La politica italiana |
di Piemme
Verrebbe da ridere se non ci fosse da piangere. Dopo la "Manovra di luglio", approvata in fretta e furia dal governo con la fidejussione delle opposizioni (manovra che come avevamo previsto ai "mercati" gli ha fatto un baffo) è venuta quella di Bis di ferragosto, sacramentata dal Presidente Napolitano.
Da allora la "Manovra bis" è diventa già ter e quater, visti gli ...aggiustamenti. Scazzi interni alla maggioranza, interni ai Berluscones, interni alla Lega, interni alle opposizioni, interni al Pd, interni al Terzo polo, interni ai dipietristi. Un totale marasma.
Poi l'altro ieri c'è stato il Vertice di Arcore in cui i padrini che compongono la cosca chiamata governo, annunciano in pompa magna di ...aver trovato la quadra. Ma quando mai?! Non passano poche che ricominciano i distinguo, le critiche, le richieste di modifica, i ricatti.
Non è solo una pantomima, il governo, le opposizioni, chi decide la politica economica, sono davvero tutti nel pallone. Danno i numeri, non sanno che pesci pigliare. Siamo in presenza di capi politici cialtroni, che sanno benissimo che le misure approntate, per quanto severissime per i ceti popolari, non invertiranno il corso degli eventi, che conduce il paese verso il baratro. Pagliacci che navigano a vista, che tirano a campare. Essi hanno solo una paura: la condanna dei mercati internazionali, del Moloch della finanza speculativa, che arriverà inesorabile, dolorosa. Essi già l'hanno messo nel conto, anche se fingono spudoratamente tranquillità e si atteggiano a grandi condottieri.
Non hanno invece paura della indignazione popolare. Convinti che il popolo sia un bue decerebrato, obnubilato da decenni di genocidio culturale, essi sono convinti che gli italiani —parlo anzitutto di quelli che fra un po' saranno gettati sul lastrico, ma anche di quelli che invece non hanno portato la testa all'ammasso (e ce ne sono credetemi, nei più disparati ambienti e ceti sociali)— subiranno e continueranno ad abbassare la testa.
Si sbagliano! Essi, oramai sideralmente distanti dalla realtà, prigionieri della loro commedia, non si avvedono della tempesta sociale che sta per travolgerli. In questa loro serafica sicurezza c'è tutta la loro smisurata stupidità di reazionari. Sono come alla guida di una vettura lanciata verso un muro, destinati a sfracellarsi.
Non fraintendetemi, non penso affatto che la rivolta e l'indignazione sociale sono alle porte o che quest'autunno ci sarà la fine del mondo. Parlo di una tendenza che la situazione ha oramai imboccato, che lo scontro sociale è inevitabile. Ma è una questione di anni, non di decenni.
Non solo la Manovra Bis-ter-quater subirà altre modifiche. Questioni di mesi e questi pagliacci saranno costretti, resista o meno questo governo, ad approntare misure ancor più draconiane. Come la Grecia? Peggio, perché se si vuole tenere questo cadavere dell'euro in piedi, dato il peso enorme dell'Italia nell'eurozona, queste misure dovranno essere più radicali di quelle adottate da Papandreu.
Se questa Manovra non sortirà l'effetto di scatenare l'0indignazione popolare, quelle successive di sicuro l'otterranno. Nessun dorma!
Un esempio luminoso, nel suo squallore, della ineluttabilità dello sconquasso sociale, e del perché esso travolgerà tutto il baraccone politico ce lo fornisce il Pd, che al suo interno ingloba frazioni imperialiste ancor più fondamentaliste che il centro-destra. Da quelle parti c'è un vero e proprio integralismo liberista, una pulsione di morte.
Sentite ieri cosa ha affermato un esponente di spicco del PD, l'ex-ministro dell'Istruzione Giuseppe Fioroni (che presiede il forum Welfare del Pd —fate gli scongiuri), non ad un convegno della Confindustria, alla loro festa ad Empoli:
«Dobbiamo assolutamente riflettere non solo sull'abolizione o meno delle Province, ma anche riguardo le Regioni. Se la Germania pensa davvero di accorpare i Land, noi dobbiamo chiederci: ci possiamo permette il lusso di avere ancora Molise, Basilicata, Umbria, Valle D'Aosta e le province autonome di Trento e Bolzano?»
E rispetto allo sciopero indetto dalla Cgil per il 6 settembre ha affermato:
«Non sopportavo i sindacati come cinghia della politica della prima repubblica, figuriamoci adesso. Il Pd deve costruire l'alternativa di governo, non Sel nè l'Idv e quanto meno il Terzo Polo. Chi si assume di fare il perno della ricostruzione non si può permettere il lusso di cavalcare la protesta. Se non spieghiamo come vogliamo sistemare le cose, i cittadini protesteranno a loro volta contro di noi».
Neanche la Marcegaglia parla tanto chiaramente. Non riesco a non pensare a certa sinistra "radicale" che insiste nel sostenere giusta un'alleanza con gente di questo calibro. Si accomodino pure che la tempesta travolgerà anche loro
Diamoci da fare
22-23 ottobre
assemblea nazionale
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