sabato 17 agosto 2013

LUCIANO CANFORA E LA RETORICA EUROPEISTA di Tonguessy

17 agosto. Luciano Canfora, insigne filologo e storico, è senza dubbio una delle menti più brillanti dell'intellighentia di sinistra italiana. Ma una voce fuori dal coro. Non sempre le sue prese di posizione sono state condivisibili —come quando si associò al coro di condanna della resistenza palestinese e degli antimperialisti. La sua critica senza apppello della retorica europeista, che a malapena maschera l'egemonismo tedesco, fa onore alla sua intelligenza.

Luciano Canfora, noto filologo e appassionato studioso di storia antica (nella foto), ha recentemente dato alle stampe la sua ultima fatica: Intervista sul potere (ed. Laterza), una lunga digressione sotto forma di intervista su una moltitudine di temi: dal senso della democrazia a Napoleone, da Mao ai rapporti tra Sparta ed Atene, da Tucidide all'Euro. E proprio sul senso politico e sociale di quest'ultimo dedica l'ultimo capitolo, intitolato significativamente “Elite e popolo”.

L'analisi inizia con la disamina del significato della parola “europeista” che ultimamente riscuote sempre più perplessità. 

«Mi chiedo che cosa significhi questa ideologia europeista. Ne deduco che esista un valore denominato Europa. Ma allora vorrei capire se esiste anche un valore Asia o Africa. Perchè non dichiararsi asiatisti o africanisti, piuttosto che europeisti? E l'Australia, dove la mettiamo? Non si sente l'esigenza di uno spirito australianista?»
Messo sotto fuoco incrociato lo spirito internazionalista, ciò che le élite propongono in sua vece è una poco elegante riduzione linguistica del coacervo di interessi che ha spostato e sta spostando immense somme di denaro dalle tasche dei cittadini alle loro. Ciò avviene nel nome di quella dottrina europeista che riempie quotidianamente pagine di giornali e programmi televisivi. Dottrina che permette all'AD della Fiat di delocalizzare lasciando a casa migliaia di lavoratori. 
«Non bastano i vantaggi che mi offre l'Italia, dichiara Marchionne, perchè se vado in Serbia posso guadagnare di più…mi da un certo fastidio chi sostiene chi ci siano “dottrine” adatte a giustificare comportamenti del genere. Tutto dipende, ripeto, dai rapporti di forza».
A tale riguardo la denuncia di Canfora è precisa: 

«L'equilibrio delle forze si è spostato nettamente a favore di questi ceti tecnocratici ristretti, che non intendono farsi governare dal potere politico. Al contrario, sono essi che non solo lo influenzano, lo rimbrottano e lo limitano, ma addirittura lo contrastano apertamente e lo soverchiano».
Quindi lo scenario attuale vede un apparato politico (che dovrebbe regolamentare la vita sociale nel nome del massimo profitto per i cittadini) succube di quelle forze elitiste, e si ritrova ad assecondare ogni loro capriccio, semantica inclusa. Tutto ciò si traduce in una «perdita di sovranità degli Stati nazionali, in particolare dell'Italia, rispetto all'influenza dei mercati finanziari».

Questo stato di cose, nel quale i cittadini sono destinati a perdere sempre più potere a favore delle élite, è determinato da un processo ben definito: “via via che si internazionalizza la produzione cresce enormemente il potere di ricatto della grande industria e delle banche.”

La globalizzazione è quindi quel processo che permette a grandi industrie e banche di entrare a pieno titolo nelle aule parlamentari per far valere i propri interessi a tutto svantaggio di quelli dei cittadini. Ma il profitto (di cui banche e corporation sono gli attuali maggiori difensori) non è anche fautore dello sviluppo? 

«Il problema è esattamente questo: se si debba ritenere che il profitto sia un valore assoluto, in quanto unico possibile motore dello sviluppo, o se lo sviluppo stesso possa essere un fatto sociale, che non si basa necessariamente sul tornaconto individuale. E' un dilemma con cui siamo alle prese da secoli. Io sono convinto che i capitalisti non siano benefattori dell'umanità e che la crescita economica non passi necessariamente per l'esaltazione di un egoismo esasperato, individuale o collettivo».
Eppure ci dicono che le attuali politiche europee siano l'unico approdo sensato per evitare il disastro del ritorno alle monete locali. 
«Io contesto alla radice l'attuale retorica europeista. Ci viene fatto credere che questo tipo di costruzione, che notoriamente ci penalizza rispetto alla megapotenza tedesca, sia l'unica possibilità di realizzare delle aggregazioni significative a livello internazionale. Invece ne esistono altre».
L'intervistatore a questo punto pone una domanda essenziale: 
«Lei giudica l'ingresso nell'euro una scelta fallimentare? 
Sì. Capisco il PD che la difende, ma è solo perchè non ha altro da dire. Se si toglie l'euro, che ci ha rovinati, tutta l'esperienza di governo del centrosinistra, con Romano Prodi e con Carlo Azeglio Ciampi, è finita. Che cosa hanno combinato gli eredi del PCI, da quando quel partito si è sciolto? Hanno procurato agli italiani un po' di miseria in più tramite la scelta di entrare nell'euro, compiuta per giunta in modo autocratico, senza alcun referendum. Mi sembra piuttosto che stiamo smantellando metodicamente lo Stato sociale proprio in nome dell'Europa…siamo di fronte a un'enorme ondata di disagio e di rifiuto da parte dei cittadini, ai quali è stato impedito di dire la loro quando dall'alto calavano decisioni pesantissime o, peggio ancora, presentate in maniera ingannevole. L'introduzione dell'euro venne esaltata come un grande passo in avanti e invece ha portato al dimezzamento dei salari. Facciamo una terapia di salasso dei contribuenti e di macelleria sociale senza limiti solo per poter dire che l'Europa, cioè la Germania con i suoi vassalli nordici, è una grande potenza? Non mi pare un valore per cui sacrificarsi. Non abbiamo un governo (se ce l'abbiamo, è quello tedesco), non abbiamo un esercito, non abbiamo una statualità di tipo elvetico o statunitense. Abbiamo solo una moneta, che serve alla Germania per imporre all'eurozona i suoi prodotti, peraltro validissimi, mentre noi italiani rinunciamo ad avere una forza espansiva sui mercati. Inoltre, per puntellare tutto ciò, bisogna bastonare la Grecia, mettere in ginocchio la Spagna, schiaffeggiare il Portogallo, stangolare Cipro….Ma neanche la Santa Alleanza arrivava a tanto. E non si intravede una prospettiva a questo calvario».

Dall'analisi appena letta sembra che non esista attualmente alcuna alternativa, nessuna "exit strategy". E invece… 
«Secondo me i tedeschi terranno in piedi l'euro finchè farà comodo alla loro economia, ma hanno già pronta una via di uscita. Tutta l'Europa orientale è ai loro piedi. Polacchi, sloveni, slovacchi, romeni, bulgari sono in ginocchio con il piattino in mano e riconoscono la Germania come paese leader. In fondo così si realizza il grande sogno del Fuhrer, il primo vero “europeista”. L'unico suo errore fu pensare di raggiungere quel risultato con i carri armati».
Bene, la Merkel ha raggiunto quegli scopi europeisti che Hitler non riuscì a portare a termine. Evidentemente l'euro è ben più potente dei carri armati. A parità di manipolazione mediatica e propaganda, s'intende. 

Ma esiste una qualche cura, un vaccino contro questo morbo che ha ormai infettato tutta l'Europa? 
«A mio parere, il luogo dove le tendenze oligarchiche dominanti possono e devono essere messe in discussione è il laboratorio immenso costituito dal mondo della formazione e della scuola..è lì che l'educazione antioligarchica, su base critica, può farsi strada».

Forse è per questo che l'attuale Stato ha deciso di depotenziare l'istruzione pubblica.


Fonte: Appello al Popolo

18 commenti:

Veritas odium parit ha detto...

Sono in disaccordo su almeno tre punti:

1) Il colpevole *principale* dei nostri guai non è l'euro, è la globalizzazione. Quando i vasi dei paesi ricchi e dei paesi poveri diventano intercomunicanti, i livelli di benessere tendono a parificarsi. Il ruolo predatorio della finanza si fa sentire, ma è un problema già secondario rispetto allo sfacelo implicito nel libero scambio con paesi che hanno costi del lavoro (cioè livelli di benessere) dieci volte inferiori al nostro.

Si sta semplicemente verificando quanto gli avversari della globalizzazione avevano chiaramente pronosticato 20 anni or sono: o i salari dei paesi ex-sviluppati si approssimano a quelli cinesi, o industrie e impieghi qualificati vengono delocalizzati ed esplode la disoccupazione.

2) La Germania sta mietendo vantaggi per il suo ruolo sistemico, ma principalmente perché ha condotto a termine in maniera estremamente determinata e brutale il processo di smantellamento del suo stato sociale e riduzione dei salaeri fin dagli anni Novanta. Intanto tutti i comuni della Ruhr sono falliti e nel Rheinland-Pfalz metà treni sono fermi per mancanza di personale.

3) Canfora fa ridere anche i polli quando vede nell'istruzione privatizzata il fulcro d'una possibile opposizione al sistema. Certo, alla manina guantata di questo pallido intellettuale cresciuto fra diritti umani e bandiere multicolori una sollevazione che non parta da bambini sorridenti e chiacchere fiorite sembra rozza, controproducente, deleteria.

E invece l'unica speranza concreta di cambiamento, nel vuoto di iniziativa delle masse inebetite dal consumismo e dai media di regime, consiste nel tracollo endogeno del sistema, che ci proietti in'un'epoca di guerre mondiali e tolga alla gente tutto, ma proprio tutto ciò che essa ha da perdere.

Vedrete che quando dagli sviluppi della situazione politica dipenderà il fatto che ti fucilino o meno i figli nessuno si interesserà più alla politica-spettacolo.

SOLLEVAZIONE ha detto...

Per quanto attiene le cause più profonde della crisi del capitalismo occidentale abbiamo scritto a iosa.

Vedi ad esempio MARX E IL CAPITALISMO.

La crisi è storico sistemica, certo, ma l'euro, figlio secondogenito della globalizzazione, non è solo un effetto, è anche concausa.

Ogni crisi generale ha una sua propria fisiologia. L'attuale è anche crisi finanziaria, monetaria, bancaria di debiti pubblici —la sovrapproduzione ne è una radice ma non spiega tutto.

In attesa di fuoriuscire dal capitalismo (sola via per mettere fine davvero al marasma) vediamo di salire i primi gradini della scala, uscendo dall'euro, che è simbolo del regime oligarchico e liberista che si rappresenta nell'Unione europea che fa perno sulla potenza tedesca.

Uscire dall'eurozona, se l'uscita sarà pilotata e governata da forze popolari e democratiche (non dalle destre berlusca-leghiste) sarà un ponte verso lo SGANCIAMENTO dal campo dellla globalizzazione.

Anonimo ha detto...

@nickname impegnativo
sulla "natura del potere" di luciano canfora http://www.ecodellarete.net/code/xslt.aspx?p=87892

sulle strane coincidenze di chi ne tocca "la struttura"..."trovato morto in casa dino marafioti"...http://www.radioradicale.it/scheda/384173/caso-orlandi-parla-marco-fassoni-accetti

sulla verità:precisione nel quantificare,qualificare e collocare-contestualizzare dati:anche nominare euro/germania più volte di globalizzazione/internazionalismo non è sufficiente per individuare la causa principale,bisogna individuare quale dicotomia è posta a premessa.

sulla scuola di sicuro riderà una gallina bresciana.
francesco

amaryllide ha detto...

"tutti i comuni della Ruhr sono falliti e nel Rheinland-Pfalz metà treni sono fermi per mancanza di personale."
scusa Veritas, hai qualche fonte per queste notizie (preferibilmente non in tedesco)?

"Canfora fa ridere anche i polli quando vede nell'istruzione privatizzata"
veramente lui non parla da nessuna parte di privatizzazione. E questo se possibile lo rende ancora più ridicolo. Un secondo prima dice che gli stati ormai sono completamente al servizio delle multinazionali, e poi pretenderebbe che quello stesso stato finanziasse lautamente i professori che insegnano agli alunni a ribellarsi.

Fiorenzo Fraioli ha detto...

@Francesco: grazie per la segnalazione della video intervista a Marco Fassoni Accetti. Una bomba!

Anonimo ha detto...

@eco
prego...era una voce molto cara,un riflesso di rabbia il mio,pensare male è peccato,lo so...da un lato preferisco parlare di coincidenze e sospendere il giudizio dall'altro sotto sotto sperare trattarsi di mitomania,masochismo,un non precisato diversivo...faccio fatica a fissare l'abisso del quadro rappresentato...come la scia di sangue del caso ustica...ma ora mi taccio sento dei rumori in cantina...http://www.ivg.it/2013/08/ex-base-nato-viaggio-sotterraneo-di-claudio-arena/
francesco
ps.errata corrige:la dicotomia era eurozona/europa ,almeno su questo diamo ad alberto...

Veritas odium parit ha detto...

@ Amaryllide

In italiano c'è solo questo. L'articolo tocca appena il nodo principale, quello della provatizzazione selvaggia che nell'arco degli anni ha dimezzato il personale per tagliare i costi:

http://www.corriere.it/esteri/13_agosto_14/ferrovieri-bloccavano-germania_c9e22618-049a-11e3-a76b-5d1a59729335.shtml

La situazione nella Ruhr la vivo di persona, in molte scuole di Bochum (la città degli stabilimenti Opel in fase di delocalizzazione in Polonia) i ragazzi se vogliono fare educazione fisica devono organizzarsi per pulire la palestra da soli perché non ci sono i soldi per pagare non dico i bidelli, ma le agenzie specializzate nello sfruttamento della manodopera filippina a 3 euro l'ora.

http://www.wsws.org/it/2013/aug2013/ital-a05.shtml

Anonimo ha detto...

Pazzesco. Pure a un disutile come Canfora vi attaccate. State alla frutta, vi alleereste pure con Monti, Fini, Berlusconi in persona.
Non vi rendete conto che servirete solo a portare avanti istanze altrui e che state CHIUDENDO DEFINITIVAMENTE la porta alla possibilità di una rinascita della sinistra.
Lo vedremo, ma tanto non avrete mai la serenità per rendervi conto dei vostri errori; sono 40 che prendete le sberle e continuate a non capire.
Mi raccomando affidatevi a Canfora.

Anonimo ha detto...

Sui problemi delle ferrove in Germania c'è questo articolo.
E' in tedesco e sono riucito a capire solamente che hanno dei problemi con le ferrovie ma non so di quale entità e per quali ragioni.

Chi sa il tedesco ci spieghi, grazie.

http://www.stuttgarter-zeitung.de/inhalt.bahnchaos-in-mainz-es-faehrt-ein-zug-nach-nirgendwo.78ec0953-dbfe-4602-8fbc-c742b214ccf3.html

Anonimo ha detto...

@anonimo delle 13e02:quando tu sarai utile come Luciano Canfora,potrai dare giudizi di merito su uno dei piu'autorevoli studiosi di storia antica e non solo.Quando avrai qualche idea migliore su come "ricostruire la sinistra",(nientemeno!),indicaci la giusta via,perche'noi ,poveri sprovveduti,ci siamo un po' persi nel perseguire la giustizia sociale.Complimenti alla redazione per la pubblicazione dell'intervento di Canfora.

barbaranotav ha detto...

aridaje con l'egemonia tedesca:
Tutti con Bernake il salvatore che come sempre viene dagli Usa ESATTAMENTE COME IL PROGETTO EUROPEO
Bernanke per "sviluppo" intende le iniezioni di liquidità della FED per salvare le banche "troppo grandi per fallire".
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/bernanke-contro-draghi-e-merkel-non-sostengono-leuro-sviluppo-washington-vuole-che-francoforte-cacci-60987.htm
La Bce per statuto non può fare altrettanto, ed ecco che il protettore delle banche accusa il collega Draghi e pure la Merkel (che hanno inaudite responsabilità per lo sfacelo europeo in atto) di ostacolare "la crescita". La crescita di cosa? Della truffa dei cosiddetti piani di Quantitave Easing che altro non sono che soldi pubblici (sotto forma di DEBITO) regalati alle banche? O c'è qualcuno che pensa che tali soldi siano stati usati per creare posti di lavoro, o che tali soldi le banche li abbiano usati per cancellare le insolvenze alla gente? Ad aumentare le pensioni o garantire gli stipendi delle persone?

Genesi di un progetto a stelle e strisce

Documenti declassificati americani dimostrano come tra gli anni ’50 e ’60 l’intelligence e il governo americano spingessero per una rapida unificazione europea. Un memorandum datato 26 luglio 1950, redatto dal Gen. William Donovan – capo dell’OSS (organismo precursore della Cia) – prescriveva tutte le istruzioni necessarie atte alla creazione di un Parlamento europeo con pieni poteri. L’organizzazione con la quale Washington intendeva plasmare l’agenda europea era la “American Committee for a United Europe” (Acue), creata nel 1948, che vedeva nel suo board Donovan alla presidenze, Allen Dulles (direttore della Cia negli anni ’50) alla vicepresidenza ed altri membri dell’Oss – Cia in importanti ruoli dirigenziali. I documenti dimostrano, inoltre, che l’ACUE fu uno dei più grandi finanziatori del Movimento Federalista Europeo, una delle organizzazioni “europeiste” più importanti dell’immediato dopoguerra. I leader del Movimento Europeo erano Joseph Retinger, Robert Schuman e Paul Henri Spaak, i quali erano considerati perfettamente manovrabili dai loro sponsor americani. I finanziamenti all’ACUE provenivano in larga parte da due fondazioni private americane e precisamente la Ford e la Rockefeller Foundation. Il capo della Ford Foundation, l’ex ufficiale dell’Oss Paul Hoffman, divenne a sua volta, alla fine degli anni ’50, presidente dell’Acue. Anche il Dipartimento di Stato americano rivestì un ruolo importante in questi anni; infatti, in un documento dell’11 giugno 1965 della sezione europea si suggeriva al vicepresidente della Comunità Economica Europea (Cee), Robert Marjolin, di perseguire il progetto dell’unità monetaria furtivamente. Infine, nel documento si raccomandava di soffocare qualsiasi dibattito sulla questione fino a quando “l’adozione di tale proposta non fosse divenuta praticamente inevitabile”.[1]
http://veritanascoste.it/politica/tutte-le-strade-portano-a-washington-altro-che-merkozy/

aspettando il salvatore contro la cattiva Germania

Anonimo ha detto...

E' arrivato il momento di edificare un monumento alla bontà teutonica;in questo particolare frangente,poi,di indiscussa ed elevata comprensione da "libro cuore",a tratti commovente,delle sorti altrui,si deve essere grati per la magnanimità dimostrata da quel popolo di raffinati interpreti della cooperazione fra nazioni.Perchè dovrebbero farsi carico,poveri innocenti,delle disgrazie sociali provocate dal loro umanissimo agire?In Grecia è già annunciato un Merkelday,in cui oltre agli inevitabili osanna alla loro benefattrice,si è deciso anche di approfittare dell'occasione per regalare il paese intero a chi si è così tanto prodigato per la sua entrata trionfale nel club dei" paesi che contano"!Smettiamola di indicarli come i degni successori dei loro padri in divisa con la croce uncinata,sono buoni,lo vogliamo intendere o no che hanno una vocazione da frati missionari,e la loro secolare volontà di dominio sull'Europa"è una frottola,anzi, i campi di sterminio non sono mai esistiti, chi li ha mai visti?Sono senz'altro un'invenzione di quei cattivoni,loro sì,di comunisti irriducibili al progresso umano,che vedono complotti in ogni dove!

Anonimo ha detto...

...almeno i tedeschi non sono così maldestri nelle "dark alliance"...http://it.wikipedia.org/wiki/Gary_Webb
francesco

Anonimo ha detto...

Infatti i popoli del sud Europa,si accingono ad erigere,in onore del loro nuovo Kaiser,un mausoleo,a imperitura memoria,per le eroiche gesta compiute per la liberazione dagli assurdi vincoli nazionali,di genti per la cui salvezza si sono immolati,fornendo loro IL VERBO,assieme al tracciato per la salvezza!Infinite lodi,quindi ai nostri salvatori e che la tirannia della giustizia sociale sia sconfitta per sempre,unita al monito per la pace perpetua fra le classi riconoscendo,finalmente,la superiorita'dei popoli nordeuropei.Amen

Anonimo ha detto...

Non fanno "dark alliance",fanno di meglio:affamano popoli interi,perchè,si sa,hanno il cuore tenero,lo fanno per il bene comune!

Anonimo ha detto...

Due questioni.

1. Il termine europeista è oggi in voga ma dire cosa significhi non è facile. Certamente un europeista non può essere un nazionalista, ma che cosa voglia farne dell'Europa è tutto dire. Per una banale legge dei numeri (al di là di come è formata a livello istituzionale l'Unione) il livello di sovranità individuale non può che scemare. Ma per la stessa legge io dovrei spingere alla fine dell'Italia, della mia regione e della mia provincia, se non del comune, del quartiere o del palazzo, fino ad un anarchismo a tinte fosche(sarà libertario? sarà capitalista? sarà socialista?). Sempre per una banale legge dei numeri un'Europa unita conterebbe nel panorama mondiale molto più della somma dei singoli stati (poiché le loro politiche sono divise, si veda l'imbarazzo che abbiamo nell'intervenire nell'Africa mediterranea). L'Euorpa quindi non è solo un mezzo per politiche variabili (dal socialismo al liberismo estremo, dal cattolicesimo al pensiero libertario in tema di diritti civili) ma ha delle qualità costitutive in ambito politico, geopolitico ed economico, ad esempio appunto una minor sovranità individuale e un maggior peso internazionale. Tuttavia l'arbitrio rimane talmente vasto che trovo quella di Canfora una banalizzazione. Come può, ad esempio, un internazionalista socialista non essere europeista? Certo forse non vuole l'Europa liberal, ma non può sostenere che il vecchio "modello nazione" sia il non plus ultra, ove la sovranità degli individui è tutelata al massimo e dove sì è il popolo a governare (ahahaha).
1.1 Veramente vi stupite se negli anni '50-'60 in Usa v'era interesse per l'unificazione europea? L'Europa è stato il teatro delle due guerre mondiali e gli Usa erano creditori verso molti paesi del continente, inoltre v'era il rischio che paesi europei, se autonomi, aderissero al comunismo. 1+1+1=Europa Unita. Tuttavia è ridicolo riassumere tutto il pensiero europeista come figlio di una volontà americana (giuro, è l'ultima volta che lo faccio, ma basti ricordare il Manifesto di Ventotene).

1.2 L'africanismo esiste, Gheddafi ne fu un martire(hem...) cantato dalle sinistre rincitrullite alle quali Canfora probabilmente non appartiene e quindi ignora il problema. Pannella, esempio delirante lo ammetto, è certamente un asianista, un africanista, un euromediterraneista, ecc.. forse l'unico al mondo in effetti.

2. Sulla scuola: come non comprendere il conflitto di interessi fra educazione statale e regime di stato(come può un regime educare alla libertà)? L'aristocrazia di questo paese si è completamente rimbecillita, vittima per anni di una psicosi pauperistica, nell'affidare i suoi pargoli all'istruzione pubblica.

Nicola

Anonimo ha detto...

@anonimo 19 agosto 2013 17:22

per la data celebrativa del mausoleo escluderei il 26/09 ....http://www.youtube.com/watch?v=WEp0Y_Cad8s
francesco

Anonimo ha detto...

Demetrio
Di "europeismo" si poteva parlare vagamente (ma neppure l'internazionalista Dante lo fa) ai tempi del Sacro Romano Impero e in tal senso si poteva anche inserire senza troppe remore storiche la famosa frase delle "radici cristiane".
Certo che, senza il minimo dubbio, un europeismo integralistico killerizza le nazioni e le patrie. L'esempio della Grecia poi, ci rivela che vengono killerizzati anche i popoli.
Cui prodest?
De Gaulles infatti, temendo una degenerazione europeistica in tale direzione auspicava un'Europa delle Patrie". Il che, però, presupponeva una indipendenza ed anche un'autonomia - almeno politica - degli stati e dei popoli.
Il che, dopo la seconda guerra mondiale, da oltre sessant'anni non è più.
Di ciò molti non si sono ancora accorti.
Così l'Europa sembra diventata un carrozzone diretto verso qualche "campo di sterminio".

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