Sciopero CGIL del 6 settembre: perché c'eravamo anche noi
E' stato scritto: «Gli scioperi “generali” della Cgil sono da decenni scioperi da operetta, mai svolti per piegare davvero gli avversari, ma sempre e solo per spingerli a tornare al tavolo negoziale». Vero. Ma questo del 6 settembre, pur non nato sotto una buona stella, ma solo perché il gruppo dirigente della CGIL, dopo lo scandaloso Accordo del 28 giugno, è stato preso a pesci in faccia, ha dato un segnale positivo. Molte delle piazze di ieri, pur non strapiene, erano segnate da una tenace combattività, che da un pezzo non si vedeva. Un misto di inquietudine e di rabbia. La consapevolezza che questa non è una recessione qualsiasi ma una roba seria, una crisi che non lascerà nulla come prima. Non è detto che i lavoratori saranno la forza motrice delle proteste sociali che segneranno il periodo in cui entriamo, la prima linea. Lo saranno quasi certamente i settori giovanili, che non hanno sulle spalle il peso delle sconfitte, e non sono prigionieri di questo o quell'apparato partito istituzionale. Ma una cosa è sicura: senza il coinvolgimento degli operai nel movimento contro il massacro sociale, questo non andrà lontano. E' in quest'ottica che occorre, senza concessioni al mero sindacalismo, dare una mano alle iniziative migliori dei settori radicali del mondo sindacale. Tra questi segnaliamo l’assemblea autoconvocata che si svolgerà il 1° ottobre a Roma [clicca qui per leggere qui l’Appello]. E' in questa prospettiva che occorre dare vita, ai livelli locali, a organismi unitari dei lavoratori e dei giovani. L'unità non è un'opzione, è una necessità categorica. Questo per vincere la prima tappa, quella del 15 ottobre, la giornata di lotta continentale contro l'Europa del grande capitale e delle banche, proposta dagli INDIGNATI spagnoli. Il 15 ottobre deve diventare un punto di snodo per aprire una fase nuova, per affermare l'alternativa alla cura da cavallo, per cacciare la casta e dire no al governo dello stato d'eccezione che stanno architettando. I promotori dell’Appello per il 1° ottobre hanno diffuso ieri questo: Contro l’Europa delle banche! Noi il debito non lo paghiamo! 5 punti contro il governo unico delle banche in Italia e in Europa Già oltre 1.200 militanti sindacali, dirigenti e delegati sia della Fiom che delle altre categorie della Cgil, che del sindacalismo di base, di tutte le principali aziende del paese – a partire dalla Fiat e dalla Fincantieri – assieme a militanti del movimento ambientalista, civile e democratico, no Tav, intellettuali e scrittori, professori universitari, hanno aderito all’appello “Dobbiamo fermarli”. Questo appello lancia 5 punti di politica economica sociale e democratica alternativi, sia alle scelte sinora attuate dai governi di centrodestra, ma anche a quelle dei governi di centrosinistra e, più in generale, alle decisioni dei governi delle banche europei. Non a caso l’appello si propone di costruire un fronte comune contro il governo unico delle banche, che impone le stesse misure antisociali in tutti i paesi d’Europa. L’appello è quindi contrario alla politica di unità nazionale, che le cosiddette parti sociali, il governo e l’opposizione, stanno lanciando proprio in questi giorni e propone invece un’alternativa radicale che colpisca gli interessi della finanza e delle banche in primo luogo, e che ristabilisca eguaglianza e diritti. Questo appello propone e prepara un autunno di lotte insieme a tutte le mobilitazioni europee che si stanno lanciando e annuncia già che il 15 ottobre si scenderà in piazza accanto agli indignados spagnoli e ai greci, a tutti coloro che lottano contro l’Europa delle banche e della finanza. Per cambiare davvero bisogna: 1- Non pagare il debito. Colpire a fondo la speculazione finanziaria e il potere bancario. Occorre fermare la voragine degli interessi sul debito con una vera e propria moratoria. Vanno nazionalizzate le principali banche, senza costi per i cittadini, vanno imposte tassazioni sui grandi patrimoni e sulle transazioni finanziarie. La società va liberata dalla dittatura del mercato finanziario e delle sue leggi, per questo il patto di stabilità e l’accordo di Maastricht vanno messi in discussione ora. Bisogna lottare a fondo contro l’evasione fiscale, colpendo ogni tabù, a partire dall’eliminazione dei paradisi fiscali, da Montecarlo a San Marino. Rigorosi vincoli pubblici devono essere posti alle scelte e alle strategie delle multinazionali. 2- Drastico taglio alle spese militari e cessazione di ogni missione di guerra. Dalla Libia all’Afghanistan. Tutta la spesa pubblica risparmiata nelle spese militari va rivolta a finanziare l’istruzione pubblica ai vari livelli. Politica di pace e di accoglienza, apertura a tutti i paesi del Mediterraneo, sostegno politico ed economico alle rivoluzioni del Nord Africa e alla lotta del popolo palestinese per l’indipendenza, contro l’occupazione. Una nuova politica estera che favorisca democrazia e sviluppo civile e sociale. 3- Giustizia e diritti per tutto il mondo del lavoro. Basta con la precarietà. Abolizione di tutte le leggi sul precariato, riaffermazione al contratto a tempo indeterminato e della tutela universale garantita da un contratto nazionale inderogabile. Parità di diritti completa per il lavoro migrante, che dovrà ottenere il diritto di voto e alla cittadinanza. Blocco delle delocalizzazioni e dei licenziamenti, intervento pubblico nelle aziende in crisi, anche per favorire esperienze di autogestione dei lavoratori. Eguaglianza retributiva, diamo un drastico taglio ai superstipendi e ai bonus milionari dei manager, alle pensioni d’oro. I compensi dei manager non potranno essere più di dieci volte la retribuzione minima. Indicizzazione dei salari. Riduzione generalizzata dell’orario di lavoro, istituzione di un reddito sociale finanziato con una quota della tassa patrimoniale e con la lotta all’evasione fiscale. Ricostruzione di un sistema pensionistico pubblico che copra tutto il mondo del lavoro con pensioni adeguate. 4- I beni comuni per un nuovo modello di sviluppo. Occorre partire dai beni comuni per costruire un diverso modello di sviluppo, ecologicamente compatibile. Occorre un piano per il lavoro basato su migliaia di piccole opere, in alternativa alle grandi opere, che dovranno essere, dalla Val di Susa al ponte sullo Stretto, cancellate. Le principali infrastrutture e i principali beni dovranno essere sottratti al mercato e tornare in mano pubblica. Non solo l’acqua, dunque, ma anche l’energia, la rete, i servizi e i beni essenziali. Piano straordinario di finanziamenti per lo stato sociale, per garantire a tutti i cittadini la casa, la sanità, la pensione, l’istruzione. 5- Una rivoluzione per la democrazia. Bisogna partire dalla lotta a fondo alla corruzione e a tutti i privilegi di casta, per riconquistare il diritto a decidere e a partecipare affermando ed estendendo i diritti garantiti dalla Costituzione. Tutti i beni provenienti dalla corruzione e dalla malavita dovranno essere incamerati dallo Stato e gestiti socialmente. Dovranno essere abbattuti drasticamente i costi del sistema politico: dal finanziamento ai partiti, al funzionariato diffuso, agli stipendi dei parlamentari e degli alti burocrati. Tutti i soldi risparmiati dovranno essere devoluti al finanziamento della pubblica istruzione e della ricerca. Si dovrà tornare a un sistema democratico proporzionale per l’elezione delle rappresentanze con la riduzione del numero dei parlamentari. È indispensabile una legge sulla democrazia sindacale, in alternativa al modello prefigurato dall’accordo del 28 giugno, che garantisca ai lavoratori il diritto a una libera rappresentanza nei luoghi di lavoro e al voto sui contratti e sugli accordi. Sviluppo dell’autorganizzazione democratica e popolare in ogni ambito della vita pubblica. L’appuntamento a Roma è per il 1° ottobre per una grande assemblea che lanci, anche in Italia, un movimento sociale e politico alternativo al governo unico della finanza e delle banche, che in tutta Europa sta distruggendo i diritti, lo stato sociale e la stessa democrazia. Dobbiamo fermarli! Il governo Berlusconi sta distruggendo conquiste sociali, diritti, libertà. Persino le feste fondamentali della nostra democrazia sono in discussione. Si cancellano il 25 Aprile e il 2 Giugno. Come durante il fascismo, si vuole far lavorare il Primo Maggio. Contro questo governo e la sua politica si scende in piazza giustamente, ma questo disastro il governo italiano non lo fa da solo. Il governo unico delle banche e della finanza, in tutta Europa, attraverso organismi e poteri che nessuno ha eletto, nessuno ha potuto giudicare, sta imponendo a tutti i governi e a tutti gli stati la stessa politica antisociale. Diciamo NO al governo unico delle banche e della finanza che sacrifica tutto per difendere i ricchi e la speculazione sia in Italia che in Europa. Vogliamo costruire un’alternativa a una politica che è la stessa, sia per i governi di centrodestra, sia per i governi di centrosinistra. E per questo: 1 Non pagare il debito. Colpire a fondo la speculazione finanziaria e il potere bancario. 2 Drastico taglio alle spese militari e cessazione di ogni missione di guerra. 3 Giustizia e diritti per tutto il mondo del lavoro. Basta con la precarietà. 4 I beni comuni per un nuovo modello di sviluppo. 5 Una rivoluzione per la democrazia. Per discutere e decidere su come fermare la distruzione dei nostri diritti e del nostro futuro e su come costruire un’alternativa a questo potere finanziario che esige qualsiasi sacrificio pur di sopravvivere, ci troviamo a Roma il 1° ottobre in assemblea. Costruiamo una vera alternativa al governo unico delle banche e della finanza in Italia e in Europa. Per adesioni: appello.dobbiamofermarli@gmail.com |
Diamoci da fare
22-23 ottobre
assemblea nazionale
14 commenti:
Eccellente. Semplicemente eccellente. Credo che in questo programma si siano centrati tutti i veri problemi che affliggono il mondo moderno. Il vero cancro sociale è proprio il potere elitario bancario e i prezzolati politici al loro servizio che per decenni hanno spolpato l'italia e tutti i paesi del mondo portando alla disperazione miliardi di esseri umani. Spero e sento che il grande gioco dei poteri forti, e delle lobby partitiche, di qualsiasi colore e schieramento stia giungendo al termine. Ebbene sì, GAME OVER e mai più INSERT COIN!!! Evviva la democrazia e la giustizia sociale.
Vorrei dire all'anonimo sopra delle 16:49, che "Il vero cancro sociale NON è proprio il potere elitario bancario e i prezzolati politici al loro servizio", è riduttivo affermare ciò.
Il vero cancro, è proprio il " MODO DI PRODUZIONE CAPITALISTICO" che ha fatto oramai, il suo tempo.
Abbiamo bisogno, di un nuovo modo di produrre la ricchezza, e un nuovo modo di distribuire la ricchezza, e di stare assieme.
Possiamo chiamare ciò,...COMUNISMO.
V.R.
http://www.youtube.com/watch?v=KL_K8Cj6rqw&feature=related
Ciao Anonimo, delle 23.57. Ovviamente il mio era un commento sintetico, come avrai certamente compreso. Sono d'acordo su quanto hai affermato, ovvero necessità di un nuovo modo di produzione della ricchezza e della sua redistribuzione. Quale sia il termine per definirlo, a mio parere, è poco rilevante, nel senso che va bene tutto purché si faccia. Quello che non può essere accettao, ed è questo il punto che volevo evidenziare, è che non è pensabile che a decidere queste cose siano le banche e le lobby politico finanziarie. D'altronde che debba essere il lavoro e non il capitale l'asse portante di uno stato democratico lo è scritto nella nostra costituzione che, conti alla mano, ha circa 61 anni. Il Neoliberismo è morto da tempo. Che si celebri il suo funerale il più presto possibile e si ricominci prima dell'enniesima ecatombe.
per gli anonimi sopra:
Certo che non si può non essere d'accordo sulle necessità di cambiare questa società...
Ma definire comunismo, o in qualunque altro modo ottocentesco, la NUOVA ERA è.... inesatto, riduttivo, e sopratutto controproducente per i raggiungimento degli obbiettivi.
Ci vuole BUON SENSO e CONSAPEVOLEZZA, se no si rischia di non combinare nulla... come gli "eroi" del '68 (che poi alla fine sono la casta politica di oggi...)
D'accordo con l'anonimo delle 13.50... Comunismo è troppo "estremo", anche se l'ideale deve essere quello. Buon senso e consapevolezza in qualsiasi azione, questo è quello che ci vuole. E naturalmente fuori tutti i politici ora presenti! Facce nuove e giovani!
Salve, sono V.R, l'anonimo delle 23 e 57.
Voglio rispondere, in particolare, ai due anonimi delle 13 e 50, e delle 21 e 12.
Cosicchè, ci vuole buon senso e consapevolezza, per il raggiungimento degli obiettivvi.
E di quali obiettivi parliamo, di grazia?
Qui, l'unico obiettivo/alternativa che non solo l'Italia ha davanti, ma tutta l'umanità, è...il Comunismo.
Il vostro pensiero, è ascrivibile ad un Riformismo piccolo borghese, perchè, sono i riformisti piccolo borghesi che parlano così.
Il capitale, ci sta facendo a pezzi, la madre Terra, è diventata sempre più sporca e invivibile, per colpa di questo selvaggio modo di produrre e distribuire, e voi, parlate di buon senso e consapevolezza? ( e de che poi?)
NON SIETE COMUNISTI.
P.S.
IL COMUNISMO NON è UN OPZIONE IDEOLOGICA MA UNA NECESSITA' STORICA.
V.R.
Sono quello delle 13.50
Certo che NON SONO COMUNISTA.
Ti dirò di più... l'ottusaggine di chi vuol trovare la "medicina" in ideologie vecchie e fallite, è il più grosso ostacolo per il raggiungimento stesso degli obbiettivi.
Il Capitalismo e ilComunismo sono sistemi IDEATI e modellati dai BANCHIERI.
So che è difficile per chiunque abbia il cervello corrotto da decenni di eterne lotte ideologiche... ma in effetti... NON CREDI CHE QUESTE SIANO STATE VALVOLE DI SFOGO del sistema?
Per un pianeta migliore ci vuole qualcosa di molto simile a quello successo in Islanda..
Andrea
sono sempre Andrea delle 13.53
Tra l'altro, credi che il Comunismo e il Capitalismo siano le uniche opzioni possibili??
In realtà nel novecento, propriamente, non abbiamo avuto una opposizione tra capitalismo e comunismo. Semmai, dopo quella tra fascismo e stalinismo, quella tra imperialismo a guida yankee e una forma di collettivismo burocratico a guida russa. Il comunismo, haimé, viveva nelle sette "eretiche" o era costretto ad essere forza ausiliaria di Mosca. Di Pechino è meglio non parlare.....
Non penso che ci sia una terza forma sociale tra capitalismo e socialismo, ma il socialismo, come il capitalismo, può a sua volta prendere forme diverse.. Noi dobbiamo indicare quella che vogliamo noi, quella che è possibile e auspicabile in questo paese, in questo concreto contesto storico.
sono Andrea
Redazione non sono daccordo sul fatto che non esista "la terza via". Daltronde "far prendere forme diverse" a questi due sistemi significa per forza di cose creare un sistema nuovo e diverso.
Sono l'anonimo delle 21.12. Comunismo e capitalismo sono estremismi e come tutte le parole che finiscono in "ismo" non vanno bene. Va ascoltato il parere di tutti e rispettato e questo, a mio parere, è un comportamento da comunista, quale fondamentalmente sono.
Ci vuole qualcosa di nuovo, assolutamente, che vada oltre tutto quello che abbiamo avuto finora.
E, secondo me, i sindacati (qualunque esso sia) non dovrebbero essere il punto di partenza del movimento perchè non stanno dalla parte delle persone, ma dall'altra insieme coi politici e i capitalisti.
Salve, sono V.R. e voglio ancora dare una risposta ai due anonimi delle 13 e 50, e l'altro delle 21 e 12, ed alla Redazione.
Inizio con il primo anonimo.
Se tu, ti saresti soffermato sul mio P.S. ne avresti dedotto che il Comunismo, NON è un Ideologia, ma una concesione del mondo e dell'uomo.
Addirittura poi, l'altro anonimo, dice che il Comunismo è un ...estremismo.
Ragazzi, ora tenetevi forte, IL COMUNISMO NON è MAI ESISTITO.
E' da questo, che si deduce la vostra ignoranza in materia.
Ciò che è stato fatto nel novecento, e che la Redazione ha cercato di spiegarvi ma che non potevate capire, (sia perchè vi mancano i mezzi culturali storico/sistemici, sia perchè, la Redazione, ha usato un linguaggio non consono per voi) è stato, a partire dall'esperienza di Lenin in Russia, (il cosidetto socialismo reale) semplicemente capitalismo di stato, in cui una elite spadroneggiava sui suoi sudditi, i proletari cioè.
La società senza classi,(comunismo) la si potrà avere solo dopo un periodo di transizione, che da questo oramai superato e vetusto sistema,(capitalismo) i cui rapporti di produzione sono ancora impiantati sullo schiavismo dei produttori della ricchezza (i Lavoratori cioè) porti ad un nuovo modo di relazionarsi tra gli uomini, in cui vi sarà, un nuovo e superiore modo di produrre e distribuire la ricchezza, cioè di relazionarsi tra uomo e uomo, e uomo e natura.
Avete mai pensato, di leggervi Marx seriamente, prima di sparare STUPIDATE?
E prima di rispondere, (ma non ce ne bisogno) introiettate ciò che vi ho scritto.
Alla redazione ora.
Cara redazione, è chiaro che abbiamo delle priorità, legate al momento storico, ed al paese Italia a cui apparteniamo.
Ma bisogna sempre sapere, in nome di quali finalità, volete affrontare questa ulteriore crisi sistemica.
Un saluto.
sono quello delle 13.50
Effettivamente dovrei essere più chiaro quando scrivo... riassumo: i "rompicoglioni nullafacenti e incocncludenti" dei comunisti italiani non li vuole nessuno!
Se davvero si vogliono raggiungere degli obbiettivi in questo paese, bisogna sganciarsi dai vecchi schemi e proporre il NUOVO.
Quindi, cari Professori, se pensate di poter "risvegliare" la gente affermando "IL COMUNISMO NON E' MAI ESISTITO"... siete lontani anni luce!
PS: questo non significa che il popolo non può raggiungere comunque i suoi obbiettivi, anzi probabilmente arriverà prima senza "guru" con la sola "intelligenza istintiva".
Caro V.R. mi sembra proprio che prima di tutto tu sia un maleducato. L'unica cosa che a me interessa a questo mondo è vivere pacificamente, nel rispetto reciproco; ma finché ci sono persone come te, questo non accadrà mai.Che sia Comunismo o Capitalismo o che ne so... il problema di fondo resta il rispetto: una persona non può essere ricca a dispetto di un'altra,che magari muore di fame (vedi i vari miliardari contro il terzo mondo). Sul nostro pianeta c'è di che vivere per tutti, secondo il mio modesto punto di vista.
Sono d'accordo con l'anonimo delle 13.50 quando dice che il popolo arriverà prima ai suoi obiettivi senza "guru", soprattutto se questi sono sindacalisti oserei aggiungere. Parlo per esperienza.
Direi che, sostanzialmente, chi ha pochi soldi a disposizione sa come usarli; quindi un futuro leader potrebbe benissimo essere di estrazione popolare, perché non un operaio? Anzi un'operaia, certe donne hanno una visione più ampia in qualsiasi situazione.
Saluti L.
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