[ mercoledì 3 luglio 2019 ]
Per quali strane ragioni Conte si ritenga soddisfatto per l'esito delle nomine ai vertici dell'Unione europea è un oscuro mistero.
Dalla vicenda delle nomine ne esce infatti confermato l'asse carolingio o franco-tedesco, un duopolio che per l'Italia, visti i precedenti, non promette nulla di buono. Peggio: la scelta della tedesca Ursula Von Der Leyen alla presidenza della Commissione e di Cristine Lagarde al posto di Draghi indica, in modo addirittura sfrontato, non solo la volontà di potenza della casta eurocratica, ma l'ostinazione dell'élite liberista a contrastare con arroganza l'ondata populista.
Chi prima delle elezioni vaticinava che il vento del cambiamento si sarebbe fatto valere, ogni riferimento a M5S e alla Lega non è casuale, riceve uno schiaffo brutale. Non prevale solo la continuità, prevale anzi la restaurazione oligarchica. Ne esce insomma a pezzi la narrazione del "andiamo in Europa per cambiarla".
Von Der Leyen e Lagarde sono infatti due liberiste di ferro. La tedesca ancor più della francese. Ella, iscritta al club Bildelberg, è nota alle cronache per essere stata, ai tempi della catastrofe greca, ancor più falco di Schauble. Come se non bastasse si è distinta per il suo atlantismo intransigente e la sua linea dura contro la Russia di Putin. Sull'aggressivo progetto di difesa europea, ebbe a dire "Noi procediamo, se gli altri ci vogliono seguire bene. Senno, andiamo avanti lo stesso".
Il segnale che viene inviato a Roma, ovvero al governo giallo-verde è chiaro: "non verranno fatti sconti". Per questo la "soddisfazione" di Conte è irreale e grottesca allo stesso tempo. Essa non si giustifica certo per il piatto di lenticchie di un Commissario alla Lega — e poi vedremo se sarà di fede salviniana o giorgettiana-mattarelliana?
C'è di che essere pessimisti, tanto più dopo che il governo, accettata la linea Tria, ha momentaneamente disinnescato la bomba della "procedura d'infrazione", e ciò grazie a concessioni sostanziali proprio alla Commissione europea in merito al rigore sulla tenuta dei conti pubblici. Non c'è alcun dubbio che si sia trattato, dopo il 2,04 di dicembre, di un nuovo cedimento.
Salvini e Di Maio continuano con la loro tattica tirare a campare temporeggiando.
A forza di navigare a vista il rischio di un naufragio è dietro l'angolo...
Per quali strane ragioni Conte si ritenga soddisfatto per l'esito delle nomine ai vertici dell'Unione europea è un oscuro mistero.
Dalla vicenda delle nomine ne esce infatti confermato l'asse carolingio o franco-tedesco, un duopolio che per l'Italia, visti i precedenti, non promette nulla di buono. Peggio: la scelta della tedesca Ursula Von Der Leyen alla presidenza della Commissione e di Cristine Lagarde al posto di Draghi indica, in modo addirittura sfrontato, non solo la volontà di potenza della casta eurocratica, ma l'ostinazione dell'élite liberista a contrastare con arroganza l'ondata populista.
Chi prima delle elezioni vaticinava che il vento del cambiamento si sarebbe fatto valere, ogni riferimento a M5S e alla Lega non è casuale, riceve uno schiaffo brutale. Non prevale solo la continuità, prevale anzi la restaurazione oligarchica. Ne esce insomma a pezzi la narrazione del "andiamo in Europa per cambiarla".
Von Der Leyen e Lagarde sono infatti due liberiste di ferro. La tedesca ancor più della francese. Ella, iscritta al club Bildelberg, è nota alle cronache per essere stata, ai tempi della catastrofe greca, ancor più falco di Schauble. Come se non bastasse si è distinta per il suo atlantismo intransigente e la sua linea dura contro la Russia di Putin. Sull'aggressivo progetto di difesa europea, ebbe a dire "Noi procediamo, se gli altri ci vogliono seguire bene. Senno, andiamo avanti lo stesso".
Il segnale che viene inviato a Roma, ovvero al governo giallo-verde è chiaro: "non verranno fatti sconti". Per questo la "soddisfazione" di Conte è irreale e grottesca allo stesso tempo. Essa non si giustifica certo per il piatto di lenticchie di un Commissario alla Lega — e poi vedremo se sarà di fede salviniana o giorgettiana-mattarelliana?
C'è di che essere pessimisti, tanto più dopo che il governo, accettata la linea Tria, ha momentaneamente disinnescato la bomba della "procedura d'infrazione", e ciò grazie a concessioni sostanziali proprio alla Commissione europea in merito al rigore sulla tenuta dei conti pubblici. Non c'è alcun dubbio che si sia trattato, dopo il 2,04 di dicembre, di un nuovo cedimento.
Salvini e Di Maio continuano con la loro tattica tirare a campare temporeggiando.
A forza di navigare a vista il rischio di un naufragio è dietro l'angolo...
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3 commenti:
Non c'è alternativa al disastro, a quanto pare. Tatticismi, indecisioni, incertezze.. si paga tutto. Resta l'amaro per una occasione di cambiamento (quella seguita alle elezioni italiane di marzo 2018) che non si ripresenterà. Almeno nelle stesse forme. Facciamoci coraggio. Una restaurazione pesante è alle porte. Un Bicho Raro
Povera patria, come la stanno umiliando...
Ora la prossima tappa è la brexit. Lo scontro fra sovranisti e globalisti sarà ben più duro, il risultato non è scontato in senso o nell'altro.
Intanto leggo di un incidente ad un sottomarino russo che causa la morte di 14 militari. Giusto dopo l'incontro fra Trump e Kim. Le tensioni crescono, tout se tient.
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