14 settembre. Ieri l'Osservatorio economico CERVED GROUP ha fornito i dati ufficiali sui fallimenti delle aziende in Italia (vedi Tabella sotto). Dati incredibili, che attestano della profondità senza precedenti della crisi economica.
Vediamoli nel dettaglio questi dati.
Al 13 settembre 2013 sono stati censiti 10.020 fallimenti, cioè di aziende che hanno portato i libri contabili in tribunale. Ogni giorno muoiono ltre 44 aziende.
«un anno fa nei primi 225 giorni le dichiarazioni di default, rilevate erano "appena" 8.728 e quota 10mila si raggiunse solo il 20 ottobre. Oltre due mesi dopo».
Certo siamo dentro una crisis sistemica, generale, in una depressione di lunga durata. Tuttavia, ogni depressione, come quella che venne dopo il crollo del 1929, conosce momenti di ripresa, paesi che si muovono temporaneamente in controtendenza. Abbiamo che non solo negli Usa ma anche in diversi paesi europei le economie sono uscite in questo 2013 dalla recessione.
La ragione per cui l'economia italiana si muove in senso contrario e affonda sempre più è senza alcun dubbio la terapia shock imposta dall'esterno e supinamente adottata dal governo Monti-Napolitano e che quello Napolitano-Letta, al di la delle chiacchiere, prosegue.
I fallimenti continuano a galoppare al ritmo del +14,8%. Altro che "luce infondo al tunnel"!
Veniamo a sapere che i prestiti bancari, nel 2013, che già erano crollati negli anni precedenti, hanno subito un calo del -4,1% mentre le sofferenze bancarie sono cresciute del +22,9%.
CERVED GROUP calcola che il fatturato perso ha toccato la stratosferica cifra dei 10,2 miliardi. Infine: se si comprendono le liquidazioni e le altre procedure le società salgono a 28mila e l'economia italiana ha perso quasi 45 miliardi di euro di fatturato.
Un'ecatombe industriale che ha costi sociali e umani devastanti.
Un primo pensiero ci corre ai politicanti, ai banchieri, a tutti coloro che decidono le politiche economiche e che continuano a perseguire, in nome dei diktat europei e della difesa dell'euro, le loro crudeli politiche di austerità a rigore finanziario. Verrà il giorno, speriamo non troppo lontano, in cui gli italiani gli presenteranno il conto.
Un secondo pensiero ci corre infine a certi azzeccarbugli che ci dicono «Crisi del capitalismo? ma quale crisi? I ricchi s'ingrassano come prima e più di prima e i lavoratori se la prendono sempre in quel posto». Non ci sarebbe quindi alcuna catastrofe sociale in atto, né quindi la necessità di correre ai ripari. La stessa mentalità dei criminali che ci governano che, anche se non lo dicono apertamente, considerano ciò che sta accadendo come fisiologico.
Morale: il nemico più pericoloso non lo abbiamo oltre noi, dall'altra parte della barricata, ma dentro di noi, è questo fatalismo cialtrone travestito da "radicalismo" che ci inchioda all'impotenza politica.
Vediamoli nel dettaglio questi dati.
Al 13 settembre 2013 sono stati censiti 10.020 fallimenti, cioè di aziende che hanno portato i libri contabili in tribunale. Ogni giorno muoiono ltre 44 aziende.
«un anno fa nei primi 225 giorni le dichiarazioni di default, rilevate erano "appena" 8.728 e quota 10mila si raggiunse solo il 20 ottobre. Oltre due mesi dopo».
Certo siamo dentro una crisis sistemica, generale, in una depressione di lunga durata. Tuttavia, ogni depressione, come quella che venne dopo il crollo del 1929, conosce momenti di ripresa, paesi che si muovono temporaneamente in controtendenza. Abbiamo che non solo negli Usa ma anche in diversi paesi europei le economie sono uscite in questo 2013 dalla recessione.
La ragione per cui l'economia italiana si muove in senso contrario e affonda sempre più è senza alcun dubbio la terapia shock imposta dall'esterno e supinamente adottata dal governo Monti-Napolitano e che quello Napolitano-Letta, al di la delle chiacchiere, prosegue.
I fallimenti continuano a galoppare al ritmo del +14,8%. Altro che "luce infondo al tunnel"!
Veniamo a sapere che i prestiti bancari, nel 2013, che già erano crollati negli anni precedenti, hanno subito un calo del -4,1% mentre le sofferenze bancarie sono cresciute del +22,9%.
CERVED GROUP calcola che il fatturato perso ha toccato la stratosferica cifra dei 10,2 miliardi. Infine: se si comprendono le liquidazioni e le altre procedure le società salgono a 28mila e l'economia italiana ha perso quasi 45 miliardi di euro di fatturato.
Un'ecatombe industriale che ha costi sociali e umani devastanti.
Un primo pensiero ci corre ai politicanti, ai banchieri, a tutti coloro che decidono le politiche economiche e che continuano a perseguire, in nome dei diktat europei e della difesa dell'euro, le loro crudeli politiche di austerità a rigore finanziario. Verrà il giorno, speriamo non troppo lontano, in cui gli italiani gli presenteranno il conto.
Un secondo pensiero ci corre infine a certi azzeccarbugli che ci dicono «Crisi del capitalismo? ma quale crisi? I ricchi s'ingrassano come prima e più di prima e i lavoratori se la prendono sempre in quel posto». Non ci sarebbe quindi alcuna catastrofe sociale in atto, né quindi la necessità di correre ai ripari. La stessa mentalità dei criminali che ci governano che, anche se non lo dicono apertamente, considerano ciò che sta accadendo come fisiologico.
Morale: il nemico più pericoloso non lo abbiamo oltre noi, dall'altra parte della barricata, ma dentro di noi, è questo fatalismo cialtrone travestito da "radicalismo" che ci inchioda all'impotenza politica.
19 commenti:
Non ho ribattuto all'ultimo commento di "Che Schifo di Capitalismo!" perchè ritenevo che l'interpretazione
etimologica della parola "crisi" desse una chiave di lettura differente e, in qualche modo, condivisibile della situazione in cui ci troviamo.
...ma il post di oggi non fa che confermarmi che la mia opposizione al termine "crisi" era più che legittima perchè non stavate affatto usando tale termine nel suo senso etimologico...
...quindi riposto:
Non capisco in base a quale fantasiosi elementi accusiate me o chiunque altro si opponesse nell'altro post alla vostra scelta di parlare di "crisi" di fatalismo e di ritenere che nulla vada fatto.
La questione è molto semplice:
Usando il termine "crisi" e fingendo che colpisca tutto e tutti non fate altro che strombazzare la stessa propaganda che viene venduta al popolo dai media al soldo del Capitale.
Qualcuno nega che i lavoratori soffrano o vengano licenziati?
Qualcuno nega che milioni di italiani non trovino lavoro?
Qualcuno nega che l'esercito ausiliario del Capitalismo...cioè quei "capetti" che non hanno un cazzo, ma si sentono "capitalisti" perchè nessuno li comanda e perchè hanno un'aziendina da due soldi che stà su collo sputo...chiudano o vengano gettati sul lastrico?
No. Non lo nega *nessuno* questo.
Quello che io e -mi pare- altri sosteniamo è che questa situazione che voi etichettate come "crisi" sia una fase inevitabile a cui il Capitalismo, a causa della sua natura e dei suoi meccanismi, doveva necessariamente arrivare:
Il Capitale si concentra nelle mani di pochissimi ricchissimi e le masse popolari vengono abbandonate a se stesse, sfruttate, calpestate e ridotte alla fame.
Questa non è una "crisi"...una di quelle *cosette* che sono sempre ciclicamente successe al Capitalismo e da cui si è sempre rialzato dopo aver "cambiato pelle"...
...questo è il bivio:
Qui siamo veramente ed innegabilmente arrivati al bivio tra "Socialismo" e "Barbarie"!
Il problema a mio avviso è che in questi articoli:
a) Usate termini moralistici, ma ragionate nei medesimi termini del Capitalismo "trionfante"...c'è la crisi...che scandalo che i ricchi siano sempre più ricchi!
Invece di indicare il fatto che i ricchi diventano sempre più ricchi perchè QUEI ricchi sono i veri capitalisti e perchè questa concentrazione è l'esito inevitabile e suicida del Capitalismo stesso voi vi limitate ad un'analisi rozza, rudimentale e che francamente di "comunista" mi pare abbia ben poco!
I comunisti non predicavano il superamento del Capitalismo? Mò che ci mettiamo a piangere perchè il "Capitalismo" fa la bua ai lavoratori ed annienta quei poveri cretini che credono di essere capitalisti solo perchè ci mettono i propri soldi e non hanno sulla testa un capo?
b) Suggerite di "mettere le toppe" ad un sistema che ci stà conducendo inevitabilmente ad un vicolo...un vicolo privo di "toppe" e di "terze vie"!
->
->
Posso capirlo umanamente come ragionamento...neanche io voglio che il Paese vada a puttane e neanche io ci tengo ad ingoiare merda...ma in termini di analisi equivale a non vedere la verità:
Qui o il popolo si scuote, si sveglia e finalmente capisce che aria tira...o davvero arriveremo alla barbarie!
c) Sottolineare il divario *senza* assumere toni moralistici e patetici mi sembra il modo più efficace per indurre la gente a capire quanto suicida sia questo sistema.
Se dovete usare termini moralistici mi dispiace, cari compagni...c'è già il Papa per fare quello e fa molto più "colpo" della Redazione di Sollevazione (e non solo perchè è il Papa e ne parlano tutti)!
Quindi...dalla Redazione mi sarei aspettato un'analisi più "politica" e più efficace riguardo a fenomeni che, ovviamente, (sotto il profilo soggettivo) fanno incazzare e, a mio avviso, (sotto il profilo oggettivo) hanno un grandissimo potenziale di "innesco" per il risveglio delle coscienze della gente.
Insomma...
...mi sarei aspettato che la Redazione di Sollevazione gridasse "Il Re è nudo" invece che parlare dei suoi fini broccati!
Non so se mi spiego...
L'Azzeccagarbugli
Il concetto è semplice:
Il Capitalismo è "in crisi"?
No. Il Capitalismo stà solo mostrandoci il suo vero volto perchè è giunto ad una fase a cui doveva necessariamente arrivare e obbligherà anche quelli che tengono la testa sotto la sabbia come gli struzzi a fare conto con un fatto molto semplice:
O lo sotterriamo o lui sotterra noi!
E non c'è nulla di "moralistico" in questo, perchè non è detto che tutti quelli che vogliono la Rivoluzione siano dotati di una fibra morale migliore di quelli che vogliono impedirla perchè ritengono (a torto o a ragione) che "vada bene così"...questo sistema è malsano e suicida per il Genere Umano, considerandolo come *tutti gli uomini indistintamente*...e per questo va fermato.
Peraltro, perdonatemi, ma l'idea che ci siano problemi solo in Italia perchè ci sono stati i provvedimenti che ci sono stati è sbagliata:
Se guardate in siti dove la gente parla di lavoro (leggi "Linkedin") c'è persino gente abituata e cresciuta col lavaggio del cervello de "Il Capitalismo è bello" come americani che si lamentano, dicono che ci sono troppe tasse, si lamentano che le imprese delocalizzano e chiudono negli USA, ecc...insomma...ripetono la stessa cantilena che si ripete in Italia e, pur nell'ambiente totalmente dissimile, le stesse storielle!
Vogliamo quindi negare che la "cabina di regia" non sia unitaria?
Che la cricca dei "super-ricchi" (a.k.a. "Capitalisti") c'entri nulla con questa nenia?
In merito a tal tema propngo alla redazione questa intervista di Vladimiro Giacchè dove asserisce alcune modeste proposte per uscire dall'empasse
http://www.marx21.it/italia/economia/22733-intervista-a-giacche-ma-quale-ripresa-la-disoccupazione-potrebbe-aumentare.html
CRISI DEL CAPITALISMO
Noi ci rifacciamo all'analisi marxiana del capitalismo, e delle sue contraddizioni, contraddizioni intrinseche per cui, a periodi di espansione e sviluppo, ovvero di crescita dei profitti, sarebbero succedute fasi di contrazione, di depressione, di caduta dei profitti, quindi di distruzione su larga scala di forze produttive (aziende che chiudono, disoccupazione di massa, pauperismo, sfascio del tessuto sociale).
Ci sono crisi cicliche, e crisi generali e sistemiche.
Lo è stata quella succeduta al crack finanziario del 1929. Lo è quella attuale scatenata negli usa nel 2007-2008.
Quuest'analisi, siccome confermata da una messe di dati empirici, è condivisa sia dai marxisti che dagli economisti mainstream, sia keynesiani che liberisti.
Quel che più conta è diventata senso comune dei proletari che ne soffrono le tragiche conseguenze.
Poi ci sono i rivoluzionari che sono ancor più rivoluzionari, quelli che ritengono che per esserlo non bisogna avere in comune coi dominanti niente di niente, nemmeno l'idea che la terra sia rotonda.
A chi può interessare un approfondimento:
MARX E IL CAPITALISMO
Geremia
Scrivevo qualche giorno fa che il Capitalismo come lo considerava Marx è mutato, si è evoluto darwinianamente. Quello di Marx è un capitalismo di natura antidiluviana. Indubbiamente dopo le fasi trilobiti, pesci anfibi, rettili e mammiferi oggi abbiamo quel capitalismo che il signor Guido ha così ben descritto nei suoi interventi secondo un'analisi che mi sento di condividere pressoché in toto. Complimenti signor Guido. Fra un trilobite ed un umano di classe alta c'è una differenza abissale. Per questo, aggrapparsi a certe teorie socio-economico-politiche può essere un errore che distorce radicalmente le vecchie prospettive.
1) scusate... ma il saggio di profitto e il saggio-salari non possono contrarsi entrambi, visto che i pil mondiale continua a crescere. quindi decidetevi, se cala il profitto è crisi del capitalismo, ma se cade il saggio-salari è crisi del socialismo...
2) i "comunisti del wisconsin" (wisconsin per distinguermi da bagnai, e non ce l'ho con redazione ma con certi commentatori di altri post) dovrebbero gioire che le imprese chiudono...
antonio.
TRILOBITI E ROBOT
Ben ha fatto la Redazione a ribadire il concetto marxiano di crisi del capitalismo.
Non c'è dubbio tuttavia che il capitalismo è un modo di produzione mutante, che non è più lo stesso di quello che analizzava Marx a fine ottocento.
Infatti noi stessi, contro certi pappagalli per cui nulla è cambiato, parliamo di "capitalismo-casinò", che ha una sua specifica fisiologia e morfologia.
Ma allora cosa ne ricaviamo?
Noi ne ricaviamo che il capitalismo casinò, quello che è dominante nei paesi imperialistici o a capitalismo maturo è in una crisi irreversibile.
E' vero che grazie alle misure ingentissime di salvataggio adottate da Fed, BoJ e BoE ( come pur della Bce) le banche sono state salvate (per ora) e le bische borsistiche più grandi sono tornate a volare. E' vero cioè che malgrado la crisi i vampiri della finanza predatoria sembrano scoppiare di salute.
Ma lo scoppio di salute precede la prossima bolla, che sarà uno scoppio devastante, più grand ancora di quello del 2007-08.
A forsa di captare plusvalore dai settori che producono plusvalore questi ultimi sono esangui.
Detto questo: noi parliamo e sottolineiamo sempre che parliamo appunto della crisi del capitalismo occidentale, non del capitalismo tout court.
Moreno Pasquinelli
Moreno,
Se nell'articolo la Redazione avesse parlato di "crisi irreversibile" non avrei avuto nulla da eccepire, perchè l'elemento della "irreversibilità" è precisamente la caratteristica che nella comunicazione mainstream risulta assente e assolutamente tabù!
Nell'articolo si parla di una "crisi sistemica, generale, in una depressione di lunga durata" e quindi si rimaneva comunque nell'alveo di ciò che per una parte dei media mainstream non è tabù (dato che nessuno nega che siamo in crisi da anni).
I dogmi della propaganda mainstream
a mio avviso si individuano nei seguenti punti:
- La crisi è passeggera.
- La crisi è un evento catastrofico
para-naturale come un terremoto o
uno tsunami di cui nessuno ha
colpa.
- La crisi colpisce tutti quanti.
- (alcuni media) La crisi è frutto
del Capitalismo "cattivo"
contrapposto al Capitalismo
"buono ed etico" dei tempi della
Guerra Fredda.
Ad esempio, alcuni mesi fa mi sono impelagato in una discussione su un intervento su Linkedin dove un manager americano si "scioccava" perchè dopo aver detto che forse i dipendenti di McDonalds dovevano ricevere salari più decenti e non essere considerati "meramente un costo" un interlocutore gli aveva detto che "è giusto e legittimo considerare i dipendenti un costo".
Io ho cercato di fargli notare che,
probabilmente, in un Paese come gli USA dove i comunisti li hanno più o meno fatti scomparire, magari lui non aveva modo di rendersene conto, ma il volto finto-meritocratico del Capitalismo e la balla del "sogno americano" erano favolette per opporsi propagandisticamente alle speranze del "bel Sol dell'Avvenire" sovietico...e che è normale che il Capitalismo consideri unicamente un "costo" i lavoratori, perchè il Capitalismo mira unicamente alla massimizzazione dei profitti.
...e questo dimostra che certi fenomeni (delocalizzazioni, salari da fame, truffe ai danni dei risparmiatori, ecc...) sono assolutamente diffusi e che persino nella Patria del "Capitalismo trionfante" la gente si interroga al riguardo. Insomma esiste un "fermento diffuso" persino nei luoghi nei quali mai uno sospetterebbe che ci sia...
Il problema è che il risultato è spesso dire "questo Capitalismo non va bene", "questo Capitalismo va riformato" o "peccato che il Capitalismo non è il Capitalismo Buono di un tempo"...mentre il fatto è che le mutazioni del Capitalismo hanno come scopo la sua sopravvivenza (in un certo senso il Capitalismo è come l'HIV...un virus mutante che però virus resta!), ma non ne cambiano l'essenza...e l'essenza è che "l'unica cosa che conta è massimizzare il profitto".
E per rispondere alla Redazione:
Sì...se qualcuno fa di "la Terra è sferica" il nucleo della sua propaganda mi pare cosa buona e giusta non usare questa frase nella propria comunicazione o, quantomeno, alterarla con elementi che l'interlocutore eviterebbe come la peste.
Un nuovo modello di sviluppo è possibile!
1. Azzerare le tasse per le aziende che investono nel nostro Paese fino a concorrenza dell'investimento, ma solo qualora i profitti vengano reimpiegati in azienda o spartiti più equamente con i lavoratori.
2. Compensare il minore gettito fiscale imponendo un contributo di solidarietà a pensionati e dipendenti pubblici con redditi elevati ed innalzando le tasse sul patrimonio.
3. Impore una tassa sul prelievo/versamento di contante per dissuaderne l'uso in favore dei pagamenti elettronici tracciabili, e incentivare così la fedeltà fiscale.
4. Introdurre un numero di giorni di servizio civile obbligatorio per studenti, cassaintegrati e pensionati, di cui i Comuni possono disporre a favore della comunità.
5. Dare ai Comuni la possibilità di risovere il disagio abitativo affittando a canone politico gli immobili privati sfitti da più di X anni, con assunzione dei relativi oneri e rischi.
E così via.
Un cordiale saluto
http://marionetteallariscossa.blogspot.it/
BANCOCRAZIA E CONTANTE
Detto che la crisi che viviamo è crisi sistemica, che insomma è giunta l'ora di cambiare sistema; detto che non si cambia niente se non con la sollevazione popolare;
diverse possono essere le misure transitorie di un governo popolare d'emergenza, un governo che può nascere solo dalla sollevazione.
la prima è evidentemente la riconquista della sovranità nazionale, ovvero l'uscita dall'eurozona e dall'Unione.
Sulle altre possiamo discutere. E' certo che questa misure vanno prese in base ad un ordine di priorità
Perché mai voler eliminare il contante? E' ciò che la bancocrazia desidera.
Un domani che avremo la sovranità monetaria, una banca centrale che ubbidisca al popolo e un sistema bancario nazionalizzato, quindi abbattuto la bancocrazia, allora e solo allora potremo pensare ad un sistema di scambi che superi l'uso della moneta cartacea.
emilio,
imponendo un contributo di solidarietà (che comunque presuppone lo scardinamento pericoloso di principi fondamentali del diritto) del 20% a stipendi e pensioni al di sopra dei 2000 al mese si otterrebbero appena 10-15 miliardi, bruscolini.
antonio.
@antonio
se ci aggiungiamo anche il contributo di solidarietà dai patrimoni e gli effetti diretti e indiretti sul gesttito della tassa sul contante, inizia ad essere un bella potenza di fuco per finanziare gli sgravi fiscali sugli investimenti.
Ma la portata della crisi impone (e costituisce l'opportunità per) politiche di intervento statale più ampie ed ambiziose, ad esempio finalizzate a rimettere in circolo a prezzo politico quelle risorse che il mercato non riesce più di per sè a mobilitare.
Un cordiale saluto
http://marionetteallariscossa.blogspot.it/
sono contrario alla tassa sul contante. a favore del servizio civile per i cassintegrati.
antonio.
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