Vale la pena leggere l'intervista rilasciata da D'alema al Corriere della Sera di oggi. La pena è in effetti la prima sensazione che essa suscita.
Egli afferma che sarebbe sbagliato andare alle elezioni anticipate, ovvero che sarebbe "dannoso" celebrare un referendum pro o contro Silvio Berlusconi. Da "politico con alto senso delle istituzioni" qual'è D'Alema pensa che l'Esecutivo berlusconi vada rimpiazzato con un governo di "larghe intese" che comprenda PD, UDC e i pezzi disponbili del PDL.
Ci risiamo! Riecco il ribaltone!
Disciplina nella quale, com'è noto, il nostro è davvero insuperabile, essendone stato artefice in almeno altri due celebri casi; il primo portò al governo Dini, il secondo, deponendo Prodi I, incoronò come primo ministro egli stesso.
Sbaglia chi, in odio alla Curia politica romana e a D'Alema, pensa si tratti soltanto di tatticismi diaboloci o di lotta per occupare poltrone. In entrambi i casi i due ribaltoni di cui sopra fecero da apripista ad eventi di gigantesche proporzioni: una draconiana e altrimenti impensabile "riforma" delle pensioni e l'entrata in guerra per squartare la Iugoslavia nonché un vero e proprio cupio dissolvi privatizzatore di enti e proprietà pubbliche.
Noi tocchiamo dunque ferro all'ipotesi che quanto vaticinato da D'Alema si avveri. Meglio dunque le elezioni anticipate? Certo che sì! Malgrado chi scriva ritenga che votare con un sistema truccato e in un sistema oramai postidemocratico a poco serva (allo stato dell'arte difficile pensare che noi ci si sposti dalla posizione astensionistica), le elezioni anticipate sarebbero la prova che sarebbe fallito il tentativo della Curia romana, concepito in combutta con i poteri forti bancari e industriali, di tirara fuori Belusconi per adottare politiche anti-crisi di segno marcatamente antipopolare.
Meglio meno, ma meglio!
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