28 dicembre. Sì o no all'offerta pubblica d'acquisto lanciata
dall'editorialista di Repubblica? Ecco dove si giocherà davvero il
futuro di Rifondazione Comunista
Barbara Spinelli ha lanciato la sua Opa. Prima con un'intervista al giornale di Syriza, poi con un articolo su la Repubblica. L'offerta d'acquisto è semplice: il Prc si metta di lato, anzi - meglio - scompaia del tutto e si limiti semmai alla sola manovalanza, che a rappresentare in Italia la candidatura di Alexis Tsipras a presidente della commissione europea si candida direttamente la signora Spinelli. La figlia di Altiero, che fu anche compagna di Padoa Schioppa, uno dei padri dell'euro...
Non sappiano esattamente da chi sia costituito il «piccolo gruppo di persone» che sosterrebbe l'idea di Spinelli, di cui parla ella stessa nell'intervista. Sicuramente alcuni nomi sono rintracciabili nelle firme poste in calce all'insulso appello apparso qualche giorno fa sul Manifesto. Ma quel che conta non sono i nomi, bensì il senso dell'operazione.
Un senso esplicitato di nuovo nell'articolo della vigilia di Natale, dal titolo leggermente immodesto, come si addice al personaggio: «I legislatori del futuro». Il ragionamento che vi viene svolto è abbastanza semplice. Siccome l'attuale ottimismo dei governanti europei è insostenibile, siccome l'alternativa che va prendendo forma è quella del rifiuto dell'euro e dell'Unione, occorre scegliere una terza via, quella che dovrà portare agli Stati Uniti d'Europa. Una formula non utilizzata apertamente, ma che sarebbe l'inevitabile sbocco dell'unione politica di tipo federale che viene auspicata.
Spinelli non è stupida, e dunque non nega la questione della sovranità. Anzi ammette che la sovranità (popolare e nazionale) è stata «sequestrata», ma la sua riconquista non potrebbe che avvenire attraverso una nuova «sovranità europea» da costruire.
Come si vede, niente di nuovo sotto il sole. Si tratta soltanto di una versione più avanzata - che mette apertamente sotto accusa le «inette oligarchie» che avrebbero «guastato» il progetto iniziale - del solito «più Europa» che ci viene propinato da anni. La novità, semmai, sta nel voler colonizzare la cosiddetta «sinistra radicale» europea (in primis, e non è un caso, quella italiana).
Come mai questo progetto? Prima di rispondere è necessario citare integralmente un passaggio decisivo dell'intervista in terra ellenica:
In verità, più che ad «unire le forze colpite dalla crisi», Spinelli mira a deviarle, ad incanalare la crescente opposizione anti-europeista, nell'illusorio alveo della riforma dell'Unione. Quella riforma che i fatti hanno dimostrato impossibile, dato che l'UE è stata concepita, è nata e si è sviluppata fin qui come un vero sistema pensato e realizzato per approfondire il dominio di classe, per cancellare progressivamente ogni diritto sociale, per lasciare campo libero alle forze del capitalismo casinò.
Forse gli spinelliani vorrebbero riequilibrare i meccanismi che hanno portato, col tempo, a succhiare risorse alla periferia per ingrassare il centro costituitosi attorno alla Germania. Ma un simile riequilibrio è semplicemente incompatibile con la logica intrinseca alla moneta unica, che essi si guardano bene dal mettere in discussione, anzi!
Torniamo allora alla domanda centrale: perché questo volersi appropriare della candidatura di Tsipras?
Una ragione va certamente ricercata nell'impossibilità di far vivere una posizione «riformista» come questa nelle forze tradizionali della politica italiana. Il Pd, sia nella sua attuale versione renziana, che in quella precedente, si è sempre presentato e si presenta come una forza europeista tout-court, che ha sì qualche mal di pancia, ma senza poter ammettere troppi distinguo. Una rigidità, ed un servilismo, ben rappresentati più che dall'imberbe segretario dal duo oligarchico Napolitano-Letta. E' su questo che la figlia di Altiero ha rotto col vecchio amico del padre, l'ultras iper-europeista Eugenio Scalfari. Ma se costui è ormai un pittoresco personaggio agghindato da curva sud, la Spinelli siede e vuol continuare a sedere in tribuna centrale.
La sua Opa è l'offerta d'acquisto, che più pubblica di così non si può, di una posizione critica sull'Europa, sui trattati, sull'attuale direzione politica e sulla sua linea austeritaria. Una posizione critica che si vuole normalizzare a tutti i costi, principalmente per una ragione. Quella di impedire la nascita di un polo sovranista di sinistra. L'obiettivo è duplice: indebolire la lotta contro la gabbia dell'euro, delimitare nel campo della destra le forze che si oppongono alla moneta unica.
Senza dubbio la debole posizione rappresentata da Tsipras, a dispetto dell'ampio consenso ottenuto in Grecia, è un varco nel quale operazioni come quella di Spinelli possono provare ad inserirsi. Nella crisi le élite non stanno ferme. Ed anche uno spazio come quello rappresentato dalla Sinistra Europea va in qualche maniera presidiato.
Ora la palla è nel campo di Rifondazione Comunista, ed i primi segnali non sono incoraggianti. Mentre il solito Claudio Grassi ha già fatto conoscere il suo entusiasmo per la lista spinelliana, nella quale il Prc dovrebbe evidentemente confluire quasi di nascosto, è da rilevare come da due giorni il sito nazionale del partito metta in evidenza (su tre articoli in tutto) i due testi di Barbara Spinelli. Che sia questo il regalo di Babbo Natale ai 31mila iscritti a Rifondazione?
Vedremo. Se questo nuovo smottamento dovesse avvenire il Prc potrebbe chiudere da subito i battenti. Parlando evidentemente a nome di una parte del blocco dominante, Barbara Spinelli propone infatti la riforma politica dell'Europa, lasciandone comunque intatta la sua natura liberista. Il recente congresso del Prc ha invece approvato un documento in cui l'Europa è descritta come irriformabile. Anche questa "piccola differenza" verrà superata in vista di un ennesimo pastrocchio elettorale?
Ci auguriamo proprio di no. Di certo (vedi il Grassi pensiero) la cosa non sarà indolore. Avevamo già detto che il congresso aveva lasciato il Prc in mezzo al guado. Bene, l'iniziativa spinelliana un pregio ce l'ha: quello di costringere il partito a decidere su quale sponda collocarsi. Magari tirandone, una volta per tutte, le dovute conseguenze.
Barbara Spinelli ha lanciato la sua Opa. Prima con un'intervista al giornale di Syriza, poi con un articolo su la Repubblica. L'offerta d'acquisto è semplice: il Prc si metta di lato, anzi - meglio - scompaia del tutto e si limiti semmai alla sola manovalanza, che a rappresentare in Italia la candidatura di Alexis Tsipras a presidente della commissione europea si candida direttamente la signora Spinelli. La figlia di Altiero, che fu anche compagna di Padoa Schioppa, uno dei padri dell'euro...
Non sappiano esattamente da chi sia costituito il «piccolo gruppo di persone» che sosterrebbe l'idea di Spinelli, di cui parla ella stessa nell'intervista. Sicuramente alcuni nomi sono rintracciabili nelle firme poste in calce all'insulso appello apparso qualche giorno fa sul Manifesto. Ma quel che conta non sono i nomi, bensì il senso dell'operazione.
Un senso esplicitato di nuovo nell'articolo della vigilia di Natale, dal titolo leggermente immodesto, come si addice al personaggio: «I legislatori del futuro». Il ragionamento che vi viene svolto è abbastanza semplice. Siccome l'attuale ottimismo dei governanti europei è insostenibile, siccome l'alternativa che va prendendo forma è quella del rifiuto dell'euro e dell'Unione, occorre scegliere una terza via, quella che dovrà portare agli Stati Uniti d'Europa. Una formula non utilizzata apertamente, ma che sarebbe l'inevitabile sbocco dell'unione politica di tipo federale che viene auspicata.
Spinelli non è stupida, e dunque non nega la questione della sovranità. Anzi ammette che la sovranità (popolare e nazionale) è stata «sequestrata», ma la sua riconquista non potrebbe che avvenire attraverso una nuova «sovranità europea» da costruire.
Come si vede, niente di nuovo sotto il sole. Si tratta soltanto di una versione più avanzata - che mette apertamente sotto accusa le «inette oligarchie» che avrebbero «guastato» il progetto iniziale - del solito «più Europa» che ci viene propinato da anni. La novità, semmai, sta nel voler colonizzare la cosiddetta «sinistra radicale» europea (in primis, e non è un caso, quella italiana).
Come mai questo progetto? Prima di rispondere è necessario citare integralmente un passaggio decisivo dell'intervista in terra ellenica:
«Vorremmo che in Italia ci fosse una lista civica, di cittadini attivi, una lista di persone della società civile che scelgono Tsipras come candidato alla presidenza della Commissione Europea. Non è semplice, perché abbiamo pochissimo tempo per creare qualcosa. Per farlo ci vorrà tutta l’intelligenza di Alexis Tsipras, come quella che gli ha permesso di formare una coalizione tra le anime della sinistra radicale greca. E’ chiaro che non dovrebbe essere una coalizione dei vecchi partiti della sinistra radicale, perché non avrebbe alcuna possibilità di successo. Abbiamo bisogno di qualcosa di più grande, qualcosa per scuotere la coscienza della società, superando i margini molto stretti delle formazioni politiche della sinistra radicale. Con l’obiettivo di unire le forze della società colpite dalla crisi».
In verità, più che ad «unire le forze colpite dalla crisi», Spinelli mira a deviarle, ad incanalare la crescente opposizione anti-europeista, nell'illusorio alveo della riforma dell'Unione. Quella riforma che i fatti hanno dimostrato impossibile, dato che l'UE è stata concepita, è nata e si è sviluppata fin qui come un vero sistema pensato e realizzato per approfondire il dominio di classe, per cancellare progressivamente ogni diritto sociale, per lasciare campo libero alle forze del capitalismo casinò.
Forse gli spinelliani vorrebbero riequilibrare i meccanismi che hanno portato, col tempo, a succhiare risorse alla periferia per ingrassare il centro costituitosi attorno alla Germania. Ma un simile riequilibrio è semplicemente incompatibile con la logica intrinseca alla moneta unica, che essi si guardano bene dal mettere in discussione, anzi!
Torniamo allora alla domanda centrale: perché questo volersi appropriare della candidatura di Tsipras?
Una ragione va certamente ricercata nell'impossibilità di far vivere una posizione «riformista» come questa nelle forze tradizionali della politica italiana. Il Pd, sia nella sua attuale versione renziana, che in quella precedente, si è sempre presentato e si presenta come una forza europeista tout-court, che ha sì qualche mal di pancia, ma senza poter ammettere troppi distinguo. Una rigidità, ed un servilismo, ben rappresentati più che dall'imberbe segretario dal duo oligarchico Napolitano-Letta. E' su questo che la figlia di Altiero ha rotto col vecchio amico del padre, l'ultras iper-europeista Eugenio Scalfari. Ma se costui è ormai un pittoresco personaggio agghindato da curva sud, la Spinelli siede e vuol continuare a sedere in tribuna centrale.
La sua Opa è l'offerta d'acquisto, che più pubblica di così non si può, di una posizione critica sull'Europa, sui trattati, sull'attuale direzione politica e sulla sua linea austeritaria. Una posizione critica che si vuole normalizzare a tutti i costi, principalmente per una ragione. Quella di impedire la nascita di un polo sovranista di sinistra. L'obiettivo è duplice: indebolire la lotta contro la gabbia dell'euro, delimitare nel campo della destra le forze che si oppongono alla moneta unica.
Senza dubbio la debole posizione rappresentata da Tsipras, a dispetto dell'ampio consenso ottenuto in Grecia, è un varco nel quale operazioni come quella di Spinelli possono provare ad inserirsi. Nella crisi le élite non stanno ferme. Ed anche uno spazio come quello rappresentato dalla Sinistra Europea va in qualche maniera presidiato.
Ora la palla è nel campo di Rifondazione Comunista, ed i primi segnali non sono incoraggianti. Mentre il solito Claudio Grassi ha già fatto conoscere il suo entusiasmo per la lista spinelliana, nella quale il Prc dovrebbe evidentemente confluire quasi di nascosto, è da rilevare come da due giorni il sito nazionale del partito metta in evidenza (su tre articoli in tutto) i due testi di Barbara Spinelli. Che sia questo il regalo di Babbo Natale ai 31mila iscritti a Rifondazione?
Vedremo. Se questo nuovo smottamento dovesse avvenire il Prc potrebbe chiudere da subito i battenti. Parlando evidentemente a nome di una parte del blocco dominante, Barbara Spinelli propone infatti la riforma politica dell'Europa, lasciandone comunque intatta la sua natura liberista. Il recente congresso del Prc ha invece approvato un documento in cui l'Europa è descritta come irriformabile. Anche questa "piccola differenza" verrà superata in vista di un ennesimo pastrocchio elettorale?
Ci auguriamo proprio di no. Di certo (vedi il Grassi pensiero) la cosa non sarà indolore. Avevamo già detto che il congresso aveva lasciato il Prc in mezzo al guado. Bene, l'iniziativa spinelliana un pregio ce l'ha: quello di costringere il partito a decidere su quale sponda collocarsi. Magari tirandone, una volta per tutte, le dovute conseguenze.
13 commenti:
Condivido tutte le vostre critiche a Tsipras. Ma ricordatevi che voi avete votato Grillo.
Quindi dovete stare zitti per 15 anni
Francamente, la posizone di Rifondazione mi pare un elemento marginale.
Sarebbe piuttosto interessante sapere cosa ne pensi il diretto interessato, quali rapporti si stiano creando in cui non credo certo che la Spinelli sia la pedina decisiva, ed insomma quale sia la costituzione complessiva delle forze coagulate attorno a questa candidatura.
Il mio parere è che non vi sia alcuna speranza che il nome di Tsipras possa prevalere, e quindi a tutta prima non vedo bene l'ipotesi di una candidatura che rischia soltanto di rafforzare il fronte europeista senza trarne alcun vantaggio (a meno di costituire un primo germe di aggregazione a livello europeo di un fronte alternativo).
Complimenti, bel pezzo.
Questi vogliono "riformare" il nazismo. Sono in buona fede, secondo voi?
CHE PAZIENZA!
ci vuole con gli analfebeti politici...
Noi anche guardammo con simpatia Syriza, e giudicammo positivamente la sua avanzata elettorale nelle elezioni greche del maggio e quindi del giugno del 2012.
Di acqua, nel frattempo, ne è passata sotto i ponti. Tra cui il congresso del luglio scorso che ha trasformato Syriza da fronte a partito, congresso che ha segnato la spaccatura tra la maggioranza filo-europea capeggiata da Tsipras e l'ala sinistra anti-euro (33%).
E comunque Anonimo, l'hai capito quel che scrive Mazzei? Leggi almeno.
Hai capito chi lo propone come candidato? La Spinelli, moglie del povero Padoa Schioppa.
Altro che sinistra radicale!
Venendo a M5S: non ci pentiamo affatto di averlo votato. Non c'è un singolo atto parlamentare, dal febbraio in qua, in cui M5S abbia fatto la ruota di scorta al regime.
la stessa cosa non si può dire di Syriza in Grecia.
Si trattava di convogliare nelle urne il NO popolare ai partiti dell'eurodittatura.
Un No moltitudinario che ha contribuito a mettere in difficoltà il regime dei dominaanti.
"Una seconda linea di pensiero dice basta all’Europa, usciamo, perché l'euro è un disastro e un cappio al collo. La scelta è “si” o “no” all’euro. Noi diciamo “no”."
Ancora una volta si equivoca: si confondono tre concetti differenti. L'Europa è un continente che contiene Paesi diversi per storia, tradizioni, lingua, istituzioni, sviluppo; alcuni di questi hanno dato vita all'Unione europea con finalità economiche comuni; all'interno dell'UE alcuni Paesi hanno adottato la moneta unica. Sono tre piani diversi e numericamente decrescenti. Il problema, oltre che essere di politica economica comunitaria ostaggio dei paesi economicamente più forti, è TECNICO, una moneta unica per Paesi diversi NON PUO' NON portare agli squilibri che da 2008 si stanno aggravando.
Le soluzioni sono due: procedere ad un'unione con un bilancio federale cospicui e tale da coprire le esigenze dei Paesi "diversamente avanzati", che è la soluzione che adotta in USA la FED (ma ci sono arrivati dopo due secoli di convergenza ed una guerra sanguinosa), la qual cosa sarebbe inaccettabile per la Germania che avrebbe un prelievo dell'8% del suo PIL (Sapir). Oppure recedere consensualmente dall'unione monetaria, riallineare il valore delle monete ai fondamentali, e progredire armonicamente all'interno della stessa Europa. Ogni altra strada è velleitaria e foriera di catastrofi.
P.s.- Padoa Schioppa è lo stesso che diceva: -Nell’Europa continentale «un programma completo di riforme strutturali deve oggi spaziare nei campi delle pensioni, sanità, del mercato del lavoro, della scuola e in altri ancora». Obiettivo, letteralmente: «Attenuare quel diaframma di protezioni che nel corso del Ventesimo secolo hanno progressivamente allontanato l’individuo dal contatto diretto con la durezza del vivere, con i rovesci della fortuna». In altre parole: cancellare le conquiste sociali del welfare europeo-?
Scritto alla vigilia di Natale:
Dice Barbara Spinelli: "I paesi più deboli come la Grecia e l'Italia, se tornano alla sovranità nazionale, riducendo l'Europa ad una zona di mercato saranno sempre più deboli. I paesi più forti si detteranno legge comunque. Quando abbiamo avuto le monete nazionali dipendevamo dal marco."
5 sciocchezze in tre righe, questa è la cultura economico-politica della figlia di Spinelli, ammiratrice di Padoa Schioppa. Duole essere così duri verso una così nobile figura, alla vigilia di Natale, ma la posta in gioco è troppo grande, e di troppe sciocchezze son già piene le fosse, troppe fosse in nome di un sogno tradito dall'ignoranza delle regole più elementari.
1. La debolezza della Grecia non ha nulla a che fare con la debolezza dell'Italia, parliamo di due dinamiche economiche opposte, l'una a rimorchio della Germania, già da prima, l'altra in competizione vincente con la Germania, prima dell'euro, ed ora KO, al tappeto.
2. Se tornano alla sovranità monetaria saranno incomparabilmente più forti nelle loro specificità, come un pugile al quale hanno finalmente slegato le mani all'ultimo round: la Grecia col turismo, l'Italia con ciò che resta del suo tessuto produttivo.
3. Oggi, con la moneta unica, l'Europa è ridotta forzosamente a semplice zona di mercato, ma di un mercato truccato per avvantaggiare i forti e penalizzare i deboli. Si tratta di liberare il mercato europeo da questa truffa valutaria, oppure perseverare nel sottoscriverla, fino alla morte dell'unione, così come sognata dal padre Altiero.
4. Certo che si detteranno legge, come han sempre fatto, ma non la potranno più imporre ai paesi esautorati e incatenati, come una clava a senso unico per rafforzarsi ulteriormente a loro spese.
5. Questa ce la deve spiegare: dipendevamo dal marco? Oggi sì che "dipendiamo dal marco", solo che ha cambiato nome, si chiama euro, e più si svaluta artificialmente in Germania, tanto più si rivaluta artificialmente nei PIIGS. Senza contare la svalutazione generalizzata, ancor più forzosamente innaturale, nei confronti del dollaro, come componente essenziale di un accanimento terapeutico verso la moribonda valuta americana, una "terapia intensiva" che sta facendo danni incalcolabili in tutto il pianeta.
Non esiste una terza via nel correggere un errore capitale, semmai esistono modi diversi di gestire la fase immediatamente successiva. E le ricette alla Padoa Schioppa sono sicuramente il modo peggiore, il modo di non cambiare nulla, nemmeno le intenzioni. Da un liberismo all'altro si può solo morire, e per Maastricht non ne vale assolutamente la pena. Il vero problema non è trovare le prove del crimine, che sono palesi e dichiarate, ma capire qual è il crimine, e farlo capire agli elettori.
Con questi intellettuali non si va da nessuna parte.
Alberto Conti
Questi sono in palese malafede, la Spinelli poi.
Operazione Rodotà 2.0. Solo un'altra via maestra. Viene da chiedersi quanto ci impiegheranno i sindacati confederali ed altre frattaglie ad unirsi a questo maleodorante coro.
È tutta l'ala sinistra del gruppo l'Espresso a muoversi:
http://temi.repubblica.it/micromega-online/flores-darcais-“alle-elezioni-europee-una-lista-della-societa-civile-con-tsipras”/
Tsipras? E chi lo conosce. Si sa abbastanza chiaramente che sta con "quest'Europa" e ciò, per me, è bastevole per non votarlo. Per di più è un "vetero sinistrorso" con tutto il conservatorismo di anticaglie, equivoci, ambiguità e pericolosi confusionismi che questa posizione si tira dietro.
Viva Putin.
C'è bisogno di una Sinistra NO EURO che sappia riappropriarsi della centralità della sovranità nazionale in termini di autodeterminazione dei popoli e spiazzare la destra su tale questione.
Porre una netta cesura politica tra sinistra europeista nelle sue diverse coniugazioni da rifondazioni a Negri e una sinistra radicalmente antieuropeista.
C'è bisogno di una Sinistra NO EURO che sappia riappropriarsi della centralità della sovranità nazionale in termini di autodeterminazione dei popoli e spiazzare la destra su tale questione.
Porre una netta cesura politica tra sinistra europeista nelle sue diverse coniugazioni da rifondazione a Negri e una sinistra radicalmente antieuropeista.
Come al solito illuminante un'intervista a Brancaccio su Syriza del giugno 2012:
http://www.emilianobrancaccio.it/2012/06/21/intervista-a-emiliano-brancaccio-sinistra-occorre-una-strategia-per-uscire-dalleuro/
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