[ 09 aprile 2010 ]
Sotto l'egida di Napolitano il "grande inciucio"?
PRESIDENZIALISMO
LAVORI IN CORSOPuò sembrare un paradosso che mentre la crisi economica accresce i suoi effetti, disarticola il tessuto sociale e getta ampi strati della popolazione, salariati e non, nell'indigenza e nella precarietà, la casta politica metta bellamente all'ordine del giorno lo scardinamento della Costituzione e l'adozione di un sistema di tipo presidenziale. A ben vedere non lo è.
Prima del cosiddetto "bene comune" la casta pensa infattti al suo proprio, alla conservazione della sua supremazia, che la crisi economica e sociale appunto, minaccia. Ecco dunque perché vede come prioritario scardinare gli ultimi brandelli della democrazia parlamentare modificando gli assetti istituzionali al fine di costruirsi attorno una grande muraglia rendendo inespugnabile il fortino nella quale è arroccata.
Calderoli, dopo la cena di Arcore, si reca da Napolitiano a presentargli la "bozza" discussa e concordata con Berlusconi. Una prassi inusitata e irrituale, che la dice lunga sul fatto che il Parlamento è ormai un organismo puramente consultivo, chiamato a convalidare a babbo morto decisioni prese da un manipolo di oligarchi politici sotto i cui stivali giacciono le istituzioni repubblicane. Napolitano, da garante della Costituzione, è diventato un notaio complice di questo colpo di mano, preoccupato che quest'ultimo sia "condiviso" e bipartizan.
Le differenze in seno alla casta non sono che sulla forma dello scasso costituzionale, sulla forma del presidezialismo. "La nostra opzione è un premier forte, in una parola il cancellierato, una sola Camera e meno parlamentari. Non siamo poi così distanti e non capisco perché non si provi a trovare un'intesa su questa base". (Enrico Letta a LA STAMPA del 9 aprile). Assodato che il PD, ma non è una scoperta, parteciperà alla cerimonia funebre della Costituzione e della democrazia parlamentare, si tratta di capire quali forze si opporranno e quali modalità politiche queste opposizioni sceglieranno.
Davanti al fatto che avranno una maggioranza parlamentare schiacciante, sarebbe sciocco se non suicida sperare di fermare questo golpe per vie istituzionali formali. Tre cose a noi paiono chiare: (1) va costruito un Fronte del Rifiuto, il più ampio possibile, contro ogni scasso presidenzialista e autoritario, e dunque contro la casta; (2) occorre unire assieme e saldare la questione democratica, alle questioni sociale e morale, ovvero tenere assieme la difesa di principi democratici con quella degli interessi e dei bisogni sociali delle masse popolari; (3) questo Fronte deve affrontare la casta sul terreno a lei meno favorevole, quello della mobilitazione sociale, mettendo nel conto la fuoriuscita dal Parlamento, evitando di fungere da mosca cocchiera, delegittimando nella forma più decisa il golpe in atto e mettendo nel conto la possibilità di fondare un anti-parlamento democratico e repubblicano.
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