Moreno Pasquinelli |
La prolusione di Moreno Pasquinelli all'incontro di presentazione della sezione salernitana del Mpl svoltasi il 18 dicembre 2012. Introduce Nello De Bellis. Più sotto il video.
«E' vero che siamo ad uno storico passaggio di fase che riapre finalmente la possibilità del socialismo, ma veniamo da un quarantennio segnato dal crollo doppio dei movimenti operai dell’Occidente e dei “socialismi reali”. La nostra mente fa fatica a comprendere la portata epocale di questi rovesci, ad accettare questa realtà.
Che il sistema imperialistico sia irretito in una crisi epocale non è condizione sufficiente al rilancio di idee e prassi rivoluzionarie. È la prima volta dalla nascita del movimento operaio e socialista a metà ottocento che ci troviamo privi del sostrato che fino ai settanta era rappresentato da un movimento sociale di massa ramificato, vivificante ed in incessante espansione.
Questo per dire che mai come di questi tempi vale il discorso che la nostra missione (il socialismo) è di lunga portata, implica una rifondazione del pensiero e di un nuovo movimento rivoluzionario di massa che prenda il posto del vecchio movimento operaio. Chi ha fretta, chi vuole risultati nel breve periodo, è meglio che lasci perdere».
2 commenti:
Dopo la riduzione (o snaturamento?) kautskiana del concetto marxiano di "general intellect" (l'articolazione delle forze produttive, dall'ingeniere all'operaio), il cui sviluppo doveva far saltare in aria la base della produzione capitalista, a quello di classe operaia, il marxismo ha assegnato alla classe operaia la funzione rivoluzionaria di abbattere il capitalismo. Ora, questo non solo non è avvenuto a livello globale, ma le rivoluzioni del XX secolo sono avvenute in paesi in cui la classe operaia era minoritaria, ed era prevalente quella contadina. Per cui, domando, il nuovo movimento rivoluzionario da rifondare "che prenda il posto del vecchio movimento operaio", che caratteristiche o specificità sociali deve avere? Un nuovo "general intellect"?
Caro Roberto,
le rivoluzioni solo politiche, quelle che non cambiano il sistema capitalistico ma solo la sua forma, che cioè puntano ad una diversa configurazione del modello di dominio sociale, possono esser attuate da movimenti che nascono in seno alla stessa borghesia.
Le rivoluzioni sociali, quelle, per dirla in breve, che puntano a fuoriuscire dalla gabbia del modo capitalistico di produzione, possono essere compiute e trainate solo da quelle classi i cui interessi sostanziali sono antagonisti dal capitale, tra queste la principale è il proletariato —la classe di coloro che per campare debbono vendere la loro forza-lavoro alla classe che possiede il monopolio dei mezzi di produzione.
Oggi questa classe è il proletariato precario e flessibile. Questa è la forza motrice che domani, a certe condizioni, potrà fungere da fattore aggregante di un vasto fronte di massa. Ma questo nuovo soggetto deve salire sulle spalle del vecchio e imputridito movimento operaio, deve strutturarsi come forza sociale.
Ma affinché questa classe si sollevi non basta che abbia interessi sostanziali antagonistici, occorre che essa prenda coscienza di questo antagonismo, che da classe in sé diventi una classe per sé. Questa presa di coscienza non avviene automaticamente, in virtù della situazione si sfruttamento e sottomissione al capitale o della pura e semplice intensificazione della lotta. Occorre che un pensiero politico rivoluzionario si faccia largo e questo può avvenire solo grazie ad una élite rivoluzionaria che sia deposito e veicolo di trasmissione di quel pensiero.
Questo sì che è l'intelletto generale. Il general intellect non ce lo consegna bell'e pronto Monsieur le Capital. Per dire che esso non viene figliato dalla sfera economica. Ben al contrario il capitale, tanto più dopo la massificazione fordista, ci consegna non un intelletto generale, ma un corpo sociale smembrato, frantumato, polverizzato, atomizzato. E l'intelletto, lungi dall'essere "generale" e intelligente, è disperso in mille particulari oltre che obnubilato.
Abbiamo solo un intelletto generale in potenza, affinché si dispieghi in atto c'è bisogno di un fattore che inneschi una reazione chimica sociale, e questo fattore si chiama "partito politico".
Moreno Pasquinelli
Posta un commento