«L'Italia, senza la Sicilia, non lascia alcuna immagine nell'anima: qui comincia tutto» J. W. Goethe |
di Moreno Pasquinelli
La sollevazione popolare in Sicilia Monti non se l’aspettava. Non se l’aspettavano le forze politiche che lo sostengono. Non se l’aspettava la sinistra dei piagnoni. Non se l’aspettavano gli intellettuali da salotto al-di-la-della-destra-e-della-sinistra.
Chi ci segue ci darà atto che noi, vox clamantis in deserto, ci attendevamo invece la rivolta sociale, e su di essa avevamo scommesso nel momento in cui, abbandonati da diversi amici, abbiamo deciso di raggrupparci nel Movimento Popolare di Liberazione.
Com’è che noi avevano intuito che il coperchio stava per saltare in aria e altri no? Per due ragioni complementari. La prima è che andavamo facendo analisi giuste della situazione economica e sociale (ovvero, né economiciste né politiciste), la seconda, non meno importante, è che eravamo più sensibili di altri al grido strozzato che saliva dalle pieghe del corpo sociale. Per fare analisi giuste occorre sopportare la fatica dello studio e avere un metodo d’indagine corretto. Una certa sensibilità la si possiede solo se si è rivoluzionari dentro, nel corpo e nella carne.
Non ci aspettavamo certo una rivolta dai contenuti immediatamente anticapitalisti, né tantomeno guidata dai rivoluzionari bell’e fatti. Diceva Gesù che l’albero si riconosce sempre dai frutti che da. Pretendere che dopo la catastrofica sconfitta storica subita dal movimento comunista, dopo tutte le nefandezze compiute dalla sinistra italiana, dopo quaranta anni (quasi due generazioni!) di devastazione culturale liberista, p-democratica e berlusconiana; pretendere, dopo questo sterminio di memoria e di coscienze, che la rivolta avrebbe issato le tradizionali bandiere, o che avrebbe portato a galla nuovi Lenin o Che Guevara, era la più imperdonabile delle illusioni. Questo spiega come mai, davanti ai Forconi, gli illusi sono disillusi e, come sentendosi traditi, si vendicano, coprendoli di improperi.
Ne sono state dette e se ne dicono di tutti i colori in questi giorni. Siamo davanti ad un fenomeno singolare, ad un vero e proprio fronte anti-popolare, ad un’alleanza asimmetrica che va da destra a sinistra, dalla grande stampa liberale ai gruppuscoli marxisti, dalla Confindustria e settori della classe operaia. “Mafiosi, populisti, corporativi, fascisti, vandeani, briganti, separatisti”. Chi più ne ha più ne metta. Si è giunti, pensate, alla scemenza di equiparare la protesta in corso a quella dei camionisti che spianarono la strada al golpe pinochettista che uccise a morte Allende e il movimento operaio cileno.
Che certa sinistra che si considera “di classe”, con la scusa di “battere le destre” sia finita a sostenere la borghesia illuminata (Pisapia o De Magistris) e abbia cincischiato col Pd, è stata brutta cosa, ma aveva un suo perché. Non può passare che essa sia sprofondata in un regime di more uxorio addirittura coi golpisti che hanno portato al potere Monti, arruolata nel coro di voci bianche che starnazzano contro la rivolta popolare. Gli pseudo puristi marxisti sorpresi mezzi nudi a pomiciare, in un’ammucchiata, col peggio della classe dominante, col suo strato di strozzini in doppio petto, coi suoi sicari mediatici. Uno spettacolo ripugnante.
Detta fra di noi: ce l’aspettavamo. Decenni antifascismo perbenista, anni di purulenta campagna sul rosso-brunismo, tante sbornie di anti-berlusconismo politicamente corretto hanno lasciato il segno. Ma questa volta il segno è stato passato, è stato attraversato il limes oltre il quale la condanna politica diventa abominio morale. Da tempo mettevamo in guardia tanti compagni dall’uso di categorie politiche consunte, che un certo astrattismo teorico li avrebbe condotti dritti tra le fauci del liberalismo. Et voilà! Diciamo come stanno le cose: se vale politicamente il principio della proprietà transitiva, condannare i Forconi equivale a sostenere il governo Monti, le classi che rappresenta, significa avallare la cura da cavallo che sta imponendo alle masse. Cura contro la quale, lo capiscono anche i sassi, si sta ribellando la Sicilia. Significa infine spianare la strada alla repressione militare del conflitto.
Non spetta però a noi intonare il miserere per la sinistra italiana. Se ne faranno carico i fatti. Avevamo già detto dei segnali preoccupanti che erano venuti da questo lato dopo i fatti del 15 ottobre, le esecrazioni di vario tipo per lo scoppio di rabbia giovanile. Pochi ebbero mente lucida. Anche allora molti furono colti di sorpresa. Il ceffone giunto con la sollevazione siciliana, è di una magnitudo ben più grossa: alcuni hanno letteralmente sbarellato.
Lenin tante volte ricordava che la rivoluzione è come un fiume in piena, la cui forza d’urto è proporzionale al numero di torrenti e rivoli che in esso confluiscono. Ogni grande sommovimento popolare segue questa falsariga, tra cui la rivoluzione russa, che vinse proprio perché non fu solo operaia, ma in quanto riuscì a mobilitare centinaia di migliaia di giovani soldati, milioni di contadini dei quali, pensate un po’, i bolscevichi presero la testa perché promisero loro di diventare dei “piccolo borghesi”, perché diedero loro la terra.
Adesso, davanti all’enormità della rivolta siciliana, davanti al fatto che alla sua testa si sono posti strati “piccolo borghesi”, certo con le loro pulsioni corporative, con la loro primitiva coscienza politica, con le loro illusioni ideologiche, c’è chi li condanna come “reazionari”.
Non conta per questi pubblici ministeri, come abbiamo visto, che essi emettano la stessa sentenza della Confindustria e dei liberalizzatori, non conta come sia fatto il tessuto sociale siciliano (ma lo conoscono?), non conta che decenni di liberismo abbiano precarizzato tutto il corpo sociale, non conta che la crisi economica abbia gettato sul lastrico oltre a molti (non tutti) proletari anche gran parte del ceto medio, non conta che ampi strati di piccola borghesia siano alla fame. Non conta che questa parte di popolo soffra, non conta che sia sceso in strada chiedendo giustizia sociale, non conta che punti la sua rabbia contro i potenti. Non fa testo che questa rivolta sia salutare perché aiuta a spazzare via questa appiccicosa pace sociale. Non fa testo che la rivolta, per quanti limiti abbia, possa innescare un meccanismo virtuoso di attivizzazione delle masse e quindi di maturazione della coscienza. Non conta per questi pubblici ministeri che il popolo lavoratore solo nel fuoco della lotta acquista coscienza della sua formidabile forza sociale. No fa testo che la sollevazione siciliana faccia da sponda alla primavera araba.
Cosa conta allora per questi inquisitori? Cosa conta per dare in fretta e furia l’ostracismo ad un intero popolo? Niente conta nel regno dei morti.
In questo regno di fantasmi contano le ombre, i sospetti, regna il maligno.
Per quanto ci riguarda non commetteremo l’errore che certa sinistra fece davanti alla rivolta di Reggio Calabria del 1970, quando una ribellione di massa, su istigazione di un PCI ormai smarrito, lasciò in pasto ai “Boia chi molla”, e finì per spalleggiare l’intervento dell’esercito e lo stato d’assedio. Di che stupirsi se lo sfarinato tessuto sociale siciliano mette in moto spinte di vario segno? Di che meravigliarsi se la piena porta alla luce anche il marcio del paesaggio che devasta? Un albero si riconosce certo dai suoi frutti, ma i frutti hanno bisogno di tempo per maturare. Chi spruzza pesticida sulla pianta non si lamenti se poi dovrà ingoiare domani i frutti velenosi di una mobilitazione reazionaria.
Non commetteremo l’errore della sinistra risorgimentale, che dopo aver tradito le aspettative rivoluzionarie dei siciliani e massacrato i contadini di Bronte, dopo aver venduto l’Italia alla monarchia sabauda, in ossequio al progressismo borghese, condannò la resistenza armata contadina del Sud come brigantaggio sanfedista, giustificando il massacro di decine di migliaia di innocenti.
Il popolo ha una memoria di elefante. Noi pure.
16 commenti:
Non condivido nulla, mi sa che devo smettere di seguire questo blog.
Né con Monti né con i camionisti/pescatori/tassisti/altre categorie parassite ed inquinanti
noi invece condividiamo tutto...ottimo pasquinelli!!
DIVISIONE PROLETARIA
condivido appieno! www.piergiorgioblog.blogspot.com
http://www.facebook.com/#!/pages/Colidedico-comunitarismo-libertario-democratico-dialogico-greco/171181692906100
Posso sapere a cosa si riferisce Moreno Pasquinelli con "antifascismo perbenista"?
grazie moreno.
Forconi-Frontedelporto-Catania/Messina
www.terraeliberazione.wordpress.com
La cosa più bella che ho visto in TV da anni è stato il puntare il forcone al culo della Lanzillotta (a l'infedele).
Restano però le domande ingenue: perchè non lo puntano al culo dei mafiosi in piazza? Perchè votano i peggio mafiosi della casta? Se le ragioni della protesta sono semplici, anche i fatti devono essere altrettanto semplici. Invece no, continuano a dire che la mafia non c'entra nulla con loro, senza voler capire l'inverso della relazione.
Se son rose fioriranno ...
Condivido tutto l'Articolo di Moreno, ma il titolo ancora di più, Compagni, dite con chi state e vedremo chi siete!
www.comunismoecomunita.org
Un problema sul quale rifletto da tempo è l'ossessione di molti per la purezza. A destra questa si manifesta come "purezza del sangue", a sinistra come "purezza ideologica". Le contaminazioni possono, invece, essere feconde. Addirittura, ci sono quelli che hanno problemi ad accogliere nel movimento insorgente pezzi di classe piccolo borghese impoverita.
Io credo, invece, che poiché il primo obbiettivo di una battaglia politica è vincere, o almeno non perdere, ci si debba alleare anche con coloro che potrebbero essere, dopo, i nostri nuovi avversari. Io, per esempio, non sono comunista, ma sostengo la necessità assoluta di creare un vasto fronte di lotta ed opposizione che comprenda anche i comunisti. Ma voglio esagerare, e quindi vi scandalizzerò: secondo me, in questo fronte, dovrebbero esserci anche i fascisti! Quelli veri ovviamente, non i pupazzetti dei servizi segreti. Cosa volete che conti il fatto che uno abbia in mente l'una o l'altra forma di Stato, quando il vero problema, oggi, è combattere contro un'aggressione reazionaria che vuole eradicare l'idea stessa di Stato?
selvaggio:epiteto affibiato a quanti non rientrano in regole ben determinate,che sono diventate senso comune, e dal quale se si devia, fa gridare al dalli all'untore, perchè il contagio puo generare un epidemia non più controllabile; è ciò che si sta verificando in questi giorni, contro i tir che bloccano i profitti del capitalismo; tutti i media sono embedded, irregimentati per cercare di aizzare l'opinione pubblica contro il movimento, che dietro la spinta dell'insurgenza della trinacria, sta estendendosi su su lungo lo stivale; e siccome l'isola è esplosa come il suo vulcano cogliendo tutti di sorpresa, allora urge che si faccia tutto rientrare nella norma, facendo a gara a chi si professa più garantista per difendere gli interessi del popolo; però fino ad ieri tutti a tessere le lodi dell'affamatore del popolo voluto da napolitano come premier; tutti a propagandare come più servilmente non si può che è giunta l'ora dei sacrifici, per sanare il malato italia; quindi si comincia con le pensioni, anzi non si comincia affatto perchè con l'allugamento dell'età pensionabile in pensione non ci si andrà per niente, ed i giovani rimarranno più alungo bamboccioni, come li definiva in modo piuttosto infelice padoa schioppa; se da destra s'ode uno squillo di tromba, da sinistra gli fà eco un altro medesimo squillo; perchè si diffida da un movimento di lotta che non è stato partorito dalle segreterie buocratiche politiche e sindacali, ne dalle penne preveggenti dei pensatori rivoluzionari che scimmiottano lenin; nel gennaio del 1994 gli zapatisti irrompono nella scena mondiale per denunciare le non più sopportabili condizioni del popolo del chiapas; quì in italia si plaude al movimento rivoluzionario; ma il chiapas ed il sub comandante sono lontani; qui la plebaglia dei forconi c'è l'abbiamo in casa, e non è tollerabile che si insorga senza la direzione delle sgangherate e non più legittime segreterie della vecchia e stantia sinistra istituzionale e gruppettara; io sto dalla parte dei forconi perchè stanno gridando a squarciagola tutta la voglia di giustizia sociale del popolo di sicilia e delle masse meridionali.p.s.: oggi a palermo erano in 10 mila a sostegno della lotta dei forconi, che ciò faccia riflettere la sinistra istituzionale e rivoluzionaria.
Devo ammettere che questo "movimento dei forconi" mi ha sorpreso.
Non avrei mai creduto che qualcuno in questo Paese cronicamente rincoglionito potesse veramente incazzarsi e "bloccare" intere regioni...meno che meno al Sud, che sembrava ormai assuefatto alla cronica mancanza di speranza e di futuro...
Devo essere sincero:
Mi piacerebbe davvero che tutto questo si espandesse a macchia d'olio in tutto il Paese, anche al Nord, dove certi blocchi farebbero *veramente* male a tutti quei potentati che stanno dietro al Governo Monti...
Che siano queste le nuove avanguardie rivoluzionarie?Che comunque sia l'incendio rivoluzionario può nascere anche da chi,pur non avendo una coscienza di classe,sa',pagando sulla sua pelle le ingiustizie del liberismo/capitalismo,si ritrova rivoluzionario poichè nel suo orticello non cresce più nulla?Ci stà non è impossibile forse improbabile ma non impossibile,ho però,ma è sicuramente un mio limite,la difficoltà a vedere un modello di società alternativo,proprio perchè manca una coscienza di classe rischiamo di ritrovarci un altro mussolini che approfitta della situazione.Io non ho molti mezzi dialettici per esprimermi,ne preparazione politico/culturale per poter esprimere quelle che sono le istanze rivoluzionarie nella società attuale,del resto non le avevo neanche nel 68,ma nella mia mente il nome Kronstadt mi ricorda come possono morire sul nascere le vere rivoluzioni.Mi scuso se,magari, sparo solo cazzate ma comunque,io,mi firmo.Carlo
Moreno, l'articolo è bello.
Non so se mi consideri tra gli amici che vi hanno abbandonato. Certamente non mi puoi collocare nella vasta congerie di rammolliti, schizzinosi, classisti, minorati mentali che non hanno compreso la situazione.
Comunque, il movimento che sta sorgendo non è a trazione proletaria - e questa era una delle nostre divergenze. Non sorge nel centro nord - e questa era un'altra delle nostre divergenze (o meglio io non avevo le tue certezze). Non ha la prospettiva del socialismo. E io, per stare dentro appieno al movimento, proponevo un programma di fase, che tenesse conto di ciò che ha osservato Ecodellarete. Non è ideologico, nel senso che non declama (proletariato, socialismo, ecc.). E io proponevo un programma che affermava chiaramente (anche) proposte socialiste, senza nominare il socialismo, il proletariato, ecc., e senza insistere sul lavoro subordinato più di quanto avremmo insistito sul lavoro autonomo. Io sostenevo che avevamo (e sostengo che abbiamo) tempo, perché impiegheremo tre o quattro anni ad arrivare alla situazione greca attuale (la grecia è ancora commissariata e non più del 30% dei greci vuole abbandonare l'euro; un po' meno la UE); tu vedevi una imminente esplosione di una sollevazione. Tu credevi e credi che la UE stia per implodere. Io ho sempre sostenuto che, ferma la possibilità di implosione, si difenderanno in tutti i modi, persino finanziando le banche perché acquistino i titoli del debito pubblico (lo stanno facendo) e che, dunque, avevamo e abbiamo tempo. Tu avevi qualche fiducia nei gruppi no debito. Io li ho sempre considerati in gran parte (non tutti per fortuna)reazionari.
Resto, perciò, convinto che camminiate sulla giusta strada, che d'altra parte è la mia, ma che la vostra analisi necessiti di una ulteriore fase di riflessione.
Auguri, comunque, per l'assemblea. Può darsi che riesca a fare anche un salto uno dei due giorni.
Stefano D'Andrea
vi interessa capirci? leggete almeno le sintesi su www.terraeliberazione.wordpress.com e lasciate perdere le tv dello spettacolo coloniale. la sicilia profonda combatte da sempre: non ve lo dicono...tutto qui. non potrebbero. non usciamo dal nulla. quanto alle elezioni...le conosciamo bene: siamo sbarrati e quando emergiamo ci taroccano il dato. dall'astensione al voto di scambio è solo Resistenza.
grazie a Dio siamo forti dentro. Forconi!
Anche io ho l'impressione che l'MPL stia nascendo senza una classe di riferimento. Alla fine i pochi che sanno di voi sono quelli che frequentano questo blog. Non mi risulta siano stati fatti volantinnaggi alle 6 di mattina davanti alla fabbriche, che ci siano delegati RSU fra i partecipanti e che in generale chi non ha internet o non ha il tempo di segurlo vi conosca.
Senza classe non c'è speranza...almeno che non volete fare come Grillo
Di volantini al turno delle sei, ne abbiamo dati per tanti anni, con magri risultati. Toccherà tornarci, certo e siamo daccordo che non si cambia musica con internet... magari tutti i tanti lettori di questo blog ci dessero una mano fattiva!
Un mezzo, solo un mezzo, e con tanti limiti. Ma pubblicare un giornale stampato che abbia una media di 30 40 mila letture mensili, sai quanto costerebbe?
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