2 dicembre.
La seconda si fonda sul paradigma opposto “più Stato e meno mercato”, sul primato della politica sull’economia, sull’aumento della spesa e degli investimenti pubblici, sulla salvaguardia dei diritti dei lavoratori, sulla difesa e l’applicazione della Costituzione.
Si tratta di due soluzioni inconciliabili, di due strade che portano evidentemente in direzioni opposte. L’illusione di tenere assieme il diavolo e l’acqua santa è una delle ragioni che ha sin qui paralizzato il movimento sovranista e fatto perdere tempo prezioso.
Di questo vorremmo si discuta a Firenze, a viso aperto, con spirito costruttivo ma senza nascondere la polvere sotto il tappeto.
Vorremmo farlo evitando il chiacciericcio inconcludente.
Per questo proporremo che i lavori dell’incontro procedano:
(1) iniziando l’incontro censendo le associazioni presenti;
(2) dopo la nostra introduzione la parola sarà consegnata ai portavoce delle associazioni e solo dopo ai singoli cittadini;
(3) le associazioni, se possibile, portino i loro contributi scritti;
(4) ove i fattori unitari dovessero prevalere l’incontro potrebbe concludersi con l’approvazione una dichiarazione politica comune.
Ci si vede a Firenze.
Lo verificheremo all'incontro che si svolgerà sabato prossimo a Firenze
Sabato 6 dicembre si svolgerà a Firenze, come già annunciato, l'incontro nazionale delle associazioni sovraniste. Lo scopo lo abbiamo indicato nella Lettera aperta che abbiamo diffuso il 7 novembre: verificare la possibilità di costruire una rete, un coordinamento dei gruppi e delle associazioni che hanno compreso che senza l’uscita dalla gabbia dell’euro e quindi senza la piena riconquista della sovranità politica il nostro Paese non ha scampo ed è destinato ad un inesorabile declino.
Non ci facciamo facili illusioni. Se la costellazione dei gruppi sovranisti non è sin qui riuscita a fare blocco non è soltanto per il prevalere di settarismi e personalismi. E’ dovuto anzitutto a serie divergenze politiche. Cosa deve intendersi per sovranità? Come la si conquista? Chi sono i nemici e chi gli amici? Su quali basi programmatiche dare vita ad un’alleanza? Si deve entrare nell’agone politico in modo indipendente o si deve sostenere dall’esterno partiti e movimenti che hanno già un forte seguito?
Promuovendo l’incontro noi abbiamo sottolineato come l’idea che sia necessario uscire dall’euro, da minoritaria, sta diventando maggioritaria nel Paese. Ciò spiega certe conversioni anti-euro dell’ultimo momento. Questi riposizionamenti, in sé positivi, sono gravidi di rischi. Si va diffondendo la tesi che l’uscita dall’euro sia una specie di bacchetta magica, l’evento che tutto risolverà, che dunque va sostenuto chiunque ci porti fuori da questa gabbia.
E’ una tesi sbagliata. Dall’euro si può infatti uscire imboccando due strade opposte, che per semplificare indichiamo come la neoliberista e l’anti-neoliberista.
La prima, fondata sul dogma di “meno Stato più mercato”, sui tagli alla spesa pubblica, sulla flessibilità selvaggia del mercato del lavoro, sulla soppressione dei diritti dei lavoratori e dei cittadini, quindi sul definitivo scardinamento della Costituzione.
Sabato 6 dicembre si svolgerà a Firenze, come già annunciato, l'incontro nazionale delle associazioni sovraniste. Lo scopo lo abbiamo indicato nella Lettera aperta che abbiamo diffuso il 7 novembre: verificare la possibilità di costruire una rete, un coordinamento dei gruppi e delle associazioni che hanno compreso che senza l’uscita dalla gabbia dell’euro e quindi senza la piena riconquista della sovranità politica il nostro Paese non ha scampo ed è destinato ad un inesorabile declino.
Non ci facciamo facili illusioni. Se la costellazione dei gruppi sovranisti non è sin qui riuscita a fare blocco non è soltanto per il prevalere di settarismi e personalismi. E’ dovuto anzitutto a serie divergenze politiche. Cosa deve intendersi per sovranità? Come la si conquista? Chi sono i nemici e chi gli amici? Su quali basi programmatiche dare vita ad un’alleanza? Si deve entrare nell’agone politico in modo indipendente o si deve sostenere dall’esterno partiti e movimenti che hanno già un forte seguito?
Promuovendo l’incontro noi abbiamo sottolineato come l’idea che sia necessario uscire dall’euro, da minoritaria, sta diventando maggioritaria nel Paese. Ciò spiega certe conversioni anti-euro dell’ultimo momento. Questi riposizionamenti, in sé positivi, sono gravidi di rischi. Si va diffondendo la tesi che l’uscita dall’euro sia una specie di bacchetta magica, l’evento che tutto risolverà, che dunque va sostenuto chiunque ci porti fuori da questa gabbia.
E’ una tesi sbagliata. Dall’euro si può infatti uscire imboccando due strade opposte, che per semplificare indichiamo come la neoliberista e l’anti-neoliberista.
La prima, fondata sul dogma di “meno Stato più mercato”, sui tagli alla spesa pubblica, sulla flessibilità selvaggia del mercato del lavoro, sulla soppressione dei diritti dei lavoratori e dei cittadini, quindi sul definitivo scardinamento della Costituzione.
La seconda si fonda sul paradigma opposto “più Stato e meno mercato”, sul primato della politica sull’economia, sull’aumento della spesa e degli investimenti pubblici, sulla salvaguardia dei diritti dei lavoratori, sulla difesa e l’applicazione della Costituzione.
Si tratta di due soluzioni inconciliabili, di due strade che portano evidentemente in direzioni opposte. L’illusione di tenere assieme il diavolo e l’acqua santa è una delle ragioni che ha sin qui paralizzato il movimento sovranista e fatto perdere tempo prezioso.
Di questo vorremmo si discuta a Firenze, a viso aperto, con spirito costruttivo ma senza nascondere la polvere sotto il tappeto.
Vorremmo farlo evitando il chiacciericcio inconcludente.
Per questo proporremo che i lavori dell’incontro procedano:
(1) iniziando l’incontro censendo le associazioni presenti;
(2) dopo la nostra introduzione la parola sarà consegnata ai portavoce delle associazioni e solo dopo ai singoli cittadini;
(3) le associazioni, se possibile, portino i loro contributi scritti;
(4) ove i fattori unitari dovessero prevalere l’incontro potrebbe concludersi con l’approvazione una dichiarazione politica comune.
Ci si vede a Firenze.
Coordinamento della sinistra contro l'euro
5 commenti:
Attenzione a come declinate dell'"uscita da destra", amici!
Non si può presentare come uscita "neoliberista" nel senso di "meno stato e più mercato" e nemmeno – con rispetto parlando - nel senso di Brancaccio di "libertà di movimento dei capitali". Ben imboccato dai mentori Borghi e Bagnai, Salvini ha compreso chiaramente che senza un pesante intervento dello stato come investitore e datore di lavoro, l'economia non riparte. Che lasciando in piedi la libertà di movimento dei capitali ci si espone alla conquista "straniera", per usare un gergo lepeniano. Bagnai ci asfalta comodamente se gli mettiamo in bocca queste idee.
L'elemento centrale di un'uscita da destra non può che riguardare il conflitto distributivo: evitare di imporre misure di adeguamento dei salari all'inflazione, lasciando che la quota salari decresca "naturalmente" a seguito dell'uscita, in modo da aiutare il recupero di competitività, imponendo una tassazione che favorisce chiaramente l’imprenditoria. E pilotando la ripartenza della domanda interna mediante l’intervento pubblico. Al di fuori del campo dell'economia, l’uscita da destra si configura invece come imposizione di uno stato securitario e paternalistico, pronto a calpestare i diritti politici, civili e sociali, come ben rimarcato nell'analisi del lepenismo portata avanti su questo blog.
Sono l'anonimo di prima.
Ovviamente quanto ho scritto ha senso se con uscita da destra vi riferite alle opzioni dei Bagnai, Borghi e Salvini, come del resto si è sempre fatto nel blog.
Qualora fosse Renzi o altri a gestire l'uscita, si potrebbe configurare anche un'opzione di tipo davvero "neoliberista". Tuttavia si osservi che anche Renzi negli ultimi tempi sta iniziando a prendere in considerazione un intervento più forte dello stato in economia, probabilmente conscio che con "meno stato e più mercato" è arduo far risollevare la domanda interna.
Perfetto il commento qua sopra. Effettivamente le varie forze della destra radicale europea (da Alba Dorata al Front National), area in cui la Lega salviniana sta confluendo (vedi la convinta partecipazione di Salvini stesso al congresso nazionale del FN pochi giorni orsono), non si possono liquidare come classicamente liberiste, anzi...la discriminante tra i sovranisti non
deve essere solo liberismo si o no ma anche la questione ANTIFASCISTA...spero la redazione sia d'accordo. E spero che anche a Firenze si sia assolutamente espliciti su questa questione: sovranismo sì ma non solo "costituzionale" e antiliberista ma pure dichiaratamente ANTIFASCISTA e ANTIRAZZISTA...
Anonimo 13:06
Giusto.
Come ho scritto duemila volte è inevitabile che anche la classe medio alta (o se vogliamo la classe dominante locale che comincia a vedersi progressivamente esautorata dalle oligarchie transanzionali) torni all'ovile delle politiche keynesiane e della socialdemocrazia.
Questa è la vera "tendenza oggettiva" che la sinistra deve saper cavalcare.
Per due motivi:
A) potrebbe polarizzarsi il conflitto con i dominanti transnazionali a tutto vantaggio del lavoro che diventerebbe l'alleato imprescindibile della classe medio alta "local" nella sua ribellione sempre più conflittuale contro i "cosmopoliti". In quel caso in breve i lavoratori e la sinistra acquisterebbero una forza contrattuale molto consistente
B) qualora questo ritorno parziale allo Stato, di cui i sintomi potrebbero essere non solo le parole di Renzi ma anche quelle di D'Alema che rinnega la Terza Via in questo recente articolo
http://www.corriere.it/politica/14_novembre_29/d-alema-renzi-lasci-terza-via-bisogna-riscoprire-stato-dac59766-77b8-11e4-8006-31d326664f16.shtml
qualora questo ritorno allo Stato dovesse realizzarsi eventualmente anche senza troppi conflitti ci ritroveremmo portati a una situazione sociale e politica quasi uguale a quella degli anni '70 ossia con una classe lavoratrice che, in virtù del maggior benessere generato dalle politiche keynesiane-socialdemocratiche, acquista una progressiva coscienza dei propri diritti e della propria forza politica.
All'epoca ne scaturì la reazione neo liberista delle ruling class internazionali che furono sostenute dai servi sciocchi della media borghesia che guardava con timore all'ascesa delle classi subalterne che stavano arrivando a minacciarne la rendita di posizione sociale ed economica.
Oggi la media borghesia non potrebbe più allearsi con quei dominanti neoliberisti tecnocratici contro cui sta combattendo una battaglia per la sopravvivenza (tanto da tornare alle dottrine dello Stato come regolatore dell'economia dopo averle avversate per più di tre decenni) e quindi si potrebbe finalmente realizzare il cambio di paradigma che porterà al superamento del sistema economico basato sullo sfruttamento-dominio, fondato ideologicamente su quel "profitto individuale" che oggi ci appare come una specie di dato di natura oggettivo e ineludibile ma che in realtà è una semplice ideologia imposta dai dominanti.
Mi sono piaciuti molto i commenti.
In ogni caso io NON sono d'accordo con chi sostiene che il sovranismo debba essere anti Lega o anti Forza Nuova. Dove sta scritto?
E chi parla simpatizza M5s.
La vera divisione non sta in queste cose ma sta sulla principale linea di demarcazione: la battaglia contro l'impero delle multinazionali.
Marco Orso Giannini
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