempo che questa, se manterrà la sua opposizione alle "riforme" e al decisionismo renziano, si troverà a mugugnare se non a protestare contro un Presidente della Repubblica che, appunto, si rivelerà un ponziopilatesco passacarte.
I fatti hanno la testa dura e, finita la sceneggiata del Quirinale, essi torneranno a dettare l'agenda: la crisi economica senza precedenti, lo sfascio sociale, le politiche austeritarie e deflattive imposte dagli euro-oligarchi, la disoccupazione, la miseria crescente, il debito pubblico in aumento malgrado i tagli brutali alla spesa pubblica, la possibilità che il processo di sgretolamento dell'Unione europea conosca un'accelerazione a causa della svolta politica avvenuta in Grecia.
La partita più importante, quella da cui pur indirettamente dipendono le sorti del governo Renzi, non si gioca nei palazzi romani ma ad Atene. Il braccio di ferro tra il nuovo governo greco da una parte, e gli euro-oligarchi e la troika dall'altra ci dice che il governo Tsipras non vuole recedere dalle sue posizioni (bene!), mentre Berlino insiste, per bocca del suo ministero delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, "di non prendere in considerazione un nuovo taglio del debito per Atene".
Il regime secondo-repubblichino ha oggi ha fatto festa, in sfregio a milioni di cittadini nella merda, disperati, lasciati soli, dimenticati. Euforia disgustosa quanto effimera. Non passerà molto tempo che verrà fatta la festa a chi oggi festeggia.
Ride bene chi ride ultimo.
LORO FESTEGGIANO, NOI NO
Con i suoi 665 voti l'euro-piddino Sergio Mattarella è stato eletto Presidente sfiorando dunque il quorum della maggioranza qualificata (673). Un'indiscutibile vittoria politica per l'astuto Matteo Renzi ed il suo clan.
C'è chi dice che non sarà solo un passacarte, che Mattarella si farà valere, che farà rispettare la Costituzione.
Noi non ci crediamo. Renzi prima di renderlo papabile avrà ottenuto dal Nostro le sue garanzie. Mattarella non solo è stato un uomo chiave democristiano della "Seconda Repubblica", ne è stato anzi uno degli architetti —la infame legge elettorale che nel decisivo 1993 scardinò il principio proporzionale non a caso porta il suo nome. Sorvoliamo su tutte le altre nefandezze di cui Mattarella è stato corresponsabile come Vicepresidente del Consiglio (dalle leggi neoliberiste all'aggressione alla Iugoslavia del marzo 1999) e poi come più volte Ministro (la vergognosa vicenda dell'uranio impoverito e quant'altro).
Vedremo molto presto se abbiamo ragione noi o gli azzeccagarbugli della sinistra del Pd e di Sel, che lo han votato nella speranza che si metta di traverso a Renzi o ne riduca i poteri che ha concentrato nelle sue mani.
Nelle prossime settimane si vota sulle "riforme" (leggi scasso) della Costituzione e sulla legge elettorale Italicum. Noi scommettiamo che Mattarella seguirà, pur con un più basso profilo proprio per non fare ombra a Renzi, le orme di chi l'ha preceduto e che non a caso è stato il suo principale sponsor.
Ha vinto dunque Matteo Renzi, che con una fava ha preso due piccioni. Non ha solo fregato e bastonato Berlusconi, ha intrappolato la sua sbandata ala sinistra —non passerà molto tempo che questa, se manterrà la sua opposizione alle "riforme" e al decisionismo renziano, si troverà a mugugnare se non a protestare contro un Presidente della Repubblica che, appunto, si rivelerà un ponziopilatesco passacarte.
I fatti hanno la testa dura e, finita la sceneggiata del Quirinale, essi torneranno a dettare l'agenda: la crisi economica senza precedenti, lo sfascio sociale, le politiche austeritarie e deflattive imposte dagli euro-oligarchi, la disoccupazione, la miseria crescente, il debito pubblico in aumento malgrado i tagli brutali alla spesa pubblica, la possibilità che il processo di sgretolamento dell'Unione europea conosca un'accelerazione a causa della svolta politica avvenuta in Grecia.
La partita più importante, quella da cui pur indirettamente dipendono le sorti del governo Renzi, non si gioca nei palazzi romani ma ad Atene. Il braccio di ferro tra il nuovo governo greco da una parte, e gli euro-oligarchi e la troika dall'altra ci dice che il governo Tsipras non vuole recedere dalle sue posizioni (bene!), mentre Berlino insiste, per bocca del suo ministero delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, "di non prendere in considerazione un nuovo taglio del debito per Atene".
Il regime secondo-repubblichino ha oggi ha fatto festa, in sfregio a milioni di cittadini nella merda, disperati, lasciati soli, dimenticati. Euforia disgustosa quanto effimera. Non passerà molto tempo che verrà fatta la festa a chi oggi festeggia.
Ride bene chi ride ultimo.