16 gennaio. Volentieri pubblichiamo le riflessioni di Fiorenzo Fraioli (nella foto) sul Convegno di Chianciano Oltre l'Euro. Ci auguriamo che altre ne seguano.
Premessa
Nel testo che segue riporto le mie impressioni e riflessioni sul recente convegno Oltre l'euro. La sinistra. L'alternativa, organizzato dal Movimento Popolare di LIberazione (MPL) e Bottega Partigiana.
Sebbene sia iscritto all'ARS (Associazione Riconquistare la Sovranità), esse non riflettono necessariamente le posizioni dell'associazione, della quale condivido gran parte della lettura del reale, ma non tutto. Inoltre, dedicherò la mia attenzione agli interventi che hanno maggiormente insistito sugli aspetti politici e indicato possibili percorsi di fuoruscita dalla crisi.
(...)
Il convegno di Chianciano
Il convegno Oltre l'euro. La sinistra. L'alternativa è stato promosso da una parte dei soggetti che assumono come primo valore da difendere la democrazia, e come interesse privilegiato quello del mondo del lavoro, inteso quest'ultimo nella sua accezione più generale di tutti coloro che, per vivere, ogni giorno devono alzarsi per andare a lavorare o cercare un'occupazione.
Una parte di questi soggetti politici, ma non tutti, ha partecipato. Tra gli assenti c'è stata anche l'ARS (di cui faccio parte), scelta che ho combattuto nel direttivo nazionale che ha preso questa decisione, e che continuo a ritenere sbagliata. Lo sviluppo del convegno, e gli interventi che ho ascoltato, hanno confermato questa mia valutazione, sebbene resti convinto che essa, almeno per quanto riguarda ARS, sia stata più il frutto di un fraintendimento che di reali motivi di contrasto.
Alla radice dei fraintendimenti continua ad esserci l'uso di una dicotomia che, negli ultimi decenni, è diventata estremamente ambigua nella percezione che ne hanno le persone, quella "destra/sinistra". In questo senso il titolo del convegno, che contiene la parola "sinistra", non è stato di aiuto alla corretta comprensione di ciò che esso è realmente stato. Chi ha partecipato ha potuto verificarlo di persona; gli altri potranno constatarlo visionando i video degli interventi che sono in via di pubblicazione. I relatori hanno tutti sostenuto posizioni valoriali democratiche e proposto percorsi di uscita dalla crisi nei quali veniva chiaramente posto l'accento sugli interessi del mondo del lavoro, ma ognuno di loro li ha declinati in modo coerente con la propria visione del mondo, e chissà, forse anche degli interessi di bottega. Ma di ciò, noi che abbiamo vissuto abbastanza, non ci meravigliamo né ci scandalizziamo più di tanto.
Gli interventi "politici"
La prolusione di Moreno Pasquinelli del Movimento Popolare di Liberazione (MPL) ha enucleato i quattro scenari più probabili, che egli ha definito: soluzione socialista, soluzione liberista, soluzione fascista, soluzione sovranista democratica. Nessuno dei relatori ha indugiato sulla possibilità di una soluzione socialista, evidentemente improbabile sebbene gradita ad alcuni, né sul pericolo di una soluzione fascista. Quest'ultima, essendo il fascismo l'antidoto velenoso escogitato dal Capitale per arrestare l'avanzata del socialismo, non può sussistere se manca la "minaccia del socialismo". Restano, dunque, due soli probabili scenari, la soluzione liberista e quella democratica sovranista, vale a dire le due forme che il mercato ha assunto nel corso del XX° secolo. MPL sostiene la linea di un'alleanza di tutte le forze democratiche per un'uscita democratica e sovranista dalla trappola dell'euro e dell'Unione Europea.
Sebbene tutti i relatori si siano espressi a favore del ripristino di una forma regolata di mercato capitalistico (sia pure come fase transitoria verso il socialismo, nel caso di Moreno Pasquinelli), quelli di loro che hanno affrontato il tema della fuoruscita dall'euro si sono divisi sui possibili percorsi politici. La linea di demarcazione principale può essere individuata nella specificazione della fonte di sovranità da cui far discendere l'opera di regolazione dei mercati, per alcuni essendo questa da ricercarsi negli Stati nazionali, per altri in istituzioni europee profondamente rinnovate.
Tra i fautori della prima posizione ci sono Moreno Pasquinelli di MPL e Luciano Barra Caracciolo ("l'alternativa è pronta, c'è già, è il recupero del modello costituzionale!… Non abbiamo bisogno di altro: la Repubblica democratica fondata sul lavoro…"), mentre Andrea Ricci, e soprattutto Sergio Cesaratto, sono apparsi più favorevoli alla seconda ipotesi. Un discorso a parte merita l'intervento di Emiliano Brancaccio.
Sergio Cesaratto ha svolto la prima parte del suo intervento ricordando il contributo di Friedrich List, secondo il quale lo Stato nazionale è "lo spazio più prossimo in cui una classe lavoratrice nazionale può legittimamente sperare di modificare a proprio vantaggio i rapporti di forza", a "fronte della visione cosmopolita del capitalismo e degli interessi dei lavoratori che Marx gli contrappone". In modo che mi è parso lievemente contraddittorio, nella parte finale del suo intervento Cesaratto ha enunciato una posizione di compromesso, consistente nella costruzione di una posizione politica che ponga le attuali istituzioni europee davanti alla scelta tra un radicale cambio di rotta della gestione economica o la fine dell'eurozona. Questa posizione politica, secondo Cesaratto, può essere perseguita aderendo alla proposta di dar vita a una lista Tsipras per le prossime elezioni europee, nella quale dovrebbero confluire tutte le forze critiche da sinistra dell'attuale linea economica dell'UE, fino a comprendere SEL se ciò dovesse risultare possibile. Un diffuso mormorio dell'uditorio ha fatto da commento a questa proposta, evidentemente non ben accetta, mentre Cesaratto, in preda a un evidente nervosismo, concludeva il suo intervento.
Più netta, ma anch'essa contraddittoria, la proposta di Andrea Ricci, consistente nell'uscita unilaterale e immediata dell'Italia dall'euro, unitamente al rilancio del processo di integrazione europea su basi radicalmente nuove. Ricci motiva la sua tesi da un lato per l'insostenibilità della moneta unica, dall'altro per il rifiuto di logiche di natura protezionistica e di chiusura agli scambi che sarebbero, a suo parere, l'inevitabile conseguenza del ritorno agli Stati nazionali. La chiusura dell'economia italiana agli scambi internazionali, conseguente al ripristino di barriere protezionistiche, avrebbe, secondo Ricci, gravi costi per l'Italia che ha, principalmente, un'economia di trasformazione, e profonde ripercussioni di ordine politico e culturale. Andrea Ricci argomenta la sua tesi ricordando che i periodi migliori della storia italiana hanno coinciso con le fasi di apertura agli scambi internazionali e al cosmopolitismo, mentre una chiusura isolazionista, protezionistica e autarchica potrebbe legittimarsi, agli occhi dell'opinione pubblica, "soltanto in virtù di un gretto nazionalismo, anacronistico e reazionario nel mondo attuale". Per Ricci, il recupero della sovranità nazionale, di cui si professa fautore, "non deve significare il ripiegamento su valori imperniati su una presunta tradizione nazionale". Per queste ragioni egli dichiara di essere "ancora, nonostante tutto, un convinto sostenitore dell'unità europea, perché credo che nell'epoca attuale sia ancora l'Europa il posto nel quale il nostro paese può progredire e prosperare, in attesa poi di un'altra epoca, un'epoca futura, quella dell'internazionale futura umanità". In realtà, aggiunge Ricci, "quella della sovranità nazionale perduta con l'integrazione europea, è un mito", perché dopo la seconda guerra mondiale, "l'Italia è stata, ben più di altri paesi europei, un paese a sovranità limitata". La tesi, conclude Ricci, può apparire contraddittoria, ma così non è perché non è sbagliata la prospettiva dell'unificazione europea, ma il percorso che è stato scelto, basato sull'imposizione di una moneta unica tecnicamente insostenibile. La soluzione, in definitiva, è per Andrea Ricci quella di rigettare l'euro e tenersi l'Unione Europea, cambiandone la politica economica ma senza rinunciare al Mercato Unico. L'intervento di Ricci si conclude con un lungo e caloroso applauso dei convenuti, ai quali temo sia sfuggita, anche per l'abilità dell'oratore, la questione di fondo, ovvero che non solo l'euro è stato un errore tecnico, ma anche e soprattutto lo strumento di coercizione della democrazia in Europa. E' anche possibile, tuttavia, che questa sia oggi l'unica posizione sostenibile per un economista che è stato per lungo tempo il responsabile economico del PRC, un partito nel quale è in corso una logorante battaglia interna proprio sull'euro e l'Unione Europea, non ancora conclusasi.
L'intervento politicamente più significativo è stato quello di Emiliano Brancaccio. Dopo aver "pagato pegno" al suo rango di "economista de sinistra" prendendo le distanze dal Front National di Marine Le Pen ("non si può sdoganare il Fronte Nazionale in Francia pur di far saltare la baracca dell'euro") ottenendo però un tiepido applauso da parte dell'uditorio, Brancaccio ha rilanciato sul terreno dei diritti civili ("chi oggi combatte contro l'assetto dell'unione monetaria europea, e dell'Unione Europea, deve farlo con lo scopo di appropriarsi della categoria della modernità"). Una richiesta, tutto sommato, non eccessiva (Se Parigi val bene una messa, l'Eliseo, per Marine Le Pen, può ben valere il riconoscimento dei diritti civili! – n.d.r.).
Piuttosto, lascia perplessi l'espressione "assetto dell'unione monetaria europea, e dell'Unione Europea", che ammicca alla possibilità di riformare questa Europa nella visione di un'altra Europa. Ipotesi che, nel prosieguo dell'intervento, passa però in secondo piano. Il passaggio successivo è sui movimenti di protesta dal basso, e qui Brancaccio si distacca nettamente dalle posizioni di certa sinistra ossessionata dalla purezza ideologica, allorché dichiara "…io credo che si debba intercettare quei movimenti… ovviamente bisogna saperlo fare…", l'applauso, questa volta, è più convinto, "…bisogna avere idee chiare, perché in questi nuovi scenari di protesta la concorrenza politica è tra forze antagoniste, si concorre gomito a gomito con i neofascisti. In quei contesti, o si ha la forza di egemonizzare, o si è egemonizzati e si tracolla!". L'ouverture brancacciana si conclude con la richiesta/speranza di potersi rivolgere ai presenti in sala con l'appellativo di "compagni".
Tale dichiarazione è seguita da un applauso scrosciante, ma non unanime (sono un testimone oculare – n.d.r.). Subito dopo parte una delle sue tipiche stoccate: "questa è una fase di piccoli gruppi… piccoli gruppi crescono… e in quest'ottica sarebbe bene evitare, io spero, protagonismi inutili, che in fin dei conti sono il retaggio di una ideologia individualista, che è distruttiva per qualsiasi progetto politico in fieri… ed è un'impresa colossale… e nessuno da solo potrà farcela… insomma io credo che si debba evitare come la peste il protagonismo delle persone, la lotta tra singole individualità, insomma la pulsione che un tempo si sarebbe definita 'gruppettara'". Chissà con chi ce l'aveva?
Brancaccio prosegue ponendo la domanda topica: "esiste il rischio di una gestione gattopardesca della crisi dell'euro?". La risposta è affermativa. Nella sostanza egli teme che, pur con la fine della moneta unica, non si ponga per ciò mano al vero problema, che è costituito dal "profilo antistatuale, liberista e libero-scambista delle politiche economiche". E' necessario, per Brancaccio, chiarire che "qualsiasi soluzione, che anche soltanto ammicchi alla possibilità di affidarsi, in un modo o nell'altro, al libero gioco delle forze del mercato, qualsiasi soluzione che si affidi a quei videogiochi, intesi sia come movimenti dei prezzi, sia come movimenti dei cambi, qualsiasi soluzione di questo tipo è una soluzione gattopardesca, in fin dei conti liberista, che deve essere combattuta sul terreno dei fatti e deve essere respinta! Più in generale, occorre contrastare il rischio di una gestione gattopardesca della crisi, chiarendo che qualsiasi tentativo di distinguere tra unione monetaria europea e Unione Europea, cioè qualsiasi tentativo, magari di gettare via la moneta unica tenendo tuttavia in piedi intatto il Mercato Unico Europeo, è un'opzione sbagliata". Un applauso scrosciante copre le parole di Brancaccio, il quale continua affermando che "la storia sta muovendosi rapida… e che persino parole indicibili fino a qualche tempo fa, come 'protezionismo', come 'intervento pubblico nell'economia', e (concedetemelo) perfino 'socialismo'… possono tornare in gioco!".
Considerazioni di un videoreporter
Penso che questo convegno segni uno spartiacque e mi auguro, da iscritto all'ARS, che anche la nostra associazione possa presto dare un contributo, sia al dibattito che alla necessaria mobilitazione dal basso.
Ho già fatto cenno alla discussione interna, il cui esito è stata la scelta di non co-promuovere, con MPL e Bottega Partigiana, il convegno. Alla fine hanno prevalso il timore di rimanere coinvolti in un confronto tutto interno alla sinistra radicale e la scelta di dedicare tutte le energie allo sforzo di far crescere la nostra organizzazione, a parere di molti ancora troppo piccola (poco più di qualche centinaio di iscritti) per proporsi come un vero ed esistente soggetto politico. Per quanto attiene la prima obiezione, essa mi sembra ampiamente smentita dall'andamento del convegno, stante il fatto che la frazione della sinistra radicale contraria ad identificare nell'euro e nell'Unione Europea il nemico da abbattere non solo non ha partecipato al convegno, ma lo ha addirittura boicottato attivamente. Una scelta legittima, in politica, ma che lascia l'amaro in bocca. Quanto alla seconda ragione, cioè il fatto che ARS deve dedicare tutte le sue energie allo sforzo di crescere, prima di proporsi come reale ed esistente soggetto politico, osservo che se è vero che prima di fare è necessario esistere, è altrettanto vero che, per esistere, è necessario fare.
Gli interventi di maggior rilievo sono stati quelli di Andrea Ricci ed Emiliano Brancaccio: il primo ci ha confermato che il PRC è ancora in mezzo al guado, e che è necessario attendere ancora prima di avere un quadro più chiaro della situazione in quel partito; Brancaccio, dal canto suo, ha fissato due paletti insuperabili all'ipotesi di "contaminazione tra diversi" in funzione della lotta per uscire dalla gabbia dell'euro e dell'UE: il rapporto con il Fronte Nazionale di Marine Le Pen, e quello con i sostenitori della tesi secondo cui basta uscire dall'euro e lasciare spazio al libero gioco dei prezzi e dei cambi (magari addolcito da qualche marginale provvedimento di indicizzazione dei salari) perché tutto vada a posto.
Per quanto attiene il primo paletto, il rapporto con il Fronte Nazionale, questa posizione pone dei problemi ad ARS che, al contrario, è più possibilista, sebbene sempre altamente vigile. Saranno gli avvenimenti e le dichiarazioni dei prossimi mesi a chiarire la situazione. Quello che posso affermare, con convinzione profonda, è che ARS considera il fascismo in termini profondamente negativi (pur non demonizzandone alcune realizzazioni) e gli ascrive, tra le altre, due colpe imperdonabili: l'aver promulgato le leggi razziali nel 1938, e l'aver messo a rischio l'unità della Nazione con la scelta di dar vita alla repubblica di Salò, schierandola al fianco della Germania nazista.
Diverso è il discorso per quanto riguarda il secondo paletto. In questo caso è ARS che deve essere rassicurata, da Brancaccio e da quanti si riconoscono in quello che ha detto nel suo intervento, sulla necessità di reintrodurre vincoli protezionistici e forti limitazioni alla libera circolazione di merci, capitali, servizi e, punto dolente, delle persone; intese, queste ultime, non come rifugiati che chiedono asilo dalle guerre e dalle persecuzioni, bensì come forza lavoro che preme sui confini, utile a ricostituire continuamente quell'esercito di riserva dei lavoratori che ARS vuole estinguere definitivamente nel nostro paese. Un segnale positivo, in tal senso, viene da una recente dichiarazione dello stesso Brancaccio, il quale ha fatto notare come i fenomeni migratori di massa siano una evidente conseguenza della libera circolazione dei capitali, delle merci e dei servizi.
Un'osservazione, infine, relativa all'intervento di Sergio Cesaratto. Sono rimasto molto perplesso, anzi negativamente sorpreso, dalla parte finale del suo intervento, allorché ha accennato alla lista Tsipras. Considero la lista Tsipras null'altro che il tentativo di limitare la critica al liberismo (insito nel progetto europeo) alla costruzione di una forza minoritaria critica dei suoi eccessi; con la speranza, ahimè vana, che queste istanze possano, un giorno lontano, prevalere, battendo i grandi interessi del capitale finanziario sovranazionale sul terreno di gioco da esso stesso costruito. Insomma, un sogno… o un "fogno", se anche SEL sarà della partita.
* Fonte: Appello al Popolo
Premessa
Nel testo che segue riporto le mie impressioni e riflessioni sul recente convegno Oltre l'euro. La sinistra. L'alternativa, organizzato dal Movimento Popolare di LIberazione (MPL) e Bottega Partigiana.
Sebbene sia iscritto all'ARS (Associazione Riconquistare la Sovranità), esse non riflettono necessariamente le posizioni dell'associazione, della quale condivido gran parte della lettura del reale, ma non tutto. Inoltre, dedicherò la mia attenzione agli interventi che hanno maggiormente insistito sugli aspetti politici e indicato possibili percorsi di fuoruscita dalla crisi.
(...)
Il convegno di Chianciano
La ricezione del Convegno |
Il convegno Oltre l'euro. La sinistra. L'alternativa è stato promosso da una parte dei soggetti che assumono come primo valore da difendere la democrazia, e come interesse privilegiato quello del mondo del lavoro, inteso quest'ultimo nella sua accezione più generale di tutti coloro che, per vivere, ogni giorno devono alzarsi per andare a lavorare o cercare un'occupazione.
Una parte di questi soggetti politici, ma non tutti, ha partecipato. Tra gli assenti c'è stata anche l'ARS (di cui faccio parte), scelta che ho combattuto nel direttivo nazionale che ha preso questa decisione, e che continuo a ritenere sbagliata. Lo sviluppo del convegno, e gli interventi che ho ascoltato, hanno confermato questa mia valutazione, sebbene resti convinto che essa, almeno per quanto riguarda ARS, sia stata più il frutto di un fraintendimento che di reali motivi di contrasto.
Alla radice dei fraintendimenti continua ad esserci l'uso di una dicotomia che, negli ultimi decenni, è diventata estremamente ambigua nella percezione che ne hanno le persone, quella "destra/sinistra". In questo senso il titolo del convegno, che contiene la parola "sinistra", non è stato di aiuto alla corretta comprensione di ciò che esso è realmente stato. Chi ha partecipato ha potuto verificarlo di persona; gli altri potranno constatarlo visionando i video degli interventi che sono in via di pubblicazione. I relatori hanno tutti sostenuto posizioni valoriali democratiche e proposto percorsi di uscita dalla crisi nei quali veniva chiaramente posto l'accento sugli interessi del mondo del lavoro, ma ognuno di loro li ha declinati in modo coerente con la propria visione del mondo, e chissà, forse anche degli interessi di bottega. Ma di ciò, noi che abbiamo vissuto abbastanza, non ci meravigliamo né ci scandalizziamo più di tanto.
Gli interventi "politici"
In sala da pranzo |
La prolusione di Moreno Pasquinelli del Movimento Popolare di Liberazione (MPL) ha enucleato i quattro scenari più probabili, che egli ha definito: soluzione socialista, soluzione liberista, soluzione fascista, soluzione sovranista democratica. Nessuno dei relatori ha indugiato sulla possibilità di una soluzione socialista, evidentemente improbabile sebbene gradita ad alcuni, né sul pericolo di una soluzione fascista. Quest'ultima, essendo il fascismo l'antidoto velenoso escogitato dal Capitale per arrestare l'avanzata del socialismo, non può sussistere se manca la "minaccia del socialismo". Restano, dunque, due soli probabili scenari, la soluzione liberista e quella democratica sovranista, vale a dire le due forme che il mercato ha assunto nel corso del XX° secolo. MPL sostiene la linea di un'alleanza di tutte le forze democratiche per un'uscita democratica e sovranista dalla trappola dell'euro e dell'Unione Europea.
Sebbene tutti i relatori si siano espressi a favore del ripristino di una forma regolata di mercato capitalistico (sia pure come fase transitoria verso il socialismo, nel caso di Moreno Pasquinelli), quelli di loro che hanno affrontato il tema della fuoruscita dall'euro si sono divisi sui possibili percorsi politici. La linea di demarcazione principale può essere individuata nella specificazione della fonte di sovranità da cui far discendere l'opera di regolazione dei mercati, per alcuni essendo questa da ricercarsi negli Stati nazionali, per altri in istituzioni europee profondamente rinnovate.
Tra i fautori della prima posizione ci sono Moreno Pasquinelli di MPL e Luciano Barra Caracciolo ("l'alternativa è pronta, c'è già, è il recupero del modello costituzionale!… Non abbiamo bisogno di altro: la Repubblica democratica fondata sul lavoro…"), mentre Andrea Ricci, e soprattutto Sergio Cesaratto, sono apparsi più favorevoli alla seconda ipotesi. Un discorso a parte merita l'intervento di Emiliano Brancaccio.
Durante il seminario degli economisti |
Sergio Cesaratto ha svolto la prima parte del suo intervento ricordando il contributo di Friedrich List, secondo il quale lo Stato nazionale è "lo spazio più prossimo in cui una classe lavoratrice nazionale può legittimamente sperare di modificare a proprio vantaggio i rapporti di forza", a "fronte della visione cosmopolita del capitalismo e degli interessi dei lavoratori che Marx gli contrappone". In modo che mi è parso lievemente contraddittorio, nella parte finale del suo intervento Cesaratto ha enunciato una posizione di compromesso, consistente nella costruzione di una posizione politica che ponga le attuali istituzioni europee davanti alla scelta tra un radicale cambio di rotta della gestione economica o la fine dell'eurozona. Questa posizione politica, secondo Cesaratto, può essere perseguita aderendo alla proposta di dar vita a una lista Tsipras per le prossime elezioni europee, nella quale dovrebbero confluire tutte le forze critiche da sinistra dell'attuale linea economica dell'UE, fino a comprendere SEL se ciò dovesse risultare possibile. Un diffuso mormorio dell'uditorio ha fatto da commento a questa proposta, evidentemente non ben accetta, mentre Cesaratto, in preda a un evidente nervosismo, concludeva il suo intervento.
Più netta, ma anch'essa contraddittoria, la proposta di Andrea Ricci, consistente nell'uscita unilaterale e immediata dell'Italia dall'euro, unitamente al rilancio del processo di integrazione europea su basi radicalmente nuove. Ricci motiva la sua tesi da un lato per l'insostenibilità della moneta unica, dall'altro per il rifiuto di logiche di natura protezionistica e di chiusura agli scambi che sarebbero, a suo parere, l'inevitabile conseguenza del ritorno agli Stati nazionali. La chiusura dell'economia italiana agli scambi internazionali, conseguente al ripristino di barriere protezionistiche, avrebbe, secondo Ricci, gravi costi per l'Italia che ha, principalmente, un'economia di trasformazione, e profonde ripercussioni di ordine politico e culturale. Andrea Ricci argomenta la sua tesi ricordando che i periodi migliori della storia italiana hanno coinciso con le fasi di apertura agli scambi internazionali e al cosmopolitismo, mentre una chiusura isolazionista, protezionistica e autarchica potrebbe legittimarsi, agli occhi dell'opinione pubblica, "soltanto in virtù di un gretto nazionalismo, anacronistico e reazionario nel mondo attuale". Per Ricci, il recupero della sovranità nazionale, di cui si professa fautore, "non deve significare il ripiegamento su valori imperniati su una presunta tradizione nazionale". Per queste ragioni egli dichiara di essere "ancora, nonostante tutto, un convinto sostenitore dell'unità europea, perché credo che nell'epoca attuale sia ancora l'Europa il posto nel quale il nostro paese può progredire e prosperare, in attesa poi di un'altra epoca, un'epoca futura, quella dell'internazionale futura umanità". In realtà, aggiunge Ricci, "quella della sovranità nazionale perduta con l'integrazione europea, è un mito", perché dopo la seconda guerra mondiale, "l'Italia è stata, ben più di altri paesi europei, un paese a sovranità limitata". La tesi, conclude Ricci, può apparire contraddittoria, ma così non è perché non è sbagliata la prospettiva dell'unificazione europea, ma il percorso che è stato scelto, basato sull'imposizione di una moneta unica tecnicamente insostenibile. La soluzione, in definitiva, è per Andrea Ricci quella di rigettare l'euro e tenersi l'Unione Europea, cambiandone la politica economica ma senza rinunciare al Mercato Unico. L'intervento di Ricci si conclude con un lungo e caloroso applauso dei convenuti, ai quali temo sia sfuggita, anche per l'abilità dell'oratore, la questione di fondo, ovvero che non solo l'euro è stato un errore tecnico, ma anche e soprattutto lo strumento di coercizione della democrazia in Europa. E' anche possibile, tuttavia, che questa sia oggi l'unica posizione sostenibile per un economista che è stato per lungo tempo il responsabile economico del PRC, un partito nel quale è in corso una logorante battaglia interna proprio sull'euro e l'Unione Europea, non ancora conclusasi.
L'intervento politicamente più significativo è stato quello di Emiliano Brancaccio. Dopo aver "pagato pegno" al suo rango di "economista de sinistra" prendendo le distanze dal Front National di Marine Le Pen ("non si può sdoganare il Fronte Nazionale in Francia pur di far saltare la baracca dell'euro") ottenendo però un tiepido applauso da parte dell'uditorio, Brancaccio ha rilanciato sul terreno dei diritti civili ("chi oggi combatte contro l'assetto dell'unione monetaria europea, e dell'Unione Europea, deve farlo con lo scopo di appropriarsi della categoria della modernità"). Una richiesta, tutto sommato, non eccessiva (Se Parigi val bene una messa, l'Eliseo, per Marine Le Pen, può ben valere il riconoscimento dei diritti civili! – n.d.r.).
Il Convegno inizia |
Piuttosto, lascia perplessi l'espressione "assetto dell'unione monetaria europea, e dell'Unione Europea", che ammicca alla possibilità di riformare questa Europa nella visione di un'altra Europa. Ipotesi che, nel prosieguo dell'intervento, passa però in secondo piano. Il passaggio successivo è sui movimenti di protesta dal basso, e qui Brancaccio si distacca nettamente dalle posizioni di certa sinistra ossessionata dalla purezza ideologica, allorché dichiara "…io credo che si debba intercettare quei movimenti… ovviamente bisogna saperlo fare…", l'applauso, questa volta, è più convinto, "…bisogna avere idee chiare, perché in questi nuovi scenari di protesta la concorrenza politica è tra forze antagoniste, si concorre gomito a gomito con i neofascisti. In quei contesti, o si ha la forza di egemonizzare, o si è egemonizzati e si tracolla!". L'ouverture brancacciana si conclude con la richiesta/speranza di potersi rivolgere ai presenti in sala con l'appellativo di "compagni".
Tale dichiarazione è seguita da un applauso scrosciante, ma non unanime (sono un testimone oculare – n.d.r.). Subito dopo parte una delle sue tipiche stoccate: "questa è una fase di piccoli gruppi… piccoli gruppi crescono… e in quest'ottica sarebbe bene evitare, io spero, protagonismi inutili, che in fin dei conti sono il retaggio di una ideologia individualista, che è distruttiva per qualsiasi progetto politico in fieri… ed è un'impresa colossale… e nessuno da solo potrà farcela… insomma io credo che si debba evitare come la peste il protagonismo delle persone, la lotta tra singole individualità, insomma la pulsione che un tempo si sarebbe definita 'gruppettara'". Chissà con chi ce l'aveva?
Brancaccio prosegue ponendo la domanda topica: "esiste il rischio di una gestione gattopardesca della crisi dell'euro?". La risposta è affermativa. Nella sostanza egli teme che, pur con la fine della moneta unica, non si ponga per ciò mano al vero problema, che è costituito dal "profilo antistatuale, liberista e libero-scambista delle politiche economiche". E' necessario, per Brancaccio, chiarire che "qualsiasi soluzione, che anche soltanto ammicchi alla possibilità di affidarsi, in un modo o nell'altro, al libero gioco delle forze del mercato, qualsiasi soluzione che si affidi a quei videogiochi, intesi sia come movimenti dei prezzi, sia come movimenti dei cambi, qualsiasi soluzione di questo tipo è una soluzione gattopardesca, in fin dei conti liberista, che deve essere combattuta sul terreno dei fatti e deve essere respinta! Più in generale, occorre contrastare il rischio di una gestione gattopardesca della crisi, chiarendo che qualsiasi tentativo di distinguere tra unione monetaria europea e Unione Europea, cioè qualsiasi tentativo, magari di gettare via la moneta unica tenendo tuttavia in piedi intatto il Mercato Unico Europeo, è un'opzione sbagliata". Un applauso scrosciante copre le parole di Brancaccio, il quale continua affermando che "la storia sta muovendosi rapida… e che persino parole indicibili fino a qualche tempo fa, come 'protezionismo', come 'intervento pubblico nell'economia', e (concedetemelo) perfino 'socialismo'… possono tornare in gioco!".
Considerazioni di un videoreporter
Warren Mosler (con la giacca beige) prima dei lavori |
Penso che questo convegno segni uno spartiacque e mi auguro, da iscritto all'ARS, che anche la nostra associazione possa presto dare un contributo, sia al dibattito che alla necessaria mobilitazione dal basso.
Ho già fatto cenno alla discussione interna, il cui esito è stata la scelta di non co-promuovere, con MPL e Bottega Partigiana, il convegno. Alla fine hanno prevalso il timore di rimanere coinvolti in un confronto tutto interno alla sinistra radicale e la scelta di dedicare tutte le energie allo sforzo di far crescere la nostra organizzazione, a parere di molti ancora troppo piccola (poco più di qualche centinaio di iscritti) per proporsi come un vero ed esistente soggetto politico. Per quanto attiene la prima obiezione, essa mi sembra ampiamente smentita dall'andamento del convegno, stante il fatto che la frazione della sinistra radicale contraria ad identificare nell'euro e nell'Unione Europea il nemico da abbattere non solo non ha partecipato al convegno, ma lo ha addirittura boicottato attivamente. Una scelta legittima, in politica, ma che lascia l'amaro in bocca. Quanto alla seconda ragione, cioè il fatto che ARS deve dedicare tutte le sue energie allo sforzo di crescere, prima di proporsi come reale ed esistente soggetto politico, osservo che se è vero che prima di fare è necessario esistere, è altrettanto vero che, per esistere, è necessario fare.
Gli interventi di maggior rilievo sono stati quelli di Andrea Ricci ed Emiliano Brancaccio: il primo ci ha confermato che il PRC è ancora in mezzo al guado, e che è necessario attendere ancora prima di avere un quadro più chiaro della situazione in quel partito; Brancaccio, dal canto suo, ha fissato due paletti insuperabili all'ipotesi di "contaminazione tra diversi" in funzione della lotta per uscire dalla gabbia dell'euro e dell'UE: il rapporto con il Fronte Nazionale di Marine Le Pen, e quello con i sostenitori della tesi secondo cui basta uscire dall'euro e lasciare spazio al libero gioco dei prezzi e dei cambi (magari addolcito da qualche marginale provvedimento di indicizzazione dei salari) perché tutto vada a posto.
Per quanto attiene il primo paletto, il rapporto con il Fronte Nazionale, questa posizione pone dei problemi ad ARS che, al contrario, è più possibilista, sebbene sempre altamente vigile. Saranno gli avvenimenti e le dichiarazioni dei prossimi mesi a chiarire la situazione. Quello che posso affermare, con convinzione profonda, è che ARS considera il fascismo in termini profondamente negativi (pur non demonizzandone alcune realizzazioni) e gli ascrive, tra le altre, due colpe imperdonabili: l'aver promulgato le leggi razziali nel 1938, e l'aver messo a rischio l'unità della Nazione con la scelta di dar vita alla repubblica di Salò, schierandola al fianco della Germania nazista.
Nino Galloni durante la sua prolusione |
Diverso è il discorso per quanto riguarda il secondo paletto. In questo caso è ARS che deve essere rassicurata, da Brancaccio e da quanti si riconoscono in quello che ha detto nel suo intervento, sulla necessità di reintrodurre vincoli protezionistici e forti limitazioni alla libera circolazione di merci, capitali, servizi e, punto dolente, delle persone; intese, queste ultime, non come rifugiati che chiedono asilo dalle guerre e dalle persecuzioni, bensì come forza lavoro che preme sui confini, utile a ricostituire continuamente quell'esercito di riserva dei lavoratori che ARS vuole estinguere definitivamente nel nostro paese. Un segnale positivo, in tal senso, viene da una recente dichiarazione dello stesso Brancaccio, il quale ha fatto notare come i fenomeni migratori di massa siano una evidente conseguenza della libera circolazione dei capitali, delle merci e dei servizi.
Un'osservazione, infine, relativa all'intervento di Sergio Cesaratto. Sono rimasto molto perplesso, anzi negativamente sorpreso, dalla parte finale del suo intervento, allorché ha accennato alla lista Tsipras. Considero la lista Tsipras null'altro che il tentativo di limitare la critica al liberismo (insito nel progetto europeo) alla costruzione di una forza minoritaria critica dei suoi eccessi; con la speranza, ahimè vana, che queste istanze possano, un giorno lontano, prevalere, battendo i grandi interessi del capitale finanziario sovranazionale sul terreno di gioco da esso stesso costruito. Insomma, un sogno… o un "fogno", se anche SEL sarà della partita.
* Fonte: Appello al Popolo
31 commenti:
Se si dovessere riuscire a portare il carro fuori dal pantano, un errore gravissimo sarebbe lasciare che vada "dove lo portano il mercato e i giochi dell'alta finanza". Non basterà infatti uscire dalla palude mefitica, ma si dovrà affidare lo stato ad aurighi dotati di fede convinta e ferma nella validità delle scelte politiche indipendenti. Rimanere ancora con le mani impastoiate dalle forze coercitive e distruttive come adesso non cambierebbe nulla,. La dirigeance politica dovrà essere improntata al sovranismo altrimenti ogni decisione sarà viziata dalla mancanza di libertà.
interessante Fraioli. aggiungo che da Ricci non mi aspetto molto: me lo ricordo che faceva il gendarme di Padoa Schioppa quando Rifondazione era al governo.
Segnalo sul sito di ARS "appelloalpopolo" una bella discussione tra D'Andrea e altri sulle tesi di Brancaccio. Redwolf
CARO FRAJOLI
ti scrivi:
"Quello che posso affermare, con convinzione profonda, è che ARS considera il fascismo in termini profondamente negativi (pur non demonizzandone alcune realizzazioni) e gli ascrive, tra le altre, due colpe imperdonabili: l'aver promulgato le leggi razziali nel 1938, e l'aver messo a rischio l'unità della Nazione con la scelta di dar vita alla repubblica di Salò, schierandola al fianco della Germania nazista".
Qui sta il punto dolens del ARS riguardo al giudizio sul fascimo.
Il fascismo prima ancora delle due colpe che gli ascrivi ne ha di precendenti e non meno gravi.
Quali?
(1) Lo sciovinismo imperialista, per cui ha difeso strenuamente l'ingresso dell'Italia nella guerra fratricida per spartirsi il bottino;
(2) Essersi messo a disposizione degli agrari e della grande borghesia come teppaglia, manganellando le organizzazioni del movimento operaio (centinaia furono i mori e migliaia i feriti tra il 1921 e il 1927);
(3) L'avere, con le Leggi speciali del 1927 messo fuori legge le stesse organizzazioni proletari e addirittura tutti i partiti d'opposizione istituendo, sulle ceneri del poco di democrazia liberale che c'era, una dittatura totalitaria;
(4) l'aver portato avanti disegni colonialistici, e quindi le guerre di vero e proprio stermino sia in Libia che Etiopia.
Se le cose stanno così mi paiono credibili le critiche rivolte all'Ars, ovvero che la vostra posizione sul fascismo è come minimo ambigua.
Forse mi sbaglio ma se Ars agisse in Francia voterebbe per il Front National alle prossime europee.
(Quindi giusta la messa in guardia non solo di Brancaccio, ma se capisco anche del MPL.
Fiorenzo Fraioli afferma che non c'è più la dicotomia destra/sinistra e "In questo senso il titolo del convegno, che contiene la parola "sinistra", non è stato di aiuto alla corretta comprensione di ciò che esso è realmente stato".
Non sono d'accordo per niente. Non so se sia vero che una delle ragioni del successo sia stato proprio che nel titolo c'era la parola "sinistra" (come ha sottolineato Pasquinelli nella sua introduzione).
Di sicuro per me è un termine che fa chiarezza e questo anche mi ha spinto a partecipare al convegno.
Chiedo a Fraioli:
lei è o no d'accordo con quanto detto da Brancaccio a Chianciano Terme? Che l'uscita dall'euro non può essere fatta a spese dei diritti sociali dei lavoratori e dei diritti civili e democratici?
Questo per me significa SINISTRA.
Punto.
Rosalba S.
Credo che queste critiche al fascismo siano implicite nel discorso di Fraioli.
JM
Caro Brenno, non capisco il senso di ciò che scrivi. Io ho scritto che gli ascrivo "tra le altre, due colpe imperdonabili". Devo fare l'elenco? Devo fare un video nel quale piscio su una fotografia di Mussolini? E basta no! Che poi, Mussolini è venuto fuori dal socialismo, e Stalin pure... e allora? Che faccio, piscio pure su Stalin? Ma vogliamo parlare di Crispi, che fece prendere a cannonate gli operai nel 1898 ammazzandone seicento? Uno "de sinistra" Crispi, compagno di Garibaldi nella spedizione dei mille! Piscio pure sul busto di Crispi? E magari piscio pure su una mia fotografia, visto che il nome del carnefice di quell'orrida pagina di storia (Fiorenzo Bava Beccaris) coincide con il mio? Che dici, Brenno caro, me ne lascio un po' (diciamo la sgrullatina finale) anche per Badoglio? Non so, dimmi tu che devo fare con te e tutti quelli come te, per i quali, a quanto sembra, "chi non piscia fascio è". Ma un po' di ragionevolezza...? No eh? Nun sia mai...
Brenno
Sono di sinistra ma vivessi in Francia non esiterei a votare per la Le Pen. Qui voto per Grillo.
ARS è in piena fase di scoperta di sé stessa e la vedo avviata a grossolani errori ma c'è da dire che il tentativo di lasciare la porta aperta alla destra non becera non è stupidissimo.
Il fascismo non era tanto peggio del regime dei banksters in cui viviamo oggi, credo che almeno questo lo riconoscerai.
Io invece da bravo anarco capitalista non ho votato nessuno. E me ne vanto pure, alla faccia di chi mi vuole male :))))))
Caro anonimo, qui non è una questione di liberismo o non liberismo è una questione di poter dare alla gente il diritto di essere lasciati in pace. Ergo, io sono contro euro ed europa ma penso che ognuno abbia diritto di farsi una sua propria comunità senza disturbare chi non gliene interessa niente.
Perchè capisci a mme, è più liberista un monaco buddista che si ritira in meditazione sul picco dell'Himalaya che un "bankster" o di un fascista.
Ho più volte in altri commenti espresso il mio pensiero che destra/sinistra non porta da nessuna parte ma solo a dividere i cittadini che hanno un comune interesse.Sentire affermazioni che taluni diritti siano esclusiva della sinistra ,mi fa rabbia perché noto che cittadini come me in buona fede si lasciano ancora ingannare eppure prove tangibili sono evidenti che nel mentre i cittadini restavano arroccati nelle proprie ideologie la "Sinistra" con i suoi partiti ,sindacati e organizzazioni di vario genere ad esse collegate hanno fatto e continuano a fare gli interessi loro e dei Banchieri ai quali si sono prostituiti.
TRE CONCETTI
SINISTRA.
Mi scuso per lo schematismo ma...
Troppo comodo e superficiale dire che la sinistra e il marxismo non ci sono più visto il mostro Pd, o i fallimenti di Rifondazione o la fine di Vendola.
E' come dire che il cristianesimo è scomparso visto lo schifo che fa la Chiesa cattolica.
Di sinistra è chi ritiene che vada abolito lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, chi anela all'eguaglianza sociale, chi dunque postula la fuoriuscita dal capitalismo e il socialismo.
Ci sarà sempre quindi questa sinistra finché ci sarà la società divisa in classi fondata sullo sfruttamento del lavoro salariato.
In verità dietro al discorso della fine della dicotomia si nasconde l'illusione che sia cessata la lotta di classe e che abbia vinto per sempre il pensiero unico capitalista —e che sia possibile una società ibrida e promiscua, né capitalista né socialista.
USCITA DA SINISTRA DALL'EURO
Mi rendo conto che questa definizione è schematica. Tuttavia proprio chi contesta brutalmente questa definizione la avvalora di senso. Definiamo "di sinistra" quell'uscita che non riconsegni solo sovranità monetaria al Paese, ma che si accompagni (1) alla tutela dei diritti delle classi sfruttate e oppresse, (2) alla nascita di un sistema pienamente democratico (quale non c'è mai stato nemmeno nella prima repubblica.
Chi non sostanzia l'uscita con i punti (1) e (2) rischia di essere, volenti o nolenti, la quinta ruota del carro di sovranismi liberisti e/o di tipo fascistoide.
LE PEN
Non giriamoci attorno per favore. Il Fronte National quando denuncia l'euro dice cose sensatissime. Che non respingiamo per il semplice fatto che sono affermate dal FN. La questione è che se la Le Pen vincesse le elezioni presidenziali in Francia andrebbe al potere, formerebbe un governo e farebbe molte altre cose (mica solo ripristinare il franco!). Diciamola tutta: fonderebbe di fatto un nuovo regime: sciovinista, xenofobo, reazionario. Si può essere reticenti o indulgenti?
No, sarebbe inammissibile.
Scusi Fraioli,
Volevo solo sottolinearle che l'antifascimo è sorto ben prima delle leggi razziali, cioè nel momento stesso in cui i mussoliniani hanno iniziato ad esistere (1920) come movimento politico antiproletario e antidemocratico, bastonando le sinistre.
Per quanto riguarda la sua associazione, ARS, mi perdoni, ma il dubbio sulla sua effettiva natura politica, a me, resta tutto.
Parliamo di cose attuali, parliamo dell'accordo Lega Nord Front National siglato l'altro ieri a Strasburgo da Salvini e la Le Pen in vista delle prossime elezioni europee.
Mi dica: qual'è il giudizio suo o della sua associazione?
Noto che nel sito Appello al popolo, dove il suo articolo è stato originariamente pubblicato c'è chi dice di essere in perfetta sintonia con l'ARS e dice che voterebbe Front National --nel silenzio della redazione.
Chi tace acconsente?
Insisto nel dire che non mi sento ne sinistra ne di destra eppure sono convintissimo che nessun uomo ha diritto di prevalere sull'altro, ciò appartiene alle Bestie ,invece l'uguaglianza degli uomini si conquista con l'evoluzione delle persone e quindi delle civiltà ,che si esprime con la parola Etica che appunto rappresenta la crescita di una civiltà .la concezione ideologica di Sinistra favorisce come altre ideologie o luoghi comuni a dividere le persone contro un potere potente schiavista purtroppo sempre vincente.
Guardi Brenno, sulla questione da lei sollevata ho intenzione di scrivere un post (non subito, prima devo sbobinare i video di Chianciano). Per il momento le dico che io sono per la costituzione di un CLN nel quale, giocoforza, devono entrare forze molto diverse. Per me, chiunque oggi voglia contribuire alla dissoluzione dell'Unione Europea e battersi per il recupero delle sovranità nazionali è un potenziale alleato. Le faccio una domanda: lei nel 1943 avrebbe tenuto fuori dal CLN il Partito Liberale? I Badogliani? La Democrazia Cristiana? E ancora: lei, al posto di Stalin, avrebbe rifiutato gli aiuti angloamericani per battere i nazisti? Io no.
Guardi, ci vado giù duro: preferisco essere governato dalla destra italiana che dalla sinistra tedesca! Magari lei non è d'accordo, del che mi dispiaccio, ma al cuor non si comanda, e io di prendere ordini da un potere straniero non ho nessuna voglia.
In verità, da come sta andando (suicidi, disoccupazione, azienda Italia in rovina, povertà a valanga, tasse schiacciatutto, disperazione del futuro ecc. personamente, venisse anche il demonio a battersi contro i Banksters, mi spellerei le mani per applaudirlo e gli darei anche due voti, altro che uno: Le Pen o non le Pen, ARS o non Ars, sinistra o non sinistra, fascisti o non fascisti.
Fare i choosers in momenti storici come questi porta solo sfiga.
A mio avviso uno che scrive "preferisco essere governato dalla destra italiana che dalla sinistra tedesca!" è coerente (infatti è disposto ad allearsi con i fasci per ottenere un'illusoria sovranità nazionale) ma non è in grado di curare gli interessi dei lavoratori
Peter Yanez, lo hai detto tu che "destra=fascismo", non io (che infatti non lo penso). Ergo, sei un fascista.
ROTHBARDIANO
Ah certo, dannato popolo di choosy, chi lo diceva questa parola? Ah sì, quella signora che fu mandata a sostituire un ministero occupato prima da uomini del centro-destra dell'infido e diabolico Berlusconi, ma quanta gente sentivamo a quei tempi che dicevano "Mi alleerei pure con il diavolo pur di non vedere quello sporco puttaniere e le sue puttane al governo e al parlamento"? Per la serie: desidera e otterrai, puoi.... e non venitemi a dire che era un altro contesto, è lo stesso. Punto e basta.
Amico,
tu hai scritto, parole testuali :
"Per me, chiunque oggi voglia contribuire alla dissoluzione dell'Unione Europea e battersi per il recupero delle sovranità nazionali è un potenziale alleato".
Forse non lo sai ma i fasci di CasaPound e di Forza Nuova si battono per il recupero della sovranità mazionale, ergo i fasci di CasaPound e di Forza Nuova sono tuoi potenziali alleati
Non solo : hai affermato di essere possibilista riguardo al rapporto con il Fronte Nazionale di Marine Le Pen e preferiresti "essere governato dalla destra italiana che dalla sinistra tedesca!"
Quindi la tua prospettiva è abbastanza coerente ma è una prospettiva. a mio avviso, che ha un taglio qualunquista
Secondo me i qualunquisti non sono in grado di curare gli interessi dei lavoratori
Ecodellarete, nel CLN c'erano forze molto diverse ma con identità molto precise. Credo che l'intervento di Brancaccio intendesse fare notare che nell'arcipelago anti-euro le identità a "destra" ci sono eccome, mentre a "sinistra" sono da costruire. Se lei continua a citare il CLN senza tenere conto di questo punto finisce per svicolare un problema non indifferente. Saluti, Marco
A SCANSO DI EQUIVOCI
MPL è per la più ampia unità per ottenere l'uscita dal regime dell'euro, dall'Unione (anti-europea) e riconquistare la sovranità nazionale.
Mpl sostiene che dovrebbe essere costituito un COMITATO DI LIBERAZIONE NAZIONALE, che abbia la difesa della Costituzione non solo come punto programmatico ma come base valoriale.
Detta molto schematicamente: nessuna alleanza o fronte unito è per noi ammissibile con (1) i fascisti, (2) i liberisti, (3) i criminali politici secondo-repubblichini che ci hanno portato all'euro.
Cosa accomuna infatti queste tre correnti? Proprio il rifiuto, sostanziale se non formale, della Costituzione la quale, vorremmo ricordarlo, è al contempo: antifascista, antixenofoba, antiliberista.
(Leggerla seriamente per credere)
Mi sembra che la risposta della redazione sulla costruzione del CNL sulla base della " Costituzione la quale, vorremmo ricordarlo, è al contempo: antifascista, antixenofoba, antiliberista " chiarisca una volta per tutte la posizione dell'MPL. Spero che i prossimi post non riproporranno ancora questa annosa diatriba. Chi ha orecchi per intendere, intenda,e cerchi di portare un contributo costruttivo, altrimenti è qui solo per fare il provocatore, il che significherebbe che, durante la giornata non ha di meglio da fare e quindi ha uno stipendio per fare proprio questo.
Si parla di CLN, cioè di un fronte nel quale possono/devono stare anche le destre. Bene. Ora è ovvio che di ciò si deve dibattere, e in particolare si deve discutere se e quali destre escludere in quanto fasciste. Tutto bene. E' ovvio che alcune destre siano chiaramente percepite come fasciste, e dunque devono (DEVONO) essere escluse. Fin qui mi pare che ci siamo.
Poi ci sono alcune destre sulla cui natura non c'è unanimità. Una di queste è il FN della Le Pen. Domanda: se ne può discutere senza essere accusati di essere fascisti e razzisti? Se ciò è possibile in questo luogo, allora discutiamo, altrimenti fatecelo capire (voi di Redazione) e si va a discutere da qualche altra parte.
Quanto agli Yanez: forse (dico forse) tal Yanez è un liberista. Può Yanez confermare/smentire se egli sia lo stesso che commenta. da posizioni liberiste, sul sito di Gustavo Piga? In caso affermativo, domando a voi compagni: possiamo lasciarci condizionare da un (eventuale) trollazzo liberista in una discussione così delicata? E' del tutto evidente che faremmo il gioco dei liberisti, che hanno tutto l'interesse a dividere il fronte anti UE.
In conclusione: la discussione sul FN è delicata. Il tema è importante, perché una sconfitta degli euristi in Francia sarebbe un fatto importantissimo. La mia opinione è che, in questo frangente storico, sia necessaria un po' di realpolitik. Accetto il contraddittorio su questa tesi, ma NON ACCETTO DI ESSERE TRATTATO DA FASCISTA da chi non è della stessa opinione.
L'alternativa è semplice: la discussione si svolgerebbe altrove.
Fiorenzo Fraioli
caro Fiorenzo,
intanto ti segnaliamo che, proprio stimolati dalla discussione suscitata dal tuo articolo, abbiamo pubblicato il pezzo CHE COS'E' IL FRONT NATIONAL, il quale fa coppia con quello di SAPIR pubblicato qualche giorno fa.
Il punto della discussione —tra noi che siamo d'accordo (1) che riconquistare sovranità è imprescindibile, (2) che è necessaria un'ampio fronte del popolo e (3) che questo fronte può avere la forma di un CLN— è appunto l'ampiezza di questo CLN, ovvero la sua base politica.
Non puoi non aver capito che per noi un CLN non può separare la questione della sovranità da quella della democrazia e dei diritti di libertà. In questo senso parliamo di alleanza costituzionale.
Se accettiamo questo discorso non penso proprio che una forza politica come quella di Marine Le Pen possa far parte di un CLN, per la semplice ragione che non è una forza democratica (il che non vuol dire che è fascista).
Non fascismo sì fascismo no, quindi (polarità depistante oggi, poiché non esistono le condizioni per un'avanzata fascista vecchio stampo); la vera dicotomia è democrazia sì democrazia no.
Non vogliamo fare la guerra per il Re di Prussia, ovvero sputare sangue per ottenere la sovranità del nostro Paese per poi ritrovarci privati dei non negoziabili diritti di libertà.
La sovranità nazionale senza LIBERTA' può diventare una gabbia autoritaria non meno odiosa di quella eurista.
Cara Redazione, ho l'impressione che giochi con le parole. Una forza di destra non democratica noi, qui in Ciociaria, la chiamiamo "fascismo". Dunque, se voi dite che il FN (che è evidentemente di destra) è "non democratico", implicitamente asserite che il FN è "fascista". Non serve necessariamente l'orbace per il fascismo, basta essere una forza di destra e antidemocratica.
Ciò detto, è evidente che la discussione di approfondimento dovrebbe vertere sull'analisi della presunta o meno "antidemocraticità" del FN, stante il fatto, scontato, che è una forza di destra che a noi "non allappa". Riusciamo a separare il livello di "antipatia" per una forza di destra da una corretta valutazione del suo tasso di "antidemocraticità"? Il tutto senza essere insultati alla prima imprecisione? Sai, cara Redazione, ho come l'impressione che qui da voi ci siano troppi che fanno di tutt'erba un fascio; per i quali, ad esempio, anche il gollismo era fascismo.
Poiché questa discussione sul FN potrebbe diventare estremamente critica, sto accarezzando l'idea di aprire un blog dedicato esclusivamente ad essa (o, più in generale, alle prossime elezioni europee).
Dovrebbe essere un blog nel quale pubblicare i migliori (e solo i migliori) interventi sul tema, gestito in modo assolutamente imparziale e con un severo controllo sui commenti (no anonimi, in primis). I gestori dovrebbero essere un gruppo di persone di provata correttezza, una specie probiviri, la cui identità sia nota. Così si tolgono di mezzo i trollazzi e si dialoga con più serentà...
Caro Fraioli,
non ti ho trattato da fascista, ti ho trattato da qualunquista.
I miei interventi hanno l'unico scopo di promuovere una riflessione sul rischio che la "sinistra sovranista" corre nel non avere uno schema di gioco cristallino perché un conto è fare una battaglia politica ambigua con scelte tattiche potenzialmente suicide ed un conto è fare una battaglia politica lineare e tatticamente coerente (anche se perdente)
Sotto questo profilo diventa fondamentale chiarire in via preliminare chi sono o chi potrebbe essere i potenziali alleati nella battaglia per il recupero della sovranità : se tu pensi che in questa battaglia il FN di Marine Le Pen o la Lega Nord potrebbero essere tuoi alleati, allora ti dico che stai sbagliando tutto perché stai facilitando il gioco di forze politiche populiste, nazionaliste, xenofobe e reazionarie che alla fine dei conti cureranno gli interessi di quel capitalismo finanziario che tu invece vorresti neutralizzare
P.S. Sì, il Peter Yanez che ha commentato sul sito di Piga sono io ma non capisco come tu sia arrivato a credere che io possa essere un liberista visto che non lo sono affatto.
@Yanez
Ah beh, magari sei "liberista a tua insaputa" come io sono "fascista a mia insaputa"... :-)
Facciamo così: smettiamola di bisticciare e impegniamoci a confrontarci nel modo più onesto e sereno possibile.
ALLA DOMANDA: ESISTONO DESTRE ANTIDEMOCRATICHE MA NON FASCISTE?
LA RISPOSTA E' SI!
Fiorenzo sostiene che il Front National della Le Pen, non è fascista. Su questo sono d'accordo, come spiego nel mio articolo.
E' il sillogismo di che ne ricava che è sbagliato.
In buona sostanza Fiorenzo afferma: "se non è fascista allora vuol dire che il Fn è una destra democratica".
Errore, grave errore!
Il fascismo è una delle forme che può assumere la reazione delle classi dominanti.
Nei diversi periodi storici, a seconda delle caratteristiche sociali, politiche e delle tradizioni culturali, la reazione delle classi dominanti può assumere le forme più disparate.
Tanto per fare degli esempi: franchismo, salazarismo, kemalismo, pinochettismo.
Si tratta di forme molto diverse di dittatura dispiegata di dittatura della classe dominante.
C'è una categoria importante che ci aiuta a capire di cosa stiamo parlando, quella di "bonapartismo", quando nessuna delle due classi in lotta riesce a prendere il sopravvento sale al potere, con l'appoggio dell'esercito o degli apparati di polizia, un "salvatore della patria" che, ergendosi al di sopra delle parti, fonda il proprio potere assoluto.
Per dirla alla Karl Schmitt: lo "Stato d'eccezione". In situazioni di gravissima tensione sociale sorgono regimi che sospendono lo Stato di diritto instaurando la dittatura, più o meno dispiegata.
Un esempio storico prezioso: la Repubblica di Weimar. Quando Hitler salì al potere a fine gennaio del 1933, la democrazia era già stata sospesa. Da almeno un anno e mezzo il Parlamento era stato esautorato e si governava per mezzo di decreti presidenziali bonapartisti (Hindemburg). Uno "Stato d'eccezione" che spianò la strada al nazismo.
Mi pare di capire che Fiorenzo consideri il Fn lepenista una forza "gollista".
Ammesso e non concesso che sia così (e penso che non sia esattamente così, poiché il Fn è una variante di destra del gollismo) non dobbiamo dimenticare che De Gaulle, sfruttando la guerra in Algeria, pose fine nel 1958 alla "Quarta Repubblica", parlamentare, rimpiazzandola con la "Quinta", segnata dallo strapotere del Presidente —una monarchia elettiva come si dice di questo sistema ancora vigente.
Ora torniamo all'Italia. Come sappiamo le destre, berlusconiane e post-fasciste, da sempre invocano il presidenzialismo, i che implica lo stravolgimento della Costituzione del 1948 e dunque il superamento autoritario della democrazia parlamentare.
Una svolta presidenzialista di questo tipo non sarebbe il fascismo, ma sarebbe meschino non denunciarla come anti-democratica. Debbo supporre che Fiorenzo sarebbe d'accordo.
Ma Fiorenzo va all'osso, facendo intendere che preferirebbe un' Italia sotto il giogo di una mezza-dittatura autoctona piuttosto che ciò che c'è ora, ovvero un regime di protettorato euro-tedesco che di fatto non è nemmeno esso democratico.
Che questo possa essere un "male minore" non lo si può decidere a tavolino, adesso. Dipenderà dalle concrete circostanze.
Quello che segnalo è che una simile predisposizione è come minimo arrendevole e accondiscendente. In una parola: ci disarma. la partita della lotta per l' egemonia nel campo variegato dei sovranisti è solo ai suoi inizi. Compito dei democratici e dei rivoluzionari è oggi quello di fare fronte unico per sbarrare la strada ai reazionari di ogni risma, rimarcando che essi sono alternativi ai sovranisti di destra.
Diversamente essi, tanto più data la loro attuale debolezza, agirebbero come quinta ruota del carro dei reazionari che sgomitano, prima ancora che per ottenere la sovranità, per scassare definitivamente la Repubblica parlamentare.
Moreno Pasquinelli
Una semplice osservazione. La discussione sulla natura del Fronte nazionale di M. Le pen è davvero interessante. Almeno per chi come me vuole imparare. Ma il punto è un altro. qui si discute del FN per capire la natura di Ars e se Ars può assumere posizioni " vicine a quelle del FN e quindi essere assimilata ad una forza di Dx non democratica, o fascista, o xenofoba, o ecc". Risulta evidente a tutti che sebbene più volte e in molte sedi, in molti post, ma soprattutto nei documenti ufficiali, Ars si è dichiarata una forza sovranista Costituzionale!!! (per brevità). Non ci sono molte altre realtà che più chiaramente di Ars si rifacciano al modello costituzionale ed in particolare a quegli strumenti che la " costituzione economica" ha posto in essere. Non faccio la lunga lista di esempi. I nostri documenti ufficiaLI parlano chiaro e sono pubblicati sul sito in bella vista. Taccio delle pubbliche inteveiste di D'andrea ed altri. Taccio delle lunghe discussioni ospitate anche su questo sito. Ora mi chiedo come mai tanti dubbi sulla nostra natura? Perchè se Sollevazione dichiara la propria natura a tutti è ben accetto e nessuno la mette in discussione? C'è solo una risposta. L'ars scrive delle cose ma poi ne pratica delle altre. E' solo che è un ipotesi deivertente ma non realistica e mai realizzata. Questo ovviamente non sarà sufficiente a chiarire la questione perchè a volte alcune convinzioni sono difficili da estirpare. Ma questo è il male minore. Saluti Antonio Bianchi
Questa redazione e Mpl non considerano AFFATTO l'Associazione Riconquistare la Sovranità un gruppo antidemocratico o assimilabile al Front National. La considerano anzi un esempio di sovranismo democratico e costituzionale, per questo abbiamo relazioni amichevoli con Ars... malgrado tutto.
Malgrado che? malgrado il settarismo di Ars.
Ma questa è tutta un'altra questione.
Detto questo, tuttavia, è un fatto che Ars, o almeno alcuni suoi esponenti, hanno posizioni indulgenti se non ambigue sul Front National, ovvero si rifiutano di ammettere che è un partito reazionario.
Quindi il dubbio amletico: se in Italia fosse esistito un partito tipo quello di Le Pen, Ars si sarebbe mai costituita?
AI militanti di Ars l'ardua... risposta.
Mi sia permessa una crassa risata(quella che abitualmente riserva tal Peter Yanez ai suoi interlocutori quando abboccano ai suoi "commenti"(sic),così "imparziali")in merito al suo diniego d'essere un liberista;lui lo sa benissimo chi difende,inutile cercare di spacciarsi per quello che non è,sa benissimo in cosa consiste il suo compito che guarda caso non è quello di animare un dialogo fra simili,ma quello di istillare fumisterie utili a disorientare e accalappiare consensi con "argomenti"vicini alla sensibilità dei lettori di siti avversari dell'eurocrazia,utilizzando lo spauracchio del pericolo fascista.Rivolgo una sola domanda a tal Peter Yanez,così spero si senta partecipe:Non si disturbi a "replicare",conosco già la risposta di uno "spartano" eurista.A mai più risentirci.
La domanda che volevo rivolgere a tal Peter Yanez e non è stata inserita assieme al mio commento delle 12:43 era<NON CREDE CHE TUTTO L'IMPIANTO ECONOMICO/SOCIALE ARCHITETTATO DALLE CLASSI DOMINANTI EURISTE POSSA ESSERE RICONDOTTO AD UN FASCISMO,ANZI NAZISMO DECLINATO IN FORME DIVERSE E CHE E'GIA'PRESENTE QUI ED ORA RAPPRESENTATO DALLA TROIKA?
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