5 febbraio. Riceviamo e volentieri pubblichiamo il bel contributo del compagno Salistrari. L'eco della nascita di un coordinamento nazionale della sinistra sovranista è giunto anche in Calabria.
Finalmente, si, la Sinistra italiana è uscita allo scoperto. E le intenzioni in cantiere sembrano promettenti, innanzitutto perché per la prima volta dopo la “svolta della bolognina” una parte importante della sinistra italiana si smarca da quella sudditanza ideologica che potremmo definire del “governismo fine a sé stesso” che, almeno se non nelle parole, ma nei fatti, purtroppo, ha caratterizzato le linee politiche dei partiti della sinistra italiana per un lungo periodo storico.
Periodo storico cruciale fatto di svolte epocali senza precedenti. In altre parole, fatto di appuntamenti a cui la sinistra italiana non solo è mancata, ma dalla quale è uscita con le ossa rotte.
Il fallimentare esperimento della “sinistra arcobaleno” e, soprattutto, le fallimentari (eufemismo) esperienze dei “governi Prodi” sono state per la prospettiva di cambiamento in questo paese una clava inesorabile che ha condannato ampie fasce della società all’abbandono e alla disperazione. Abbandono e disperazione che la crisi del 2008 non ha fatto altro che acuire, favorendo un grave, pericoloso e inarrestabile arretramento dei diritti e delle tutele sociali nel nostro paese.
La sinistra italiana ha sprecato anni e anni, non riuscendo ad elaborare niente di più se non il vuoto slogan “partito di lotta e di governo” che poi, nei fatti, non significa niente, se non il supino piegarsi alle oligarchie del nostro paese ed europee. Ha sprecato opportunità e consumato capitale umano e culturale in maniera imperdonabile, tradendo in definitiva quella che è la sua funzione storica, la sua stessa raison d’etre, irrinunciabile: prospettare un’alternativa sistemica.
L’abbandono dell’anticapitalismo (processo storico peraltro incominciato negli anni ’70 con la svolta del “compromesso” con la Dc) ha decretato tutta una serie di sconfitte e di arretramenti sul piano dei diritti e delle conquiste sociali, sul piano del radicamento e dell’autonomia politica necessarie all’elaborazione di una proposta politica realmente alternativa e convincente. Con il crollo del “comunismo” sovietico, nel 1989, la sinistra è rimasta intrappolata sotto le macerie del socialismo reale, scivolando inesorabilmente dal riformismo “bertinottiano” al “governismo fine a sé stesso”, per giungere, nei fatti (e mai a parole, sic!) all’anti-anticapitalismo filoeuropeista. Un processo degenerativo che oggi, con l’iniziativa di Firenze, sembra essersi arrestato e che fa sperare in un’inversione a 360 gradi.
Oggi, con la situazione disastrosa in cui versa l’Italia, con la crisi mondiale galoppante che affonda nazioni e popoli, diritti, benessere, ambiente e cultura, una sinistra realmente capace di analisi e proposta politica non solo è necessaria, ma vitale.
La posizione “no-euro” non è uno slogan e non è un “salto nel buio” (come molti vorrebbero far credere), perché gli uomini e le donne che in questi anni hanno intrapreso il percorso che li ha portati fino a Firenze, hanno prodotto un’analisi stringente della realtà economica e sociale del nostro paese, individuando nell’euro un nemico del benessere del nostro popolo, ma anche lo strumento attraverso cui il capitalismo finanziario assoluto che governa il mondo impone le sue politiche e le sue regole. (A questo proposito è anche necessario sottolineare il valore aggiunto rappresentato dalla recente opera di divulgazione compiuta da tutta una serie di illustri economisti italiani che hanno permesso alla discussione e al dibattito politico di questi anni di acquisire maggiore forza non solo scientifica, ma anche politica).
Ecco: dire no all’euro, significa innanzitutto dire no al capitalismo selvaggio che sta distruggendo 150 di diritti acquisiti, immolandoli sull’altare della competitività, del mercato e della finanza.
Per il nostro paese, un’uscita dall’euro da sinistra, rappresenterebbe il primo passo verso la vera indipendenza, verso la costruzione di un modello sociale alternativo che faccia da esempio, in Europa e nel mondo.
Per fare questo passo, l’Italia ha disperato bisogno delle gambe su cui camminare: un movimento politico capace di cementare il blocco sociale nazionale che si opponga allo strapotere delle oligarchie finanziarie e bancarie che, svendendo il patrimonio del nostro paese, deturpando la democrazia, cancellando de facto la Costituzione Repubblicana del ’48, sta trascinando l’Italia verso un nuovo medioevo sociale.
Lasciare in mano alla destra il tema della sovranità nazionale (e monetaria) è stato un errore madornale a cui bisogna porre rimedio in fretta, perché è solo a partire da questo tema che la sinistra può davvero proporre un’alternativa complessiva credibile. L’iniziativa di Firenze intende recuperare a grandi passi tutto il terreno perduto.
Sì, la Sinistra è tornata. La stavamo aspettando tutti».
«E’ ufficiale, sì. Un’altra Sinistra in Italia c’è. In fondo c’è sempre stata. Sotterranea, invisibile, silenziosa, quasi sempre ammutolita dalla fanfara della “sinistra radicale e di governo” che ha annichilito per anni dibattito, analisi e prospettive.
Si, la sinistra c’è ancora. Ed ha anche molte cose da dire.
A Firenze il 2 febbraio i promotori del partecipatissimo convegno di Chianciano “Oltre l’Euro: La sinistra. La crisi. L’alternativa.”, hanno dato vita ad un coordinamento nazionale della sinistra italiana contro l’euro, capace di presentare una proposta politica alternativa nei fatti e nella sostanza alle ormai melliflue, inutili e sterili posizioni alla “sel” o alla “rifondazione”.
Credo sia una notizia molto, molto importante da salutare con grande entusiasmo. Per una serie di ragioni. Prima fra tutte il fatto che una parte importante della sinistra italiana si è finalmente svestita dei panni logori di quell’europeismo inconcludente, ma soprattutto funzionale agli interessi delle classi dominanti che, per troppi anni, ne hanno fatto solo un’appendice inutile e blaterante del PD.
Si, la sinistra c’è ancora. Ed ha anche molte cose da dire.
A Firenze il 2 febbraio i promotori del partecipatissimo convegno di Chianciano “Oltre l’Euro: La sinistra. La crisi. L’alternativa.”, hanno dato vita ad un coordinamento nazionale della sinistra italiana contro l’euro, capace di presentare una proposta politica alternativa nei fatti e nella sostanza alle ormai melliflue, inutili e sterili posizioni alla “sel” o alla “rifondazione”.
Credo sia una notizia molto, molto importante da salutare con grande entusiasmo. Per una serie di ragioni. Prima fra tutte il fatto che una parte importante della sinistra italiana si è finalmente svestita dei panni logori di quell’europeismo inconcludente, ma soprattutto funzionale agli interessi delle classi dominanti che, per troppi anni, ne hanno fatto solo un’appendice inutile e blaterante del PD.
Finalmente, si, la Sinistra italiana è uscita allo scoperto. E le intenzioni in cantiere sembrano promettenti, innanzitutto perché per la prima volta dopo la “svolta della bolognina” una parte importante della sinistra italiana si smarca da quella sudditanza ideologica che potremmo definire del “governismo fine a sé stesso” che, almeno se non nelle parole, ma nei fatti, purtroppo, ha caratterizzato le linee politiche dei partiti della sinistra italiana per un lungo periodo storico.
Periodo storico cruciale fatto di svolte epocali senza precedenti. In altre parole, fatto di appuntamenti a cui la sinistra italiana non solo è mancata, ma dalla quale è uscita con le ossa rotte.
Il fallimentare esperimento della “sinistra arcobaleno” e, soprattutto, le fallimentari (eufemismo) esperienze dei “governi Prodi” sono state per la prospettiva di cambiamento in questo paese una clava inesorabile che ha condannato ampie fasce della società all’abbandono e alla disperazione. Abbandono e disperazione che la crisi del 2008 non ha fatto altro che acuire, favorendo un grave, pericoloso e inarrestabile arretramento dei diritti e delle tutele sociali nel nostro paese.
La sinistra italiana ha sprecato anni e anni, non riuscendo ad elaborare niente di più se non il vuoto slogan “partito di lotta e di governo” che poi, nei fatti, non significa niente, se non il supino piegarsi alle oligarchie del nostro paese ed europee. Ha sprecato opportunità e consumato capitale umano e culturale in maniera imperdonabile, tradendo in definitiva quella che è la sua funzione storica, la sua stessa raison d’etre, irrinunciabile: prospettare un’alternativa sistemica.
L’abbandono dell’anticapitalismo (processo storico peraltro incominciato negli anni ’70 con la svolta del “compromesso” con la Dc) ha decretato tutta una serie di sconfitte e di arretramenti sul piano dei diritti e delle conquiste sociali, sul piano del radicamento e dell’autonomia politica necessarie all’elaborazione di una proposta politica realmente alternativa e convincente. Con il crollo del “comunismo” sovietico, nel 1989, la sinistra è rimasta intrappolata sotto le macerie del socialismo reale, scivolando inesorabilmente dal riformismo “bertinottiano” al “governismo fine a sé stesso”, per giungere, nei fatti (e mai a parole, sic!) all’anti-anticapitalismo filoeuropeista. Un processo degenerativo che oggi, con l’iniziativa di Firenze, sembra essersi arrestato e che fa sperare in un’inversione a 360 gradi.
Oggi, con la situazione disastrosa in cui versa l’Italia, con la crisi mondiale galoppante che affonda nazioni e popoli, diritti, benessere, ambiente e cultura, una sinistra realmente capace di analisi e proposta politica non solo è necessaria, ma vitale.
La posizione “no-euro” non è uno slogan e non è un “salto nel buio” (come molti vorrebbero far credere), perché gli uomini e le donne che in questi anni hanno intrapreso il percorso che li ha portati fino a Firenze, hanno prodotto un’analisi stringente della realtà economica e sociale del nostro paese, individuando nell’euro un nemico del benessere del nostro popolo, ma anche lo strumento attraverso cui il capitalismo finanziario assoluto che governa il mondo impone le sue politiche e le sue regole. (A questo proposito è anche necessario sottolineare il valore aggiunto rappresentato dalla recente opera di divulgazione compiuta da tutta una serie di illustri economisti italiani che hanno permesso alla discussione e al dibattito politico di questi anni di acquisire maggiore forza non solo scientifica, ma anche politica).
Ecco: dire no all’euro, significa innanzitutto dire no al capitalismo selvaggio che sta distruggendo 150 di diritti acquisiti, immolandoli sull’altare della competitività, del mercato e della finanza.
Per il nostro paese, un’uscita dall’euro da sinistra, rappresenterebbe il primo passo verso la vera indipendenza, verso la costruzione di un modello sociale alternativo che faccia da esempio, in Europa e nel mondo.
Per fare questo passo, l’Italia ha disperato bisogno delle gambe su cui camminare: un movimento politico capace di cementare il blocco sociale nazionale che si opponga allo strapotere delle oligarchie finanziarie e bancarie che, svendendo il patrimonio del nostro paese, deturpando la democrazia, cancellando de facto la Costituzione Repubblicana del ’48, sta trascinando l’Italia verso un nuovo medioevo sociale.
Lasciare in mano alla destra il tema della sovranità nazionale (e monetaria) è stato un errore madornale a cui bisogna porre rimedio in fretta, perché è solo a partire da questo tema che la sinistra può davvero proporre un’alternativa complessiva credibile. L’iniziativa di Firenze intende recuperare a grandi passi tutto il terreno perduto.
Sì, la Sinistra è tornata. La stavamo aspettando tutti».
10 commenti:
Ciao a tutti, avrei qualche domanda.
Quando pensate si potrà iniziare con qualche azione concreta? Abitando a Bologna, a chi devo rivolgermi per dare una mano?
I gruppi locali con una certa consistenza non solo possono ma debbono svolgere iniziative, non gruppettare, ma a carattere popolare.
Inviaci una mail a:
movimentopopolarediliberazione@gmail.com
ti mettiamo in contatto coi compagni di Bologna
Ho letto il commento di Pasquinelli su Appello al Popolo dove scrive che proporrà di votare per Grillo alle europee.
Bravo Moreno, questo significa avere una visione strategica.
Il 5 Stelle non ha una linea precisa ( ma è una tattica niente affatto stupida di Grillo e Casaleggio ) e proprio per questo un'adesione alle loro liste mentre CLN non si presenta non ha controindicazioni.
Anzi, una volta che i grillini ottenessero una buona percentuale, come è probabile , CLN sarà considerato un interlocutore di cui fidarsi; per ei oiù i grillini saranno costretti a definire la loro posizione e piano piano convergeranno sulle posizioni di CLN che troverà lo soiraglio opportuno per farsi ascoltare.
Non facciamo la fesseria di astenezrci, per cortesia (e siccome non si può votare Tsipras né PD resta solo Grillo).
Il punto adesso non è imporre una linea ma che il popolo senta di avere a sua disposizione l'efficacissima arma del voto.
E se 5 Stelle supera il 30 io prevedo mosse azzardate dei dominanti e lí salterebbero gli schemi.
Abbiamo una via semplice, pacifica, lineare e democratica da seguire, non buttiamo via questa opportunità.
Pao de Açucar
Pensare che siamo al punto di votare coloro che rappresentano il meno peggio e ' sconfortante.per quanto mi riguarda voterò solo che hanno un programma chiaro sulla sovranità monetaria e politica e un successivo chiaro trasparente obbiettivo programma di di costruzione della società lontana dal Capitalismo.
Un'unica cosa: 360° è una giravolta, un'inversione sono 180°. :-)
Pao cita un mio commento su Appello al Popolo, precisamante all'intervento di Stefano D'ANdrea (Ars) che propne l'astensione alle europee.
Doveroso, per far capire ai nostri lettori, riportarlo qui sotto. Preciso che si tratta della mia posizione personale.
« Che fare alle europee?
Argomento certamente scottante e divisorio. Lo sarà tanto più in viste di QUESTE europee, le prime veramente importanti sin da quell del 1979 —perché le prime dopo la grande crisi. Ho la sensazione che chi si sbaglia a questo giro la paga a caro prezzo.
Dico subito che proporrò al Mpl e al neonato Coordinamento della sinistra contro l'euro, di votare per le liste di M5S. Premesso che il campo da gioco e le regole li scelgono sempre i dominanti; la possiamo girare come la vogliamo, ma il nemico eurista vorrà fare di queste elezioni un referendum pro e contro euro e Unione. Hanno già diviso il campo da gioco tra pro e anti-euro. I dominanti, si sono allineati da una parte e, dall'altra, hanno spinto a forza (spesso loro malgrado, vedi Syriza) tutti gli altri, euroscettici e anti-euro.
Questa è la partita, e considero un errore gravissimo starsene alla finestra.
M5S magari non dirà apertamente usciamo dall'Unione e dall'euro, ma quel che conta è (1) la percezione delle masse (2) che dipende da cosa faranno credere alle masse coloro che detengono il monopolio dei media. Per come stanno messe le cose i dominanti scateneranno una campagna formidabile pro-euro dipingendo l'uscita come catastrofe e i grillini come disfattisti. Ovvero vorranno vincere e schiantare M5S. Se questa è la posta in palio non ho dubbi su quale sia la giusta scelta elettorale la quale, è solo scelta tattica —e l'obbiettivo tattico adesso è indebolire il fronte eurista.
Comprendo le ragioni di Stefano, ma hanno il difetto del formalismo giuridico,* e quindi poca sostanza politica.
Formale per formale: è proprio vero che il Parlamento europeo ha solo poteri consultivi?
Era così fino al dicembre 2009 fino all'entrata in vigore del Trattato di Lisbona, il quale ha conferito numerosi poteri legislativi al Parlamento europeo. Oltre 40 nuovi campi ricadono adesso sotto la procedura di co-decisione fra il Parlamento e il Consiglio dei ministri. Fra questi, l'agricoltura, la politica energetica, l'immigrazione e i fondi strutturali. Il Parlamento ha anche l'ultima parola sul bilancio dell'UE.
Moreno Pasquinelli
*[Per la cronaca: ho fatto parte per decenni di un'organizzazione d'estrema sinistra che sin dal lontano 1979 e costantemente ha chiamato al boicottaggio delle elezioni europee in base all'argomento (1) che il Parlamento di Strasburgo era un organo solo consulitivo e qundi elezioni truffa (2) che l'Unione era un consorzio imperialistico]»
Moreno Pasquinelli
Concordo con la visione di Pasquinelli ed eviterei, come sembra fare qualcuno, l'eccessiva "puzza sotto il naso". Il nostro coordinamento è ancora poca cosa, bisogna crescere e bisogna cercare, per crescere, si creare il terreno adatto su cui crescere.
Giancarlo.
PS: mai i compagni di Rifondazione no euro cosa voteranno? O per meglio dire si impegneranno la campagna della Lista Tsipras? Lo chiedo per curiosità non per fare polemica.
La prossima assemblea nazionale del Coordimento della sinistra contro l'euro, nato a Firenze il 2 febbraio, si svolgerà il 23 marzo prossimo. All'ordine del giorno anche la questione delle europee.
Cosa pensino i compagni no-euro del Prc che aderiscono al Coordinamenrto sulla lista Tsipras si evince chiaramante da questo articolo pubblicato il 7 febbraio:
UNA CARNEVALATA
Grande Movimento. Pienamente condivisibile il programma, finalmente ho trovato una mia collocazione ideologica. Questa è la Vera SINISTRA!
Il socialismo vero e solidale...
In bocca al Lupo!
Grande Movimento. Pienamente condivisibile il programma. SI all'Europoa dei Popoli, si alla solidarietà e giustizia sociale.
No alle Troike e oligarchie neoliberiste, di conseguenza no "fermo" all'Euro.
In bocca al Lupo.
Vorrei maggiori delucidazioni sull'orientamento di voto alle Europee...
Grazie
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