Luigi Verzé e Nichi Vendola |
In affari con Verzé
quanti sono i sopravvissuti?
Riceviamo e pubblichiamo
E di poco più di un mese fa il suicidio «assistito» di Lucio Magri, che ha chiuso un ulteriore capitolo della nuova sinistra nata alla fine dei Sessanta dalla dissidenza comunista. Un suicidio, fisico, personale, preceduto e seguito da rovinosi suicidi politici.
Si suicidano le sinistre di Nichi Vendola e Massimo Cacciari che fanno affari con don Luigi Verzé. Non bastano la salute dei pugliesi e l’urgenza della filosofia a giustificarli.
Si suicida la sinistra arancione del sindaco Pisapia che litiga con il suo assessore alla Cultura Stefano Boeri a pochi mesi dalla conquista di Milano.
Si suicida la sinistra di Filippo Penati e di tutti gli amministratori del Pd meno noti che intascano tangenti dimostrando una certa affinità con Craxi e i suoi corrotti.
Si suicida la sinistra che aderisce con eccessivo trasporto al governo di salute pubblica di Mario Monti. Il Professore di Applicazioni Tecniche non si era ancora insediato che già riceveva da Enrico Letta un biglietto con profferte non richieste (1).
Si suicida la sinistra degli onorevoli che difende i propri privilegi, emolumenti, pensioni e vitalizi e accusa di antipolitica chi glieli vuol toccare e ritoccare.
Si suicida la sinistra che pensa di prepararsi chissà quale futuro rincorrendo il futurista Fini e dimentica che è uno dei firmatari della legge Bossi-Fini contro l’immigrazione.
Si suicida la sinistra rappresentata da Debora Serracchiani, già smemorata a 41 anni, che, interrogata per due volte da Lilli Gruber sull’ammontare del suo stipendio da europarlamentare, dice di non ricordare e, quando la giornalista le suggerisce «12 mila euro», lei farfuglia: «Sì, più o meno quella cifra».
Si suicida la sinistra del sindaco Matteo Renzi (Pd) che accetta di essere ricevuto dal capo del governo in villa ad Arcore anziché a Palazzo Chigi.
Si suicidano le speranze riposte nel Movimento 5 Stelle alla vista delle liti interne e dei diktat di Beppe Grillo che fanno tanto «il padrone sono me» e prima di lui aveva alzato la voce con i suoi Antonio Di Pietro. A chi cercasse di cavarsela dicendo che grillini e dipietristi non appartengono alla sinistra, è facile replicare che la sinistra doc (il Pd?) dovrà fare i conti anche con loro se vorrà continuare a governare qualcosa, tipo un comune, una provincia o una regione.
Si suicida la sinistra che, via Unipol e cooperative rosse, sta per convolare a innaturali nozze con Salvatore Ligresti.
Si suicida la sinistra che ha tra le sue fila il filonucleare senza paura e senza vergogna Chicco Testa.
Si suicida la sinistra che patteggia i candidati con gli industriali o mette in lista gli industriali.
Tolti i suicidi, quanti sono i sopravvissuti?
Si suicidano le sinistre di Nichi Vendola e Massimo Cacciari che fanno affari con don Luigi Verzé. Non bastano la salute dei pugliesi e l’urgenza della filosofia a giustificarli.
Si suicida la sinistra arancione del sindaco Pisapia che litiga con il suo assessore alla Cultura Stefano Boeri a pochi mesi dalla conquista di Milano.
Si suicida la sinistra di Filippo Penati e di tutti gli amministratori del Pd meno noti che intascano tangenti dimostrando una certa affinità con Craxi e i suoi corrotti.
Si suicida la sinistra che aderisce con eccessivo trasporto al governo di salute pubblica di Mario Monti. Il Professore di Applicazioni Tecniche non si era ancora insediato che già riceveva da Enrico Letta un biglietto con profferte non richieste (1).
Si suicida la sinistra degli onorevoli che difende i propri privilegi, emolumenti, pensioni e vitalizi e accusa di antipolitica chi glieli vuol toccare e ritoccare.
Si suicida la sinistra che pensa di prepararsi chissà quale futuro rincorrendo il futurista Fini e dimentica che è uno dei firmatari della legge Bossi-Fini contro l’immigrazione.
Si suicida la sinistra rappresentata da Debora Serracchiani, già smemorata a 41 anni, che, interrogata per due volte da Lilli Gruber sull’ammontare del suo stipendio da europarlamentare, dice di non ricordare e, quando la giornalista le suggerisce «12 mila euro», lei farfuglia: «Sì, più o meno quella cifra».
Si suicida la sinistra del sindaco Matteo Renzi (Pd) che accetta di essere ricevuto dal capo del governo in villa ad Arcore anziché a Palazzo Chigi.
Si suicidano le speranze riposte nel Movimento 5 Stelle alla vista delle liti interne e dei diktat di Beppe Grillo che fanno tanto «il padrone sono me» e prima di lui aveva alzato la voce con i suoi Antonio Di Pietro. A chi cercasse di cavarsela dicendo che grillini e dipietristi non appartengono alla sinistra, è facile replicare che la sinistra doc (il Pd?) dovrà fare i conti anche con loro se vorrà continuare a governare qualcosa, tipo un comune, una provincia o una regione.
Si suicida la sinistra che, via Unipol e cooperative rosse, sta per convolare a innaturali nozze con Salvatore Ligresti.
Si suicida la sinistra che ha tra le sue fila il filonucleare senza paura e senza vergogna Chicco Testa.
Si suicida la sinistra che patteggia i candidati con gli industriali o mette in lista gli industriali.
Tolti i suicidi, quanti sono i sopravvissuti?
4 commenti:
dimentichi i sinistri di sindakato
e la pestilenziale fiom innanzittutto
che fanno del finta propaganda e del finto antagonsmo
bandiera di lotta
e tappo a pressione
del conflitto sociale
se questa è sinistra
allora meglio l'apocalisse
per i restanti
se riusciamo a sfatare
il detto
pocos locos y mal unidos
in poche settimane,
politicamente parlando,
gli facciamo
un culo tanto ............
pocos locos y mal unidos
non mi piace proprio, per niente, anzi mi indigna, l'uso politico di una drammatica, tragica, vicenda personale quale quella di lucio magri. Pippo Pelazza
E anche sparare sulla FIOM in questo momento non è il massimo... Ha fatto anche dei disastri in passato ma, assieme ai sindacati di base rappresenta l'ultima flebile voce di resistenza a quest'imprenditoria di padroni-predoni...
Ovviamente mi riferisco all'intervento delle ore 4:55
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