25 giugno. C'è un sito, Economia a 5 stelle, che per quanto non ufficialmente, divulga le idee di M5S per uscire dalla crisi economica. C'è un fatto nuovo. Un report di 71 pagine che farà scalpore: si propone senza ambagi di uscire dall'eurozona. Ci sono anche altri spunti importanti, tra cui una critica alle tesi della MMT e anche critiche alla proposta di reddito di cittadinanza. E' stato chiesto ad Emiliano Brancaccio (nella foto) cosa ne pensi.
«Dietro la proposta di un referendum sull’euro lanciata da Beppe Grillo, c’è di più.
Analisi, discussioni e pareri, tutti confluiti in un report di 71 pagine dal titolo “Documento di supporto per il laboratorio di economia del Movimento 5 stelle”. Segno di quanto nell’entourage grillino il tema della crisi e soprattutto di un’eventuale exit strategy per superare l’euro sia centrale.
Lettera43.it è in possesso del vademecum pentastellato, frutto dell’attività del sito Economia cinque stelle che coinvolge numerosi attivisti e alcuni parlamentari del movimento. In tutto sono cinque gli scenari tratteggiati in questo «manifesto-riferimento», che presto deve essere oggetto di riflessione tra deputati e senatori del M5s.
PRO E CONTRO L’USCITA DALL’EURO
Si parte con «cosa succede se il nostro Paese rimane nell’euro così com’è», quindi si scandagliano le modalità in cui «il governo italiano potrebbe chiedere di riformare i trattati europei in materia economica» e «quali sono le condizioni, i vantaggi e gli svantaggi dell’introduzione di una moneta per i Paesi dell’Unione europea più forti e di una per quelli più in difficoltà». Dopo l’analisi su «cosa accadrebbe nel caso di immissione in corso di una seconda valuta in Italia», però, si fa strada, quasi ad excludendum, l’ultimo scenario, «pro e contro dell’uscita del nostro Paese dall’euro», con l’assunto che «il recesso dall’Eurozona appare come la scelta ottimale», che sembra riassumere meglio l’orientamento prevalente nel gruppo di lavoro.
NO ALLA MONETA A DUE VELOCITÀ
La linea della via d’uscita, insomma, è caldeggiata, seppure in maniera diversa, da economisti non organici al movimento come Alberto Bagnai ed Emiliano Brancaccio che, non a caso, sono citati nello studio. Non i soli esperti di economia, tra l’altro, che fanno capolino nel documento. C’è spazio per il pensiero di Gustavo Rinaldi, Giuseppe Pennisi e Luca Fantacci. Oltre che di Loretta Napoleoni. Sebbene la tesi dell’euro a due velocità dell’economista vicina al M5s, nella bozza, venga derubricata a «un’ipotesi priva di senso macroeconomico».
L’ECONOMISTA BRANCACCIO ALL’OSCURO DEL DOCUMENTO
Brancaccio, raggiunto da Lettera43.it, si sofferma su alcuni punti chiave enunciati nel lavoro, del quale era del tutto all’oscuro:
«In passato sono stato contattato da alcuni attivisti e gestori del sito Economia cinque stelle, così come da esponenti di altre realtà politiche», premette l’economista napoletano che insegna all’Università del Sannio, «ma di questo studio in particolare non sapevo nulla. Non sono mai stato coinvolto nella redazione del testo né finora l’ho mai letto». Certo, vedere il suo nome al fianco di quello di Bagnai lo lascia abbastanza perplesso: «Non conosco le ultime evoluzioni del pensiero del collega, ma accostarci significa mettere insieme tesi un po’ diverse sull’uscita dall’euro». «A mio avviso», sottolinea Brancaccio, «un’exit strategy dall’euro dovrebbe prevedere meccanismi che salvaguardino i salari, impediscano ulteriori sperequazioni dei redditi e contrastino qualsiasi rischio di svendita a buon mercato dei capitali nazionali. Su questi punti decisivi alcuni colleghi favorevoli all’uscita dall’euro mi sono sembrati fino a oggi un po’ distratti».
È A RISCHIO L’EUROZONA
Al di là di questo, comunque, l’economista campano apprezza l’impegno dei pentastellati:
BANCONOTE A BORSE CHIUSE
Nel merito delle proposte sviscerate, tuttavia, non mancano i dubbi dell’esperto. A cominciare dall’idea del Laboratorio del M5s di «stampare le banconote prima dell’annuncio di uscita» e quindi di comunicare l’abbandono dell’euro «di venerdì sera, o comunque a mercati e banche chiusi, impedendo di ritirare dagli sportelli bancomat fino al giorno di riapertura dei mercati, purché si abbiano già pronte le nuove banconote da far circolare; in caso contrario occorrerebbe limitare i prelievi».
«Mi pare illusorio credere che dare la notizia di venerdì sera sia una soluzione risolutiva», sottolinea Brancaccio, «come se un evento del genere possa rimanere nel chiuso di una stanza, senza creare aspettative da parte degli investitori». Secondo il professore, insomma, «sperare nell’effetto sorpresa non risolve il problema. La fase di transizione da un regime di cambi fissi è delicata e complessa, ma non mancano i meccanismi per poterla gestire in modo razionale, a cominciare dall’introduzione di controlli sui movimenti di capitali».
PERICOLO DELLO SHOPPING ESTERO
Tra le modalità di uscita dalla moneta unica, il gruppo di attivisti del M5s ha avanzato anche la proposta di «deprezzamento del cambio reale italiano». Ecco perché sul fronte della domanda estera «occorre ridurre l’import ed aumentare l’export: per far ciò noi dobbiamo deprezzare il cambio reale». A questo riguardo l’esperto concorda che il vero problema italiano siano i conti esteri e non tanto quelli pubblici, «ma la svalutazione del cambio», ha messo in guardia, «oltre a essere un’opzione per recuperare competitività, aumentare l’export e ridurre l’import, serba dei rischi da non sottovalutare». Quali sarebbero gli effetti collaterali? «Per esempio, il pericolo che si crei una situazione favorevole ai soggetti esteri che vogliono fare shopping a buon mercato dei nostri capitali nazionali è dietro l’angolo. Occorre adottare contromisure».
CONTRO IL REDDITO DI CITTADINANZA
Il gruppo di studio pentastellato non è poi tentato da soluzioni quali il doppio regime di cambio e la moneta complementare, definiti «palliativi temporanei» nel vademecum economico. Salta anche all’occhio, tra le ipotesi stroncate nel quarto scenario, quella delle «distribuzioni monetarie su base pro capite». Gli attivisti, infatti, bocciando la linea degli economisti Warren Mosler e Marshall Auerback, si dicono contrari pure a proposte quali il reddito di cittadinanza tanto caro a Grillo: «Non si rende un buon servigio né ai disoccupati né alla società mantenendoli in una condizione di estraneità al mondo del lavoro e di effettiva subalternità rispetto a chi ha un impiego». Un aspetto degno di nota, secondo Brancaccio: «È interessante che degli attivisti individuino dei limiti in una proposta che ha carattere di mero sussidio. Abbiamo bisogno di un piano di politica economica che punti direttamente a creare occupazione e sviluppo».
LA RISTRUTTURAZIONE DEL DEBITO
Una contraddizione, questa sì più grande, riguarda casomai l’ultimo post del comico ligure sulla ristrutturazione del debito pubblico che fa dire a Brancaccio: «Dentro il M5s dovrebbero decidersi: la ristrutturazione del debito è logicamente alternativa all’uscita dall’euro di cui si parla nello studio. Delle due l’una». Tertium non datur».
24 giugno 2013
* Fonte: Lettera43
«Dietro la proposta di un referendum sull’euro lanciata da Beppe Grillo, c’è di più.
Analisi, discussioni e pareri, tutti confluiti in un report di 71 pagine dal titolo “Documento di supporto per il laboratorio di economia del Movimento 5 stelle”. Segno di quanto nell’entourage grillino il tema della crisi e soprattutto di un’eventuale exit strategy per superare l’euro sia centrale.
Lettera43.it è in possesso del vademecum pentastellato, frutto dell’attività del sito Economia cinque stelle che coinvolge numerosi attivisti e alcuni parlamentari del movimento. In tutto sono cinque gli scenari tratteggiati in questo «manifesto-riferimento», che presto deve essere oggetto di riflessione tra deputati e senatori del M5s.
PRO E CONTRO L’USCITA DALL’EURO
Si parte con «cosa succede se il nostro Paese rimane nell’euro così com’è», quindi si scandagliano le modalità in cui «il governo italiano potrebbe chiedere di riformare i trattati europei in materia economica» e «quali sono le condizioni, i vantaggi e gli svantaggi dell’introduzione di una moneta per i Paesi dell’Unione europea più forti e di una per quelli più in difficoltà». Dopo l’analisi su «cosa accadrebbe nel caso di immissione in corso di una seconda valuta in Italia», però, si fa strada, quasi ad excludendum, l’ultimo scenario, «pro e contro dell’uscita del nostro Paese dall’euro», con l’assunto che «il recesso dall’Eurozona appare come la scelta ottimale», che sembra riassumere meglio l’orientamento prevalente nel gruppo di lavoro.
NO ALLA MONETA A DUE VELOCITÀ
La linea della via d’uscita, insomma, è caldeggiata, seppure in maniera diversa, da economisti non organici al movimento come Alberto Bagnai ed Emiliano Brancaccio che, non a caso, sono citati nello studio. Non i soli esperti di economia, tra l’altro, che fanno capolino nel documento. C’è spazio per il pensiero di Gustavo Rinaldi, Giuseppe Pennisi e Luca Fantacci. Oltre che di Loretta Napoleoni. Sebbene la tesi dell’euro a due velocità dell’economista vicina al M5s, nella bozza, venga derubricata a «un’ipotesi priva di senso macroeconomico».
L’ECONOMISTA BRANCACCIO ALL’OSCURO DEL DOCUMENTO
Brancaccio, raggiunto da Lettera43.it, si sofferma su alcuni punti chiave enunciati nel lavoro, del quale era del tutto all’oscuro:
«In passato sono stato contattato da alcuni attivisti e gestori del sito Economia cinque stelle, così come da esponenti di altre realtà politiche», premette l’economista napoletano che insegna all’Università del Sannio, «ma di questo studio in particolare non sapevo nulla. Non sono mai stato coinvolto nella redazione del testo né finora l’ho mai letto». Certo, vedere il suo nome al fianco di quello di Bagnai lo lascia abbastanza perplesso: «Non conosco le ultime evoluzioni del pensiero del collega, ma accostarci significa mettere insieme tesi un po’ diverse sull’uscita dall’euro». «A mio avviso», sottolinea Brancaccio, «un’exit strategy dall’euro dovrebbe prevedere meccanismi che salvaguardino i salari, impediscano ulteriori sperequazioni dei redditi e contrastino qualsiasi rischio di svendita a buon mercato dei capitali nazionali. Su questi punti decisivi alcuni colleghi favorevoli all’uscita dall’euro mi sono sembrati fino a oggi un po’ distratti».
È A RISCHIO L’EUROZONA
Al di là di questo, comunque, l’economista campano apprezza l’impegno dei pentastellati:
«La probabilità di una deflagrazione della zona euro resta alta: potrebbe sopraggiungere per ragioni oggettive, indipendentemente dai nostri auspici pro o contro la moneta unica. Ecco perché è necessario cominciare in ogni caso ad affrontare la questione». Proprio per tale ragione Brancaccio critica la sinistra, che «sul tema continua a sonnecchiare, mentre a destra sembrano già preparati a sfruttare l’opportunità».
BANCONOTE A BORSE CHIUSE
Nel merito delle proposte sviscerate, tuttavia, non mancano i dubbi dell’esperto. A cominciare dall’idea del Laboratorio del M5s di «stampare le banconote prima dell’annuncio di uscita» e quindi di comunicare l’abbandono dell’euro «di venerdì sera, o comunque a mercati e banche chiusi, impedendo di ritirare dagli sportelli bancomat fino al giorno di riapertura dei mercati, purché si abbiano già pronte le nuove banconote da far circolare; in caso contrario occorrerebbe limitare i prelievi».
«Mi pare illusorio credere che dare la notizia di venerdì sera sia una soluzione risolutiva», sottolinea Brancaccio, «come se un evento del genere possa rimanere nel chiuso di una stanza, senza creare aspettative da parte degli investitori». Secondo il professore, insomma, «sperare nell’effetto sorpresa non risolve il problema. La fase di transizione da un regime di cambi fissi è delicata e complessa, ma non mancano i meccanismi per poterla gestire in modo razionale, a cominciare dall’introduzione di controlli sui movimenti di capitali».
PERICOLO DELLO SHOPPING ESTERO
Tra le modalità di uscita dalla moneta unica, il gruppo di attivisti del M5s ha avanzato anche la proposta di «deprezzamento del cambio reale italiano». Ecco perché sul fronte della domanda estera «occorre ridurre l’import ed aumentare l’export: per far ciò noi dobbiamo deprezzare il cambio reale». A questo riguardo l’esperto concorda che il vero problema italiano siano i conti esteri e non tanto quelli pubblici, «ma la svalutazione del cambio», ha messo in guardia, «oltre a essere un’opzione per recuperare competitività, aumentare l’export e ridurre l’import, serba dei rischi da non sottovalutare». Quali sarebbero gli effetti collaterali? «Per esempio, il pericolo che si crei una situazione favorevole ai soggetti esteri che vogliono fare shopping a buon mercato dei nostri capitali nazionali è dietro l’angolo. Occorre adottare contromisure».
CONTRO IL REDDITO DI CITTADINANZA
Il gruppo di studio pentastellato non è poi tentato da soluzioni quali il doppio regime di cambio e la moneta complementare, definiti «palliativi temporanei» nel vademecum economico. Salta anche all’occhio, tra le ipotesi stroncate nel quarto scenario, quella delle «distribuzioni monetarie su base pro capite». Gli attivisti, infatti, bocciando la linea degli economisti Warren Mosler e Marshall Auerback, si dicono contrari pure a proposte quali il reddito di cittadinanza tanto caro a Grillo: «Non si rende un buon servigio né ai disoccupati né alla società mantenendoli in una condizione di estraneità al mondo del lavoro e di effettiva subalternità rispetto a chi ha un impiego». Un aspetto degno di nota, secondo Brancaccio: «È interessante che degli attivisti individuino dei limiti in una proposta che ha carattere di mero sussidio. Abbiamo bisogno di un piano di politica economica che punti direttamente a creare occupazione e sviluppo».
LA RISTRUTTURAZIONE DEL DEBITO
Una contraddizione, questa sì più grande, riguarda casomai l’ultimo post del comico ligure sulla ristrutturazione del debito pubblico che fa dire a Brancaccio: «Dentro il M5s dovrebbero decidersi: la ristrutturazione del debito è logicamente alternativa all’uscita dall’euro di cui si parla nello studio. Delle due l’una». Tertium non datur».
24 giugno 2013
* Fonte: Lettera43
12 commenti:
Il professor Brancaccio indica che l'uscita dall'euro e la ristrutturazione del debito sono soluzioni che si escludono a vicenda, ma non si potrebbe immaginare una situazione in cui ad una uscita dall'euro si passi ad una successiva ristrutturazione del debito (se mai ce ne fosse necessità)?
Credo che ancora in pochi abbiano capito quale esperimento politico e di che portata sia e di come si stia organizzando e coordinando.
Ad esempio posto questo video
https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=TkpfKl973yo#at=334
per far capire in quanti ambiti si muove e quante risorse umane di interesse a disposizione e difficile capirlo se non ci si sta dentro e di quanti confronti e idee diverse si incrociano ma alla fine si cerca la verità, i veri colpevoli e una linea condivisa.
Che pensa la redazioni del discorso del video.
L'intervento in parlamento di Carlo Sibilia è semplicemente stupendo, rende onore a M5S.
Sull'incongruità tra uscita dall'euro e non pagamento del debito "sovrano" torneremo.
(*) Il ragionamento delineato era in realtà diverso. Nella intervista affermavo che una ristrutturazione unilaterale del debito, attuata senza risolvere il problema del disavanzo delle partite correnti, implica l’esigenza per il paese di tornare a chiedere prestiti all’estero appena dopo avere rifiutato di pagare quelli assunti in precedenza. Questà eventualità sarebbe funesta, il che chiarisce che la ristrutturazione, presa a sé stante, è una soluzione logica alternativa e potenzialmente caratterizzata da più inconvenienti rispetto a uno sganciamento dalla moneta unica. E.B.
Nessuna ripresa e mantenimento, senza parlare di crescita, di attività produttive è possibile finchè merci provenienti da paesi con salari e costi produttivi pari ad un decimo dell'italia potranno continuare ad entrare liberamente nel nostro paese.
L'uscita dall'euro diventa necessaria se non vengono realizzate alcune misure: imposizione di dazi doganali sui prodotti concorrenti a quelli italiani, cioè producibili qui, come avviene nei paesi in via di sviluppo. Abbiamo bisogno di regole per paesi in via di sottosviluppo.
Blocco della libera circolazione dei capitali e delle rimesse verso i paesi di origine degli immigrati.
Controllo della filiera della distribuzione mediante la evidenza del prezzo all'origine e fissazione dei prezzi agricoli sulla base dei costi, prezzi cioè a sostegno del produttore e non del mediatore.
Controllo del copyright e compartecipazione statale alla brevettazione fino a che non verrano cambiate le regole.
Prevalenza dell'interesse collettivo sul privato quindi nazionalizzazione delle reti dei servizi pubblici, autostrade, poste ferrovie gas etc.
ed altri 27 provvedimenti critici tipo la diffusione della rete dei di distribuzione del metano in tutte le stazioni eni per chiudere la partita col petrolio che rimarrebbe solo come materia prima della chimica.
Le conseguenze immediate saranno un deciso aumento dei prezzi di molti prodotti voluttuari, (abbigliamento, telefonia, televisori, giocattoli,etc) ma in breve la possibilità di incrementare il lavoro e salvare il paese
Avevo già letto quel report, e lo ritengo interessante, ben fatto ed equilibrato
Apprendo che all' interno del movimento, non tutti la pensano come Grillo, il quale imputa i problemi dell' Italia alla solita casta,cricca e corruzione
Per quanto la casta puo corrotta,sono le follie europeiste,senza dilungarmi troppo, il nodo del problema
“sottolinea Brancaccio, «un’exit strategy dall’euro dovrebbe prevedere meccanismi che salvaguardino i salari, impediscano ulteriori sperequazioni dei redditi e contrastino qualsiasi rischio di svendita a buon mercato dei capitali nazionali. Su questi punti decisivi alcuni colleghi favorevoli all’uscita dall’euro mi sono sembrati fino a oggi un po’ distratti”.
“Quali sarebbero gli effetti collaterali? «Per esempio, il pericolo che si crei una situazione favorevole ai soggetti esteri che vogliono fare shopping a buon mercato dei nostri capitali nazionali è dietro l’angolo. Occorre adottare contromisure”.
Rispetto alle frasi sopra indicate penso che Brancaccio ha letto male il libro di Bagnai e per niente il blog.
Si può criticare qualsiasi persona relativamente alle sue idee ma non si può fare un’operazione scorretta come questa di Brancaccio perché parla senza essersi documentato sui testi del professore di Pescara.
Indico alcuni post del blog goofynomics per chi fosse curioso di leggerli:
Sui salari:
svalutazione e salari il mio 25 aprile postato il 25 aprile 2012 – il fisico e l’ingegnere postato il 5 marzo 2012 – crisi finanziaria e governo dell’economia su costituzionalismo.it postato il 11 gennaio 2012
sulla svendita delle aziende italiane;
la crisi, la svendita e mi’ cuggino; riflessioni sull’art.18
Tutti questi testi sono linkati nel post ”Caro Emiliano ti scrivo” postato il 22 luglio 2012
Fiore, capisco il vano tentativo di salvare Bagnai dalle critiche, ma i goofysti, che di solito non hanno il senso della misura, dovrebbero avere almeno il senso del loro ridicolo. Esattamente sulla questione della distribuzione e dello shopping Brancaccio ha fatto il culo a Bagnai dal vivo, a Napoli, all'Istituto di Studi Filosofici. Il tuo guru di Pescara aveva rotto il cazzo a Brancaccio per mesi ma guarda caso, nell'occasione, ha preso solo paccheri in diretta. Invece di fare gli ultrà di questo cazzo guardatevi questo video:
http://www.youtube.com/watch?v=xSdO4NpCH-U
Guarda che il video l'ho già visto tempo fa. Continuo a dire che Brancaccio ha fatto un'operazione sleale perchè ha letto male il libro e per niente il blog. Ripeto non trovo niente di male nelle critiche quello che non mi piace e che si critichi senza documentarsi e mi dispiace per voi ma Brancaccio non si è documentato, come del resto state facendo voi che vi siete guardati bene dal leggere i post che vi ho indicato, ma questo certo non potete farlo perchè ora questo blog è contro Bagnai quindi chi lo segue deve essere per forza contro Bagnai, e poi dite che gli altri sono tifosi! Vorrei poi sapere da Brancaccio quello che proporrebbe lui perchè non si capisce. Lo dica chiaramente quali misure prenderebbe nel caso di un'uscita dall'euro. Invece le sue dichiarazioni sono un insieme di detto e non detto, di ma e di anche, sembra il fratello minore di Veltroni. A voi piace tanto perchè ha quest'aria da filosofo incompreso e ma non piace perchè non ha una posizione chiara, non certo perchè è in contrapposizione a Bagnai. Preferirei che magari fosse favorevole all'euro invece di questo pendolo continuo. Un modo di fare che non serve a nulla soprattutto a quelli che lui dice vorrebbe difendere.
Le proposte di Brancaccio sono in decine di interviste, di articoli, ecc. Piuttosto è Bagnai che cambia opinione un po' troppo spesso. Le critiche che fa Brancaccio a Bagnai sono espresse in quel video... a cui Bagnai lì sta zitto e muto mentre nel suo blog, con il consenso dei suoi fan pronti a spompinarlo, gli da del nazista.
Per il resto Fiore qui abbiamo cose più serie di cui occuparci di quel cialtrone... quindi fuori dai coglioni...
In questo blog è precisato che è ammesso qualiasi commento senza utilizzare parole offensive. Evidentemente questa regola riguarda solo quelli diretti alla redazione e non agli scambi fra lettori. Ne prendo atto e sottolineo che fuori dai coglioni ci vado solo esclusivamente perchè lo decido io e non perchè me lo dice un Anonimo qualiasi.
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