[ 17 maggio 2010 ]
Il festival (non solo berlusconiano) dell’ipocrisia
L’uccisione di altri due soldati italiani (fanno 25) e il ferimento di altri due a causa di un attacco al maxi-convoglio congiunto USA-NATO mentre da Herat si recava, non certo in gita, nella roccaforte setentrionale della Resistenza di Bala Murghab, ha suscitato, come di consueto, un coro di ipocrite esecrazioni.
Primo fra tutti, ovviamente, Berlusconi il quale, malgrado il ritiro nel “convento” di Arcore, ha fatto diramare una nota di “cordoglio e sgomento” nella quale ha ribadito quanto la «…nostra missione sia fondamentale per la pacificazione dell'Afghanistan». A ruota i suoi sodali della maggioranza.
Schifani: «Ancora una volta l'Italia piange altri due suoi caduti per la libertà e la pace. Due soldati italiani uccisi dal terrorismo perchè difendevano la democrazia e la sicurezza internazionale».
Frattini: «La missione in Afghanistan resta per l'Italia una missione fondamentale, che continuerà, una missione di pace in cui le nostre donne e i nostri uomini lavorano per la nostra sicurezza e per il bene del popolo afghano»
Rotondi: «Abbiamo la responsabilità di continuare la missione di pace e di edificatori della libertà e della democrazia in Afghanistan in un quadro di accordi e intese internazionali a cui, ovviamente, terremo fede».
L’eroica opposizione del PD, per bocca della Finocchiaro, nella sua pusillanimità, non ha saputo chiedere altro al governo che riferisca in Parlamento.
Di Pietro, da parte sua ha detto che «Non è questo il momento per ribadire la necessità di porre fine alla nostra presenza in quei territori. Oggi è il giorno del dolore e della solidarietà».
L’Italia si conferma, tra i paesi che hanno inviato truppe d’occupazione in Afghanistan, quello coi politici più cinici e bugiardi. Negli altri paesi NATO, per non parlare degli USA, quando cade qualche loro mercenario, si esprime certo cordoglio, ma almeno si ammette che essi sono in guerra, e che quello è il costo da pagare per impedire alla Resistenza di averla vinta e per tenere in sella il fantoccio Karzai.
Solo qui da noi, a quasi dieci anni dall’invasione, davanti ad una guerra che si va rivelando più sanguinosa di quella in Iraq, i politicanti hanno la faccia tosta di dire che i “nostri soldati sono in missione di pace umanitaria”.
Li smentisce la realtà, quella per cui le truppe italiane, al pari delle altre, sono anzitutto occupate a combattere contro la Resistenza (che furbescamente si presenta come “talibana e terrorista” mentre coinvolge ampi strati della popolazione).
A confermare quanto diciamo viene il dato per cui, solo nell’ultimo mese sono caduti in Afghanistan 27 soldati occidentali, tra cui 16 americani (dati Isaf). E tutti sanno che quelle attuali sono solo schermaglie, visto che gli occupanti si stanno preparando ad un’offensiva in grande stile nelle prossime settimane. Un’offensiva che vedrà gli italiani in prima linea nelle zone di loro competenza. Nei prossimi mesi dovremo dunque abituarci a sopportare altre massicce dosi di menzogne frammiste a cordoglio.
Per quanto concerne il cordoglio vorremmo chiedere ai politicanti nostrani? Perché non lo esprimono quando a crepare sono gli afghani? Quasi sempre donne, vecchi e bambini? Così, mentre Lorsignori esecrano per le vittime degli “atti di terrorismo” (leggi azioni di legittima Resistenza), ci sia consentito invece esecrare le vittime afgane delle truppe d’occupazione, alle quali ci sentiamo affratellati per un elementare sentimento di solidarietà. Quante sono le vittime afghane dei bombardamenti americani e delle rappresaglie NATO? Nessuno riesce più a contarle, tanto meno i contabili occidentali.
Per questo, pur dando atto a Diliberto e Ferrero di aver chiesto il ritiro delle truppe (non è mai troppo tardi vista la caterva di voti a favore della Missione imperialista che espressero quando erano al governo con Prodi), dobbiamo segnalare quanto insopportabile sia la loro reticenza. Ogni volta che muore un soldato italiano si affrettano ad esprimere il loro “sincero cordoglio per la perdita di vite umane”. Mai una volta abbiamo sentito il loro cordoglio quando erano gli afgani, guerriglieri e non, a crepare sotto i colpi degli occupanti.
Non porta voti schierarsi con la Resistenza. E’ più confortevole, per gli opportunisti, stare nel mezzo.
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