23 gennaio. L'altro ieri informavamo i lettori che i promotori del Convegno di Chianciano Terme uniranno le loro forze per dare vita ad un polo della sinistra anti-euro. A questo scopo hanno indetto una riunione nazionale che si svolgerà domenica 2 febbraio a Firenze. La riunione è aperta a tutti coloro che condividono, almeno nelle linee generali, quanto si afferma nell'invito diffuso dagli stessi promotori, tra cui il Mpl.
La strada è in salita, ma la comune volontà di procedere è forte, come la consapevolezza che, a questo punto, non ci si può permettere di fare passi falsi. Tra gli aderenti al Convegno "OLTRE L'EURO" c'erano alcuni compagni dirigenti del Partito della Rifondazione Comunista. Si tratta di coloro che hanno proposto, al recente congresso del partito, un articolato emendamento per l'uscita dall'euro e per la costruzione di un nuovo blocco sociale anticapitalista e sovranista. A causa della concomitanza della riunione del massimo organismo dirigente del Prc, essi non poterono essere presenti al Convegno. Inviarono questo saluto che pubblichiamo.
«Cari Compagni,
è solo per motivi contingenti, ed in particolare per lo svolgimento di una delicata sessione del Comitato politico nazionale del PRC (12 gennaio), che non siamo presenti all’importante convegno da voi organizzato a Chianciano.
Ci sarebbe piaciuto approfondire con voi i nodi che ci portano a ritenere irriformabili l’Unione europea e l’euro ed analizzare insieme i motivi che rendono così difficile, in Italia, liberarsi dall’europeismo dogmatico che tanto male ha fatto alla sinistra, ma soprattutto ai lavoratori ed al paese tutto intero.
In particolare ci sarebbe piaciuto evidenziare come le parole d’ordine relative all’Europa non siano fini a sé stesse – come spesso avviene nell’antieuropeismo di destra – ma comportino, per la sinistra anticapitalista, almeno tre importanti implicazioni.
La prima riguarda la composizione del fronte sociale interessato alla rottura della macchina europea, un fronte che è sicuramente più composito e più ampio del tradizionale blocco sociale della sinistra, e chiede indicazioni di fase non limitate all’aggregazione della sinistra di alternativa o di classe.
La seconda è quella della rilevanza di un discorso nazionale (di tipo democratico-costituzionale e non aggressivo) come forma transitoria della progressiva autonomizzazione del paese dal distruttivo capitalismo euroatlantico e come condizione della stessa autonomia di classe.
L’ultima è quella della definizione di una forma concreta (e quindi non puramente retorica) di socialismo, sia come risposta alle inevitabili difficoltà derivanti dalla sfida dell’uscita dall’euro (che comporterà, per non essere regressiva, controllo dei capitali, nazionalizzazione delle banche, protezione del lavoro…), sia come esito necessario di ogni seria critica ad un capitalismo ormai incapace di prospettare soluzioni di compromesso.
Siamo certi che sarà possibile sviluppare l’interlocuzione su questi temi già a partire da una riflessione sui materiali del convegno, ed iniziare a costruire uno stabile rapporto tra tutti coloro che, indipendentemente dai particolari orientamenti e dalle forme attuali dell’impegno politico, fanno comunque della critica all’Unione europea ed all’euro il perno di ogni ricostruzione di una prospettiva anticapitalista e socialista».
10 gennaio 2014
Ugo Boghetta
Francesco Piobbichi
Mimmo Porcaro
* Segnaliamo il sito di questi compagni: Sinistra No Euro
La strada è in salita, ma la comune volontà di procedere è forte, come la consapevolezza che, a questo punto, non ci si può permettere di fare passi falsi. Tra gli aderenti al Convegno "OLTRE L'EURO" c'erano alcuni compagni dirigenti del Partito della Rifondazione Comunista. Si tratta di coloro che hanno proposto, al recente congresso del partito, un articolato emendamento per l'uscita dall'euro e per la costruzione di un nuovo blocco sociale anticapitalista e sovranista. A causa della concomitanza della riunione del massimo organismo dirigente del Prc, essi non poterono essere presenti al Convegno. Inviarono questo saluto che pubblichiamo.
«Cari Compagni,
è solo per motivi contingenti, ed in particolare per lo svolgimento di una delicata sessione del Comitato politico nazionale del PRC (12 gennaio), che non siamo presenti all’importante convegno da voi organizzato a Chianciano.
Ugo Boghetta |
Ci sarebbe piaciuto approfondire con voi i nodi che ci portano a ritenere irriformabili l’Unione europea e l’euro ed analizzare insieme i motivi che rendono così difficile, in Italia, liberarsi dall’europeismo dogmatico che tanto male ha fatto alla sinistra, ma soprattutto ai lavoratori ed al paese tutto intero.
In particolare ci sarebbe piaciuto evidenziare come le parole d’ordine relative all’Europa non siano fini a sé stesse – come spesso avviene nell’antieuropeismo di destra – ma comportino, per la sinistra anticapitalista, almeno tre importanti implicazioni.
La prima riguarda la composizione del fronte sociale interessato alla rottura della macchina europea, un fronte che è sicuramente più composito e più ampio del tradizionale blocco sociale della sinistra, e chiede indicazioni di fase non limitate all’aggregazione della sinistra di alternativa o di classe.
La seconda è quella della rilevanza di un discorso nazionale (di tipo democratico-costituzionale e non aggressivo) come forma transitoria della progressiva autonomizzazione del paese dal distruttivo capitalismo euroatlantico e come condizione della stessa autonomia di classe.
Francesco Piobbichi |
Mimmo Porcaro |
Siamo certi che sarà possibile sviluppare l’interlocuzione su questi temi già a partire da una riflessione sui materiali del convegno, ed iniziare a costruire uno stabile rapporto tra tutti coloro che, indipendentemente dai particolari orientamenti e dalle forme attuali dell’impegno politico, fanno comunque della critica all’Unione europea ed all’euro il perno di ogni ricostruzione di una prospettiva anticapitalista e socialista».
10 gennaio 2014
Ugo Boghetta
Francesco Piobbichi
Mimmo Porcaro
* Segnaliamo il sito di questi compagni: Sinistra No Euro
6 commenti:
Sono stato in rifondazione per tanti anni e me ne sono andato sconfortato l'anno scorso. Un po' mi stupisce che questi tre compagni siano usciti allo scoperto. allo scoperto fino ad un certo punto però, visto che sono ancora interni alla maggioranza ferreriana. Conoscendo il partito mi rendo conto che cercheranno fino alla fine di stare dentro con l'obbiettivo di prendere la maggioranza, aspettando il momento giusto.
Aspettando Godot?
Chiedo alla redazione: ma rapporti con la Mozione 3 di Targetti (anche loro chiedono l'uscita dall'euro) ce li avete?
Buon lavoro.
"La prima riguarda la composizione del fronte sociale interessato alla rottura della macchina europea, un fronte che è sicuramente più composito e più ampio del tradizionale blocco sociale della sinistra, e chiede indicazioni di fase non limitate all’aggregazione della sinistra di alternativa o di classe."
Per avere un'idea realistica della questione isi tratterebbe di elaborare dei sondaggi abbastanza accurati accurati e seri . Tuttavia, visto l'esito delle primarie del PD, direi sconsolante, penso che la generalità dei cittadini abbia una visione confusa della gravità della situazione generale e del problema specifico.
"La seconda è quella della rilevanza di un discorso nazionale (di tipo democratico-costituzionale e non aggressivo) come forma transitoria della progressiva autonomizzazione del paese dal distruttivo capitalismo euroatlantico e come condizione della stessa autonomia di classe."
Qui non basterebbero certo i sondaggi. Il problema è anzitutto filosofico-politico e coinvolge la visione del mondo personale dei soggetti: cosa delicatissima. Ci vorrebbe più cultura storica e non è facile averla. "Historia magistra vitae" per altro.
Tuttavia, il buon senso non è del tutto scomparso nella mente e nel cuore dell'homo sapiens sapiens
e, poiché le opinioni in merito sono svariate e distribuite in più compagini di pensiero politico, la considerazione che, per vincere, un esercito deve essere il più possibile numeroso, un discorso nazionale di tipo democratico-costituzionale e non aggressivo) come forma transitoria, può essere accettato da tutti coloro che hanno una idea realistica dell'estrema difficoltà di una lotta di liberazione.
Positivo che dentro rifonda si siano svegliati.
Intanto, grazie alle connivenze scandalose della sinistra "radicale" col principale paladino dell'euro, il PD, le destre hanno sicuramente preso un bel vantaggio e il rischio che loro prendano la testa della lotta per abbandonare l'euro è grosso.
Quindi giusto che occorre costruire un argine, una diga per impedire che esse dilaghino usando la bandiera dell'anti-euro. Speriamo che non sia troppo tardi.
Penso che per la buona riuscita del movimento e' bene restare quanto meno diffidenti sulla partecipazione dei soggette provenienti dai partiti e sindacati che cercheranno in tutti i modi di mettere il proprio cappello in caso di successo , questi sono peggio della Peste.
Non mi si dica che ci si schiera antieuro perché le "destre" (!?) si sono buttate sul problema: sarebbe molto sconfortante!
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