[ domenica 7 luglio 2019 ]
Abbiamo già scritto sulla vicenda delle "nomine" ai vertici dell'Unione europea stigmatizzando la "soddisfazione" di Giuseppe Conte.
Le cose stanno peggio di come sembrava: lo stesso Conte apprezza il falco ordoliberista Von der Leyen alla presidenza della Commissione e ha fatto appello a M5s e Lega affinché i loro parlamentari europei la votino — a dimostrazione che Conte è oramai arruolato a tutti gli effetti nel partito eurista di Mattarella.
Noi invece ci auguriamo che no, che Lega e M5s non compiano questo voltafaccia per di più suicida. Ma come? Avete preso i voti per "cambiare l'Europa dell'austerità" a guida franco-tedesca e ora votate per due signore che simboleggiano il predominio di ferro dell'eurocrazia?
Il Consiglio europeo ha deciso di nominare alla presidenza della Commissione europea la tedesca Ursula von der Leyen e alla presidenza della Bce la francese Christine Lagarde.
La nomina delle due donne politiche evidenzia quattro importanti dati di fatto:
La ulteriore dimostrazione che la Ue è un organismo intergovernativo e per nulla democratico, neanche in modo formale. Infatti, nella formazione delle decisioni della Ue prevalgono i governi nazionali: la nomina di von der Leyen e Lagarde è stata decisa dal Consiglio europeo, composto dai capi di governo e di Stato dei Paesi Ue. Il Consiglio europeo è l’organismo di gran lunga più importante della Ue, avendo compiti legislativi, di indirizzo politico complessivo, e di nomina dei membri della Commissione e della Bce. Le due nomine, fra l’altro, sono state fatte prima che il Parlamento europeo eleggesse il suo presidente e ormai il Parlamento può intervenire solo per ratificarle.
L’attribuzione delle due cariche più importanti a una tedesca e a una francese avviene con un evidente accordo di scambio tra i due Paesi più importanti della Ue e dell’area euro, la Germania e La Francia. Del resto, è stato Macron a proporre Ursula von der Leyen. Si tratta del primo banco di prova veramente importante del nuovo asse franco-tedesco, dopo la firma del trattato di Aquisgrana, che sancisce i nuovi termini dell’alleanza tra Francia e Germania per garantirsi l’egemonia continentale. Nel Trattato all’articolo 2, infatti, i due Paesi si impegnano e a consultarsi regolarmente prima degli incontri europei a tutti i livelli cercando di definire posizioni comuni. La spartizione delle maggiori cariche penalizza in particolare l’Italia che, infatti, oggi si ritrova a mal partito, senza, pare, poter ottenere neanche una vicepresidenza nella Commissione. Secondo alcuni, ci sarebbe stato addirittura uno scambio tra la rinuncia alla procedura di infrazione per debito eccessivo da parte degli organismi europei e l’accettazione nomine da parte del governo italiano.
La prevalenza dei conservatori e dei liberali. Il candidato dei socialisti europei, l’olandese Timmermans, è stato bocciato con l’aiuto anche del governo Conte e del gruppo di Visegrad (i Paesi dell’Est Europa). Ma la bocciatura del candidato socialista, parzialmente mitigata dalla nomina del socialista spagnolo Josep Borrell ad Alto Rappresentante per la politica estera (e di Sassoli a presidente del Parlamento europeo), è dovuta soprattutto allo smacco subito alle ultime elezioni europee, che ha portato, ad esempio, i socialisti tedeschi al peggior risultato della loro storia e a essere superati dai verdi. Tuttavia, ad avvantaggiarsi della sconfitta socialista non sembra essere la destra nazionalista, bensì i conservatori, cioè i popolari, alla cui “famiglia” politica appartengono le due nominate, e i liberali, che, con il belga Charles Michel, ottengono la presidenza del Consiglio europeo.
La prevalenza dell’Europa occidentale. Lo stesso ex presidente del Consiglio europeo, il polacco Tusk, ha lamentato che nessun europeo dell’Est è stato inserito nelle prime quattro nomine. Alla presidenza del Parlamento Sassoli è stato preferito al Bulgaro Stanishev. È la dimostrazione che il potere continua a stare, anche grazie al Trattato di Aquisgrana, dove è sempre stato, cioè in Europa occidentale, malgrado gli enormi progressi economici raggiunti dall’Europa dell’Est negli ultimi anni.
Da ultimo va detto che Ursula van der Leyen e Christine Lagarde sono due tipiche esponenti dell’élite cosmopolita legata al capitale transnazionale. I legami di Ursula van del Leyen con l’imprenditoria tedesca sono molto stretti e radicati. Proviene da una antica famiglia di industriali di Brema, mentre il marito, da cui ha preso il cognome, viene da una famiglia aristocratica di importanti industriali ed è amministratore delegato di una società di ingegneria medica. Ursula è figlia d’arte: il padre è stato capo di gabinetto del commissario Ue alla concorrenza e successivamente direttore generale per la concorrenza. Per questa ragione Ursula ha vissuto a Bruxelles per molto tempo imparando la lingua francese. Ritornati in Germania il padre di Ursula divenne prima amministratore delegato della Bahlsen e successivamente primo ministro della Bassa Sassonia, a dimostrazione del funzionamento anche in Germania del sistema delle “porte girevoli”, cioè dell’interscambio tra politica e imprenditoria, che rafforza l’influenza di quest’ultima sulla prima. In politica Ursula van der Leyen è stata prima ministro della Famiglia, poi del Lavoro e infine della Difesa. Già candidata per la presidenza della Nato, van der Leyen è di sicura osservanza atlantica e ha rivendicato un ruolo più attivo a livello internazionale per le Forze Armate tedesche.
La Lagarde, invece, dopo la laurea in legge è andata negli Usa. Qui prima ha lavorato come stagista del deputato William Cohen, diventato in seguito segretario alla Difesa del Presidente Clinton, poi è entrata nello studio internazionale Baker & Mckenzie, di cui è stata presidente del consiglio d’amministrazione. Successivamente si è trasferita in Belgio dove ha fondato una filiale dello studio. Entrata in politica, è stata ministro del Commercio, dell’Agricoltura e dell’Economia dei governi francesi di centro-destra. Successivamente è stata nominata direttore generale del Fondo monetario internazionale. Con questa carica ha partecipato alla riunione del 2017 del Gruppo Bilderberg, un think tank internazionale che mette in relazione le élite economiche con quelle politiche, burocratiche e culturali. La Lagarde non ha particolari competenze economiche, ma rappresenta sicuramente, con il suo curriculum, un punto di riferimento sicuro per il capitale transnazionale e i mercati mondiali ed europei.
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LAGARDE E VON DER LEYENPREVALENZA DEI GOVERNI E DELL’ASSE FRANCO-TEDESCO
di Domenico Moro
Il Consiglio europeo ha deciso di nominare alla presidenza della Commissione europea la tedesca Ursula von der Leyen e alla presidenza della Bce la francese Christine Lagarde.
La nomina delle due donne politiche evidenzia quattro importanti dati di fatto:
La ulteriore dimostrazione che la Ue è un organismo intergovernativo e per nulla democratico, neanche in modo formale. Infatti, nella formazione delle decisioni della Ue prevalgono i governi nazionali: la nomina di von der Leyen e Lagarde è stata decisa dal Consiglio europeo, composto dai capi di governo e di Stato dei Paesi Ue. Il Consiglio europeo è l’organismo di gran lunga più importante della Ue, avendo compiti legislativi, di indirizzo politico complessivo, e di nomina dei membri della Commissione e della Bce. Le due nomine, fra l’altro, sono state fatte prima che il Parlamento europeo eleggesse il suo presidente e ormai il Parlamento può intervenire solo per ratificarle.
L’attribuzione delle due cariche più importanti a una tedesca e a una francese avviene con un evidente accordo di scambio tra i due Paesi più importanti della Ue e dell’area euro, la Germania e La Francia. Del resto, è stato Macron a proporre Ursula von der Leyen. Si tratta del primo banco di prova veramente importante del nuovo asse franco-tedesco, dopo la firma del trattato di Aquisgrana, che sancisce i nuovi termini dell’alleanza tra Francia e Germania per garantirsi l’egemonia continentale. Nel Trattato all’articolo 2, infatti, i due Paesi si impegnano e a consultarsi regolarmente prima degli incontri europei a tutti i livelli cercando di definire posizioni comuni. La spartizione delle maggiori cariche penalizza in particolare l’Italia che, infatti, oggi si ritrova a mal partito, senza, pare, poter ottenere neanche una vicepresidenza nella Commissione. Secondo alcuni, ci sarebbe stato addirittura uno scambio tra la rinuncia alla procedura di infrazione per debito eccessivo da parte degli organismi europei e l’accettazione nomine da parte del governo italiano.
La prevalenza dei conservatori e dei liberali. Il candidato dei socialisti europei, l’olandese Timmermans, è stato bocciato con l’aiuto anche del governo Conte e del gruppo di Visegrad (i Paesi dell’Est Europa). Ma la bocciatura del candidato socialista, parzialmente mitigata dalla nomina del socialista spagnolo Josep Borrell ad Alto Rappresentante per la politica estera (e di Sassoli a presidente del Parlamento europeo), è dovuta soprattutto allo smacco subito alle ultime elezioni europee, che ha portato, ad esempio, i socialisti tedeschi al peggior risultato della loro storia e a essere superati dai verdi. Tuttavia, ad avvantaggiarsi della sconfitta socialista non sembra essere la destra nazionalista, bensì i conservatori, cioè i popolari, alla cui “famiglia” politica appartengono le due nominate, e i liberali, che, con il belga Charles Michel, ottengono la presidenza del Consiglio europeo.
La prevalenza dell’Europa occidentale. Lo stesso ex presidente del Consiglio europeo, il polacco Tusk, ha lamentato che nessun europeo dell’Est è stato inserito nelle prime quattro nomine. Alla presidenza del Parlamento Sassoli è stato preferito al Bulgaro Stanishev. È la dimostrazione che il potere continua a stare, anche grazie al Trattato di Aquisgrana, dove è sempre stato, cioè in Europa occidentale, malgrado gli enormi progressi economici raggiunti dall’Europa dell’Est negli ultimi anni.
Da ultimo va detto che Ursula van der Leyen e Christine Lagarde sono due tipiche esponenti dell’élite cosmopolita legata al capitale transnazionale. I legami di Ursula van del Leyen con l’imprenditoria tedesca sono molto stretti e radicati. Proviene da una antica famiglia di industriali di Brema, mentre il marito, da cui ha preso il cognome, viene da una famiglia aristocratica di importanti industriali ed è amministratore delegato di una società di ingegneria medica. Ursula è figlia d’arte: il padre è stato capo di gabinetto del commissario Ue alla concorrenza e successivamente direttore generale per la concorrenza. Per questa ragione Ursula ha vissuto a Bruxelles per molto tempo imparando la lingua francese. Ritornati in Germania il padre di Ursula divenne prima amministratore delegato della Bahlsen e successivamente primo ministro della Bassa Sassonia, a dimostrazione del funzionamento anche in Germania del sistema delle “porte girevoli”, cioè dell’interscambio tra politica e imprenditoria, che rafforza l’influenza di quest’ultima sulla prima. In politica Ursula van der Leyen è stata prima ministro della Famiglia, poi del Lavoro e infine della Difesa. Già candidata per la presidenza della Nato, van der Leyen è di sicura osservanza atlantica e ha rivendicato un ruolo più attivo a livello internazionale per le Forze Armate tedesche.
La Lagarde, invece, dopo la laurea in legge è andata negli Usa. Qui prima ha lavorato come stagista del deputato William Cohen, diventato in seguito segretario alla Difesa del Presidente Clinton, poi è entrata nello studio internazionale Baker & Mckenzie, di cui è stata presidente del consiglio d’amministrazione. Successivamente si è trasferita in Belgio dove ha fondato una filiale dello studio. Entrata in politica, è stata ministro del Commercio, dell’Agricoltura e dell’Economia dei governi francesi di centro-destra. Successivamente è stata nominata direttore generale del Fondo monetario internazionale. Con questa carica ha partecipato alla riunione del 2017 del Gruppo Bilderberg, un think tank internazionale che mette in relazione le élite economiche con quelle politiche, burocratiche e culturali. La Lagarde non ha particolari competenze economiche, ma rappresenta sicuramente, con il suo curriculum, un punto di riferimento sicuro per il capitale transnazionale e i mercati mondiali ed europei.
* Fonte: laboratorio
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4 commenti:
la realizzazione
del "fogno europeo"...
Scusate , vorrei fare una domanda ai lettori di Sollevazione
della zona di Milano.
Questa mattina guardavo la trasmissione su CANALE ITALIA
condotta da Paola Natali e sono rimasto basito e stralunato.
Di tanto in tanto la conduttrice evocava e invocava con
una certa insistenza e compiacimento le elezioni anticipate.
Daccordo che siamo in zona Milano e bisogna fare contenti
gli aficionados della lega ma mi è sembrato davvero strano
molto fazioso e poco professionale.
Che sappiate voi la conduttrice è vicina alla lega ?
si ok però ci si può ancora sorprendere perché l'UE mette ai posti di comando persone di provata fede neoliberista? pensavo che questo fosse dato per scontato, c'è bisogno di farci un articolo?
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