29 giugno. NO PANNICELLI CALDI, NO MILLE GIORNI.
Il vertice europeo nulla concede al governo italiano. Una stangata di 25 miliardi è in arrivo in autunno.
Scrivevo il 25 giugno, alle porte del Consiglio Europeo, del "fiato corto di Matteo Renzi". Ricordate? Titoloni a tutta pagina che davano per scontato che la Merkel sarebbe andata incontro a "Mister 40%", che la Germania avrebbe permesso all'Italia di aggirare le stringenti clausole previste dai Trattati, ed in particolare quelle del Patto di Stabilità e crescita. [Il Patto di stabilità venne sottoscritto nel 1997 e precisava le condizioni stringenti inerenti alle politiche di bilancio che i singoli stati avrebbero dovuto rispettare per dotarsi dell'euro, condizioni già scolpite nel Trattato di Maastricht. Ndr].
Partito per il vertice con la sua proverbiale baldanza, Renzi se ne è invece tornato a casa con la coda tra le gambe. Egli non ha ottenuto dalla Merkel nessuna della quaattro briciole che era andato ad elemosinare. Ricordiamole: (1) scorporare le spese per investimenti dal calcolo del deficit ; (2) scorporare dallo stesso calcolo i pagamenti arretrati della pubblica amministrazione ed infine; (3)
far slittare di un anno il pareggio di bilancio nel 2016, non nel 2015 come concordato in precedenza; infine, (4) ammorbidire la clausola del Fiscal Compact e ribadita dal Two Pack, che prevede la riduzione annuale automatica di un ventesimo dell'eccesso di debito, i famigerati 50 miliardi l'anno di tagli alla spesa pubblica.
Partito per il vertice con la sua proverbiale baldanza, Renzi se ne è invece tornato a casa con la coda tra le gambe. Egli non ha ottenuto dalla Merkel nessuna della quaattro briciole che era andato ad elemosinare. Ricordiamole: (1) scorporare le spese per investimenti dal calcolo del deficit ; (2) scorporare dallo stesso calcolo i pagamenti arretrati della pubblica amministrazione ed infine; (3)
far slittare di un anno il pareggio di bilancio nel 2016, non nel 2015 come concordato in precedenza; infine, (4) ammorbidire la clausola del Fiscal Compact e ribadita dal Two Pack, che prevede la riduzione annuale automatica di un ventesimo dell'eccesso di debito, i famigerati 50 miliardi l'anno di tagli alla spesa pubblica.
Avevamo visto giusto, la Merkel non si è fatta incantare dal pifferaio fiorentino ed ha ribadito che le regole vanno rispettate (stabilità) e che se Roma vuole fare più spesa pubblica reperisca eventualmente queste risorse aumentando il "denominatore", ovvero il Pil (crescita), oppure aumentando le tasse.
La cancelliera, dopo aver ribadito con forza che il "Patto va applicato pienamente", ha ricordato, a chi si fosse eventualmente scordato a chi spetta nell'Unione la sovranità sulle politiche di bilancio, un principio fondamentale: ovvero che «il principio di flessibilità non è verificato dai singoli Stati, ma è la Commissione europea che decide». La Merkel, fedele al precisionismo maniacale tedesco ha affermato testualmente:
«Per i paesi con un deficit inferiore al 3% del Pil la Commissione può già dire che, per certi progetti di riforma il cofinanziamento dei singoli Stati non verrà aggiunto al deficit. Per i paesi vicini al limite del 3% di disavanzo, come l'Italia, il potere discrezionale della Commissione aumenta».[Ivo Caizzi, Corriere della Sera del 28 giugno]
La Merkel "ha ragione", è la Commissione europea infatti, l'organismo politico decisionale di ultima istanza, quello che, in base ai Trattati, ha l'ultima parola in merito alle politiche economiche e di bilancio. Lo tengano a mente non solo i piddini, ma tutti coloro che cianciano di "riformabilità dell'Unione" e che fanno spallucce quando diciamo che la sola speranza per evitare l'abisso è riconquistare la piena sovranità nazionale, tra cui quella monetaria.
Si capisce dunque perché, al di la delle chiacchiere italiane, la Merkel abbia ottenuto la vittoria piena al recente Consiglio europeo, ovvero aver messo un suo fedele mastino, Jean-Claude Juncker, a capo della Commissione. E Renzi che ha fatto? In barba a tutti i suoi proclami di "cambiare verso all'Europa", lasciando soli inglesi e ungheresi, si è adeguato, senza fiatare, ostentando anzi un significativo servilismo verso la cancelliera.
Ma quali sono le conseguenze di questa sconfitta renziana? E' presto detto: non potendo tra l'altro nemmeno far slittare il pareggio di bilancio di un anno il governo sarà obbligato a correre ai ripari. Ad ottobre il governo dovrà presentare alle Camere la Legge di Bilancio. Come far tornare i conti? Come coprire il buco degli 80 euro visto che il PIl 2014 si attesterà vicino allo zero invece che all'1% com'era stato strombazzato? Federico Fubini su la Repubblica di ieri —dopo averci ricordato che il debito pubblico è cresciuto in un anno di 77miliardi e che nel 2013 solo di interessi l'Italia ha pagato ben 82 miliardi— conferma le indiscrezioni che già circolavano: c'è solo un modo, con una manovra correttiva di circa 25 miliardi, 50mila miliardi di vecchie lire, più di un punto e mezzo di Pil.
Nuova maxi-stangata in arrivo dunque. Al netto (modesto) degli incassi delle svendite delle aziende pubbliche (cosiddette privatizzazioni) si dovranno o aumentare le tasse o ridurre drasticamente la spesa pubblico. Avremo un mix di entrambi, i cui effetti depressivi sul ciclo economico saranno pesanti, col risultato di distruggere altre forze produttive, di far chiudere altri migliaia di aziende, di aumentare disoccupazione e miseria.
Alle porte del Consiglio europeo concludevo:
«Non è con i pannicelli caldi degli "allentamenti dei patti" che l'Italia potrà uscire dal marasma. Ci vorranno misure radicali, tra cui l'abbandono della moneta unica e la disdetta dei Trattati, e poi grandi trasformazioni sociali. Senza il paese procederà sulla via del collasso e dovrà necessariamente passare per un periodo di eccezionali turbolenze sociali. Si illude, il Renzi, che in queste condizioni abbia mille giorni a disposizione».
Tenete a mente: non avremo nemmeno i pannicelli caldi e Renzi non avrà mille giorni.
9 commenti:
una tale ostinazione da parte della commissione e della merkel però mi sorprende.
cosa pensano di fare dunque? davvero pensano allo scenario greco per questo paese? cosa gli fa sentire così sicuri di non perdere il controllo delle masse se due paesi come francia e italia verranno forzati alla povertà in questa maniera?
perchè 25 miliardi questo autunno più i 50 del fiscal compact dell'anno prossimo sono una roba da scenario greco.
così a spanne ci facciamo una recessione di un punto di PIL sul finire dell'anno per avere poi 4 punticini l'anno prossimo. un disastro che a confronto con Monti si andava da re.
davvero Renzi pensa di poter restare al potere andando di questo passo?
io non capisco...mi sembra proprio controproducente come tattica....cioè se io fossi l'oligarchia ora spingerei per un parziale allentamento. tutto questo mi sorprende.
la stessa francia, sebbene sappiamo che avrà più corda di noi, non può reggere in queste condizioni.
Bravo PM.
Ma quanto costerà ai cittadini europei assecondare i sogni imperiali americani?
Visto che siete un sito ricco di economisti, e visto che il nostro onnisciente e onnipotente parlamento europeo si guarda bene dell’occuparsene, si potrebbero fare i conti di quanto assommeranno le spese per l’Europa della politica di aggressione americana alla Russia?
1. Sostenere la voragine della disastrata economia Ucraina.
2. Associazione di Ucraina, Georgia, Moldava
3. Costi militari della loro prossima entrata nella nato (“Dovete spender di più in armamenti” disse il premio nobel per la pace obama).
4. Conseguenze della svolta di Putin di girare l’ecomia russa verso oriente, Cina in primis (non solo gas, petrolio e materie prime ma un mucchio di accordi economici in vari settori). E ciò, nonostante l’equilibrio commerciale fra eu e Russia fosse ottimale: materie prime in cambio di macchinari, prodotti finiti e servizi. Equilibrio di cui la germania era una delle prime beneficiarie.
5. Eventuale blocco importazioni gas e costi faraonici per rimpiazzarlo, come caldeggiato, da shale gas usa.
6. Diminuzione di arrivo di capitali in eu per investimenti russi.
E in più quello che mi dimentico.
Ciao, gianni
P.s. Altro tema di contabilità e analisi il ttip, a cui avete già accennato in passato e che, già da solo, mi sembra - fatti due conti economici e sociali - un valido motivo per l’Italia, e altri, di uscire dalla ue.
Scusate lo sfogo.
Sarà veramente dura.
Ieri leggevo, si fa per dire, a casa di amici La Nazione (sono fiorentino), oggi leggo con soddisfazione questo articolo sul vostro blog.
Il confronto rende chiaro con chi abbiamo a che fare, e mi riferisco al sistema, e allo schifo che dovremo sopportare.
Facciamoci gli auguri
Kassander
"25 miliardi questo autunno più i 50 del fiscal compact dell'anno prossimo sono roba da scenario greco."
Meglio dire da"tragedia greca".
I torchi di Equitalia funzioneranno a pieno regime e si salvi chi può: metaforicamente scorrerà sangue per le strade! E poco metaforicamente scorrerà sui pavimenti di casa per chi si affiderà al proprio revolver.
Era comunque da prevedersi: gli elettori hanno voluto conservare lo statu quo sbattendo la porta in faccia a quelle poche forze che intendevano reagire. Ora rifletteranno anche se troppo tardi.
E' da attendersi che il Paese cadrà nell'abbraccio strangolatore del F.M.I.
E imminente sarà pure l'effetto disgregatore del trattato Ttir che premurosamente l'Italià stringerà con la partnership atlantica.
Di bene in meglio!!!
IL DILEMMA
Certo che sanno di tirare la corda, di correre il rischio di gettare, non solo l'Italia, in una situazione di ingovernabilità sociale. Un rischio che hanno calcolato, e che ritengono il male minore rispetto al collasso dell'intero sistema finanziario e bancario occidentale, e di conseguenza mondiale. Un collasso altamente probabile se i paesi con alto debito pubblico come il nostro andassero in default e quindi crollasse il vero e proprio bastione sistemico che risponde al nome di Unione europea.
Fanno affidamento sul fatto che i popoli e tra questi gli strati già massacrati sono come paralizzati, senza strumenti di lotta, senza una guida politica alternativa alle forze esistenti.
QUi sta il punto: ai politicanti al governo asserviti ai potenti si oppongono politicanti mezze calzette che al primo pericolo se la daranno a gambe.
Il casino verrà, non dubitatene. Non dipende da noi far scattare la sollevazione. Quello che dipende da noi è far sì che all'appuntamento si arrivi avendo costruito almeno l'embrione di uno Stato maggiore della sollevazione popolare.
Toglietevi dalla testa che si possa vincere con una singola spallata.
Sarà una battaglia che occuperà un periodo lungo.
Quindi basta stare alla finestra.
Dateci una mano!
Piemme
"Un rischio che hanno calcolato, e che ritengono il male minore rispetto al collasso dell'intero sistema finanziario e bancario occidentale"
Questa volta sono completamente d'accordo con PM. Il sistema sta rotolando sempre più rapido lungo la china che conduce all'abisso. La scelta delle élites plutocratiche, a partire dal 2008, è stata quella di dilazionare il tracollo, pur sapendo che quando questo verrà sarà tanto più rovinoso.
E credo, a pelle, che sia una scelta condivisa dalle popolazioni occidentali, poco meno decadenti dei loro padroni e animate solo dall'intento di avere vita tranquilla e consumismo garantito per un altro semestre o due o tre. Dietro al 40% a Renzi ci stanno gli 80 euro, la bravura istrionica del personaggio, forse anche qualche broglio, ma ci sta tanto anche la voglia di queste troie di vivere ancora qualche anno con un po' di sorriso.
Pagheranno caro, pagheranno tutto.
domanda alla redazione: sulla manifestazione del 28 giugno a roma contro il governo e contro l'unione europea da parte vostra neppure un rigo, come mai?; e perchè?
Caro Grienti,
cosa dovremmo dire, secondo te, di una manifestazione nazionale che ha visto sfilare mestamente non più di 2mila persone? Indetta senza un appello unitario a causa delle discordie tra i promotori? di Una manifestazione, quindi, priva di vera sostanza politica e risoltasi nella tradizionale processione identitaria?
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