SCIOPERO GENERALE AD OLTRANZA dell'agricoltura!! sai che panico i borghesi quando nei loro supermercati di città non trovano i pomodorini cherry per un intera settimana? AAAAAAHRRRRGGGGHHHH!!!
Fuochino! Il mito del mercato va superato, non cancellato con un colpo di spugna. Sarebbe come passare dall'automobile al disco volante, così, per "decisione politica" o per colpo di bacchetta magica. Non ha funzionato, evidentemente perchè non poteva funzionare. Questo è un tempo di transizione, ed è alla transizione che occorre dare gambe per camminare. Parliamo però di un processo assai complesso e articolato, afflitto da un problema gigantesco: ad una bussola che appena s'intravede corrisponde un motore, ancora potente ma acciaccato, che è fatto per andare nella direzione opposta a quella indicata dalla bussola. Questo motore andrebbe comunque revisionato, se no si ferma catastroficamente, ma va anche, insieme, ristrutturato per eliminare la sua intrinseca rigidità di marcia. Va perfezionato e ricondotto al suo ruolo naturale, quello di un componente flessibile della nave, importante quanto le altre parti, non di più, non di meno.
Fuor di metafora, si fa per dire, occorre riprogettare il carburante stesso del mercato, la moneta, partendo dal doppio assunto che è cosa nostra e che ci occorre per proseguire il viaggio.
L'euro al presente è la nostra moneta, nostra per diritto naturale, nonostante le evidenti contraddizioni intrinseche alla sua definizione. Tra uscirne noi o buttar fuori i progettisti più o meno criminali della nostra moneta, io sceglierei la seconda strada. Un percorso che ovviamente non si può fare da soli, ma a maggioranza relativa sì, lo si può fare in tempo utile. Starà alla minoranza a quel punto la responsabilità d'interrompere o meno questo percorso virtuoso.
Un percorso la cui necessarietà sta proprio nell'esigenza di ristrutturare il debito (chiaro sintomo di fallimento progettuale), nell'esigenza di rinnegarne i pilastri fondativi (globalizzazione selvaggia), nell'esigenza ultima di difendere il proprio ambito vitale.
Difficile trovare un momento storico che come questo evidenzi così chiaramente i soggetti reazionari, con nome, cognome, indirizzo, e al tempo stesso la loro debolezza strutturale.
D'altra parte, sul versante dei vessati, la misura è colma, come ai tempi della rivoluzione francese.
Tutto va magicamente al proprio posto, come un attimo prima della battaglia finale. Se proprio si vuole un ruolo da intellettuali che indichino la luce all'orizzonte, occorre gettare ponti tra le singole realtà e la realtà sistemica, confrontandosi tra l'altro coi falsi generali dell'MMT, non meno che coi "veri" generali dell'ancien regime.
4 commenti:
SCIOPERO GENERALE AD OLTRANZA dell'agricoltura!!
sai che panico i borghesi quando nei loro supermercati di città non trovano i pomodorini cherry per un intera settimana? AAAAAAHRRRRGGGGHHHH!!!
Sono daccordo, però dobbiamo bloccare anche i porti e le autostrade, dato che moltissimi alimentari ormai vengono dall'estero
Bravo Moreno per la (auto)critica al meccanismo di Marx: chi riesce a criticare i propri Maestri è sempre il migliore degli allievi
Fuochino! Il mito del mercato va superato, non cancellato con un colpo di spugna. Sarebbe come passare dall'automobile al disco volante, così, per "decisione politica" o per colpo di bacchetta magica. Non ha funzionato, evidentemente perchè non poteva funzionare. Questo è un tempo di transizione, ed è alla transizione che occorre dare gambe per camminare. Parliamo però di un processo assai complesso e articolato, afflitto da un problema gigantesco: ad una bussola che appena s'intravede corrisponde un motore, ancora potente ma acciaccato, che è fatto per andare nella direzione opposta a quella indicata dalla bussola. Questo motore andrebbe comunque revisionato, se no si ferma catastroficamente, ma va anche, insieme, ristrutturato per eliminare la sua intrinseca rigidità di marcia. Va perfezionato e ricondotto al suo ruolo naturale, quello di un componente flessibile della nave, importante quanto le altre parti, non di più, non di meno.
Fuor di metafora, si fa per dire, occorre riprogettare il carburante stesso del mercato, la moneta, partendo dal doppio assunto che è cosa nostra e che ci occorre per proseguire il viaggio.
L'euro al presente è la nostra moneta, nostra per diritto naturale, nonostante le evidenti contraddizioni intrinseche alla sua definizione. Tra uscirne noi o buttar fuori i progettisti più o meno criminali della nostra moneta, io sceglierei la seconda strada. Un percorso che ovviamente non si può fare da soli, ma a maggioranza relativa sì, lo si può fare in tempo utile. Starà alla minoranza a quel punto la responsabilità d'interrompere o meno questo percorso virtuoso.
Un percorso la cui necessarietà sta proprio nell'esigenza di ristrutturare il debito (chiaro sintomo di fallimento progettuale), nell'esigenza di rinnegarne i pilastri fondativi (globalizzazione selvaggia), nell'esigenza ultima di difendere il proprio ambito vitale.
Difficile trovare un momento storico che come questo evidenzi così chiaramente i soggetti reazionari, con nome, cognome, indirizzo, e al tempo stesso la loro debolezza strutturale.
D'altra parte, sul versante dei vessati, la misura è colma, come ai tempi della rivoluzione francese.
Tutto va magicamente al proprio posto, come un attimo prima della battaglia finale. Se proprio si vuole un ruolo da intellettuali che indichino la luce all'orizzonte, occorre gettare ponti tra le singole realtà e la realtà sistemica, confrontandosi tra l'altro coi falsi generali dell'MMT, non meno che coi "veri" generali dell'ancien regime.
Albertyo Conti
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