«Il 15 ottobre comincia oggi»
Nel pomeriggio a Roma e in altre città iniziative di contestazione a Mario Draghi, alla Banca d’Italia e alla “irricevibile lettera della Bce” che distrugge giustizia sociale e democrazia nel nostro paese e nel resto d'Europa. Appuntamento alle 16.00 in via Nazionale.
Oggi i "draghi ribelli", un acronimo collettivo con cui si sono auto-rappresentati per l’occasione attivisti dei movimenti sociali e dei sindacati di base, scendono in piazza "contro la dittatura finanziaria delle banche" in una serie di blitz sotto le sedi di Banca d'Italia, a partire dalla sede centrale romana di Palazzo Koch, in via Nazionale. L'appuntanento è alle ore 16.00 in via Nazionale. Gli stessi "draghi" sostengono che il blitz, che si svolgerà in diverse città, non sarà fine a se stesso ma "una mobilitazione prolungata, con forme modulabili. L'obiettivo temporale che ci poniamo per ora va dal 12 al 15 ottobre, quando ci mobiliteremo in tutto il mondo per la giustizia sociale e il cambiamento globale".
Già nei giorni scorsi le sedi della Banca d’Italia erano state oggetto di contestazioni. Lo aveva fatto a Roma il Comitato 1 ottobre “Noi il debito non lo paghiamo” alla fine di settembre, lo avevano i manifestanti napoletani durante lo sciopero generale del 6 settembre e gli studenti milanesi nelle recenti manifestazioni del 7 ottobre. Ieri l’altro anche i militanti della Fds avevano dato vita ad un flash mob sotto la sede di via Nazionale. Modi diversi di declinare l’indicazione emersa chiaramente come discriminante nell’assemblea nazionale del 1 Ottobre all’Ambra Jovinelli: “I nostri alleati sono quelli che intendono respingere al mittente la lettera della Bce, i nostri avversari sono quelli che vogliono attuarla”.
Nel manifesto di presentazione dell'evento di oggi, i “draghi ribelli” aggiungono che scenderanno in piazza "contro la dittatura finanziaria delle banche e della speculazione globale che usano la crisi per attaccare e smantellare i servizi pubblici, il welfare, la formazione, per cancellare diritti e appropriarsi dei beni comuni" e che per questo numerose persone parteciperanno "ad un evento pubblico di proposta e di protesta che individui nella Banca d'Italia e nella Bce le istituzioni di una nuova governance globale che impone decisioni al di fuori di qualsiasi legittimità democratica".
Un blitz che cade, non a caso, nel giorno in cui a Roma si svolge il convegno internazionale "L'Italia e l'economia mondiale, 1861-2011", con la presenza del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e del presidente della Banca d'Italia Mario Draghi. E proprio al capo dello Stato i "draghi ribelli" hanno rivolto un appello, una lettera pubblica in cui si chiede di rifocalizzare l'attenzione sui giovani. Una lettera che vorrebbero consegnare nelle mani del presidente della Repubblica: "La questione generazionale è semplice - scrivono a Napolitano - c'è una generazione esclusa dai diritti e dal benessere, che oggi campa grazie al welfare familiare, e sulla quale si sta scaricando tutto il peso della crisi. La questione non si risolve togliendo i diritti a chi li aveva conquistati, i genitori, ma riconoscendo diritti a chi non li ha, i figli, e per far questo ci vogliono risorse, altrimenti le parole girano a vuoto".
"Ora ci chiediamo, e chiediamo anche a lei presidente, come è possibile invertire la tendenza e promuovere delle politiche pubbliche - proseguono - a sostegno delle giovani generazioni prendendo sul serio le letterine estive di Trichet e Draghi?". "Con troppa solerzia, caro presidente - aggiungono - l'abbiamo vista affidarsi alle indicazioni di Trichet e Draghi. Questo non significa unire l'Italia e neanche sostenere le giovani generazioni. Bisognerebbe avere il coraggio, dopo il disastro del ventennio berlusconiano e della seconda Repubblica, di costruirne una terza di Repubblica, fondata sui beni comuni e non sugli interessi privati. È giunto il momento di scegliere da che parte stare, dalla parte della rendita o da quella della vita. La invitiamo a riflettere, perché questa generazione tradita non si arrenderà alla rassegnazione, ma da Tunisi a New York ha imparato ad alzare la testa".
Il 15 ottobre noi saremo assieme al "blocco del 1 ottobre" NOI IL DEBITO NON LO PAGHIAMO. DOBBIAMO FERMARLI!
Nel pomeriggio a Roma e in altre città iniziative di contestazione a Mario Draghi, alla Banca d’Italia e alla “irricevibile lettera della Bce” che distrugge giustizia sociale e democrazia nel nostro paese e nel resto d'Europa. Appuntamento alle 16.00 in via Nazionale.
Oggi i "draghi ribelli", un acronimo collettivo con cui si sono auto-rappresentati per l’occasione attivisti dei movimenti sociali e dei sindacati di base, scendono in piazza "contro la dittatura finanziaria delle banche" in una serie di blitz sotto le sedi di Banca d'Italia, a partire dalla sede centrale romana di Palazzo Koch, in via Nazionale. L'appuntanento è alle ore 16.00 in via Nazionale. Gli stessi "draghi" sostengono che il blitz, che si svolgerà in diverse città, non sarà fine a se stesso ma "una mobilitazione prolungata, con forme modulabili. L'obiettivo temporale che ci poniamo per ora va dal 12 al 15 ottobre, quando ci mobiliteremo in tutto il mondo per la giustizia sociale e il cambiamento globale".
Già nei giorni scorsi le sedi della Banca d’Italia erano state oggetto di contestazioni. Lo aveva fatto a Roma il Comitato 1 ottobre “Noi il debito non lo paghiamo” alla fine di settembre, lo avevano i manifestanti napoletani durante lo sciopero generale del 6 settembre e gli studenti milanesi nelle recenti manifestazioni del 7 ottobre. Ieri l’altro anche i militanti della Fds avevano dato vita ad un flash mob sotto la sede di via Nazionale. Modi diversi di declinare l’indicazione emersa chiaramente come discriminante nell’assemblea nazionale del 1 Ottobre all’Ambra Jovinelli: “I nostri alleati sono quelli che intendono respingere al mittente la lettera della Bce, i nostri avversari sono quelli che vogliono attuarla”.
Nel manifesto di presentazione dell'evento di oggi, i “draghi ribelli” aggiungono che scenderanno in piazza "contro la dittatura finanziaria delle banche e della speculazione globale che usano la crisi per attaccare e smantellare i servizi pubblici, il welfare, la formazione, per cancellare diritti e appropriarsi dei beni comuni" e che per questo numerose persone parteciperanno "ad un evento pubblico di proposta e di protesta che individui nella Banca d'Italia e nella Bce le istituzioni di una nuova governance globale che impone decisioni al di fuori di qualsiasi legittimità democratica".
Un blitz che cade, non a caso, nel giorno in cui a Roma si svolge il convegno internazionale "L'Italia e l'economia mondiale, 1861-2011", con la presenza del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e del presidente della Banca d'Italia Mario Draghi. E proprio al capo dello Stato i "draghi ribelli" hanno rivolto un appello, una lettera pubblica in cui si chiede di rifocalizzare l'attenzione sui giovani. Una lettera che vorrebbero consegnare nelle mani del presidente della Repubblica: "La questione generazionale è semplice - scrivono a Napolitano - c'è una generazione esclusa dai diritti e dal benessere, che oggi campa grazie al welfare familiare, e sulla quale si sta scaricando tutto il peso della crisi. La questione non si risolve togliendo i diritti a chi li aveva conquistati, i genitori, ma riconoscendo diritti a chi non li ha, i figli, e per far questo ci vogliono risorse, altrimenti le parole girano a vuoto".
"Ora ci chiediamo, e chiediamo anche a lei presidente, come è possibile invertire la tendenza e promuovere delle politiche pubbliche - proseguono - a sostegno delle giovani generazioni prendendo sul serio le letterine estive di Trichet e Draghi?". "Con troppa solerzia, caro presidente - aggiungono - l'abbiamo vista affidarsi alle indicazioni di Trichet e Draghi. Questo non significa unire l'Italia e neanche sostenere le giovani generazioni. Bisognerebbe avere il coraggio, dopo il disastro del ventennio berlusconiano e della seconda Repubblica, di costruirne una terza di Repubblica, fondata sui beni comuni e non sugli interessi privati. È giunto il momento di scegliere da che parte stare, dalla parte della rendita o da quella della vita. La invitiamo a riflettere, perché questa generazione tradita non si arrenderà alla rassegnazione, ma da Tunisi a New York ha imparato ad alzare la testa".
9 commenti:
Come si conciliano la sollevazione popolare con la lettera a napolitano?
Pessima scelta la letterina. La dice lunga sul fatto che non sia ben chiaro il ruolo delle istituzioni nella partita in gioco. Il tempo delle "illusioni" istituzionali è finito. O si sta col popolo o si sta col potere.
O si lavora per la sollevazione o ci si appella (inutilmente) alle istituzioni. Ritengo la linea di demarcazione debba esser tracciata in modo netto e senza sconfinamenti. Definitivamente!
Bravo Riccardo, la letterina non si concilia affatto con la ricerca di una sollevazione popolare. Napolitano è il baluardo a difesa dei poteri forti e della speculazione internazionale, rivolgersi a lui oltre che del tutto inutile per la causa, è un fattore negativo per la stessa. Oggi più che mai, la lotta è per il popolo, con il popolo, in contrasto con le istituzioni che ben ricevono e meglio accolgono lettere e letterine dei loro arroganti, pretestuosi e criminali capi, per i quali occorrerebbe una "NORIMBERGA 2"
Fabrizio
Salve. Vorrei dire al sig.Riccardo, e al signore anoni mo, che nella sostanza, sono d'accordo con loro, ma.
C'è un ma, quì, bisogna distinguere, cosa s'intende per...popolo.
Anche Berlusconi, o Napolitano, fanno parte del popolo.
Anche Montezemolo, o Tronchetti Provera fanno parte del popolo.
E badate, è un distinguo FONDAMENTALE.
Perchè, con la scusa del popolo, le classi dominanti, hanno sempre messo in atto, le migliori scelleratezze, proprio ai danni del...popolo.
Saluti
Luigi
P.S.
Un link per chi vorrà leggerlo:
http://diciottobrumaio.blogspot.com/2010/12/cari-studenti-e-giovani-proletari-se.html
Giusto signor Luigi, (io oltre ad essere "anonimo" ho inserito il nome Fabrizio), facciamo una distinzione tra popolo e popolo: Reddito? Classe sociale? Livello culturale? Ne possiamo fare mille di distinzioni, ma quando si accettano diktat di macelleria sociale quale quella che stanno cercando di imporre, (e Napolitano al pari di tutti gli altri politici nostrani lo condivide)dall'alto dei loro scranni e con il loro stile di vita lontano anni luce dalla normalità quotidiana fatta di mutui, bollette, file e chi più ne ha più ne metta, allora non si può e non si deve avere la pretesa di far parte del cosiddetto "popolo" al quale si richiedono, e solo a lui, sacrifici immani. Un pò come dire "Armiamoci e partite"
Fabrizio
Sig.Fabrizio, mi scuso, ma non avevo visto il suo nome in calce alla sua mail.
Voglio aggiungere, che quì, la vera distinzione è da farsi tra sfruttati (a vario grado) e sfruttatori (a vario grado anche loro), e non parlare del popolo in generale.
Una forza politica, che tenga conto di ciò, permetterà in futuro (ed io lo spero vivamente) di contarci, contare il popolo degli sfruttati cioè, che è, la vera forza rivoluzonaria della società.
Saluti da Luigi.
La soggezione economica del lavoratore nei confronti dei detentori dei mezzi di lavoro,cioè delle fonti della vita,è la causa prima della schiavitù in tutte le sue forme.
(K.Marx)
http://diciottobrumaio.blogspot.com/2010/12/cari-studenti-e-giovani-proletari-se.html
Sig. Luigi sono d'accordo con lei per la puntualizzazione di "sfruttati" e "sfruttatori". Nel mio primo commento ho implicitamente considerato "sfruttato" il "popolo" in cui a mio parere si identificano oggi gli sfruttati dalle odierne classi dominanti (politici, banchieri, opinion leaders,.....)ma nel contempo mi premeva sottolineare la lontananza, anzi meglio l'assoluta non appartenenza a questo "popolo", di certi personaggi che, nei fatti, lo tradiscono giornalmente e ai quali non si dovrebbe chiedere riflessioni, pareri o consigli, ma dimissioni.
Fabrizio
Luigi accolgo la precisazione. Spero Lei mi creda sul fatto che all'interno di una contrapposizione tra popolo e potere, Montezemolo e Tronchetti Provera (per citare i tuoi stessi esempi) li colloco completamente dalla parte del potere. Semplicemente perchè rappresentano il potere economico verso il quale il potere istituzionale è completamente asservito. La definizione di chi è parte del potere va intesa a 360 gradi ben consapevoli del fatto che chi è formalmente al potere non è niente altro che il maggiordomo di ben determinati potentati economici. L'esempio della BCE mi pare fin troppo eloquente...nessuno li ha eletti, ma dettano l'agenda politica di tutta europa nelle vesti di comitato d'affari delle banche.
@Riccardo Di Palma
Dia un occhiata a questo blog sig. Riccardo.
http://diciottobrumaio.blogspot.com/
Saluti.
Semplicemente perchè rappresentano il potere economico verso il quale il potere istituzionale è completamente asservito.
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