Un momento della combattiva manifestazione |
manifestazione di solidarietà con la rivolta popolare
di Campo Antimperialista*
Siamo partiti presto, da Perugia, con l'autobus organizzato dalla locale comunità siriana. Un successo: autobus pieno, malgrado la manifestazione verso cui stavamo andando fosse stata promossa all'ultimo momento.
Erano settimane che i siriani si riunivano per trovare una piattaforma comune. Pesavano le differenze tra ex- sostenitori del Baath, fratelli musulmani, marxisti. Pesava la paura delle ritorsioni del regime, la sfiducia reciproca. Dopo quaranta anni di un duro regime poliziesco si capisce come tutti sospettino di tutti. Alla fine le diffidenze sono state superate, come pure le idiosincrasie, ed è quindi sorta la «Coalizione nazionale di sostegno alla rivolta siriana», che raggruppa tutti gli oppositori residenti in Italia.
Una grande spinta è certamente venuta anche dall'estero, dai siriani residenti nei vari paesi europei e in Turchia. In particolare dalla nascita del Cnst —ne davamo notizia il 2 settembre.
Il clima che si respirava in autobus era un'anticipazione di quello della manifestazione: un sentimento di combattività, addirittura euforico, non solo perché si pensa che il regime di Assad sia agli sgoccioli, ma per il coraggio e la dignità ritrovati, per avere vinto la paura.
In piazza, per tre ore, è esploso questo sentimento di liberazione dalla paura. La rabbia contro la feroce repressione del regime siriano, l'esultanza per una manifestazione partecipata, malgrado fosse stata organizzata in fretta e furia. Tanta, tantissima voglia di lottare.
Molti gli interventi dei rappresentanti della neonata «Coalizione nazionale di sostegno alla rivolta siriana». Non solo di solidarietà alla rivolta popolare in corso, non solo denunce della repressione, anche riflessione politica. Lo striscione che campeggiava (vedi foto sopra) esprimeva bene un comune sentire: con la rivolta, fino al rovesciamento del regime, ma netta contrarietà ad ogni ipotesi di intervento straniero, tanto più in stile libico. «Mai come in Libia, non chiediamo alcun intervento straniero, ci libereremo da soli della dittatura!». C'è stato chi ha ricordato il carattere non-violento del movimento popolare, e quindi del coraggio con cui, i giovani soprattutto, affrontano a viso aperto cecchini e carri armati. Tanta rabbia per il rifiuto del regime di dialogare con il movimento, di aprire alle rivendicazioni democratiche per la giustizia sociale —a testimonianza che non erano pochi, anche tra chi stava in piazza, quelli che fino all'ultimo hanno creduto alle promesse di riforma che Bashar aveva fatto, anche anni addietro.
«La nostra non è una semplice rivolta, è una rivoluzione democratica: vogliamo che il popolo sia sovrano, per questo chiediamo elezioni libere e una nuova costituzione. Se davvero il Baath pensa di essere così forte, accetti la sfida elettorale!».
Nella stessa direzione gli interventi degli esponenti della Fratellanza musulmana, che hanno insistito anche loro sul carattere unitario della rivolta, che non vuole essere né settaria né confessionale, che deve unire in un unico movimento di liberazione tutti i siriani: musulmani, cristiani, alawiti, siriani, curdi, armeni e assiri. Molti hanno messo l'accento su questo punto, visto che il regime si barrica dietro l'alibi che, ove esso cadesse, ci sarebbe il diluvio della guerra confessionale in stile libanese.
Destituito di ogni fondamento anche il secondo alibi del regime di Assad, quello per cui esso solo è paladino dell'indipendenza nazionale e della lotta contro la minaccia sionista. Nessuno, tra chi sostiene la rivolta, dimentica la minaccia israeliana, nessuno —malgrado l'appoggio ad Assad di alcune formazioni di sinistra palestinese— dimentica il sacro dovere di sostenere la causa della liberazione della Palestina. Questo discorso viene ribadito sia dalle correnti islamiste che da quelle di sinistra, che formano l'ossatura del movimento di opposizione ad Assad.
Questo spiega come mai l'intervento svolto da un compagno del Campo, sia stato accolto con tanto caloroso affetto. Un intervento certo non reticente, che ha denunciato come ipocrita e pelosa la politica dell'Occidente imperialista, la stessa che ha squartato l'Iraq, che occupa l'Afghanistan, che ha bombardato la Libia, che ha appoggiato fino all'ultimo satrapi come Ben Alì e Mubarak, e che tiene in piedi i governi fantoccio per dividere e meglio opprimere i popoli arabi. La lotta per la libertà dei popoli è una lotta antimperialista, e la lotta per la democrazia non è che una delle forme che assume la Resistenza di questi popoli contro ogni forma di oppressione.
Patetica la figura fatta da Livia Turco, del PD, che passata di lì per caso, ed invitata dagli organizzatori ad esprimere la sua solidarietà, non è andata oltre che poche e vacue parole di cortesia. Un intervento non molto dissimile da quello prima svolto dai compagni di Socialismo Rivoluzionario.
Non siamo stupiti che si sia data la parola anche ad un alto esponente del Pd. Si manifesta qui una delle criticità che noi abbiamo già segnalato. Il rifiuto di ogni intervento esterno, netto in tutti gli appelli delle opposizioni siriane, si affianca alla richiesta, rivolta alla cosiddetta comunità internazionale, sia di isolare politicamente il regime di Assad che di sanzioni. Uno degli oratori alla manifestazione di ieri ha così rivolto un appello al Presidente Napolitano e al governo italiano affinché l'Italia rompa le relazioni diplomatiche con Damasco. Non siamo stupiti visto che in molte altre occasioni i movimenti di solidarietà chiesero, in tutti i casi di lotta contro i regimi dittatoriali, la stessa cosa —ad esempio ai tempi della lotta contro l'apartheid in Sudafrica, o ancora oggi nel caso di Israele. Non è facile convincere i compagni siriani, dopo tutto il sangue che scorre da mesi, che il regime di Assad non è equiparabile a quello sionista o sudafricano.
In effetti non si può chiedere al popolo di sopportare una tirannia perché quest'ultima, sul piano geopolitico, è un avversario storico di Israele. «Il nostro diritto alla libertà viene prima di tutto, non può essere messo in opposizione ai diritti dei palestinesi o dei libanesi. Quando ci saremo liberati dalla dittatura di Assad non scenderemo certo a patti con i sionisti», ti rispondono.
Contenti per il successo della manifestazione, i compagni e i fratelli siriani si riuniranno presto per promuovere nuove e più forti mobilitazioni, di qui, l'invito a noi rivolto perché cresca la solidarietà in Italia.
* Fonte: Campo Antimperialista
13 commenti:
W la Libia, W la Siria e i loro martiri.
Claudio Martini
manca solo il papa è pure lui di sinistra,o no?
Il vecchio Medio oriente, nel quale Israele era il dominus, grazie ai fantocci arabi che lo proteggevano, sta venendo giù. Ciò grazie alle rivolte arabe. Obama ha dovuto fare buon viso a cattivo gioco, ma i sionisti, colgono bene quale sia la effettiva tendenza generale. Vedi la posizione turca contro Israele, vedi quanto accaduto l'altro ieri in Egitto. La caduta del regime di Assad è il particolare nel generale.
http://video.corriere.it/gerusalemme-rivolte-arabe/83876a3e-dd14-11e0-a93b-4b623cb85681
mah!! Onestamente mi sembra un vero e proprio delirio. Come si fa a schierarsi con tanta facilità e imprudenza in quello che ha tutta l'ara di essere un nuovo cuneo di interferenza occidentale in affari di paesi sovrani? L'argomento è senza dubbio difficile. E' infatti chiaro che non si può cadere neanche nell'eccesso opposto per cui essendo un paese sovrano e magari geopoliticamente vicino ad un blocco che si ritiene migliore (ad esempio un "supposto blocco euroasiatico o comunque non atlantico) allora a prescindere ogni rivolta interna è un complotto straniero e il popolo non ha diritto di esprimere il proprio malcontento. Ma da quanto so in Siria il governo è stato sollecito nel distinguere le rivolte legittime che chiedono riforme democratiche e sociali, dalle rivolte manovrate dall'esterno che puntano al rovesciamento del regime. Se questo è il quadro, la posizione del campo che senza se e senza ma si pone con la Rivolta (in sè e per sé) è molto molto pericolosa
Thomas
Le rivolte legittime e democratiche sono proprio quelle che mirano al rovesciamento del regime. Se prima c'erano margini di mediazione, ora non più. Non dopo tremila e rotti morti.
Non stiamo qui a fare gli avvocati difensori di nessuno, tantomeno del Campo, che non pare ne ha bisogno. Sul loro sito c'è dibattito, e han dato voce anche i critici. Un paio di noi erano alla manifestazione, e tutti i siriani presenti sono scoppiati in grida di consenso quando si parlava di sostenere la Palestina, o quando si condannava no gli USA e la NATO. Qui mi pare che a parte i fissati con la geopolitica, che di per sé è una corrente culturalmente di destra, stanno con Assad alcuni "puristi" che stanno con le masse in rivolta se e solo se issano la bandiera rossa. Con questo parametro uno resta alla finestra e diffida di tutti.
Analisi concreta della situazione concreta! Il movimento popolate siriano è decisamente più avanzato di quello libico e forse pure di quelli tunisino ed egiziano. Del Campo si può dire ciò che si vuole, ma sono i soli che hanno dato informazioni di prima mano sulla natura delle opposizioni al regime di Assad, a dimostrazione che sarà difficile che prendano il potere forze filo-occidentali.
Poi scusate, è vecchia e abusata la tecnica per cui, per delegittimare una posizione politica, si esordisce gridando: "farneticazioni"!, "delirio"!. Si entri piuttosto nel merito e si provi a spiegare perché mai una Siria democratica diventerebbe ipso facto una pedina dell'Occidente! Come dire che siccome Obama parla di diritti umani, noi dovremmo essere contro.... Sotto sotto qualcuno pensa che solo i dittatori e non la resistenza dei popoli può combattere l'imperialismo e il sionismo. Sotto sotto.... anche qui un modo di pensare reazionario....
@redazione
fecero lo stesso con la Libia per poi fare marcia indietro difronte all'evidenza di una vera e propria invasione di stampo coloniale.
La Siria ai siriani e la Libia ai libici
http://twitterterrorists.mypressonline.com/index.htm
Scriveva il Campo pochi giorni dopo (il 25 febbraio) la rivolta a Bengazi:
«A scanso di equivoci: saremo domani, in caso di occupazione militare NATO, dalla parte di coloro che la combatteranno, allo stesso modo di come oggi il nostro cuore batte per gli insorti che vogliono farla finita con un'autocrazia che, abbandonate le sue velleità antimperialiste, ha fatto della Libia una colonia indiretta dell'Occidente, il Bengodi di una camarilla corrotta e corruttrice. Ma come? ci si chiederà. Oggi siete contro i fedelissimi di Gheddafi e domani a favore? Certo che sì, poiché con l'intervento della NATO la natura del conflitto muterà: da conflitto sociale e politico interno diverrà internazionale, da lotta per il potere in Libia si trasformerà in una lotta per il predominio, o meglio per conservare il traballante predominio, della Santa alleanza USA-Israele-Ue in Medio Oriente e nel Mediterraneo. Oggi gli insorti, combattendo come in Tunisia e in Egitto contro un'oppressione interna soffocante, sono dalla parte della ragione. Se domani dovessero diventare una pedina o un arnese dei campioni dell'oppressione mondiale, passerebbero dalla parte del torto. Mentre chiunque domani combattesse contro le truppe d'occupazione imperialiste sarebbe dalla parte della ragione universale e meriterebbe di essere sostenuto, come avvenne in Jugoslavia, in Iraq, in Afghanistan».
E poi, ammesso e non concesso che avessero "corretto" l'errore, anche assumendo il tuo punto di vista, tanto scemi non dovresti considerarli. o no?
Domani? Ma già lo sono con truppe regolari francesi e britanniche,ma non solo,in campo è
ingerenza allo stato puro.
questo girare intorno alle faccende non me li fa considerare scemi ma collusi con l'imperialismo atlantico
Inutile spiegare i colori ai ciechi e la musica ai sordi....
guarda che non devo capire io,valla a spiegare ai libici la musica delle bombe che gli stiamo propinando
Chissà che c'entra la Libia con questo post
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