3 dicembre. Roma, sabato 22 novembre, convegno La sinistra e la trappola dell'euro. E' la volta di Paolo Ferrero (nella foto).
Ferrero, pur ammettendo che Rifondazione "sbagliò" a sostenere l'ingresso nell'euro nel 1999, spiega perché Rifondazione si oppone alla parola d'ordine dell'uscita dall'euro. Il problema, per Ferrero, non è tanto la moneta unica, ma i trattati su cui essa è stata fondata; per cui, prima di tutto si deve "disobbedire ai trattati".
15 commenti:
La proposta di Ferrero mi sembra l'unica cosa concreta che si possa fare per adesso.
Bisogna considerare che la disobbedienza sia che abbia successo sia che fallisca avrebbe delle notevoli conseguenze ossia nel breve medio periodo porterebbe a una polarizzazione delle forze politiche e sociali che permetterebbe alla sinistra di ritrovare la propria dimensione.
sì, ma come si fa a disubbidire ai trattati se non si batte la propria moneta? Come si fa a sforare i parametri di bilancio pubblico se gli euri te li devi far prestare (non dare, proprio prestare) da soggetti finanziari privati e spesso esteri?
appena incominciamo a disobbedire , fanno alzare lo spread a livelli stratosferici e come diceva il commentatore precedente , pagheremo un sacco di soldi per finanziarci.
perciò dobbiamo uscira per forza dalla moneta unica e riprenderci la sovranità monetaria SUBITO o almeno emettere i CCF
saluti
Franco De Angelis
Più che altro, come si fa a disobbedire ai trattati senza denunciare l'ue. la moneta unica e Maastricht.
Io da RC non ho visto alcuna opposizione vera a Maastricht, ho visto solo qualche presa di posizione contro il pesce piccolo di turno e molta aria fritta ed energie spese per diritti che giustamente molti chiamano "cosmetici".
Molti militanti, soprattutto giovani, sono intrisi di un europeismo utopistico davvero deprimente.
Quindi ben venga qualsiasi forma di resistenza al sistema, purchè sia sincera e dica la verità sulla natura delle istituzioni sovranazionali che invece rc difende (e legittima)
L'unico modo che abbiamo di salvarci senza troppi traumi e' stampare una moneta propia e metterla in circolazione insieme all'Euro propio come avvenne all'inizio con la doppia circolazione Lira Euro in questo modo ci sottrarremmo al ricatto dei mercati finanziari, purtroppo l'unico politico (almeno a quanto mi risulta' ma pottrei sbagliare) ad aver prospettato questa soluzione e' stato Berlusconi
Il "caro compagno" Ferrero insiste poi sul fatto che l'euro non funzioni a causa dei trattati, pensando al ruolo della banca centrale a lla mancanza di meccaniscmi di riequilibrio tra le disparità oggettive che porta la moneta.
Su questo potrebbe aver pure ragione,capisco che lui in questo quadro inserirebbe meccanismi di solidarietà molto ampi, ma questo difficilmente limirebbe lo spostamento dei capitali all'interno dell'eurozona e soprattutto le sue conseguenze sociali tra una popolazione costretta a seguirli a zonzo per il nord europa senza avere un'identità comune.
Questa mancanza di identità impedirebbe pure l'attuazione di vere politiche di solidarietà, abbiamo visto con Giacchè che un tedesco dell'ovest non è disposto a pagare per uno dell'est, figuriamoci in un unione fiscale con italiani e greci che vengono continuamente etichettati come fannulloni e debitori.
Senza contare poi le occasioni che avrebbero multinazionali e grande capitale per sfruttare queste divisioni
Scusa Pigghi ma ci sei stato al convegno con Ferrero qualche giorno fa?
Hai letto il libero di Ferrero uscito due o tre anni fa?
Denunciano eccome, non scherziamo, informatevi meglio per cortesia.
Il problema dei giovani che non capiscono è molto grave e in effetti quello che manca molto a RC è un buon blog con un forum aperto alle discussioni.
QUELLO CHE VORREI FARE PRESENTE è che anche da parte "borghese" c'è la proposta della disobbedienza.
Ad esempio questo articolo di Gustavo Piga, quello che aveva proposto il referendum anti fiscal compact
http://www.gustavopiga.it/2013/e-se-dicono-di-no-paghiamo-la-multina/
e ne ha scritti molti altri ancora più accesi arrivando a dire che disobbedendo andremmo a vedere il bluff della Germania ( e anch'io penso sia un bluff, tra l'altro).
La cosa incomprensibile quindi è come mai non si sia ancora formato un fronte unito fra sinistra e quelle forze di media borghesia che stanno soffrendo moltissimo le politiche di austerità.
Lo sapete qual'è il vero problema della disobbedienza?
Che certamente ci sarebbe una risposta "minatoria" a base di spread, articoli di giornale allarmistici, multe varie (che però sarebbero minori dei benefici guadagnati con la disobbedienza) e la gente che mediamente non è informata si calerebbe subito le braghe finendo per votare per i partiti pro sistema (come in effetti sta succedendo col PD).
Ma a questo si rimedia solo col tempo, cominciando a tessere la tela delle alleanze anche al di fuori del proprio ambito autoreferenziale il che implica, attenzione, che all'inizio non ci si può impuntare sul rispetto integrale delle proprie particolari proposte.
Su questo siamo in un ritardo gravissimo e come era ampiamente prevedibile ne stanno approfittando le destre che nell'ignoranza politica ed economica dei cittadini in difficoltà ci sguazzano.
Concludo facendo presente che occorre un minimo di realismo: vediamo cosa succede a Firenze e se nemmeno lì si trova un accordo forte, non una cosina rabberciata, bisognerà prendere atto che partire di primo acchitto col "no euro" non è possibile e sarà necessario passare per la fase della disobbedienza.
Per adesso la proposta dell'uscita va messa sul piatto come alternativa "minacciosa" a una ipotetica chiusura assoluta dell'UE sulla possibilità di politiche espansive; siccome però molto probabilmente fra un annetto ci troveremo col debito/PIL peggiorato e la pace sociale pesantemente incrinata è possibile che si apriranno delle finestre di opportunità.
Il punto è che le si potrà sfruttare esclusivamente se la sinistra SI SARA' UNITA SU UN PROGRAMMA DI MASSIMA E DI MINIMA avendo intavolato un dialogo molto stretto con le forze sociali non di sinistra interessate a mettere fine all'austerità (le quali una volta acclarata l'indisponibilità assoluta dell'Unione dovranno prenderne atto).
Se rimaniamo come oggi con ogni gruppetto che se ne va per i fatti suoi attaccato come una cozza ai propri distinguo NON SI RISOLVERA' NULLA né nel senso riformista nel in quello dell'uscita secca dall'euro.
Rifondazione non ha mai avuto scrupoli nel difendere posizioni magari teoricamente in parte giustificabili ma concretamente irrealizzabili e velleitarie.
Disobbedire ai trattati europei sarebbe un po' come chiedere l'abolizione delle catene senza mettere in discussione il sistema schiavistico.
@ChiunqueScriva
Perché invece secondo te dire "usciamo dall'euro" non è velleitario, vero?
@Pigghi
E la metti sull'identità...identità di che? Sai bene che non sarà mai "identità" di classe ma che l'unica "identità" veicolabile è quella nazionale ossia tipicamente di destra.
La classe sociale prevede ovviamente un'identità transnazionale; dici "in nome della Costituzione"?
Ma che forza di richiamo vuoi che abbia un fattore cosí intellettualistico come la "Costituzione"?
Guardiamo in faccia la realtà: l'unica e sola speranza della sinistra è che si realizzi la "profezia" secondo la quale il sistema capitalista crollerà sotto le proprie contraddizioni. Questo significa che possiamo e dobbiamo fare una sola cosa: compattarci come sinistra e cercare alleanze con quelle forze sociali che cominciano a subire anche loro gli effetti di quella trasformazione finale del capitalismo che porterà all'acuirsi insostenibile delle disuguaglianze.
Il resto mi spiace dirlo ma sono solo fesserie.
@anonimo delle 23:33 di ieri
Io sento ogni tanto qualche intervento di Ferrero e a me sembra solo contro l'austerità cattiva che tarpa le ali all'europa dei popoli e non mi trova d'accordo.
Per falra breve, anche nell'europa dei popoli con l'euro buono la tyssen chiude.
Secondo me è rc che fa della divesa dell'euro un feticcio, ma è giustamente costretta dalla composizione della sua militanza.
Le "istituzioni" europee sono antidemocratiche e illegittime, parlare di riformarle significa semplicemente legittimarle.
@anonimo delle 11:09
Non credo tu abbia capito il senso del mio commento, purtroppo scrivo in maniera poco scorrevole.
Io non stavo assolutamente chiedendo "identità" stavo semplicemente dicendo che in un europa in cui nemmeno parliamo la stessa lingua, meccanismi di riequilibrio e l'esigenza del capitale a "portarsi dietro" la forza lavoro porterà a tensioni sociali (tra poveri).
Non vedo perchè l'identità trasnazionale della classe sociale debba identificarsi con uno stano nazione ancora più grande, soprattutto quando è la richiesta del capitale.
Comunque non ho scritto alcun "in nome della costituzione", l'unico post della pagina con la parola costituzione è il tuo.
Per quanto riguarda il fatto che "c'è solo da sperare che il capitale crolli c'è solo da compattare le forze sociali" e come le compattiamo mettendole alla mercé del capitale?
Abbiaamo visto proprio RC come se la passa bene dopo anni di governo Prodi pacchetti Treu etc etc
Pigghi
cito.
"Per quanto riguarda il fatto che "c'è solo da sperare che il capitale crolli c'è solo da compattare le forze sociali" e come le compattiamo mettendole alla mercé del capitale?"
Ma su un programma, no? E proprio il fatto di essere (e di capire di essere) alla mercè del capitale sarà il fattore unificante (ossia il famoso nemico in comune)
Dopo aver coperto da sinistra la forza più reazionaria d’Italia, cioè il PD, adesso Ferrero copre da sinistra la forza più reazionaria del mondo: l’Unione Europea.
Il metodo è quello dei riformisti, cioè dei traditori di ogni tempo e luogo: analisi ampiamente condivisibili e pratica attendista interamente subalterna ai poteri forti. I bla-bla rinsaldano la base e non fanno male a nessuno.
In ambito marxista l’attendismo si appoggia tradizionalmente alla teoria delle condizioni obbiettive e in questo la continuità fra Ferrero e i vari Turati, Kautskj ecc. è – mutatis mutandis – totale. Dalla corretta osservazione che questa è una crisi del capitalismo, o quantomeno del capitalismo occidentale, e non solo dell’euro (che costituisce un mero fattore di aggrevio), ricava la bella idea che non si possa né si debba far niente fintantoché non si abbia a disposizione una massa di manovra tale da condizionare nientemeno che… i meccanismi del capitalismo mondiale! Siccome una massa del genere non si avrebbe nemmeno se la sua vagheggiata sinistra europea raggiungesse il 30% dei voti su base continentale, si può star certi che motivi per non far niente di concreto (e nel frattempo andare a caccia di prebende presso il regime) non mancheranno mai.
La mancata indicazione di come disobbedire ai trattati mantenendo l’euro e la libertà di movimento dei capitali non è un colossale strafalcione, ma più subdolamente è l’argomento che i vari Ferrero e (verosimilmente) gli Tsipras tengono in riserva per il momento in cui andassero al governo e venisse loro chiesto di mettere in pratica l’eurodisobbedienza. Allora invocheranno l’impossibilità di finanziarsi sui mercati come pretesto per rovesciare le loro promesse come un calzino e proseguire la politica di Prodi-Monti-Renzi con qualche variante cosmetica.
@anonimo delle 17:34 del 4 dic (ma è possibile usare almeno un nickname a fine messaggio? Per semplificare un po' la discussione e magari per "ribeccarci" in altre)
Te dicevi che purtroppo ci tocca aspettare che il sistema crolli e nel frattempo bisogna creare consenso.
Io ironicamente mi chidevo il come, perchè è ovvio e sensato che lo si faccia con un programma, ma bisogna vedere che questi sia in grado di tutelare i ceti subalterni e non l'opposto.
A meno che, da quanto ho capit,o la tua idea sia quella di aspettare che il capitalismo faccia il suo corso fino all'inevitabile rottura che unirebbe gli sfruttati (quando probabilmente non ci sarà più nulla da difendere).
In quest'ottica si capisce anche il programma Tsipras ;)
Ma a questo punto allora perchè non accusare in toto l'operato del nemico ma limitarsi a criticarne qualche misfatto, legittimandone di conseguenza le sue fondamenta.
La verità è che ci sono divergenze sostanziali tra chi mette al primo posto la tutela degli sfruttati e chi sembra anteporre a loro il salvataggio di alcuni strumenti del capitale.
Tornando al programma, quale potrebbe essere secondo te?
Quali sarebbero i punti cruciali insomma.
Pigghi, ci sono due piani.
La "tutela" degli sfruttati rivolta ai problemi contingenti e quella la devi fare per forza perché è una questione di sopravvivenza di tutti i giorni.
Ma la vera tutela degli sfruttati, quella di lungo termine ossia quella davvero anti sistema è una sola: far sì che gli sfruttati acquistino una coscienza politica, si uniscano e partecipino alla vita politica sia quella locale che quella più ampia (nazionale, politica economica, comprensione che è necessaria un coordinamento anche con gli sfruttati degli altri paesi).
La sinistra sa già fare abbastanza bene la parte locale ma ha perso il contatto col popolo sul problema della coscienza politica e dell'unità.
Si crede di recuperarla sbandierando un'idea forte e suggestiva come l'uscita dall'euro in attesa della Grande Sollevazione?
Secondo me è un progetto fallimentare.
Inoltre non ho detto che bisogna aspettare quietamente che il capitalismo si suicidi da solo, ho detto della disobbedienza di cui parla anche Ferrero ad esempio. La disobbedienza è un programma intermedio ma molto forte, accettabile anche dalla media borghesia e a mio avviso un tratto di strada insieme a loro andrà necessariamente fatto.
@anonimo
Siamo d'accordo sì che bisogna far nascere una coscienza politica, ti sembra forse che MPL non se lo auspichi?
Ti sembra che l'uscita dall'euro sia l'unica proposta portata avanti?
Non capisco poi perchè bisognerebbe omettere il tema della moneta unica, qui si chiede di andare oltre alla disobbedienza, è che semplicemente Rifondazione non lo ritiene un problema.
Ad esser noiosi non sono d'accordo nemmeno con la parola "disobbedienza", si disobbedisce ai genitori e alla maestra che rivestono una posizione implicitamente superiore, noi si deve "rifiutare" le imposizioni dei trattati.
A me sembra solo l'ennesima mezza misura presa da Rifondazione.
Mezze misure che l'hanno portata negli anni a non essere nè carne nè pesce, la stampella della sinistra liberista anche a livello locale.
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