[ 21 febbraio 2018 ]
C'era da aspettarselo che il miserabile misfatto di Macerata innescasse una spirale di scontri tra neofascisti e antifascisti. Ecco dunque i pestaggi incrociati di Palermo e Perugia. Se essi occupano le prime pagine dei mass media non è un caso.
Non c'è di mezzo solo la compulsione ossessiva dei media per la cronaca nera (che com'è noto è uno stratagemma per aumentare vendite e ascolti).
E' che il regime neoliberista, di cui i media mainstream rappresentano le falangi della sua egemonia ideologica, ha bisogno, tanto più alle porte delle elezioni, di inculcare nella testa dei cittadini la sensazione che fuori dal perimetro sistemico c'è il salto nel buio, nella fattispecie il timore degli estremismi, tanto più se opposti.
Lo si vide negli anni '70 quanto il mantra degli "opposti estremismi" fosse stato funzionale alla strategia della tensione e quindi di conservazione delle classi dominanti. Ma se allora si trattò di una tragedia, ora essa si ripete come farsa. Una farsa orchestrata dentro la quale, ahinoi, certa sinistra radicale ha deciso di far parte come protagonista, contribuendo così al depistaggio ideologico di massa.
E' vero che il liberismo agonizzante abbia in pancia, mutatis mutandis, il pericolo di una rinascita dei fascismi. Ed è quindi necessario che le forze democratiche e rivoluzionarie debbano stare in guardia. Ma fare qui e ora dell'antifascismo non solo un discorso ma una pratica prioritaria, come abbiamo provato a spiegare, è un enorme errore politico.
Sono forse le formazione neofasciste, oggi giorno, il nemico principale? No, non lo sono. Sono nemici secondari che dobbiamo contrastare sfidandoli sul terreno dell'egemonia politica, sociale e culturale; diventando noi i campioni della lotta contro il nemico principale, il sistema neoliberista, i suoi meccanismi ed i suo fantocci politici.
Invece, partecipando alla commedia dell'antifascismo, oggi come oggi, in assenza di una vera minaccia fascista, si rischia diventare funzionali al sistema neoliberista e globalista, di apparire come un'ala radicale delle élite liberali.
Il diritto all'autodifesa, in caso di aggressioni fasciste o di regime, è sacrosanto in ogni circostanza, ma non in ogni circostanza è legittimo —come invece postula un certo "antifascismo militante"— usare l'aggressione e l'attacco preventivo come pratica politica.
Non si deve abbracciare il pacifismo per capire che la violenza politica occorre maneggiarla con cura, che se usata nei modi sbagliati e nelle situazioni sbagliate è un fatale boomerang. La ragione mi pare semplice: il passaggio dallo scontro verbale a quello fisico, in una situazione di pace sociale e di letargia delle masse, è un salto enorme, oserei dire qualitativo. Quindi una pratica politicamente suicida.
Mao Zedong, cito a memoria, mi pare disse: «La politica è guerra senza spargimento di sangue mentre la guerra è politica con spargimento di sangue».
Chi oggi ritiene sia giusto, passare alla "politica con spargimento di sangue" è un imbecille o, peggio, un provocatore.
C'era da aspettarselo che il miserabile misfatto di Macerata innescasse una spirale di scontri tra neofascisti e antifascisti. Ecco dunque i pestaggi incrociati di Palermo e Perugia. Se essi occupano le prime pagine dei mass media non è un caso.
Non c'è di mezzo solo la compulsione ossessiva dei media per la cronaca nera (che com'è noto è uno stratagemma per aumentare vendite e ascolti).
E' che il regime neoliberista, di cui i media mainstream rappresentano le falangi della sua egemonia ideologica, ha bisogno, tanto più alle porte delle elezioni, di inculcare nella testa dei cittadini la sensazione che fuori dal perimetro sistemico c'è il salto nel buio, nella fattispecie il timore degli estremismi, tanto più se opposti.
Lo si vide negli anni '70 quanto il mantra degli "opposti estremismi" fosse stato funzionale alla strategia della tensione e quindi di conservazione delle classi dominanti. Ma se allora si trattò di una tragedia, ora essa si ripete come farsa. Una farsa orchestrata dentro la quale, ahinoi, certa sinistra radicale ha deciso di far parte come protagonista, contribuendo così al depistaggio ideologico di massa.
E' vero che il liberismo agonizzante abbia in pancia, mutatis mutandis, il pericolo di una rinascita dei fascismi. Ed è quindi necessario che le forze democratiche e rivoluzionarie debbano stare in guardia. Ma fare qui e ora dell'antifascismo non solo un discorso ma una pratica prioritaria, come abbiamo provato a spiegare, è un enorme errore politico.
Sono forse le formazione neofasciste, oggi giorno, il nemico principale? No, non lo sono. Sono nemici secondari che dobbiamo contrastare sfidandoli sul terreno dell'egemonia politica, sociale e culturale; diventando noi i campioni della lotta contro il nemico principale, il sistema neoliberista, i suoi meccanismi ed i suo fantocci politici.
Invece, partecipando alla commedia dell'antifascismo, oggi come oggi, in assenza di una vera minaccia fascista, si rischia diventare funzionali al sistema neoliberista e globalista, di apparire come un'ala radicale delle élite liberali.
Il diritto all'autodifesa, in caso di aggressioni fasciste o di regime, è sacrosanto in ogni circostanza, ma non in ogni circostanza è legittimo —come invece postula un certo "antifascismo militante"— usare l'aggressione e l'attacco preventivo come pratica politica.
Non si deve abbracciare il pacifismo per capire che la violenza politica occorre maneggiarla con cura, che se usata nei modi sbagliati e nelle situazioni sbagliate è un fatale boomerang. La ragione mi pare semplice: il passaggio dallo scontro verbale a quello fisico, in una situazione di pace sociale e di letargia delle masse, è un salto enorme, oserei dire qualitativo. Quindi una pratica politicamente suicida.
Mao Zedong, cito a memoria, mi pare disse: «La politica è guerra senza spargimento di sangue mentre la guerra è politica con spargimento di sangue».
Chi oggi ritiene sia giusto, passare alla "politica con spargimento di sangue" è un imbecille o, peggio, un provocatore.
3 commenti:
Finalmente qualcuno che capisce qualcosa qui dentro. Se vai a chiedere a un qualsiasi italiano sano di mente e non corrotto se ha paura dei fascisti quando torna a casa la sera o quando deve stringere la cinghia per arrivare a fine mese, la risposta sarà sempre negativa.
Gli antifascisti di oggi più fanno casino più portano voti alle destre.
Possibile sia così difficile capire in certi ambienti che la gente si è rotta le scatole di questo andazzo generale e che del fascismo non gli importa nulla?!?
@Anonimo del 22 febbraio ore 16.18
E se invece di chiederlo "ad un qualsiasi italiano" , lo si chiedesse ad un qualsiasi lavoratore ( cioè ad un qualsiasi essere umano senza pseudo distinzioni reificate ) ?
@ a tutti gli altri
la critica agli antifascisti ( riassumibile nello slogan "antifascismo in assenza di fascismo : quindi arma di distrazione" ) poteva avere un senso ( ma neanche tanto ) detto da Pasolini a Moravia : cioè in un periodo storico dove i lavoratori erano ancora i cosiddetti "nazionali" ; dove si comunicava con le lettere spedite per posta , che arrivavano , se arrivavano , dopo una decina di giorni ; e dove per "migrare" , si intendeva il viaggio da Avellino a Torino .
Decontestualizzare le parole di qualcuno non è mai stata un'operazione virtuosa .
I lavoratori di oggi non hanno diritti per le loro origini , per il loro colore , e rendono sempre più vero il marxiano "i proletari non hanno Patria" . Il neoliberismo non si è mai accompagnato alla libera circolazione delle persone ( basti dare un'occhiata al cara più vicino alla vostra città , o alle migliaia di muri che nascono ovunque in ogni angolo del pianeta ) e siamo comunque già in un'altra fase : Il neofascismo ( tradotto secondo la semantica odierna : identitarismo nazionale ; differenzialismo culturalista , detto altrimenti la Cultura spacciata come Natura ; la persona libera e uguale cancellata e narrata come un epifonomeno di un inventato , naturalizzato e reificato gruppo immaginario ) è il principale nemico dell'emancipazione dei lavoratori e degli esseri umani ( anche quando viene praticato da partiti presunti "democratici" ) . Certo insieme alle politiche di austerità e privatizzazioni : ma non dopo , insieme .
V. da Mantova
Qui dentro siamo sovranisti e si parla di Italia e italiani. Per le internazionali delle supercazzole ci si può rivolgere alla Boldrini di turno.
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