[ 10 maggio 2010 ]
PRIMA DELLE DUE (di notte)
Scriviamo dopo aver atteso invano una decisione dei ministri economici europei, riuniti da ieri a Bruxelles al capezzale dell'euro e forse della stessa Unione europea. Una decisione straordinariamente importante, che tutti si aspettavano giungesse prima delle due di notte, cioè prima che a Tokyo riaprisse la borsa. Il rischio è quello di un assalto del capitalismo predatorio-finanziario globale all'Eurozona, non solo ai fondi sovrani e ai titoli pubblici, ma all'euro in quanto tale.
Solo una decisione "forte" e urgentissima potrebbe, dopo il disastro borsistico e monetario di giovedì scorso, evitare il peggio. Quale dovesse essere questa decisione forte è presto detto: la BCE, siccome la speculazione sta vendendo massicciamante i titoli dei paesi europei del sud, doveva essere disposta a comprarli per non farli diventare "titoli spazzatura". In secondo luogo era paventata la possibilità dell'istituzione di un vero e proprio fondo europeo a copertura dell'eventuale default degli anelli deboli dell'Eurozona. Misure simili avrebbero avrebbero rappresentato un segnale forte poiché avrebbero indicato una altrettanto forte e univoca volontà politica dei governi europei di tenere testa alle forze che puntano a guadagnare dalla disgregazione europeae ci scommettono su.
Ma questa decisione non è arrivata. Dopo varie sospensioni e riunioni di tecnici e sherpa, è certo che se un accordo verrà fuori, sarà tardivo e debole.
Alle ore una da Bruxelles dicono infatti (della dura opposizione inglese alla proposta di un fondo europeo di compensazione già si sapeva in mattinata) che la BCE non è stata autorizzata a comperare titoli dei paesi europei a rischio. Dicono che nemmeno sul Fondo comune c'è accordo, a causa del dissidio tra francesi e tedeschi (incrinatura dell'asse caroligio?). La Germania accetta solo l'idea che l'Unione possa correre in soccorso di eventuali paesi in difficoltà, ma con le stesse modalità adottate per la Grecia, e chede a spagnoli e portoghesi già adesso garanzie preventive inaccettabili.
Alla prova del fuoco, davanti al richio di un catastrofico lunedì nero, l'Unione non riesce a prendere misure che sono di vita o di morte. Così si conferma che la tendenza principale non è quella vero una ulteriore unificazione, ma verso la disintegrazione europea.
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