14 agosto. Tanto tuonò che piovve.
Il Nostro continua:
Alberto Bagnai ci
informa che ha costituito, assieme all’ormai inseparabile compagno Claudio Borghi
Aquilini, un’associazione, anzi un pensatoio, ovvero un think tank. Il nome è un programma: a/simmetrie. Quali siano queste asimmetrie è presto detto: quella
debito-credito, quelle monetarie, quelle normative sancite dalle politiche
economiche, quelle tra Nord e Sud, infine quella tra i fattori K e L —decodificando gli "scenziati": capitale e lavoro.
Dio ce ne scampi, quindi, dalle marxiane “contraddizioni”
intrinseche al modo capitalistico di produzione, tra K e L tanto per dire, o
anche indagare, alla maniera di Keynes, se per caso, alla base delle crisi
generali non vi siano appunto cause congenite al modus essendi del capitalismo.
Per il Nostro, il capitale è imperituro, sarebbe anzi il
migliore dei sistemi possibili, basta risolvere le asimmetrie dettate da
cattive direttive dei policy makers. I
titolo del manifesto del think tank è
strabiliante: “Per un’economia
simmetrica”. Leggi: per un sistema in cui gli interessi di capitalisti e
lavoratori salariati coincidano; in cui domanda e offerta, produzione e
consumo, s’incontrino beati; in cui i diversi capitali invece di scannarsi a
vicenda a caccia del massimo profitto vadano d’amore e d’accordo; in cui i
diversi Stati e Potenze geopolitiche stabiliscano tra loro la kantiana una pace
perpetua.
Niente di nuovo sotto il cielo
Ogni volta che il capitale, dopo un periodo d’espansione, entra nella crisi generale, ci sono sempre dei consulenti in cerca d’autore i quali propongono ricette per tornare all’epoca d’oro. Essi colgono che lo sciame sismico precede scosse sempre più devastanti, ma invece di chiedersi se l’edificio potrà evitare il crollo, si ingegnano a suggerire come diversamente disporre gli spazi e gli arredi. Non capendo la differenza tra crisi ciclica e crisi generale, ovvero scambiando la seconda per la prima, questi luogotenenti del capitale vedono solo asimmetrie, squilibri, sproporzioni; e quindi pensano di curare il malato con dei pannicelli caldi. Non c’è bisogno di scomodare Marx, basta interrogare la Storia, per capire che dopo ogni grande fase di avanzata economica, dopo che il capitale ha spinto al massimo il suo grado di accumulazione, gettato al limite estremo forze produttive e valorizzazione, quindi espugnato ogni più remoto anfratto del mercato; segue la fase della distruzione di capitali e forze produttive, tanto più ampia e devastante quanto era stata la fase espansiva.
Ogni volta che il capitale, dopo un periodo d’espansione, entra nella crisi generale, ci sono sempre dei consulenti in cerca d’autore i quali propongono ricette per tornare all’epoca d’oro. Essi colgono che lo sciame sismico precede scosse sempre più devastanti, ma invece di chiedersi se l’edificio potrà evitare il crollo, si ingegnano a suggerire come diversamente disporre gli spazi e gli arredi. Non capendo la differenza tra crisi ciclica e crisi generale, ovvero scambiando la seconda per la prima, questi luogotenenti del capitale vedono solo asimmetrie, squilibri, sproporzioni; e quindi pensano di curare il malato con dei pannicelli caldi. Non c’è bisogno di scomodare Marx, basta interrogare la Storia, per capire che dopo ogni grande fase di avanzata economica, dopo che il capitale ha spinto al massimo il suo grado di accumulazione, gettato al limite estremo forze produttive e valorizzazione, quindi espugnato ogni più remoto anfratto del mercato; segue la fase della distruzione di capitali e forze produttive, tanto più ampia e devastante quanto era stata la fase espansiva.
Quando il sistema entra fasi come queste, il conflitto
prende il posto della pace. Parliamo anzitutto dell’acutizzazione della lotta
di classe tra lavoro salariato e capitale, come pure della concorrenza tra
capitali che diventa lotta senza esclusione di colpi. Quali che siano i
tentativi dei pontefici della giustizia che riconcilia, il capitale (di cui i
singoli capitalisti non sono che meri funzionari) può sperare di non
soccombere, di non essere sopraffatto, solo schiacciando la massa dei
lavoratori salariati. Noi siamo solo ai primi vagiti di cambiamenti epocali, il
cui esito sarà stabilito da guerre e rivoluzioni. Alcuni paesi emergeranno più
potenti di prima, altri andranno in rovina. Questi ultimi, tra cui il nostro, avranno
due sole possibilità, o assoggettarsi come semicolonie ai vincitori o
ribellarsi. E questa ribellione potrà percorre due e solo due strade: o quella dello
sganciamento socialista dalla gabbia della globalizzazione, o quella della reazione fascista.
Bagnasconi farà spallucce rispetto a queste analisi da
“marxisti dell’Illinois”. Con spocchia tutta borghesuccia e pariolina
sghignazza quando sente dire che senza un risveglio, anzi una sollevazione popolare
non c’è uscita da questo marasma se non sprofondare nell’abisso. Da parte
nostra ci scompisciamo dal ridere osservando quest’ultima sua mossa.
Non manca al think
tank di coppia l’autostima:
«A me il quadro sembra abbastanza chiaro: nella competizione contro il sistema che ci sta stritolando, i cavalli vincenti sono due, e li conoscete: Claudio e un altro. Ora si sono associati. Sta a voi puntare sui cavalli vincenti». [Alberto Bagnai, Due anniversari e una nascita, 11 agosto 2013]
Visto ciò che questi due han capito della crisi e del
sistema che dicono dicono di combattere, viene spontanea l’immagine pittoresca di Don
Chisciotte e Sancio Panza, i cavalieri delle cause perse. Macché! Mica sono
così fessi. Il compito che si assegnano è ben più meschino, quello di suggerire
ai politici dominanti cosa essi dovrebbero fare invece di quel che fanno —si
capisce dunque perché la coppia se la prenda tanto contro quelli che
giustamente vogliono mandarli tutti a casa.
Sentiamo:
Noi vogliamo «…aiutare i politici a capire i problemi e a gestire le loro paure, io e Claudio lo stiamo facendo, e direi anche con dei risultati, a giudicare dal moltiplicarsi degli attacchi cui siamo sottoposti». [Ibidem]
Al servizio di quali politici esattamente essi si
metteranno? La risposta,
pelosa ma inequivoca ce la da lo stesso Bagnasconi: di Forza Italia 2.0. Così quelli che settimane addietro ci avevan detto, "forse esagerate con queste critiche a Bagnai", avranno modo di ricredersi.
pelosa ma inequivoca ce la da lo stesso Bagnasconi: di Forza Italia 2.0. Così quelli che settimane addietro ci avevan detto, "forse esagerate con queste critiche a Bagnai", avranno modo di ricredersi.
«Qualche politico (praticamente tutti tranne quelli che vi sareste aspettati voi) una interlocuzione l’ha cercata, e il risultato qual è? Sempre il solito. Voi non ci crederete (o forse sì), ma molti ormai capiscono perfettamente quale sia la natura del problema, e cosa ci sia da fare. Ma hanno due problemi. Il primo è quello di poter affrontare certi temi senza esser presi per matti. Il secondo, parzialmente sovrapposto, è quello di poter dire la verità senza perdere elettori. Hanno bisogno, i politici, di qualcuno che riesca a riportare nel dibattito le scelte vere, fondamentali, quelle che riguardano la nostra appartenenza a questa Europa, il nostro ruolo e la nostra autonomia decisionale. E hanno bisogno di qualcuno che fornisca loro le parole e gli argomenti per gestire le paure degli elettori, quelle paure che loro stessi in trent’anni di propaganda dissennata, ma non sempre dolosa, hanno contribuito a rafforzare, e che dopo essere state per loro strumento di potere, rischiano di diventare adesso strumento della loro caduta. (…)
Incidiamo nel dibattito
E questo lavoro, il lavoro di riportare nel dibattito politico i temi veri, il lavoro di aiutare i politici a capire i problemi e a gestire le loro paure, io e Claudio Borghi lo stiamo facendo, e direi anche con dei risultati, a giudicare dal moltiplicarsi degli attacchi cui siamo sottoposti». [Ibidem]
Metti una sera a
cena…
Che questo fosse l’approdo di Bagnai, chi scrive, l’aveva capito la sera del
6 dicembre 2012. Eravamo a cena col Nostro in quel di Perugia, dopo un incontro
molto partecipato che doveva avere l’euro al centro e che invece trasformò in
uno sconclusionato racconto autobiografico. Erano i giorni che precedettero il ritiro della fiducia dei beluscones al governo Monti. Bagnasconi ci informò di almeno due
incontri intimi avuti con Crosetto e altri del Pdl (non ci volle dire i nomi).
Il Nostro, visti i berlusconidi disposti a mettere in discussione
la moneta unica, buttò lì una battuta: «E’ giunto il momento di siglare un nuovo
Patto Ribbentrop-Molotov».
A scanso di equivoci: c’erano almeno sette testimoni. Del resto, in più di un'occasione, lo stesso Berlusconi aveva tuonato contro l'euro, sostenendo che l'uscita dell'Italia "non era una bestemmia".
Il Bagnasconi, dopo un transito
tra quelli che chiama “gli sfigati di sinistra” —è già! Che fummo proprio noi a
sdoganarlo, col Convegno
di Chianciano Terme dell’Ottobre 2011— stava appena allora facendo il salto
della quaglia, mettendo il suo smisurato ego al servizio dei settori forse più
putridi della classe dominante.
Doveva tuttavia accreditarsi, dissociarsi, pentirsi, redimersi dalla sue
intemperanze e posizioni anti-euriste e anti-sistemiche. Lo fece di lì a pochi
giorni, sottoscrivendo il Manifesto
di solidarietà europea —degno di nota che il primo atto pubblico del think tank (Roma 23 settembre) sia
proprio la presentazione di questo Manifesto.
Ricordate? Con sorprendente nonchalance il
Nostro passò dall’uscita
dell’Italia dall’euro a quella della Germania. Non stupisce quindi di che
razza fossero i
suoi infidi compagni di merende, e che egli rendesse pubblico quel Manifesto
con quattro mesi di ritardo, guarda caso solo dopo che noi denunciammo
l’imbroglio.
Vennero quindi le elezioni anticipate. Bagnasconi, traboccante di disprezzo rancoroso verso tutto ciò che
puzzava di sinistra, non ebbe il coraggio di confessare le sue intime simpatie
per il Berlusca. Si tolse d’impaccio
andando Oltralpe. Sintomatico però che fece fuoco e fiamme contro il Grillo e
il Movimento 5 Stelle. Non solo smentiva
categoricamente di essere il candidato premier di M5S, che francamente
sarebbe stato un punto d’onore ma ne
prese brutalmente le distanze. Pagava così pegno ai suoi nuovi committenti:
niente a che fare con un movimento d’opposizione che faceva
dell’antiberlusconismo una bandiera.
Non ci si venga a dire che la condanna senza appello di M5S era causata
dalla posizione di Grillo sul debito pubblico e la necessità di ripudiarlo. A
parte che su questo punto Bagnasconi afferma un sacco di cazzate, il Nostro non ha principi, solo sesquipedali ambizioni. E chi ha
ambizioni smisurate ha nel suo Dna il vendersi al miglior offerente. Chi lo
segue in buona fede, e non l’ha ancora capito, ci lascerà le penne.
Come ha già fatto notare
Fiorenzo Fraioli, se Bagnasconi considerasse la sua posizione per cui il debito
pubblico non fa problema non potrebbe fregiarsi di avere nel Comitato
scientifico del suo think tank un
pezzo da novanta come Paolo Savona (per la cronaca ex-ministro del governo
Ciampi nel 1993-94). Uno che del debito
pubblico fa, e come, la questione delle questioni, e che è autore del cosiddetto
Piano
shock per abbassare il debito di 400 miliardi tagliando la spesa pubblica,
privatizzando il privatizzabile e mettendo a garanzie ogni sorta di bene
pubblico. Il Paolo savona che è stato il vero suggeritore del “piano
taglia-debito” che Brunetta e il Pdl hanno sottoposto al governo Letta non
più tardi di un mese fa.
Se Bagnasconi avesse dei principi non avrebbe accettato che del Comitato scientifico facesse
parte un liberista del calibro di Giorgio La Malfa, il saltimbanco scilipotiano, già Ministro del governo
Berlusconi nel 2005-2006, eletto prima nelle liste di Forza Italia (2006) poi
in quelle del Pdl nel 2008.
Paolo Savona, Giorgio La Malfa, Claudio Borghi Aquilini: più che
scienziati tre biglietti d’ingresso nel sottobosco berlusconiano.
Nel Comitato scientifico anche l’economista Giuseppe Travaglini che non
più tardi del 7 giugno scorso sottolineava, proprio in faccia al Nostro,
che l’euro non è stato la causa del declino economico italiano, che questo
declino ha invece origini lontane (negli anni ’70) e strutturali, attiene al
crollo degli investimenti e al calo progressivo di produttività, con la
globalizzazione che ha accresciuto il gap rispetto agli altri paesi.
Nel Comitato troviamo infine Vladimiro Giacché, che non perora la fine
della moneta unica, ritenendo, da marxista ortodosso quale egli si considera,
che la crisi monetaria sia solo un epifenomeno, poiché è crisi classica di
sovrapproduzione, ovvero causata dalla caduta tendenziale del saggio di
profitto —non era questo, Professor Bagnai, il miserabile stigma dei
palteliminti o dei “marxisti
dell’Illinois”.
Cosa ci facciano Giacchè e Travaglini,due che certo non accetteranno mai
di vendersi al puttaniere di Arcore, nel Comitato scientifico di un think tank che si presenta come veicolo
delle torbide ambizioni politiche di Bagnai e Borghi, a noi francamente sfugge.
Non ci sfugge invece che un simile Comitato di scientifico avrà vita
breve. Esso scoppierà alla prima prova seria, che non è lontana visti i tempi
che viviamo e il tintinnio di sciabole al capezzale del governo Letta.
A/simmetrie è dunque
un nome davvero azzeccato per questa neonata associazione, un vero
autoritratto, nel senso che date le idee economiche e posizioni politiche, mai
asimmetria fu più spettacolare.
Qualcuno, a questo punto, potrebbe ricordarci quanto scritto nel poema epico indiano, il
Mahabharata, secondo cui «L’uomo
giusto si addolora nel biasimare gli errori altrui, il malvagio invece ne
gode».
Bella massima
morale. Ma qui la questione è duplice, politica anzitutto e poi scientifica e
per entrambi gli aspetti la regola a cui ci atteniamo è quella per cui occorre
dire la verità, che è sempre rivoluzionaria.
27 commenti:
...ci si addolora per le ragioni scientifiche e politiche,un po' di malinconia per quelle umane...
http://www.youtube.com/watch?v=Zx4Hjq6KwO0
francesco
ps.avesse ragione icke sui rettiliani-mutaforma?!
Da marxista non posso che essere d'accordo sulle linee di tendenza generali del capitale, in un ciclo come l'attuale, di sovraccumulazione;non concordo sul giudizio davvero impietoso su Bagnai.Non sono un suo fan,e i lunghi anni di militanza in quella che allora si definiva sinistra di classe,mi hanno insegnato a diffidare e a tenere lontano come la peste ogni ciarlatano che si presentava come il difensore più strenuo dell'"ortodossia marxista",per poi rinnegarne al primo alito di vento contrario i suoi fondamenti,che sono,si badi bene ,scientifici.Ne ho conosciuti tanti da farmi venire la nausea,ora inseriti in maniera "produttiva",nei gangli del potere,da non stupirmi più dei neofiti.Ma se allora si poteva parlare di crisi congiunturali,oggi che la crisi è interna al modo di produzione del capitale e ai limiti suoi propri,le voci anche soltanto parzialmente dissonanti dal coro di osanna propalati dagli apparati ideologici di stato,non li considererei così negativamente.Consideriamo che cosa era "l'opinione pubblica" di solo due anni fa;se si fosse votato per un'eventuale referendum per l'uscita dalla barbarie europea,avrebbe stravinto chi ne proponeva la permanenza!Non è proprio il caso di santificare Bagnai,ma è anche grazie a persone come lui,assieme ad altri,di altro spessore,certo,che hanno comunque inciso,in modo parziale,sulle coscienze di un popolo anestetizzato da anni di "buonismo"finto e da teorie fatte introiettare in dosi massicce,sulla necessità di aderire all'Ue,pena chissà quali sciagure in caso di ripulsa della stessa!Ho forti dubbi sulla generale presa di coscienza delle masse,la presa della triplice sindacale(gialla),è ancora ferrea sui lavoratori,e la sua base ancora troppo influenzata in modo nefasto dal partito di Epifani,per nutrire qualche speranza di risveglio nell'immediato.Le classi dominanti,bisogna riconoscerlo,hanno saputo giocare bene le proprie carte,lo stesso non è stato fatto da chi aveva il dovere di sparigliarle!Lo scenario futuro per le classi dominate sarà sempre più cupo se i lavoratori,gli sfruttati,non si scrolleranno di dosso i numerosi parassiti che li stanno divorando, e fra questi vi sono certamente i servitori fedeli nostrani di un'oligarchia feroce e predatrice!
Dopo avere preso una bastonata a fianco a Ingroia, Giacché ora vuole farsi ancora più male al fianco di AlbertoDolce&GabbanaBagnai. Sarà un fine intellettuale ma di politica non capisce una mazza. S.P.
Non c'è tanto da sorprendersi:
Liguori e Lerner non sono due ex-Lotta Continua? Bondi e Ferrara non sono due ex-comunisti? Nelll'estrema sinistra e tra i compagni c'è tanta brava gente...ma anche un mucchio di prostituti in vendita.
«non concordo sul giudizio davvero impietoso su Bagnai»
In molti soggiacciono ad una mistificazione, quella di pensare che l'economia sia una scienza "esatta", di tipo galileiano. Gli economisti sono i primi ad essere vittime di questa illusione. L'economia è scienza sociale, quindi sempre economia politica. Ogni teoria economica cela una visione del mondo, un'idea di società. Ne avevo parlato in questo articolo due anni fa DI CHE SCIENZA STIAMO PARLANDO?
Bagnai ha una sua teoria sociale e politica, e segue la teoria economica mainstream. Possiamo permetterci di definirla "borghese"?
Se poi lo chiamiamo Bagnasconi è perché "unendo i punti" (come ama dire lui) del suo pirotecnico percorso, siamo sicuri che alla fine andrà a parare dalle parti di Arcore.
Sono sufficienti questi due criteri (teorico e politico) per essere impietosi?
Il modo di produzione capitalistico analizzato da Marx è o non è il concreto realizzarsi di una struttura politico/sociale che ha le sue radici nel funzionamento OGGETTIVO di leggi economiche in cui la classe dominante detiene le leve di comando che sfuggono anche ad esse, in momenti di crisi da sovrapproduzione,avendo come principio unico ispiratore la produzione di plusvalore, trattandosi,appunto,di dinamiche avulse da ogni soggettiva interpretazione delle stesse?Il capitale,si sa non ama "lacci e lacciuoli",può solo essere ripudiato e reso inoffensivo dall'unica forza in grado di sconfiggerlo,i lavoratori organizzati.Nessuno pensa alla scientificità dell'analisi marxiana come ad un dogma,ma come uno strumento,l'unico in grado di dare risposte "realistiche"all'impasse teorico/pratico prodotto da lunghi anni di "pensiero debole".Senza modificare i rapporti di forza fra le classi non può esserci neppure una trasformazione dei rapporti sociali di produzione,questi sì,in grado davvero di cambiare e ribaltare il processo di sfruttamento dell'uomo sull'uomo.Nella concreta situazione data,è possibile forzare soggettivamente la brutale,per le classi dominate,decadenza del capitalismo avvitato su se stesso?Io penso sia possibile nel medio/lungo periodo,avendo ben chiaro che il lavorio ininterrotto degli organi di regime, avendo obnubilato in profondità le coscienze, le hanno rese quanto mai refrattarie e poco inclini a percorrere un percorso di lotte.Additare Bagnai come "complice" del pensiero economico "mainstream,mi sembra una forzatura,soprattutto se riferita all'attuale quadro catastrofico del pensiero critico in Italia.Ma ci si ricorda quanti eravamo solo poco tempo fa a mettere in guardia i lavoratori dagli effetti tragici delle politiche di "austerità"legate alla moneta unica?Bagnai non ha certo dato la spallata decisiva all'euro,ma ha certamente contribuito,se non altro,a metterlo in discussione!
Oddio!
Si fa un sacco di parlare di teoria marxista e ci si dimentica la sostanza, che la sua era una critica dell'economia borghese.
«L’economia politica, in quanto borghese, cioè in quanto concepisce l’ordinamento capitalistico, invece che come grado di svolgimento storicamente transitorio, addirittura all’inverso, come forma assoluta e definitiva della produzione sociale, può rimanere scienza soltanto finché la lotta delle classi rimane latente o si manifesta soltanto in fenomeni isolati».
Il Capitale, Poscritto alla seconda edizione, 24 gennaio 1873
«Se e in quanto tale critica rappresenta una classe, può rappresentare solo la classe la cui funzione storica è il rovesciamento del modo capitalistico di produzione, e, a conclusione, l’abolizione delle classi: cioè il proletariato».
Ibidem
Che numerosi economisti borghesi abbiano denunciato la follia dell'euro non toglie che sono ideologicamente borghesi e che la loro critica alla moneta unica è quindi parziale, perché tecnicistica, e non svela il disegno sociale antioperaio e antipopolare che sottostava al progetto.
Bagnai ha contribuito alla battaglia contro l'Euro? Sì, l'ha fatto e gli diciamo grazie. ma resta un'economista del campo borghese.
Vorremmo tuttavia ricordare che gli abbiamo portato l'attacco solo quando ha fatto il voltafaccia col manifesto di solidarietà europea (non era più l'Italia che doveva riconquistare sovranità monetaria) e ha iniziato l'avvicinamento politico ai berluscones, che non sono meglio dei piddini.
Chiaro adesso?
Onestamente, anche questo post, come um pò tutti gli altri che ho visionato, sull'argomento Bagnai, mi sembrano più impregnati di un peloso livore, piuttosto che da argomentazioni valide.
Usare teoremi comme la ripulsa di Bagnai del M5S perchè antiberlusconiano è ingenuo, parziale e scorretto.
Se vogliamo il M5S è stato molto più duro nei confronti di certa sinistra che del PDL, inoltre Bagnai ha evidentemente "prestato" (senza averlo mai smentito) qualche trafiletto al blog di Grillo. Infine, se aveste letto meglio la genesi del Manifesto, avreste capito che nelle intenzioni del pescarese c'era tutto meno che di propugnare un uscita della Germania (che non lo farebbe mai). Lo avrete eppure compreso quando si riferisce alla funzionalità del messaggio "purchè se ne parli". Forse è meglio correre il rischio di essere fraintesi politicamente facendo veicolare qualche verità scomoda, piuttosto che rimanere isolati su posizioni politicamente elitarie e forse ai più, ancora più incomprensibili della legge di Frenkel
Mi ero dimenticato di ricordare che Bagnai non perde comunque l'occasione per rammaricarsi di quanto poco supporto abbia avuto dalla sua amata sinistra.
Prima di passare al "Foglio" (motivandone le cause, quasi per giustificarsi incosciamente con la sua vocazione dii sinistra)Bagnai ha scritto quasi esclusivamente per riviste di sinistra, ricevendone in alcuni casi trattamenti indegni.
Infine, vi è sfuggito che alcune volte ha pure ribadito, riferendosi al M5S, "che se gli ortotteri facessero quello che devono fare"...riconoscendo per inciso che se i pentastellati andassero giù duri con l'uscita dall'Euro, non ci servirebbe quasi neanche più "l'aiutino dall'esterno".
A me tutto ciò appare come un sincero tentativo di fare breccia nel PUDE utilizzando tutte le armi a disposizione, ad esclusione evidentemente (e comunque me ne rammarico)di coloro che ci vanno in conflitto, anche se trattasi di persone encomiabili come Pasquinelli, Fraioli e lo stesso Barnard.
Buon ferragosto a tutti.
C'eravamo tanto amati.
Non riesco a capire tanto accanimento nel contrastare il Bagnai-pensiero. Lo trovate così pericoloso? E' solo un preparato economista, digiuno di politica e forse anche un po’ narcisista. Frequento il suo sito e secondo me è onesto. Comunque non ci perderei il sonno. Questo duello all’ultimo sangue Bagnai-Pasquinelli scivola nel personalismo. Ognuno ha il suo target e Bagnai riesce a raccogliere consensi tra persone che non capirebbero un acca di quanto scrive il marxista Pasquinelli. Un altro pezzo del fronte se ne va. Già è andato D’Andrea, troppo piccolo borghese, reo di voler coinvolgere anche il ceto medio. Invece che allargare al massimo la base di consenso riduciamola sempre più, rimarremo in pochi, pochissimi, ma con la linea politica perfetta. Forse qualche scoreggia la riusciamo a fare.
Peraltro non sapevo che Bagnai avesse parlato del patto molotov-ribbentrop, (anche se trovo più appropriato il patto Mao Tse-tung-Chiang Kai-shek). Nelle lotte di liberazione coloniale (come la nostra) bisogna unire tutte le forze nazionali contro l'aggressore. Solo dopo la liberazione bisogna puntare i cannoni contro il nemico di classe. Pensate cosa sarebbe stato se Grillo e Berlusconi si fossero alleati. Non staremmo ancora a parlare di euro ma di chi deve pagare la ricostruzione nazionale. Saremmo cioè parecchio avanti. Invece siamo contenti che venga eliminato l’ultimo baluardo della borghesia italiana.
Se non uniamo tutte le forze, ma proprio tutte le forze non vedo altra possibilità che votare Forza Italia.
«Se non uniamo tutte le forze, ma proprio tutte le forze non vedo altra possibilità che votare Forza Italia».
UNA FRASE CHE LA DICE LUNGA SU DOVE PORTI IL "BAGNAI-PENSIERO", e che quindi svela le ragioni politiche del dissenso tra noi e Bagnai.
Poi noi abbiamo cercato di mostrare che l'approdo politico berlusconiano può essere compreso alla luce della teoria economica del Bagnai stesso (al di la dell'attacco all'euro).
[Si può essere contro l'euro come liberisti, come comunisti, come democratici e come fascisti... anche come pentecostali. Non basta un no per fare un fronte: occorrono dei si, ovvero una piattaforma di misure drastiche per il governo del paese].
Il primo ad aver minato alle fondamenta l'idea di un fronte ampio è stato proprio Bagnasconi, che ha gettato merda a destra e a manca, anzi, solo a manca, e su M5S.
Si poteva e si doveva costruire un polo anti-eurista, indipendente dai due poli sistemici. Un polo che avrebbe poi dovuto fare blocco, da posizioni di forza, con M5S.
Bagnai poteva avere un ruolo e restare tale, ma ha scelto lui, nell'autunno-inverno 2012, di diventare BAGNASCONI e l'alleanza ha preferito farla com un pezzo dei dominanti.
Mettiamola così: ha gettato la maschera.
Secondo me il succo è tutto qua...
"Io vi sto parlando di mettere insieme persone che a certi palati raffinati potranno anche sembrare sbagliate (qualcuno me lo ha anche detto, ed è restato fuori), e che magari sbagliate lo saranno anche, ma solo dopo, dopo che insieme avremo fatto la cosa giusta: avremo liberato il nostro paese, dando la possibilità di riattivare una normale dialettica democratica".
E' del tutto evidente che Bagnai sta cercando solo personaggi che possano aiutarlo a veicolare il messaggio anti-pude (e non credo che Barra Caracciolo sia un alleato negativo, a prescindere dal loro credo politico.
Ritengo che i termini pesanti da lui usati nei confronti delle encomiabili persone citate dal sottoscritto nel post precedente, derivi essenzialmente dalla ferma convinzione di ritenere poco produttive le posizioni estreme.
Non saprei dire se questa valutazione è giusta o meno, però occorre anche ricordare che se partiamo dall'assioma che destra e sinistra tradizionali sono unitariamente complici del progetto eurista, quest'ultimo è certamente più distruttivo per il popolo dei salariati. E questo non contribuirà mai a cancellare definitivamente con un colpo di spugna le responsabilità dell'ex partito dei lavoratori.
Insomma duri e puri non paga. La storia della sinistra è storia di settarismi. L’attacco in atto al nostro paese è un attacco generale , contro tutte le classi sociali nazionali e solo con il contributo di tutti possiamo liberarci dalla schiavitù che ci aspetta. Il pd è più adatto ad esprimere i futuri governatori perché non hanno interessi economici diretti da difendere come la destra berlusconiana, sono solo dei corrotti burocrati. Non si rintraccia nella storia una sollevazione operata da una sola classe. Solo facendo fronte comune abbiamo qualche speranza di riuscire ad evitare un destino da semicolonia anglo-tedesca. E’ nell’infuriare della battaglia e durante la tempesta che bisogna essere rigorosi nel tracciare la rotta. In quei frangenti chi ha le idee chiare può sperare di trascinare le masse dalla propria parte, insistere ora sulla nettezza della linea politica è da massimalisti. A dopo le finezze intellettuali ora è il momento della battaglia.
"Duri e puri"?
Ma allora lei è davvero sordo!?
Noi siamo per il più ampio fronte popolare su una piattaforma che contempli l'uscita dall'euro e la riconquista della sovranità nazionale come due punti decisivi, ma concatenati ad altri, tra cui la difesa degli interessi della masse popolari.
Per farla corta: un blocco sulla base di un programma di fase keynesiano.
Bagnasconi ha una rotta?
Sì, ce l'ha, ed è quella che abbiamo disvelato e che ora lui conferma: alleanza con i settori reazionari e populisti del PUDE (pezzi di Pdl e Lega).
Ed è proprio sull'altare di questo meschino sodalizio che da mesi non dice più "torniamo alla lira"; non parla più di rompere l'Unione europea.
Le risulta che i compagni di merende di Bagnasconi (Berlusconi, Brunetta i leghisti, Paolo Savona o Borghi) siano keynesiani?
Sono invece dei liberisti, anche se antitedeschi.
Chi è senza peccato scagli la prima pietra.
Il M5S mi risulta abbastanza ambiguo quanto "Bagnasconi", penso servi a poco usarlo come strumento per criticare Bagnai. Tra l'altro, perchè Grillo non dichiara apertamente di volere la sovranità monetaria ma tentenna?
Ha fatto alquanto adirare molti, compreso i vostri amici di ARS.
Redazione SollevAzione risponde: 14 agosto 2013 17:05
«... In molti soggiacciono ad una mistificazione, quella di pensare che l'economia sia una scienza "esatta", di tipo galileiano. Gli
economisti sono i primi ad essere vittime di questa illusione.»
Piano con quel machete.
Definire una scienza come "esatta" non basta. Ad es. la meccanica newtoniana penso verrà considerata come "scienza esatta". Tuttavia nel
caso della precessione del perielio del pianeta Mercurio, risulta fallace (le previsioni fatte usando questa teoria non concordano con le
osservazioni). Per poter predire correttamente la traiettoria del pianeta serve la teoria della relatività (perché nell'orbita di Mercurio non sono trascurabili gli effetti relativistici).
Quindi più che di scienza conviene parlare di teorie scientifiche. Come riconoscerle?
Come sopra. La t. newtoniana è "sostanzialmente" corretta (permette previsioni confermate dai dati sperimentali seppure con qualche eccezione), la t. della relatività (permette previsioni più accurate di fenomeni per i quali la t. newtoniana è inappropriata).
L'economia non fa eccezione. Quando si sente dire qualcosa del tipo :"Solo continuando a infliggere (nde ad attuare) l'austerità espansiva, si potrà ottenere crescita", si fa evidentemente riferimento ad una teoria economica che è smentita dalle osservazioni.
Ci sono teorie economiche che prevedono strumenti operativi anticiclici che hanno generalmente dato buona prova di sé ottenendo conferma dalle osservazioni.
Ricapitolando : nel primo caso gli effetti previsti dalla teoria non sono confermati dalle osservazioni, nel secondo caso, invece, sì.
Quindi ci sono teorie economiche che non si differenziano in niente dalla scienza esatta. Certo più della t. newtonia nel caso dell'orbita del pianeta Mercurio.
D'accordo nella sostanza con la precisazione qui sopra in merito al concetto di teoria scientifica.
La quantistica a sua volta portato più avanti la fisica rispetto alla relatività. Vedi il principio di "indeterminazione".
A nostra volta riprecisiamo che ogni teoria economica, in quanto teoria della società, è anche teoria sociale, mai neutrale o "esatta", sempre invece figlia del tempo, riflesso di determinate condizioni storiche, funzionale agli interessi di una classe sociale.
Per stare al post. Il fatto che Bagnai, utilizzando parametri teorici noti, abbia detto cose sacrosante sull'euro non toglie che egli è sostanzialmente un seguace della teoria marginalista dei neo-classici, uno che non solo è distante anni luce da una visione anticapitalista, ma che non ha nemmeno il coraggio di dirsi apertamente keynesiano.
ANCORA SUL CONCETTO DI SCIENZA:
«Da tempo è defunta, tanto più nel campo della scienze sociali, l’idea che possa esistere una scienza neutrale, obiettiva, che cioè restituisca come risultato la realtà e i fatti sociali “così come essi sono”. Siamo dunque al noumeno kantiano sull’inconoscibilità della cosa in sé? Per niente. I fenomeni sociali sono invece intelligibili, a condizioni di utilizzare, questo è quello che pensava Marx, e noi siamo con lui, l’unica logica che possa effettivamente afferrarli nel loro incessante divenire, ovvero quella dialettica. Siamo piuttosto al rifiuto che la conoscenza sia un mero rispecchiamento della realtà (errore in cui anche Lenin era incappato), che se fosse così la teoria sociale giusta sarebbe quella che meglio rispecchia, senza interferenze soggettive, il reale storico. Pretesa aleatoria, visto che ogni indagine, prima ancora che un’inferenza, è un’interferenza, un vivisezionare i fatti, uno strappargli tutti i veli fenomenici. A differenza della realtà fisica quella sociale è segnata dal conflitto tra classi, per cui ogni classe è portatrice di una concezione del mondo, tende a rappresentare la società a partire dal proprio angolo visuale. Ogni atto conoscitivo è insomma un incontro dialettico in cui il soggetto conoscente svolge un ruolo attivo e non meramente passivo.
L’economia non sfugge a questa regola aurea. Volendo stare a Kant, per il quale gli oggetti dell’esperienza conoscitiva rinviano a strutture sintetiche a priori, universali e necessarie, potremmo affermare che gli enunciati degli economisti, per quanto questi ultimi vestano i panni sacerdotali dello scientismo, presuppongono sempre l’assunzione di modelli e protocolli a priori, la cui fondatezza scientifica non dipende solo dal loro rigore logico formale, ma dalla efficacia con cui spiegano le cause dei fenomeni sociali, le loro leggi interne, la loro destinazione. Gli economisti, com’è ovvio, non negano che essi posseggano dei modelli, negano che questi loro modelli abbiamo un segno di classe, spacciano i loro enunciati come imparziali, obiettivi. Questa pretesa è falsa: ogni atto conoscitivo è figlio del tempo, dell’ambiente sociale e delle idee in esso dominanti, esso è anche un atto partigiano. Un’equazione matematica o un’inferenza logica possono sì non avere un segno di classe, ma i modelli e i paradigmi che esse sottendono no.
».
IN DIFESA DELLA TEORIA DEL VALORE
Un cafone pallone (econometrico/economista?) gonfiato, che ha saputo ben sfruttare il suo quarto d'ora di notorietà.
Non condivido le vostre critiche. Forse rileggere queste parole potra' servire a capire quali siano le intenzioni di Bagnai.
Io dico sempre che quando si tornerà a poter votare per un partito diverso dal PUDE, certamente io e Claudio Borghi rischiamo di votare per partiti diversi. Ma questa esperienza, questo pezzo di cammino comune, ci sarà servito almeno a capire quello che non capisce chi ragiona per appartenenza, cioè che la lealtà e la buona fede possono esistere anche nello schieramento avverso.
Come mai invece di curarsi di chi ha sottratto democrazia e benessere all'Italia e all'Europa, la priorità del signor Pasquinelli pare essere la diffamazione di Bagnai?
Forse perché non sa come giustificare il suo tradimento e quello di tutta la nazi-sinistra nei confronti della classe che dovrebbero rappresentare?
Forse perché parlare di Bagnai gli consente di ritardare ancora la discussione dei problemi veri, la denuncia dei colpevoli e delle vostre complicità che ci hanno portato in questo stato di disperazione?
Pasquinelli fa con Bagnai la stessa cosa che il PD fa con Berlusconi: invece di fare la propria politica, attira l'attenzione sulle malefatte di altri per nascondere le proprie. E i risultati si vedono.
Se vuole superare 22 miseri commenti (compreso il mio che ne regalerà qualcuno in più al suo post) cominci a parlare delle cause che ci hanno portato in questa situazione.
Chiara
Se vuole superare 22 miseri commenti (compreso il mio che ne regalerà qualcuno in più al suo post) cominci a parlare delle cause che ci hanno portato in questa situazione.
Chiara (Bagnai?)
Che sterile polemica!
Se la sinistra avesse fatto il suo dovere di sinistra, Bagnai non l'avremmo mai sentito neppure nominare.
Per onestà aggiungo che sono un lettore di Bagnai, ma anche se io mi sbagliassi sulla sua onestà intellettuale, resta il fatto che tutta la sua opera non avrebbe avuto motivo di nascere se qualcuno prima di lui avesse difeso la democrazia e i diritti della classe lavoratrice.
Il dato di fatto incontestabile è che Bagnai è stato il secondo (dopo Barnard che non stimo particolarmente, ma a cui non voglio togliere alcun merito) a portare l'attenzione dei media sulle questione della perdita di democrazia e diritti attuata sotto la facciata dell'Europa e tramite il suo principale strumento: l'euro.
Dove vi siete nascosti in tutti questi anni? Dove stava il signor Pasquinelli? Sotto la gonna delle élites?
L'unico motivo per cui odiate Bagnai è che vi ha smascherato.
Dove vi siete nascosti in tutti questi anni? Dove stava il signor Pasquinelli? Sotto la gonna delle élites?
L'unico motivo per cui odiate Bagnai è che vi ha smascherato.
Mentre il signor Pasquinelli ha sempre avuto chiare idee nei confronti del dominio globale capitalista/imperialista e relativa oppressione delle classi lavoratrici, pagando anche di persona, uno snob elitista (o bisogna scambiare alcune sillabe?) - a/simmetrie ed il famoso "Manifesto" parlano chiaro - ha cercato qualsiasi gonna, a cominciare dai berlusconidi, gli potesse assicurare una del tutto immeritata "notorietà", vista la caratura men che mediocre del personaggio: vedasi ranking internazionale, alla faccia della inopportuna ironia di post quali "Quelli che ce l'hanno lungo (il curriculum), prodotti solo dopo che il Nostro era stato sputtanato dagli stessi siti di ranking (Ideas) fino ad un momento prima osannati. Se si cercano economisti seri e di sinistra non c'è che l'imbarazzo della scelta, a cominciare da Brancaccio.
Anonimo delle 15.31
Indicami dove Pasquinelli ha parlato espressamente di dittatura europea, dove ha denunciato il divorzio Tesoro-Bankitalia, fammi vedere quando è sceso in campo per la prima volta con lo scopo di denunciare e divulgare l'inganno antidemocratico della sinistra.
Ho diversi decenni di militanza politica alle spalle.
L'organizzazione di cui facevo parte al tempo, già in occasione delle prime elezioni europee del 1979 chiamò all'astensione, denunciando l'Unione come protesi della NATO e il Parlamento di Strasburgo fantoccio. Era questa la posizione di tanta sinistra europea antagonista. Bagnai non so dove stava al tempo.
Essendo sempre stato contro l'Unione europea può immaginare che posizione adottai davanti al Trattato di Maastricht nel 1992.
Provi quindi ad immaginare cosa pensai dello SMe e della moneta unica.
Guardi che non mi sto appiccicando medaglie: eravamo in tanti, allora, a sinistra, seppure silenziati
QUllo che non perdoniamo al prof Bagnai è che da mesi sta conducendo una campagna per far credere che la sinistra (ovvero tutta la sinistra) ha voluto l'euro ed è responsabile. Ciò è moralmente scorretto e politicamente falso!
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