[ 19 luglio 2010 ]
A commento dell'intervento di Enzo Modugno
di Giulio Bonali
In questa stucchevole e ripetitiva serie di gratuite e pregiudiziali sparate irrazionalistiche non credo si dimostri in alcun modo ciò che infatti è indimostrabile: l’ esistenza di un qualche nesso fra la (reale, effettiva) sussunzione del lavoro (prevalentemente) intellettuale di massa —divenuto sostanzialmente, nel suo insieme, lavoro salariato— al capitale e la pretesa (e inesistente, irreale: puramente e semplicemente falso essendo l’ affermarla) irrimediabile caduta nel dogmatismo (che ne è la pura e semplice negazione irrazionalistica!) del pensiero razionale in generale e matematico in particolare (e scientifico un po' meno in generale, un po' meno in particolare).
Il razionalismo (innanzitutto) e (secondariamente) i suoi strumenti diretti come la matematica e indiretti come la cibernetica e l’ elaborazione artificiale, meccanica o elettronica che sia (che altro non sono: mere passive protesi del cervello umano del tutto inani e inefficaci, improduttive se non impiegate coscientemente e criticamente dal pensiero umano razionale: nello stesso, identico modo in cui telescopio e microscopio non sono che mere passive protesi dell’ occhio umano!) restano oggettivamente strumenti di conoscenza oggettiva assolutamente inavvicinabili quanto ad efficacia ed affidabilità da qualunque altro preteso procedimento irrazionalistico o non-razionalistico.
Strumenti di conoscenza oggettiva indispensabili tanto al dominio capitalistico (accanto a molteplici strumenti IRRAZIONALISTICI di falsificazione più o meno consapevole, deliberata, in malafede), quanto —e anzi a maggior ragione— alla lotta per il suo superamento. Il quale solo —SE accadrà— potrà portare a pieno compimento un autentico, integrale razionalismo a livello di produzione-consumo sociale e affrancare completamente l’ umanità da pesanti elementi di irrazionalismo che la società divisa in classi antagonistiche, anche nella sua versione più avanzata (e relativamente meno irrazionalistica), quella capitalistica, oggettivamente non può superare, con conseguenti rischi tendenzialmente ingravescenti e sempre più micidiali per la sopravvivenza del genere umano stesso.
Per questo ha certamente ragione Lukàcs a sostenere che «la scienza è un istituto del mondo borghese»; ma é un istituto in grado (anche) di attingere (sia pur limitatamente, mai compiutamente in un processo di avanzamento non lineare ma comunque tendenzialmente illimitato in tempi lunghi) alla conoscenza oggettiva (alla verità), con una efficacia ed affidabilità assolutamente non paragonabili a quelle di qualsiasi altra forma di pensiero non critico-razionale-verificato empiricamente.
Il razionalismo non è certo onnipotente, né da solo può bastare all’ uomo (e questa colossale cazzata nessun razionalista autentico e conseguente l’ ha mai sostenuta; solo certi irrazionalisti pretendono di attribuirla a torto e falsamente ai razionalisti onde deformarne caricaturalmente le tesi e cercare così di attaccarle, non potendole in alcun modo superare nella loro autenticità). Ma certo è indispennsabile, necessario per poter tentare con qualche possibilità di successo di superare l’ odierna (irrazionalistissima, oltre che iniquissima) organizzazione sociale che oggettivamente tende inesorabilmente all’ umanicidio.
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