23 giugno. Volentieri pubblichiamo questo intervento di Fraioli. Egli non tira in ballo la teoria economica, ma la dimensione necessariamente politica della battaglia per salvare il nostro paese. Fiato sprecato, sospettiamo. Il salto della quaglia e i "compagni di merende", che il Bagnai si è scelto dimostrano quale sia la concezione di quest'ultimo, che potremmo così definire: "non importa di che colore sia il gatto, basta che acchiappi i topi". Non importa come se ne esce da questa crisi, da destra o da sinistra. Abbiamo scoperto poi che per Bagnai, venendo meno a tutta la sua recente predicazione, non importa se ne usciamo abbandonando l'euro o invece tenendocelo. L'importante sarebbe attenersi alla... "razionalità economica". Dietro a questa presunta "razionalità" non c'è solo l'inciucio conclamato con i liberisti, c'è pure la condivisione della loro idea reazionaria che spetti ai "tecnici" guidare il paese. Bagnai ce ne farà veder delle belle!
«Mio malgrado sono costretto intervenire in merito a un commento pubblicato sul blog di Alberto Bagnai nel quale vengo "tirato in mezzo". Rispondendo a un lettore (Grecale) che auspica "l'idea di un'azione concreta che abbia il potere di riunire le mille voci disperate che chiedono un cambiamento netto e clamoroso in italia" proponendo di "chiedere ai migliori economisti italiani (o quelli ancora sani di mente), di abbandonare ideologismi teorici o politici per riunirsi e discutere, e decidere insieme quali sono le azioni urgenti che un governo realmente interessato a salvare l'Italia dovrebbe immediatamente prendere", il buon Bagnai risponde così: «Il fraiolismo metodologico è bandito da questo sito. Ho fretta anch'io, quindi vado lento».
Sono certo di soddisfare, con quanto vado a scrivere, la curiosità dei tanti che mi hanno inutilmente chiesto, nei mesi scorsi, spiegazioni circa la rottura dei miei rapporti con Alberto Bagnai. A tutti loro ho sempre risposto glissando, derubricando l'accaduto a mera incompatibilità di carattere. Li invito a mettersi comodi e a godersi la tanto agognata "spiegazione". La chiave interpretativa è tutta in una frasetta di Bagnai: "Ho fretta anch'io, quindi vado lento". Sia ben chiaro, non la considero affatto offensiva, e inoltre essa ha il merito di sintetizzare ottimamente il caso "Bagnai-Fraioli".
Ma cos'è il "fraiolismo metodologico"? E' un atteggiamento di interesse (mentale, psicologico, caratteriale e politico) nei confronti di tutti coloro che, non essendo disposti ad arrendersi, si attivano per fare qualcosa. Qualsiasi cosa. Ed è, pertanto, l'esatto contrario della strategia di Alberto Bagnai, il quale pensa che, soprattutto in questo momento, essere in molti sia non solo inutile, ma addirittura controproducente, se non dannoso. Secondo Alberto Bagnai l'unico strumento efficace è la razionalità macroeconomica. Questa, tradita dai chierici della triste scienza perché asserviti agli interessi dell'ideologia eurota, deve tornare a svolgere il suo ruolo di indirizzo delle scelte di politca economica, una volta che la verità scientifica sia stata ristabilita.
Ovviamente "€uro delendum est", e qui siamo d'accordo. Il dissidio comincia nel momento in cui si comincia a ragionare su quali possano essere le forze sociali ed economiche sulle quali far leva per distruggere l'euro e tornare alla "razionalità macroeconomica", ammesso che questa esista. I grandi interessi economici danneggiati, anch'essi, dal fallimento della moneta unica? La borghesia produttiva? Il mondo dei salariati e delle professioni? Tutte queste classi, e altre ancora, tutte insieme danneggiate dalla mancanza di "razionalità macroeconomica"? Io non so cos'abbia in mente Bagnai, forse l'idea che la "verità", una volta arrivata alle orecchie di un numero sufficiente di persone, sarà così abbagliante da persuadere tutti. Ci affideremo, quel giorno, ai migliori economisti i quali, forti della loro competenza e non più asserviti ai poteri forti, ci indicheranno la strada per uno sviluppo equilibrato ed equo. Tutto molto bello, ma mi sorge, spontanea, una domanda: Alberto, chi deciderà, nel tuo mondo macroeconomicamente equilibrato, chi dovrà andare a pulire i cessi? Sai, anch'io nel mio piccolo sono un "agente economico", e ti assicuro che farò di tutto per non andarci; aprendo così, sempre nel mio piccolo, una piccola lotta di classe. E pensi che, per non andare a pulire i cessi, io mi limiterei a fare appello alla sola "razionalità", macroeconomica, microeconomica o di qualsiasi altro genere?
Il fatto è che gli "agenti economici" sono, come Alberto ben dovrebbe sapere, guidati dal cieco egoismo, e non c'è razionalità micro o macro economica che possa mai riuscire a mediarne gli interessi. Consiglio a Bagnai, se mai ne ha avuto occasione, di frequentare qualche assemblea di condominio. Se c'è un luogo dove fare la vera gavetta politica, ebbene sono le assemblee condominiali. Mille accordi sottobanco, mediati da simpatie, odi nascosti, amori clandestini, simbiosi di bizzarra natura tra condomini, costituiscono la base delle maggioranze che vi fanno regolarmente a pezzi la famosa "razionalità economica" cui tanto tiene Alberto Bagnai. Questo non significa, ovviamente, che la razionalità economica non serva a niente, anzi, essa è pur sempre la protagonista nelle assembleee condominiali, tanto è vero che in esse si discute accanitamente di numeri e tabelle, appellandosi a norme e regolamenti, ma è pur vero che, anche di fronte all'evidenza più lampante, il peso della fazioni condominiali resta enorme e, quasi sempre, determinante. Siamo, cioè, davanti a un dato ineludibile: la politica è un'altra cosa.
Bagnai potrebbe ribattere che, visti i risultati, quelli che "fanno politica" hanno dato ben misera prova di sé, ed avrebbe pienamente ragione. Anzi, no, mi correggo: hanno dato misera prova di sé quelli che hanno fatto politica in difesa delle classi sociali sconfitte, non certo quelli che sono riusciti a vendere ai lavoratori l'idea che il cambio fisso sia nel loro interesse. Noi siamo grati a Bagnai di averci spiegato questo e tanti altri concetti, così come saremmo grati a un amico avvocato che ci rivelasse il fatto che il librone delle norme di legge, cui si appella il nostro amministratore di condominio, per sòlarci, è un testo farlocco. Ma, giunti a quel punto, cosa dovremmo fare, secondo Bagnai? Aspettare che la vecchina del terzo piano si legga il testo unico delle norme condominiali? Oppure, più concretamente, utilizzare quel fatto per costruire un'alleanza tra tutti i nemici dell'amministratore, anche quelli che lo detestano per ragioni che non hanno nulla a che vedere con le nostre, per riuscire a buttarlo fuori?
Quello che Bagnai non capisce, o fa finta di non capire, è che in politica (che si sia o meno in democrazia) non è mai la maggioranza a comandare, ma una minoranza che riesce a raccogliere, intorno a sé, una maggioranza composita di forze e interessi, ricevendo da questa la delega ad esercitare una sorta di principato. Per riuscire in questo intento è indispensabile muoversi con tempismo, intercettando fin dal loro sorgere le istanze di ribellione al fine di canalizzarle in un progetto politico. Questo è quello che sto facendo (sempre nel mio piccolo: non sono il grande Bagnai) con la mia adesione all'Associazione Riconquistare la Sovranità (ARS), avvenuta dopo una lunga riflessione. Considero l'ARS un interessante tentativo di aggregare una parte della dissidenza politica italiana, e mi auguro che possa avere successo, come pure lo auguro ad altri gruppi. Sono consapevole delle difficoltà, dei limiti, talvolta anche delle ambiguità di alcune di queste iniziative, ma penso che non vi sia altra strada possibile che non passi per il ritorno alla politica, attiva e militante, di un congruo numero di cittadini.
Alla fine, la ragione del mio dissidio con Alberto Bagnai è tutta qui: nell'aver aderito all'ARS, nel seguire con interesse le mosse di un altro piccolo gruppo di dissidenti politici (MPL) e, in generale, di considerare come un fatto positivo tutti i movimenti che sorgono dal basso, schierandomi contro di loro solo quando, come nel caso del M5S, giungo alla conclusione di essere stato ingannato perché non di movimenti dal basso si trattava, ma di rivoluzioni colorate eterodirette (forse esterodirette).
Vi è, inoltre, una puntualizzazione. Alberto Bagnai mi rimprovera di non essere sufficientemente convinto della necessità di far pagare un conto politico molto salato ai chierici della triste scienza che hanno tradito la razionalità marcoeconomica. Si tratta di una questione che non mi appassiona minimamente, essendo del tutto estraneo al mondo dell'accademia e, soprattutto, non in grado di cogliere le finezze delle diverse posizioni sostenute dai grandi protagonisti del dibattito economico. Mi limito ad ascoltare tutti cercando di imparare le cose che non so, ma più che esprimere la mia opinione, schierandomi (con il beneficio del dubbio) per questa o quella posizione, non posso lecitamente fare.
Questo, amici miei, è il famigerato "fraiolismo metodologico". Estote parati (trad. in napolitano: stateve accuorte)».
Fonte: Eco della Rete
«Mio malgrado sono costretto intervenire in merito a un commento pubblicato sul blog di Alberto Bagnai nel quale vengo "tirato in mezzo". Rispondendo a un lettore (Grecale) che auspica "l'idea di un'azione concreta che abbia il potere di riunire le mille voci disperate che chiedono un cambiamento netto e clamoroso in italia" proponendo di "chiedere ai migliori economisti italiani (o quelli ancora sani di mente), di abbandonare ideologismi teorici o politici per riunirsi e discutere, e decidere insieme quali sono le azioni urgenti che un governo realmente interessato a salvare l'Italia dovrebbe immediatamente prendere", il buon Bagnai risponde così: «Il fraiolismo metodologico è bandito da questo sito. Ho fretta anch'io, quindi vado lento».
Sono certo di soddisfare, con quanto vado a scrivere, la curiosità dei tanti che mi hanno inutilmente chiesto, nei mesi scorsi, spiegazioni circa la rottura dei miei rapporti con Alberto Bagnai. A tutti loro ho sempre risposto glissando, derubricando l'accaduto a mera incompatibilità di carattere. Li invito a mettersi comodi e a godersi la tanto agognata "spiegazione". La chiave interpretativa è tutta in una frasetta di Bagnai: "Ho fretta anch'io, quindi vado lento". Sia ben chiaro, non la considero affatto offensiva, e inoltre essa ha il merito di sintetizzare ottimamente il caso "Bagnai-Fraioli".
Ma cos'è il "fraiolismo metodologico"? E' un atteggiamento di interesse (mentale, psicologico, caratteriale e politico) nei confronti di tutti coloro che, non essendo disposti ad arrendersi, si attivano per fare qualcosa. Qualsiasi cosa. Ed è, pertanto, l'esatto contrario della strategia di Alberto Bagnai, il quale pensa che, soprattutto in questo momento, essere in molti sia non solo inutile, ma addirittura controproducente, se non dannoso. Secondo Alberto Bagnai l'unico strumento efficace è la razionalità macroeconomica. Questa, tradita dai chierici della triste scienza perché asserviti agli interessi dell'ideologia eurota, deve tornare a svolgere il suo ruolo di indirizzo delle scelte di politca economica, una volta che la verità scientifica sia stata ristabilita.
Ovviamente "€uro delendum est", e qui siamo d'accordo. Il dissidio comincia nel momento in cui si comincia a ragionare su quali possano essere le forze sociali ed economiche sulle quali far leva per distruggere l'euro e tornare alla "razionalità macroeconomica", ammesso che questa esista. I grandi interessi economici danneggiati, anch'essi, dal fallimento della moneta unica? La borghesia produttiva? Il mondo dei salariati e delle professioni? Tutte queste classi, e altre ancora, tutte insieme danneggiate dalla mancanza di "razionalità macroeconomica"? Io non so cos'abbia in mente Bagnai, forse l'idea che la "verità", una volta arrivata alle orecchie di un numero sufficiente di persone, sarà così abbagliante da persuadere tutti. Ci affideremo, quel giorno, ai migliori economisti i quali, forti della loro competenza e non più asserviti ai poteri forti, ci indicheranno la strada per uno sviluppo equilibrato ed equo. Tutto molto bello, ma mi sorge, spontanea, una domanda: Alberto, chi deciderà, nel tuo mondo macroeconomicamente equilibrato, chi dovrà andare a pulire i cessi? Sai, anch'io nel mio piccolo sono un "agente economico", e ti assicuro che farò di tutto per non andarci; aprendo così, sempre nel mio piccolo, una piccola lotta di classe. E pensi che, per non andare a pulire i cessi, io mi limiterei a fare appello alla sola "razionalità", macroeconomica, microeconomica o di qualsiasi altro genere?
Il fatto è che gli "agenti economici" sono, come Alberto ben dovrebbe sapere, guidati dal cieco egoismo, e non c'è razionalità micro o macro economica che possa mai riuscire a mediarne gli interessi. Consiglio a Bagnai, se mai ne ha avuto occasione, di frequentare qualche assemblea di condominio. Se c'è un luogo dove fare la vera gavetta politica, ebbene sono le assemblee condominiali. Mille accordi sottobanco, mediati da simpatie, odi nascosti, amori clandestini, simbiosi di bizzarra natura tra condomini, costituiscono la base delle maggioranze che vi fanno regolarmente a pezzi la famosa "razionalità economica" cui tanto tiene Alberto Bagnai. Questo non significa, ovviamente, che la razionalità economica non serva a niente, anzi, essa è pur sempre la protagonista nelle assembleee condominiali, tanto è vero che in esse si discute accanitamente di numeri e tabelle, appellandosi a norme e regolamenti, ma è pur vero che, anche di fronte all'evidenza più lampante, il peso della fazioni condominiali resta enorme e, quasi sempre, determinante. Siamo, cioè, davanti a un dato ineludibile: la politica è un'altra cosa.
Bagnai potrebbe ribattere che, visti i risultati, quelli che "fanno politica" hanno dato ben misera prova di sé, ed avrebbe pienamente ragione. Anzi, no, mi correggo: hanno dato misera prova di sé quelli che hanno fatto politica in difesa delle classi sociali sconfitte, non certo quelli che sono riusciti a vendere ai lavoratori l'idea che il cambio fisso sia nel loro interesse. Noi siamo grati a Bagnai di averci spiegato questo e tanti altri concetti, così come saremmo grati a un amico avvocato che ci rivelasse il fatto che il librone delle norme di legge, cui si appella il nostro amministratore di condominio, per sòlarci, è un testo farlocco. Ma, giunti a quel punto, cosa dovremmo fare, secondo Bagnai? Aspettare che la vecchina del terzo piano si legga il testo unico delle norme condominiali? Oppure, più concretamente, utilizzare quel fatto per costruire un'alleanza tra tutti i nemici dell'amministratore, anche quelli che lo detestano per ragioni che non hanno nulla a che vedere con le nostre, per riuscire a buttarlo fuori?
Quello che Bagnai non capisce, o fa finta di non capire, è che in politica (che si sia o meno in democrazia) non è mai la maggioranza a comandare, ma una minoranza che riesce a raccogliere, intorno a sé, una maggioranza composita di forze e interessi, ricevendo da questa la delega ad esercitare una sorta di principato. Per riuscire in questo intento è indispensabile muoversi con tempismo, intercettando fin dal loro sorgere le istanze di ribellione al fine di canalizzarle in un progetto politico. Questo è quello che sto facendo (sempre nel mio piccolo: non sono il grande Bagnai) con la mia adesione all'Associazione Riconquistare la Sovranità (ARS), avvenuta dopo una lunga riflessione. Considero l'ARS un interessante tentativo di aggregare una parte della dissidenza politica italiana, e mi auguro che possa avere successo, come pure lo auguro ad altri gruppi. Sono consapevole delle difficoltà, dei limiti, talvolta anche delle ambiguità di alcune di queste iniziative, ma penso che non vi sia altra strada possibile che non passi per il ritorno alla politica, attiva e militante, di un congruo numero di cittadini.
Alla fine, la ragione del mio dissidio con Alberto Bagnai è tutta qui: nell'aver aderito all'ARS, nel seguire con interesse le mosse di un altro piccolo gruppo di dissidenti politici (MPL) e, in generale, di considerare come un fatto positivo tutti i movimenti che sorgono dal basso, schierandomi contro di loro solo quando, come nel caso del M5S, giungo alla conclusione di essere stato ingannato perché non di movimenti dal basso si trattava, ma di rivoluzioni colorate eterodirette (forse esterodirette).
Vi è, inoltre, una puntualizzazione. Alberto Bagnai mi rimprovera di non essere sufficientemente convinto della necessità di far pagare un conto politico molto salato ai chierici della triste scienza che hanno tradito la razionalità marcoeconomica. Si tratta di una questione che non mi appassiona minimamente, essendo del tutto estraneo al mondo dell'accademia e, soprattutto, non in grado di cogliere le finezze delle diverse posizioni sostenute dai grandi protagonisti del dibattito economico. Mi limito ad ascoltare tutti cercando di imparare le cose che non so, ma più che esprimere la mia opinione, schierandomi (con il beneficio del dubbio) per questa o quella posizione, non posso lecitamente fare.
Questo, amici miei, è il famigerato "fraiolismo metodologico". Estote parati (trad. in napolitano: stateve accuorte)».
Fonte: Eco della Rete
15 commenti:
Guardi Fraioli penso che lei non abbia perso un "granchè". Il comportamento di Bagnai diventa comprensibile ed evidente solo se letto esclusivamente sotto l'aspetto psicologico, la politica e l'economia poco c'entrano ed è per questo che ci merita lasciarlo andare per la sua strada. E comunque ci sorprenderà (naturalmente per nostra scarsità intellettiva...)fino al giorno in cui esclameremo: "ecco il perché!", e il perché potrebbe essere terribilmente e tragicamente banale.
Saluti.
P.S. Comincio a pensare che abbia iniziato a commentare articoli sotto pseudonimo. Sul Fatto ho l'impressione che si firmi Dasein (termine caro ad Heidegger). Ehi,magari mi sbaglio, non mi chiamo Bagnai.
Scusate ma questa è chiaramente una storia d'amore finita male.
Vedrete che tornano insieme.
@Francisco Goya
A te ti sembra niente avere la "razionalità macroeconomica" schierata dalla parte del popolo? Pensaci.
Condivido pienamente la sostanza dell'articolo. Basta farci ricattare dai tecnocrati di bassa lega, la politica è il succo di tutto, la volontà popolare può diventare potenza e allora niente è impossibile.
@Redazione
Per la verità sono vari anni che dico della assoluta necessità che la "razionalità economica" (RE) si unisca al popolo.
Piccolo particolare la RE appartiene ed "è" intrinsecamente la "classe sociale alta" quindi state sperando che quelli che hanno tutto l'interesse a essere e rimanere "al di sopra di voi nella scala sociale" improvvisamente si devono mettere dalla vostra parte...
E' un po'difficile perché "loro" quando vedono che vi avvicinate pensano precisamente quello che ha scritto Bagnai di Fiorenzo:
"Costui vuole solo dare una svolta alla propria vita (trad.: sentirsi élite) usando me".
Ed è ancora più complicato perché il popolo NON E' DISPOSTO ad ascoltare la RE se non quando provenga da
a)una persona di famiglia molto prestigiosa
b)una persona di successo (Grillo, Berlusconi [economico] o magari uno che ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti internazionali)
c)una persona carismatica
E' una situazione complessa e sono veramente stupito che non sia costantemente al centro assoluto della vostra discussione.
Perché poi non è che potete pretendere che la gente si metta a studiare economia e commercio, quindi la ricettività del popolo non può dipendere dalla "competenza e razionalità" a meno che voi non stiate ipotizzando una prima fase "dirigista" nella quale decidete voi cosa vuole il popolo (e sarebbe un errore madornale perché la RE vi userebbe e vi getterebbe senza che voi riusciate a fare nulla).
Dipende da altro la ricettività politica del popolo, dipende dal senso di appartenenza che si riesce a creare; senso di appartenenza che sarebbe quella "coscienza di classe" che Marx non ha saputo inquadrare correttamente, rendendola impossibile da realizzare e così creando un "bug" mortale nel comunismo che pure, in partenza, aveva la stessa forza di legame di una religione, né più né meno; ma sembra non interessare a nessuno. Evidentemente mi sbaglio io.
Et cetera et cetera
Ed intanto su Twitter dell'economista è un continuo rilanciare le frasi di Dominick Salvatore. Che, per chi come me non lo conoscesse, è un altro economista la cui posizione emerge in maniera fin troppo chiara in questa intervista rilasciata al ben noto sussidiario il 28 marzo u.s. dove chiede insistentemente le solite riforme strutturali.
Fra le perle dell'intervista è notevole la seguente (grassetto mio):
"A cosa è dovuto questo problema strutturale?
Non è solo questione di riforme che non si fanno, ma anche di un Paese avanzato con una bassa produttività: un'ora media di lavoro oggi produce meno di 10 anni fa anche di fronte a migliori tecnologie, migliori tecniche e più capitali. E' quasi impossibile a credersi, ma dal 2000 il costo unitario del lavoro è aumentato del 40% rispetto alla Germania. Così si perde naturalmente competitività internazionale. Da qui l'esigenza di riforme strutturali".
So commenta da solo, specialmente nelle parti in grassetto.
Ed alla stessa riunione anche quel Paolo Savona che, da "Il sole 24 ore", proponeva di cedere il patrimonio pubblico.
@Francisco Goya:
Dove e quando Bagnai avrebbe scritto (di me, poi) "Costui vuole solo dare una svolta alla propria vita"?
Ti prego gentilmente di segnalare con un link, oppure di smentire un'affermazione che, ne sono certo, Alberto Bagnai sicuramente non ha fatto. Se, invece, ha scritto una cosa del genere, beh... bah... boh...
Se non sei in grado di documentare la frase che hai riportato, ti sarò grato se non commenterai più i miei articoli. Grazie.
@Ecodellarete
Avrò capito male?
Vado a cercare dove ho letto quella frase.
Se ho frainteso in un modo qualsiasi mi scuso con te e con lui però resta il fatto che il motivo di certe incomprensioni ci deve essere...
Un minuto e torno
@Ecodellarete
Il tuo tono impermalito è molto tenero.
La frase di Bagnai è questa:
"Il fraiolismo metodologico è bandito da questo sito. Ho fretta anch'io, quindi vado lento. Se pensi di voler/poter andare più veloce, accomodati. Il mondo è pieno di persone che ti incoraggeranno e ti diranno "Bravo, vieni con noi, cambieremo il mondo, ma quanto sei bravo, ma quanto sei bello, vieni, si fa così...", solo perché vogliono cambiare la loro vita captando il tuo consenso."
Intanto è riferita al fraiolismo metodologico come si può leggere, anche senza un link che dimostri che fraiolismo si riferisce a Fraioli e che non avendo definito il fraiolismo è il comportamento che viene illustrato in seguito l'epitome di questo fraiolismo.
Non sei convinto?
Hai letto cosa dice la persona a cui si risponde nel post (cioè il lettore che aveva scritto al blogger)?
Dice la seguente frase:
"io come penso tanti altri, spero che tu possa presto sintetizzare l`idea di un`azione concreta che abbia il potere di riunire le mille voci disperate che chiedono un cambiamento netto e clamoroso in italia, per la vera e propria sopravvivenza di centinaia di migliaia di cittadini inermi
e` una bestemmia chiedere ai migliori economisti italiani (o quelli ancora sani di mente), di abbandonare ideologismi teorici o politici per riunirsi e discutere, e decidere insieme quali sono le azioni urgenti che un governo realmente interessato a salvare l`italia dovrebbe immediatamente prendere, per fermare i suicidi, i licenziamenti, la distruzione della PMI italiana?
sintetizzando: e noi che famo? aspettiamo che passi `a nuttata delle elezioni tedesche a settembre?"
Io interpreto in un modo, tu dici che mi sbaglio? Ho detto qualcosa di offensivo interpretando?
Mah...
Link, perché sennò c'è lo sdegno altezzoso:
http://goofynomics.blogspot.it/2013/06/argentina-pasquino-e-la-presidenta.html?showComment=1371925252592#c519810192967148535
@Francisco Goya:
è evidente che il senso della frase non è quello che hai riportato tu. Eventualmente, sul banco degli imputati potrebbe finire Stefano D'Andrea. Io, per lo meno, l'ho letta così. Il Bagnai allude al fatto che ho ceduto alle richieste di Stefano D'Andrea di iscrivermi all'ARS (dopo molte insistenze: per natura io non amo "iscrivermi"). Onestamente non posso giurare sulle intenzioni di D'Andrea, ma la cosa non è per niente rilevante. Le ambizioni personali (ammesso che ci siano) nulla tolgono alla validità di un progetto, che al momento mi sembra il migliore su piazza. Insomma, ci tengo a precisare un semplice concetto, che è il seguente: Bagnai mi considera un "pollo, mentre io penso che lui si stia sbagliando. La trama è tutta qua. La polemica, comunque, deve rimanere sul piano politico, non tracimare su quello personale. Gli aspetti caratteriali sono "dettagli", magari succosi, ma del tutto banali.
In definitiva: facciamo politica e lasciamo perdere gli scontri tra "galletti" (anche quelli tra me e te). Ciao.
@Ecodellarete
Interessante interpretazione: il fraiolismo metodologico si riferisce a D'Andrea...
Sarà come dici tu.
Non sono dettagli personali, non mi riguardano minimamente; è un discorso molto complesso e assolutamente fondamentale ma che ho capito che non è possibile far passare senza polemiche.
Poi ti ritrovi già due volte nel tuo blog a smadonnare contro l'ignoranza e l'apatia degli italiani...ma tu non vedi il nesso, io non so veicolare il mio messaggio nella maniera adeguata (ammesso che esista) e quindi lasciamo perdere e tanti saluti a te e a MPL.
P.S.: Per quanto riguarda l'ARS farò certamente una piccola donazione ma per l'iscrizione aspetto la prima riunione a Roma.
@Francisco Goya:
Non è il "fraiolismo metodologico" che si riferisce a D'Andrea, ma la frase da te virgolettata. Sai, in un commento ci sono spesso più cose... e più di un bersaglio. Te la decodifico in chiaro, per come la vedo io: il "fraiolismo metodologico" attiene alla sfera della "pollagine" (io), la cosiddetta "svolta alla propria vita" a Stefano. Opinioni legittime del cavajere nero, ma errate.
Cmq ribadisco: lasciamo le interpretazioni psicologiche agli strizzacervelli, e pensiamo politicamente.
Io Bagnai personalmente non lo conosco, ma il suo elitismo da accademico mi fa schifo. Certa gente, politicamente, non ci serve
Neanche io conosco Bagnai ma l'ho letto.
Il primo libro (il secondo è in ristampa).
E' molto chiaro, scientifico, logico e non partitico (scusatemi la volgarità).
Era tantissimo tempo che non leggevo qualcosa di veramente interessante ed esplicativo del momento di profonda crisi attuale.
Credo che attaccare e/o invidiare un ricercatore qualificato come il prof. Bagnai, personalmente, non porti a molti risultati (qualcuno attaccava personalmente anche Galileo Galilei...)
Provati, piuttosto, a dire la vostra dal punto di vista economico (anche se la vedo dura, il ragionamento del prof. Bagnai spiega in maniera molto chiara le dinamiche attuali, gli altri "sistemi" sembrano invece tentare di difendere posizioni palesemente errate (giapponese noscosto nella foresta a presidio, 30anni dpo la fine della II.a guerra mondiale).
Più scienza, rigore e logica meno giochi di parte, di potere o semplicemente e banalmente ...finanziarii.
Massimiliano
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