[ martedì 9 luglio 2019]
Comunicato n. 8/2019 del Comitato Centrale di P101
(1) La grande borghesia, per bocca del suo Cavallo di Troia nel governo, il ministro Tria, esulta per come è stata scongiurata la “procedura d’infrazione”:
(2) A questo si aggiunge il segnale più allarmante, quello delle nomine ai vertici apicali dell’Unione europea. Superate le scaramucce, l’ultimo vertice dei capi di Stato e di governo, per nome e per conto di chi nella Ue comanda davvero (Germania e Francia), hanno scelto Cristine Lagarde alla Bce al posto di Draghi e il falco tedesco Ursula Von Der Leyen alla Presidenza della Commissione. Due nomine che confermano nella maniera più netta che nulla cambierà nelle politiche europee e, per quanto riguarda il nostro Paese,
che resta puntata alla sua tempia la pistola dell’austerità ordoliberista. Davanti a questo atto di protervia oligarchica, invece di opporre il proprio veto, il Presidente del consiglio Giuseppe Conte ha votato a favore. Peggio ancora, siccome i nominati dovranno superare il giudizio formale dello pseudo-Parlamento europeo, Conte, dopo aver messo M5s e Lega davanti al fatto compiuto, invoca Di Maio e Salvini affinché convincano i loro parlamentari europei a votare per la Lagarde e la Von Der Leyen. E’ l’ultima conferma che Conte finge di mediare, mentre è fidata pedina di Mattarella. Le risposte che giungono dal M5s e dalla Lega non sono per niente rassicuranti.
(3) Se aggiungiamo a questi gli altri segnali — le liti tra Di Maio e Salvini sui temi più disparati; i dissidi anche all’interno di M5s e Lega; l’insipienza e l’inconsistenza di certi ministri; le dichiarazioni roboanti di alcuni esponenti della maggioranza poi seguite da regolari smentite; la vicenda dell’immigrazione e delle provocazioni delle ONG, agite come cortina fumogena per distrarre i cittadini dalla vera posta in palio — si capisce che così non si può andare avanti. In queste condizioni sarà difficile che il governo riesca a rispettare la volontà di cambiamento della maggioranza dei cittadini e gli impegni scritti nel “contratto di governo". Come pensano Di Maio e Salvini, in vista della prossima Legge di Bilancio, di tenere testa e disobbedire all’Unione europea? Come pensano di potere vincere con Conte Presidente del Consiglio e Tria al Mef?
(4) Il 10 giugno scorso, davanti alla minaccia di avviare la “procedura d’infrazione” e al contestuale anatema lanciato contro i MiniBoT, scrivevamo:
guadagnato tempo prezioso per meglio attrezzarsi in vista dello contro con l’eurocrazia. Ma il tempo sta scadendo. La prossima Legge di bilancio sarà la cartina di tornasole per capire se il governo si ribellerà o si inginocchierà alla Ue. Per questo i patrioti ed i cittadini consapevoli dell’alta posta in palio non possono restare alla finestra. Assieme dobbiamo trovare il modo di mobilitarci e scendere in piazza per la fine dell’austerità, per la sovranità e la democrazia, contro l’euro-dittatura.
A fianco del governo nel caso avrà il coraggio di combattere, contro se getterà la spugna.
Roma 8 luglio 2019
Comunicato n. 8/2019 del Comitato Centrale di P101
(1) La grande borghesia, per bocca del suo Cavallo di Troia nel governo, il ministro Tria, esulta per come è stata scongiurata la “procedura d’infrazione”:
«E’ la correzione strutturale più grande degli ultimi anni».Per quanto si tratti di una esibizionistica smargiassata — stiamo parlando di una modesta manovrina da 7,7 miliardi, ovvero lo 0,3% del Pil — il segnale che è giunto dalla maggioranza giallo-verde è quello solito: tanto fumo e poco arrosto. Bellicose dichiarazioni seguite da fragili accordicchi con l’eurocrazia, alla quale si concede così di cantare vittoria, nel segno del “rigore dei conti pubblici” — le nuove entrate e i risparmi ottenuti sono stati devoluti non per dare lavoro e reddito ai cittadini ma per rispettare i famigerati vincoli di bilancio.
(2) A questo si aggiunge il segnale più allarmante, quello delle nomine ai vertici apicali dell’Unione europea. Superate le scaramucce, l’ultimo vertice dei capi di Stato e di governo, per nome e per conto di chi nella Ue comanda davvero (Germania e Francia), hanno scelto Cristine Lagarde alla Bce al posto di Draghi e il falco tedesco Ursula Von Der Leyen alla Presidenza della Commissione. Due nomine che confermano nella maniera più netta che nulla cambierà nelle politiche europee e, per quanto riguarda il nostro Paese,
che resta puntata alla sua tempia la pistola dell’austerità ordoliberista. Davanti a questo atto di protervia oligarchica, invece di opporre il proprio veto, il Presidente del consiglio Giuseppe Conte ha votato a favore. Peggio ancora, siccome i nominati dovranno superare il giudizio formale dello pseudo-Parlamento europeo, Conte, dopo aver messo M5s e Lega davanti al fatto compiuto, invoca Di Maio e Salvini affinché convincano i loro parlamentari europei a votare per la Lagarde e la Von Der Leyen. E’ l’ultima conferma che Conte finge di mediare, mentre è fidata pedina di Mattarella. Le risposte che giungono dal M5s e dalla Lega non sono per niente rassicuranti.
(3) Se aggiungiamo a questi gli altri segnali — le liti tra Di Maio e Salvini sui temi più disparati; i dissidi anche all’interno di M5s e Lega; l’insipienza e l’inconsistenza di certi ministri; le dichiarazioni roboanti di alcuni esponenti della maggioranza poi seguite da regolari smentite; la vicenda dell’immigrazione e delle provocazioni delle ONG, agite come cortina fumogena per distrarre i cittadini dalla vera posta in palio — si capisce che così non si può andare avanti. In queste condizioni sarà difficile che il governo riesca a rispettare la volontà di cambiamento della maggioranza dei cittadini e gli impegni scritti nel “contratto di governo". Come pensano Di Maio e Salvini, in vista della prossima Legge di Bilancio, di tenere testa e disobbedire all’Unione europea? Come pensano di potere vincere con Conte Presidente del Consiglio e Tria al Mef?
(4) Il 10 giugno scorso, davanti alla minaccia di avviare la “procedura d’infrazione” e al contestuale anatema lanciato contro i MiniBoT, scrivevamo:
«Se da Bruxelles e Francoforte arrivano solo diktat al governo italiano, restano solo due possibilità: la resa o la resistenza. Se la resa è l’auspicio di lorsignori, noi non possiamo che augurarci la resistenza. La lotta per l’uscita dalla gabbia dell’euro resta per noi la questione decisiva, il primario metro di giudizio e di orientamento della Sinistra patriottica in questa fase».E’ proprio tenendo fermo questo “primario metro di giudizio” che occorrerà essere vigili rispetto alle prossime mosse del governo. In tanti abbiamo perdonato ai giallo-verdi il brutto compromesso dell’anno scorso con la Ue. Era lecito pensare che si fosse
guadagnato tempo prezioso per meglio attrezzarsi in vista dello contro con l’eurocrazia. Ma il tempo sta scadendo. La prossima Legge di bilancio sarà la cartina di tornasole per capire se il governo si ribellerà o si inginocchierà alla Ue. Per questo i patrioti ed i cittadini consapevoli dell’alta posta in palio non possono restare alla finestra. Assieme dobbiamo trovare il modo di mobilitarci e scendere in piazza per la fine dell’austerità, per la sovranità e la democrazia, contro l’euro-dittatura.
A fianco del governo nel caso avrà il coraggio di combattere, contro se getterà la spugna.
Roma 8 luglio 2019
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3 commenti:
Sono assolutamente d'accordo. Ci sono molte cose importanti che il Governo giallo-verde dovrebbe fare (cito solo alcuni aspetti principali):
- quantomeno dovrebbe superare le folli regole sul pareggio di bilancio introdotte nel 2012 da Mario Monti (gruppo Bilderberg e Trilateral), quindi abrogare la Legge Cost. n.1/2012 perché in contrasto con i principi fondamentali della Costituzione (artt. 1, 3 e 4) che prevedono il diritto al lavoro per tutti i cittadini e il dovere per lo Stato di assicurare tale diritto, cioè la piena occupazione. Principi fondamentali che sono al di sopra delle altre norme costituzionali (quindi anche agli artt. 81 e 97) e che dovrebbero guidare tutta l’attività dello Stato, ma costantemente dimenticati anche dal Presidente Mattarella, che si preoccupa soltanto di equilibrio e pareggio di bilancio;
- quantomeno dovrebbe togliere dal deficit pubblico le spese per gli investimenti, per la ricostruzione delle zone terremotate, per la messa in sicurezza del territorio dai dissesti idrogeologici, per la sanità e per la pubblica istruzione;
- quantomeno dovrebbe introdurre la moneta fiscale, sia i Minibot che i Certificati di Credito Fiscale;
- quantomeno dovrebbe sostituire Tria, con un Ministro dell'Economia all'altezza di queste sfide.
Tutte questioni fondamentali che porterebbero l'Italia allo scontro totale con l'Unione Europea. Non si può resistere e basta, bisogna resistere contrattaccando. Ma per fare queste cose ci vuole un Governo forte, coeso e determinato, qualità di cui non si vede traccia nel Governo giallo-verde, minato anche da fattori politici come il raddoppio dei voti della Lega e il dimezzamento dei 5 Stelle. Un governo che sembra destinato a sopravvivere, non a lungo, col motto "vorrei ma non posso" o "vorrei ma proprio non gliela faccio" ....
MANIFESTO PER UNA TRIESTE PLURALE E MULTICULTURALE CONTRO IL NEOIRREDENTISMO.
La Giunta Comunale di Trieste nello scorso mese di maggio ha deliberato la realizzazione della mostra “Disobbedisco. La rivoluzione di D’Annunzio a Fiume 1919 – 1920”; nella stessa delibera il Comune si impegna inoltre “a farsi carico della produzione e collocazione in luogo da individuare di una statua di Gabriele D’Annunzio”. La spesa complessiva prevista è di 382.190,00 €, di cui 20.000,00 € per la collocazione del monumento.
Dalle motivazioni addotte dal Comune per giustificare tanto la mostra quanto il monumento non emerge alcuna considerazione relativa a D’Annunzio poeta ed artista, ma esclusivamente il suo ruolo nell’occupazione della città di Fiume il 12 settembre 1919, occupazione che fu un vero e proprio atto di pirateria nei confronti delle nazioni che negoziavano il trattato di pace ed un attacco alla diplomazia ed al diritto internazionale.
La marcia su Fiume fu la prima azione militarista verificatasi in Italia dalla fine della grande guerra, minò profondamente l’autonomia storica della città e segnò l’inizio del declino di Fiume. Lo scopo dell’occupazione era annettere Fiume all’Italia, per “fermare” l’ondata “barbarica” e “slava” che rischiava di arrivare su Trieste e Gorizia, come sosteneva espressamente D’Annunzio, con affermazioni razziste che riteniamo inaccettabili al giorno d’oggi, quali queste, tratte da Il sudore di sangue- Lettera ai Dalmati che citiamo solo a titolo di esempio: “Il croato lurido, s’arrampicò su per le bugne del muro veneto, come una scimmia in furia, e con un ferraccio scarpellò il Leone alato (…) Quell’accozzaglia di Schiavi meridionali che sotto la maschera della giovine libertà e sotto un nome bastardo mal nasconde il vecchio ceffo odioso”.
È chiaro che la motivazione del Comune di Trieste per erigere una statua a Gabriele D’Annunzio prescinde dal suo valore di letterato e poeta, ma è finalizzata esclusivamente a celebrare l’anniversario dell’impresa fiumana. Pertanto non si tratta di un’operazione culturale, quanto di un’operazione meramente politica, che rischia di offendere le nazioni confinanti ed i diversi popoli che abitano queste terre, dall’una e dall’altra parte del confine.
Considerato inoltre che queste iniziative seguono di pochi mesi alcuni interventi goffi ed irresponsabili pronunciati da esponenti politici locali e di rilievo internazionale sull’ “italianità” delle terre istriane e dalmate, ci si chiede se sia opportuno alimentare tensioni diplomatiche che rischiano di compromettere quel rapporto di amicizia e collaborazione che con fatica si è costruito in questi decenni con la Slovenia e la Croazia.
Per queste ragioni, in considerazione che il legame culturale tra D’Annunzio e Trieste è inesistente, mentre invece ne esiste uno fortissimo di carattere nazionalistico, irredentista e razzista, non possiamo che respingere con forza ogni celebrazione o esaltazione di simboli del nazionalismo, difendendo invece il pluralismo culturale e storico di Trieste.
Per questi motivi ribadiamo con fermezza:
NO ALLA STATUA DI D’ANNUNZIO NELLA CITTÀ DI TRIESTE.
D'ANNUNZIO e FIUME....
Francamente, con tutti i problemi che assillano il popolo lavoratore italiano, la realizzazione di una mostra a Trieste su D'Annunzio, non ce ne importa un fico secco.
Il commento (ovviamente off topic) del sinistrato qui sopra mostra fino a che punto di demenza può arrivare certa sinistra transgenica. valeva la pena farlo passare quindi.
Cosa dicono i sinistrati triestini? che
«nell’occupazione della città di Fiume il 12 settembre 1919, occupazione che fu un vero e proprio atto di pirateria nei confronti delle nazioni che negoziavano il trattato di pace ed un attacco alla diplomazia ed al diritto internazionale».
Che grande scemenza!
I sinistrati triestini fanno propria la medesima condanna delle potenze imperialiste del tempo, compreso il governo italiano —noto del resto che Mussolini tradì i fiumani...
L'impresa fiumana fu ben altro! Ricordiamo a questi sinistrati che il governo Bolscevico riconobbe la repubblica fiumana di D'ANnunzio e De Ambris.
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