Brevi considerazioni dopo la morte di Muammar Gheddafi
di Costanzo Preve
Non glielo hanno dato, a Gheddafi, l'onore delle armi. Lo hanno barbaramente trucidato. Quest'onore lo avrebbe meritato, invece, poiché, malgrado i crimini commessi, è morto da vero combattente. Nulla potrà cancellare questo fatto. Come nulla potrà cancellare che nell'ultimo decennio, vittima di delirio di onnipotenza, si era illuso di essere accolto come Figliol prodigo, nel club dei potenti. E invece non gli hanno perdonato il suo passato. Lo hanno pugnalato alla spalle, aizzandogli contro quella parte di popolo in rivolta che egli, ultimo "crimine politico", ha bollato come "ratti qaedisti", ficcandosi stupidamente nella trappola della guerra civile, che era proprio ciò che i suoi nemici si auguravano. Pubblichiamo volentieri questo saggio di Preve. Che poi egli accomuni alcuni di noi a «tutta la banda colorata rosa, viola, a pois», è offesa comica su cui sorvoliamo, vista la tragedia consumata. Pater, remitte illis, quia nesciunt quid dicunt.
di Costanzo Preve
Non glielo hanno dato, a Gheddafi, l'onore delle armi. Lo hanno barbaramente trucidato. Quest'onore lo avrebbe meritato, invece, poiché, malgrado i crimini commessi, è morto da vero combattente. Nulla potrà cancellare questo fatto. Come nulla potrà cancellare che nell'ultimo decennio, vittima di delirio di onnipotenza, si era illuso di essere accolto come Figliol prodigo, nel club dei potenti. E invece non gli hanno perdonato il suo passato. Lo hanno pugnalato alla spalle, aizzandogli contro quella parte di popolo in rivolta che egli, ultimo "crimine politico", ha bollato come "ratti qaedisti", ficcandosi stupidamente nella trappola della guerra civile, che era proprio ciò che i suoi nemici si auguravano. Pubblichiamo volentieri questo saggio di Preve. Che poi egli accomuni alcuni di noi a «tutta la banda colorata rosa, viola, a pois», è offesa comica su cui sorvoliamo, vista la tragedia consumata. Pater, remitte illis, quia nesciunt quid dicunt.
«Il coro mediatico di oscena gioia dopo la morte di Gheddafi (ucciso come un topo nascosto in una fogna, eccetera) deve essere per noi motivo di insegnamento. Fra pochi giorni il circo mediatico se ne dimenticherà, come è sua consolidata abitudine, ma è bene fissare subito sulla carta alcuni elementi di riflessione.
1. Prima di tutto, onore ad un leader politico che, al di là delle sue stranezze poco rilevanti, è caduto combattendo con onore contro l'aggressione colonialista ed imperialista e contro i suoi fantocci locali. Il bilancio storico complessivo di Gheddafi è positivo, perché si iscrive nel ciclo di lotte nazionaliste panarabe, a fianco di personaggi altrettanto positivi come Nasser, ed aggiungerei anche Saddam, se non avesse intrapreso l'ingiustificato attacco all'Iran. Comunque, anche Saddam si è riscattato con la sua resistenza contro l'aggressione americana del 2003.
2. Deve essere chiaro che sono stati i criminali della NATO, e solo la NATO, ad uccidere Gheddafi, e non i miserabili straccioni tribali in festa, che hanno dato solo il colpo di grazia. E’ stata la NATO a bombardare la colonna militare di Gheddafi in uscita da Sirte, bloccarla e distruggerla. In caso contrario, gli straccioni miserabili non sarebbero riusciti a fare quello che hanno fatto, e cioè il vergognoso linciaggio. Questo è stato un salto di qualità storico ed epocale. La NATO è sempre stata una strumento dell'egemonia USA e dell'asservimento dell'Europa (non a caso il solo grande patriota europeo del dopoguerra, Charles De Gaulle, ne era uscito appena ha potuto), ma ora c'è stato un salto strategico. La NATO è direttamente uno strumento dell'egemonia mondiale USA contro la Russia in Europa Orientale e nel Caucaso, e contro la Cina in Asia Centrale ed in Africa.
3. Lo sporco lavoro non è finito. Non a caso il giornalista embedded dei servizi segreti americani Maurizio Molinari (cfr. “La Stampa”, 21 ottobre 2011) scrive “Prossima Tappa Damasco” in un editoriale del giornale a mezzadria fra sionismo, FIAT e nuova classe dirigente torinese (Novelli, Castellani, Chiamparino, Fassino). E veramente nel piano strategico americano i prossimi obbiettivi sono Damasco e Teheran (si veda l'incredibile provocazione del narcotrafficante iraniano in Texas). Questo dovrebbe far riflettere gli “anti-imperialisti” che hanno appoggiato i ribelli anti-Gheddafi ed appoggiano ora i ribelli anti-Assad, ed hanno sempre visto con favore i giovani “anti-Ahmadinejad” (che Allah lo protegga!) in Iran. Ma è impossibile far riflettere chi si muove in base a schemi astratti invecchiati o addirittura sulla base degli input del circo mediatico corrotto.
4 . Coloro che fanno l'apologia della “democrazia” dovrebbero ricordare che per mesi il governo libico di Gheddafi ha proposto elezioni libere in tutta la Libia sotto supervisione ONU o Unione Africana, con la proposte di mediazione dello stesso Sudafrica. Queste proposte sono sempre state respinte da USA e NATO, che ovviamente miravano ad una vittoria geopolitica globale, e non certo ad un “ristabilimento” delle procedure democratiche. Sono sicuro che questo sarà nel prossimo futuro uno degli elementi su cui si stenderà un velo di oblio.
5. La guerra civile in Libia è durata otto mesi, e l'intervento NATO sette mesi. Non si è mai trattato di una “sollevazione unanime” dell'intero popolo contro un dittatore. Si è trattato di un conflitto civile che Gheddafi avrebbe vinto in due mesi senza 1'intervento NATO. E' passato il principio dell'intervento della Santa Alleanza del 1815 (Spagna 1820, Italia 1821, eccetera). Il circolo mediatico si è distinto per servilismo e corruzione. Elezioni sotto controllo internazionale, come quelle proposte dall'Unione Africana, avrebbero probabilmente portato ad una vittoria di Gheddafi, ed in ogni caso erano inservibili per una occupazione geopolitica USA-NATO della Libia.
6. L'Italia si è distinta per opportunismo, viltà e servilismo, in tutti i suoi schieramenti (destra, centro, sinistra). Il commissariamento geopolitico è passato soprattutto attraverso la persona di Giorgio Napolitano, che il popolo-babbione PD considera “garante della costituzione”. L'abolizione della categoria di imperialismo, sostituita da succedanei impotenti come il pacifismo generico e l'altermondialismo moralistico, e favorita dal mainstream culturale egemone a sinistra (“Manifesto”, Bertinotti, Vendola, Casarini, chiacchere sulle “moltitudini” negriane, eccetera) ha dato l'ultimo colpo di grazia ad una identità culturale già debolissima ed in via di accelerata corruzione.
7. Il mito di Obama si è rivelato essere appunto soltanto un mito per dominati politici, militari e culturali. La sua politica estera è persino riuscita a superare “da destra” quella di Bush. Il compromesso politico che ha portato alla sua elezione all’interno del partito democratico USA ha appaltato la politica estera al gruppo sionista-imperialista Clinton-Brzezinski , verificando così ampiamente le ipotesi di chi non ha mai avuto illusioni su di una “evoluzione” pacifica della politica americana. Gli USA sono un impero mondiale, e si muovono in base a pure considerazioni geopolitiche. Se ci fosse ancora un briciolo di onestà, si dovrebbe ammettere a proposito di Libia e Siria la vittoria tennistica di “Eurasia” e del blog di La Grassa-Petrosillo sulla cultura del “Manifesto”, dei trotzkisti, dei gruppi alla Pasquinelli e di tutta la banda colorata rosa, viola, a pois, eccetera.
8. La prima pagina della “Stampa" 21/10/2011 ci dà preziose indicazioni sul profilo culturale del nuovo colonialismo imperialistico. Un titolo dice: "Le tane dei dittatori", e sotto scrive: “Rintanato come Saddam ed irriducibile come Hitler”. Come si vede, 1' immaginario antifascista del 1945 si è riciclato al di fuori del contesto storico che lo aveva prodotto. Ormai, persino la menzogna dei “diritti umani” è sempre meno impiegata. Se si fosse prestato attenzione ai “diritti umani”, si sarebbe favorita una soluzione pacifica di compromesso con elezioni garantite dall'Unione Africana. Ma non la si è voluta, perché si è voluta la vittoria geopolitica completa.
9. Gheddafi, con tutti i suoi errori precedenti, è morto eroicamente come un grande combattente anti-imperialista. Egli deve essere onorato come onoriamo il Che Guevara, anche se non avrà la sua fortuna come icona pop nelle magliette. In questo modo andiamo contro-corrente nel senso comune di “sinistra”. Viviamo in tempi di paradossi surreali. Il 21/10/2011 i soli giornali che hanno condannato apertamente l'osceno spettacolo del massacro di Gheddafi sono stati il “Giornale” e “Libero”, cioè berlusconiani puri. Naturalmente, lo hanno fatto perché, del tutto interni al mondo dei cannibali imperialisti, sanno bene che si tratta di una vittoria delle ditte americane e francesi contro quelle italiane. E' ovvio che il nostro punto di vista non può essere questo. Il problema è allora quello di maturare un vero punto di vista alternativo».
Torino, ottobre 2011
6 commenti:
Trattandosi di barbari della peggiore specie, é ovvio che non glielo abbiano dato (sarebbe stato necessario un minimo barlume di civiltà...).
Quanto ai giudizi vostri (di Sollevazione) sul questo grande eroe anticolonialista, non li condivido per niente.
Aveva cercato negli ultimi anni compromessi tattici col nemico occidentale, che in linea di principio non sono affatto da condannare apriori (anche Lenin accettò la pace di Brest Litovsk, e Stalin -so bene che voi non lo apprezzate, ma io lo ritengo un gigante del comunismo- fece il patto del '39 col nazismo) ma casomai da valutare caso per caso; e la lotta rivoluzionaria non é per niente facile: scagli la prima pietra chi non ha mai commesso errori!
Quanto all' epiteto di "ratti", la storia ha dimostrato che era di gran lunga troppo delicato per quelle obbrobriose carogne.
Non ho ancora letto lo scritto di Preve ma "mi rodevano le dita" davanti alla tastiera dopo aver letto il vostro preambolo; senza accomunarvi a «tutta la banda colorata rosa, viola, a pois», dissento fortemente dalla vostra equidistanza fra gli antiimpierialisti selvaggiamente aggrediti ed eroicamente resistenti fino all' ultimo sangue (in condizioni militari assolutamente impari e con tutta evidenza solo grazie a un consenso popolare assolutamente "plebiscitario") e i miserabili manutengoli locali delle bestie imperialiste, venduti per trenta denari, equidistanza che giudico un gravissimo errore.
Giulio Bonali
Letto Preve, devo dire che, contrariamente a molte altre volte (e fatto salvo il mio convinto dissenso dalle sue posizioni filosofiche), a parte l' accostamento di quella che chiama "la banda Pasquinelli" ai miserabili colorati (e questo malgrado il mio gravissimo dissenso da Moreno su tutta la vicenda libica e anche siriana, che ribadisco, essendosi purtroppo aggravato in seguito alle ultime vicende), sono perfettamente d' accordo con lui.
Giulio Bonali
Anonimo?! Noi equidistanti?
Ma cosa minchia dici!
Proprio per questo ci sentiamo offesi dal fatto che Preve ci accomuna agli "equidistanti", poiché non lo siamo stati affatto.
Senza se e senza ma abbiamo difeso la resistenza contro la NATO e i suoi ascari.
Con ciò non ritiriamo di un virgola le critiche a Gheddafi. Ci troviamo in buona compagnia sai! Le Resistenze arabe, islamiche e di sinistra, nessuna ha fatto l'apologia di Gheddafi, Sta qui il problema: con coloro che scambiano l'appoggio alla legittima resistenza contro la NATO con l'apologia del regime di Gheddafi.
resta il fatto che non ci voleva molto a capire che sotto alla "rivoluzione" libica c'era da subito, da prima, una precisa strategia imperialista. L'esito dell'aggressione alla Libia con l'eliminazione di un segmento dell'anello mediterraneo non allineato con l'imperialismo è una vittoria dello stesso che pagheremo.
Nessuna elegia a Gheddafi che non si può certo paragonare a Nasser. Da subito però andava detto che la "rivoluzione" libica era manovrata e che comunque sarebbe finita in braccio all'imperialismo. Le disquisizioni e le sottolineature delle colpe di Gheddafi fatte a suo tempo prestano il fianco a critiche sacrosante sulla posizione del Campo.
Lo scempio del corpo di Gheddafi e il repellente trionfo dei banditi che hanno affiancato la NATO (ma che fine ha fatto la componente "democratica e nazionalista" libica sostenuta all'inizio dal Campo?) non possono che essere epitaffio su posizioni contraddette non da opinioni ma dalla storia.
Io non scambio proprio un bel nulla.
Mi sembra che Preve non vi consideri equidistanti (contrariamente a me), bensì totalmente dalla parte della NATO e C: (in questa circostanza): vedi punto 7, banda colorata, ecc. ecc., di cui vi ritiene parte a pieno titolo, a quanto mi pare di capire; o no?).
Le "buone compagnie" non garantiscono della correttezza delle proprie scelte, esattamente come il fatto di fare qualcosa che é disapprovato dai nemici (essere nemico della NATO non garantisce la correttezza di ciò che ha fatto Gheddafi proprio esattamente come il fatto che le altre resistenza arabe non ne abbiano fatto "l' apologia" non garantisce della correttezza dell' equidistanza.
La redazione dovrebbe spiegarmi in cosa concretamente (cosa di reale, non di immaginario) possa consistere l' "appogio alla legittima resistenza contro la NATO senza fare l'apologia (letteralmente in greco: giustificazione, difesa) del regime di Gheddafi": quale sarebbe la "legittima resistenza" che avrebbe combattuto contro la NATO (o meglio viceversa: che non abbia fatto combattere la NATO in vece propria (da miserabile fantoccio).
E poi cosa sarebbe, se non (letteralmente!) "equidistanza", il pretendere di appoggiare la "legittima resistenza" stando contro il legittimo (senza virgolette) governo barbaramente aggredito di Gheddafi (che non ha bisogno di alcuna apologia da parte di Preve nè modestamente mia)?
Da che parte avrebbero sparato questi "virtuali" resistenti anti-NATO e anti-Gheddafi? (Perché questo é il problema REALE drammaticamente posto dalla vigliacca aggressione imperialistica).
Sono d' accordo (é ovvio) con l' ultima considerazione di Maddalena, ma trovo moltissima affiinità fra Gheddafi e Nasser (molto più ovviamente che con il Che, a parte l' eroismo della morte.
Giulio
Rispondo personalmente al compagno Maddalena.
La domanda cruciale è questa: «ma che fine ha fatto la componente "democratica e nazionalista" libica sostenuta all'inizio dal Campo?» —poiché che differenza fa il sostenere una Resistenza al nemico principale senza fare apologia di chi si trova sotto attacco... beh, questa differenza la capiscono tutti.
Noi non abbiamo parlato di ala nazionalista-democratica, se capisco dove Maddalena vuole andare a parare, in seno alla rivolta di Bengasi. Noi sin dall'inizio abbiamo sottolineato : (a) il carattere tribale del conflitto e (b) il peso preponderante dell'islamismo (ad esempio: la Cirenaica ha dato il più alto numero di martiri nella resistenza irachena) in Cirenaica, appunto.
Dalle nostre informazioni (di prima mano) gli arresti dei 5 inglesi e lo striscione "No all'intervento straniero" che campeggiava aiBengasi ai primi di marzo, era stato esposto proprio dall'ala islamista. Che pesa e come, in seno al CNT. Questa è l'ala che potrebbe far saltare in futuro i giochetti imperialisti. Come del resto gli saltarono in Afghanistan. Ricordate?
Haimé, l'ala democratica e nazionalista libica, sta tutta dentro il CNT, che vede incorporati, forse non lo sapete, nasseriani, baathisti e pure uno stalinista di vecchio stampo.
Il tempo è galantuomo. Vedremo chi in Libia causerà guai seri ai servi dell'imperialismo del CNT (al 90% tutti reclutati tra le fila del "glorioso" regime di Gheddafi.
Ho infine il sospetto che la differenza di fondo sia sul ruolo dell'islam politico, che alcuni ritengono, con Obama, riallineato in una alleanza con gli americani....
Moreno Pasquinelli, tra i redattori di Sollevazione
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