10 luglio. CONTINUA IL DIBATTITO SULL'INTERVISTA DI EMILIANO BRANCACCIO.
Segnaliamo i due precedenti interventi di Beppe De Santis "Combattiamo invece di darci per vinti" del 4 luglio, e quello di Filippo Santarelli "Non tutti i reazionari vengono per nuocere" del 7 luglio.
Brancaccio, da sempre lucido nelle proprie analisi mi fornisce due spunti per alcune riflessioni. Una prima considerazione riguarda lo scenario "ambidestro" ipotizzato.
Il mio parere è che tale analisi trovi già tenui conferme nella lettura della situazione politica odierna dove emerge sempre più nitidamente uno scontro, o meglio una contrapposizione, tra quella che si può definire la destra mondialista definita nell'intervista “europeista e tecnocratica” affascinata dal nuovo ordine mondiale, elitaria e caratterizzata dal disprezzo verso il ceto medio e lavoratore, con la destra nazionalista vecchia scuola di cui tutto già sappiamo.
Questo scontro per ora solo promesso, tra il capitalismo multinazionale e la destra nazionalista, provinciale, razzista e xenofoba, può essere intelligentemente usato a fini politici dal soggetto che, consapevole della battaglia campale che si svolgerà nei prossimi mesi, riuscirà ad incunearsi in questo apparente conflitto. Impegnata tra due fuochi, ogni iniziativa dovrà giocarsi tutto sulla capacità di creare convergenza sui valori democratici espressi dalla nostra Carta Costituzionale.
Non si riparte da zero, si riparte da ciò che unisce tutti, dalla nostra storia, da quei principi che i padri fondatori hanno scritto per noi dopo il periodo buio del regime fascista e che noi siamo obbligati a difendere fino alla fine. Un nuovo fronte popolare , di sinistra ovvero dalla parte del lavoro con intransigenza, dovrà nascere ed iniziare a “narrare”, riprendendo le parole di Brancaccio, la realtà del nostro Paese riprendendosi gli spazi che il pensiero unico ha occupato e colonizzato: le menti.
E qui Brancaccio mette il dito nella piaga e mi porta ad una ulteriore riflessione. La differenza tra narrazione e realtà deve essere una delle chiavi su cui impostare un nuovo ragionamento che porti un effettivo cambiamento nella società italiana. Le ultime elezioni europee, tra le tante indesiderate conferme, ci hanno insegnato che la televisione nel nostro paese è ancora lo strumento principe nella costruzione dell'opinione pubblica e di conseguenza del voto. Per incidere sulla realtà in modo efficace dobbiamo essere consci che la battaglia che stiamo perdendo è quella che si combatte nelle menti delle persone mutandole antropologicamente, come dice Giovanni Sartori, da Homo Sapiens in Homo Videns. Se non comprendiamo che dobbiamo armarci per combattere questa disfida, per ora impari, con il potere e pensiero unico, non riusciremo a dare ampio respiro al nostro movimento di resistenza.
Uniamo le forze mediatiche, creiamo un polo informativo resistente, una nuova Radio Londra che fornisca alle persone gli strumenti cognitivi per capire il mondo che ci circonda e quali sfide ci aspettano. Televisione digitale, web TV, web radio, blog e giornali online in un' unica realtà mediatica capace di veicolare contenuti alternativi fino ad arrivare alla maggioranza degli italiani. Anche qui non si parte da zero, tutti gli strumenti mediatici esistono già, ma non sono coordinati e supportati in modo coerente. Cucire insieme, straccio per straccio, un polo informativo alternativo è un' urgenza nazionale per tornare a narrare la realtà per ciò che è, ad esaminarla con il giusto senso critico e a trasformarla con scelte che mirino al benessere collettivo e alla giustizia sociale. Ci aspettano mesi ed anni difficili. Tutto l'arsenale mediatico di mistificazione e disinformazione verrà dispiegato a livello nazionale ed estero per attutire l'impatto del titanic neoliberista. Mi unisco alla voce di Beppe De Santis nel dire: organizziamoci, prepariamoci, organizziamoci.
3 commenti:
Ricordo perfettamente che, verso i primi degli anni '90 (i fatidici e decisivi anni '90) operavano nel territorio italiano moltissime emittenti Televisive indipendenti private. Ad un certo punto il coacervo di TV , quasi da un giorno all'altro, fu fagocitato da Mediaset e cominciò ad agire articolandosi in Canale 5 e Rete Quattro. Ci si chiedeva cosa potesse essere successo e si venne a sapere che stava comprandosi tutto un certo Berlusconi. Il governo italiano per liberalità assurda di Craxi aveva ceduto quasi tutte le frequenze a Mediaset. Era il programma P 2 che stava entrando in esecuzione. Infatti, ogni golpe che si rispetti, comincia ad occupare impadronendosene delle emittenti radio tv, nonché della cosiddetta carta stampata.
Ci fu chi gridò allo scandalo del conflitto di interessi ma sono passati trentaquattro anni e siamo ancora allo stesso punto con grande "merito" (!!!) dei governi di sinistra.
Adesso si continua a piangere sul latte versato e allora ci fu chi diceva peste e corna di Di Pietro che per primo aveva sollevato la questione definendola vitale per una democrazia..
Vedo che lo scrittore concorda che la TV rappresenta lo strumento principe del Male Moderno ,ma vorrebbe contrapporla con gli stessi strumenti ,cosa impossibile visto i grandi mezzi di cui dispone il Potere .A mio avviso solo un movimento rivoluzionario disposto al sacrificio potrà attaccare questo strumento colpendo i soggetti di Mala informazione .Immagginate per un momento cosa accadrebbe in una famiglia che passeggia in una piazza e vedere alla Gogna quei soggetti , di certo la prole fisserebbe nella mente le conseguenze a cui sarebbero esposti coloro che pensano di ingannare il popolo.Sarebbe una ottima Scuola di Vita
Non credo che si faccia qualche passo avanti se si continua a dare la colpa delle sconfitte sempre alla potenza mediatica ( da un po di tempo a questa parte) e mai partendo dagli errori nelle risposte politiche che si danno e dalle errate analisi o assenza di esse.La sconfitta della supposta scorciatoia del cretinismo parlamentare sta " in se" sta nell'assenza del "messaggio" e non nella mancanza del "contenitore" Ora ci si inventa un altro castello di carta per poi addossare la ulteriore inevitabile sconfitta al potere "cinico e baro" CHe la controinformazione abbia bisogno di un "veicolo" di massa è indubbio , ma le gambe devono avere un corpo da portare a spasso. Qual'è il corpo, al di la degli slogan, che si vuol far avanzare?
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