Abbiamo, qui e ora, un altro strumento per contrastare l'oligarchia neoliberista?
di Cesare Allara*
di Cesare Allara*
Disse Salvador Allende: «Il raccolto della vittoria è la semina di molti anni». Constato che oggi in Italia, non è ancora chiaro quale sia il campo da seminare, cosa seminare, i semi stanno ancora nei magazzini, i tempi per la semina sono ormai scaduti, ma soprattutto i contadini non hanno voglia di lavorare e pretendono di raccogliere senza aver seminato.
Prendo spunto dalla domanda che mi rivolge Gigi Viglino in merito al bel comunicato di Beppe Grillo sugli scontri di Roma (Soldato blu …) nel giorno dello sciopero europeo, “Quasi mi spiace, ma devo prendere atto. Onore al merito. Com'è? Dovremo diventare grillisti?”, per chiarire il mio pensiero sulla fase politica che stiamo attraversando.
Viviamo una fase del capitalismo in cui tre pilastri della “tavola dei valori” che hanno caratterizzato buona parte della seconda metà del Novecento, la democrazia, il lavoro, il welfare, sono in uno stadio avanzato di demolizione.
Come la propaganda del regime di centrodestra/centrosinistra racconta quotidianamente a mass-media unificati, questi tre elementi non sono più sopportabili nelle forme in cui li abbiamo sin qui conosciuti perché per troppi anni abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità economiche e democratiche: per ricominciare a crescere per uscire dalla crisi occorre tagliare la spesa pubblica, non quella destinata alle grandi opere inutili, ma cancellando a poco a poco lo stato sociale. Se vogliamo diventare attraenti per gli investitori internazionali e “tornare a crescere” occorre modificare in senso liberista i capisaldi della Costituzione. Se poi vogliamo un lavoro di merda con relativo salario della stessa materia non dobbiamo essere schizzinosi e dobbiamo rinunciare ai diritti acquisiti. Compresi i diritti previsti dalla Costituzione, peraltro già da tempo largamente superati con il consenso dei governi di centrodestra/centrosinistra e col vivo e vibrante sostegno di questo presidente della repubblica.
All’epoca del referendum di Mirafiori, Ernesto Galli Della Loggia scriveva indisturbato sul Corriere della Sera del 17 gennaio 2011 che sinora vi è stata una interpretazione errata, ideologica dello spirito della Costituzione. Che vi sono diritti di serie A e diritti di serie B. Ad esempio, nel caso dell’articolo 1, la repubblica italiana deve intendersi fondata sul lavoro solo quando questo c’è, ma in presenza di crisi economiche lo Stato non può e non deve garantirlo a tutti i costi.
Questo attacco, che non ha precedenti (ventennio fascista compreso) per violenza e intensità, alle condizioni di vita di milioni di persone è partito da lontano e ha trovato la complicità e la convinta adesione una volta più mascherata, ma poi sempre più palese, di quelle forze sindacali e politiche che storicamente avrebbero dovuto essere deputate a difenderne gli interessi.
Viviamo una fase del capitalismo in cui tre pilastri della “tavola dei valori” che hanno caratterizzato buona parte della seconda metà del Novecento, la democrazia, il lavoro, il welfare, sono in uno stadio avanzato di demolizione.
Come la propaganda del regime di centrodestra/centrosinistra racconta quotidianamente a mass-media unificati, questi tre elementi non sono più sopportabili nelle forme in cui li abbiamo sin qui conosciuti perché per troppi anni abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità economiche e democratiche: per ricominciare a crescere per uscire dalla crisi occorre tagliare la spesa pubblica, non quella destinata alle grandi opere inutili, ma cancellando a poco a poco lo stato sociale. Se vogliamo diventare attraenti per gli investitori internazionali e “tornare a crescere” occorre modificare in senso liberista i capisaldi della Costituzione. Se poi vogliamo un lavoro di merda con relativo salario della stessa materia non dobbiamo essere schizzinosi e dobbiamo rinunciare ai diritti acquisiti. Compresi i diritti previsti dalla Costituzione, peraltro già da tempo largamente superati con il consenso dei governi di centrodestra/centrosinistra e col vivo e vibrante sostegno di questo presidente della repubblica.
All’epoca del referendum di Mirafiori, Ernesto Galli Della Loggia scriveva indisturbato sul Corriere della Sera del 17 gennaio 2011 che sinora vi è stata una interpretazione errata, ideologica dello spirito della Costituzione. Che vi sono diritti di serie A e diritti di serie B. Ad esempio, nel caso dell’articolo 1, la repubblica italiana deve intendersi fondata sul lavoro solo quando questo c’è, ma in presenza di crisi economiche lo Stato non può e non deve garantirlo a tutti i costi.
Questo attacco, che non ha precedenti (ventennio fascista compreso) per violenza e intensità, alle condizioni di vita di milioni di persone è partito da lontano e ha trovato la complicità e la convinta adesione una volta più mascherata, ma poi sempre più palese, di quelle forze sindacali e politiche che storicamente avrebbero dovuto essere deputate a difenderne gli interessi.
Questa abdicazione alla difesa degli interessi dei lavoratori per passare con disinvoltura a condividere e ad identificarsi in quelli dei padroni si manifesta inizialmente il 26 gennaio 1977, quando per la prima volta nella storia dei sindacati, sotto dettatura di un PCI che vuole dimostrare d’essere una responsabile forza di governo, CGIL-CISL-UIL firmano un accordo (abolizione di sette festività + blocco del conteggio della contingenza sul TFR) che non prevede alcun beneficio per i lavoratori, ma regala ai padroni più profitti e più ore annuali di lavoro. Da quella data sino ai giorni nostri non vi è più stato un accordo in cui il rapporto utili/perdite sia stato favorevole ai lavoratori.
E’ proprio con quell’abdicazione, che prende avvio nella seconda metà degli anni Settanta, che la “sinistra” spiana la strada al berlusconismo. Non è Berlusconi che manda in crisi la democrazia, come recita da decenni la versione divulgata della “sinistra”, ma è la crisi della democrazia provocata da quell’abdicazione che genera il “mostro” Berlusconi. E’ lì che affondano le radici della cosiddetta “seconda repubblica”, dove l’anticapitalismo, la lotta e la coscienza di classe vengono definitivamente seppelliti e sostituiti dal famigerato, micidiale antiberlusconismo; nel frattempo però la lotta di classe resta esclusiva prerogativa di Confindustria.
E’ proprio con quell’abdicazione, che prende avvio nella seconda metà degli anni Settanta, che la “sinistra” spiana la strada al berlusconismo. Non è Berlusconi che manda in crisi la democrazia, come recita da decenni la versione divulgata della “sinistra”, ma è la crisi della democrazia provocata da quell’abdicazione che genera il “mostro” Berlusconi. E’ lì che affondano le radici della cosiddetta “seconda repubblica”, dove l’anticapitalismo, la lotta e la coscienza di classe vengono definitivamente seppelliti e sostituiti dal famigerato, micidiale antiberlusconismo; nel frattempo però la lotta di classe resta esclusiva prerogativa di Confindustria.
Capita così che, mentre gli “utili idioti” del “popolo della sinistra” vengono aizzati dall’apparato propagandistico del Ministero della Cultura Popolare di Centrosinistra (Repubblica, Manifesto, TG3, LA7, Moretti, Eco, Flores d’Arcais, Fazio, Litizzetto, Saviano, Formigli, Gruber, Lerner, Floris, eccetera) contro il pericoloso puttaniere nemico del popolo e della “democrazia”, i dirigenti della “sinistra” si riciclano impunemente nella nota sequenza PCI-PDS-DS-PD fino a diventare i più zelanti esecutori delle politiche liberiste, i più convinti piazzisti dell’Europa delle banche, dell’euro, del pareggio di bilancio, dell’austerità, eccetera , eccetera. Che da un trentennio a questa parte le più grandi porcate contro i lavoratori sono state realizzate in prima battuta dalla “sinistra” e poi perfezionate dalla destra (contingenza, pensioni, lavoro precario, eccetera) è rimasto un mistero solo per gli “utili idioti” di cui sopra.
Dovrei a questo punto narrare anche delle miserie di quell’altra sinistra, quella comunemente definita “estrema” o “radicale”, ma sarebbe come sparare sulla Croce Rossa. I principali partitini, che non hanno ancora fatto i conti con il loro passato perché pensano di vivere ancora nello scorso secolo, continuano ad inseguire qualche seggio in parlamento per fare finta di esistere, mentre quel colossale concentrato di opportunismo, populismo e demagogia che risponde al nome di Nichi Vendola sta eseguendo a puntino il compito di coprire sul lato sinistro le scelte liberiste della eventuale, probabile futura alleanza PD-Moderati. Come diceva il poeta, non ragioniam di loro, ma guarda e passa.
Che fare allora? Ad eccezione dei soliti “utili idioti” che pensano che Bersani si sia convertito alla socialdemocrazia e che quindi farà politiche diverse da quelle di Berlusconi e Monti; che Vendola col suo 4-5% condizionerà da sinistra Bersani e i suoi futuri alleati Casini, Rutelli, Fini, Montezemolo, eccetera; che Diliberto forte del suo strapuntino in parlamento grazie a qualche comparsata in tv con la bandierina rossa in mano indicherà al popolo la strada della rivoluzione; che ALBA e il professor Revelli, che politicamente non ne ha mai azzeccata una, siano l’embrione di un polo anticapitalista - dovrebbe essere evidente ai pochi rimasti, a coloro cioè che non ragionano ideologicamente, che se si rimane all’interno di un quadro politico dominato dalla finta contrapposizione centrodestra vs centrosinistra, non vi sono soluzioni diverse da quelle che abbiamo sperimentato sulla nostra pelle da vent’anni a questa parte.
Così come, restando all’interno delle logiche del mercato capitalistico, non vi sono soluzioni molto diverse sulla produttività da quelle prospettate da Marchionne, da Confindustria, da Monti, dai sindacati collaborazionisti. Così come, se si rimane all’interno dell’euro e dell’Europa delle banche, non si possono fare provvedimenti in materia economica e finanziaria molto dissimili da quelli adottati da Monti e Berlusconi. Chi parla di equità, di difesa dei diritti dei lavoratori, di difesa della Costituzione nata dalla Resistenza, eccetera, senza prospettare una fuoruscita dalle gabbie (mercato, euro, Europa, eccetera) in cui sono stati presi prigionieri i ceti medio-bassi, è un populista che vuole solamente raccattare qualche voto per assicurarsi una pensione da parlamentare.
Non si tratta allora di diventare grillisti (grillini comunisti?), ma di constatare che sulla piazza c’è solo il M5S che è fuori da quella letale —non solo dal punto di vista di classe per i lavoratori, ma oserei dire per la stragrande maggioranza del popolo italiano—, finta contrapposizione centrodestra/centrosinistra in cui l’aggettivo sinistra è buttato lì solo per acchiappare gli “utili idioti” di cui sopra, ma non ci azzecca nulla con la difesa degli interessi delle classi subalterne. Il M5S, che non a caso si dice movimento e non partito, è oggi l’unico strumento in campo per riappropriarsi della politica quella locale e quella nazionale, rompere questo quadro politico, per destabilizzarlo, per cacciare buona parte di questa classe politica e, aggiungo io, demolire le catapecchie della sinistra. Da questo punto di vista evviva Beppe Grillo, con l’augurio che in tutta Italia il M5S diventi la prima forza politica, come in Sicilia!
So però, anche per averlo constatato personalmente, che all’interno del M5S sono presenti tutte quelle contraddizioni caratteristiche dei movimenti interclassisti, posizioni assai diverse su tematiche cruciali quali ad esempio quella dell’uscita o meno dall’euro. Lo stesso Beppe Grillo, che in un primo tempo aveva dichiarato la sua netta avversione alla moneta unica, ultimamente è ripiegato su una posizione referendaria per far decidere sulla delicata materia il popolo italiano. Forse mi sbaglio, ma penso che quando il pattuglione di eletti del M5S entrerà in parlamento quelle contraddizioni emergeranno sotto la spinta di una crisi sociale che nel 2013 e negli anni successivi diventerà più che drammatica, esplosiva.
Anziché perdere tempo ed energie ad immaginare improbabili liste unitarie di sinistra che in ogni caso non supereranno il quorum, se si vuole diventare veramente alternativi, sarebbe utile cominciare a discutere dello scenario del dopo elezioni della prossima primavera, a valutare e approfondire proposte decisamente alternative e le loro conseguenze (come quella dell’uscita dall’euro ad esempio), insomma tentare di mettersi avanti col lavoro in previsione di una situazione economica che, lo si voglia o no, imporrà in ogni caso scelte drammatiche e radicali.
Nel maggio del 1971, Salvador Allende, nel corso di una famosa intervista realizzata per la RAI dal grande maestro del neorealismo Roberto Rossellini, spiegò così le ragioni della sua elezione a presidente del Cile: “Il raccolto della vittoria è la semina di molti anni”. Constato che oggi in Italia, non è ancora chiaro quale sia il campo da seminare, cosa seminare, i semi stanno ancora nei magazzini, i tempi per la semina sono ormai scaduti, ma soprattutto i contadini non hanno voglia di lavorare e pretendono di raccogliere senza aver seminato.
Dovrei a questo punto narrare anche delle miserie di quell’altra sinistra, quella comunemente definita “estrema” o “radicale”, ma sarebbe come sparare sulla Croce Rossa. I principali partitini, che non hanno ancora fatto i conti con il loro passato perché pensano di vivere ancora nello scorso secolo, continuano ad inseguire qualche seggio in parlamento per fare finta di esistere, mentre quel colossale concentrato di opportunismo, populismo e demagogia che risponde al nome di Nichi Vendola sta eseguendo a puntino il compito di coprire sul lato sinistro le scelte liberiste della eventuale, probabile futura alleanza PD-Moderati. Come diceva il poeta, non ragioniam di loro, ma guarda e passa.
Che fare allora? Ad eccezione dei soliti “utili idioti” che pensano che Bersani si sia convertito alla socialdemocrazia e che quindi farà politiche diverse da quelle di Berlusconi e Monti; che Vendola col suo 4-5% condizionerà da sinistra Bersani e i suoi futuri alleati Casini, Rutelli, Fini, Montezemolo, eccetera; che Diliberto forte del suo strapuntino in parlamento grazie a qualche comparsata in tv con la bandierina rossa in mano indicherà al popolo la strada della rivoluzione; che ALBA e il professor Revelli, che politicamente non ne ha mai azzeccata una, siano l’embrione di un polo anticapitalista - dovrebbe essere evidente ai pochi rimasti, a coloro cioè che non ragionano ideologicamente, che se si rimane all’interno di un quadro politico dominato dalla finta contrapposizione centrodestra vs centrosinistra, non vi sono soluzioni diverse da quelle che abbiamo sperimentato sulla nostra pelle da vent’anni a questa parte.
Così come, restando all’interno delle logiche del mercato capitalistico, non vi sono soluzioni molto diverse sulla produttività da quelle prospettate da Marchionne, da Confindustria, da Monti, dai sindacati collaborazionisti. Così come, se si rimane all’interno dell’euro e dell’Europa delle banche, non si possono fare provvedimenti in materia economica e finanziaria molto dissimili da quelli adottati da Monti e Berlusconi. Chi parla di equità, di difesa dei diritti dei lavoratori, di difesa della Costituzione nata dalla Resistenza, eccetera, senza prospettare una fuoruscita dalle gabbie (mercato, euro, Europa, eccetera) in cui sono stati presi prigionieri i ceti medio-bassi, è un populista che vuole solamente raccattare qualche voto per assicurarsi una pensione da parlamentare.
Non si tratta allora di diventare grillisti (grillini comunisti?), ma di constatare che sulla piazza c’è solo il M5S che è fuori da quella letale —non solo dal punto di vista di classe per i lavoratori, ma oserei dire per la stragrande maggioranza del popolo italiano—, finta contrapposizione centrodestra/centrosinistra in cui l’aggettivo sinistra è buttato lì solo per acchiappare gli “utili idioti” di cui sopra, ma non ci azzecca nulla con la difesa degli interessi delle classi subalterne. Il M5S, che non a caso si dice movimento e non partito, è oggi l’unico strumento in campo per riappropriarsi della politica quella locale e quella nazionale, rompere questo quadro politico, per destabilizzarlo, per cacciare buona parte di questa classe politica e, aggiungo io, demolire le catapecchie della sinistra. Da questo punto di vista evviva Beppe Grillo, con l’augurio che in tutta Italia il M5S diventi la prima forza politica, come in Sicilia!
So però, anche per averlo constatato personalmente, che all’interno del M5S sono presenti tutte quelle contraddizioni caratteristiche dei movimenti interclassisti, posizioni assai diverse su tematiche cruciali quali ad esempio quella dell’uscita o meno dall’euro. Lo stesso Beppe Grillo, che in un primo tempo aveva dichiarato la sua netta avversione alla moneta unica, ultimamente è ripiegato su una posizione referendaria per far decidere sulla delicata materia il popolo italiano. Forse mi sbaglio, ma penso che quando il pattuglione di eletti del M5S entrerà in parlamento quelle contraddizioni emergeranno sotto la spinta di una crisi sociale che nel 2013 e negli anni successivi diventerà più che drammatica, esplosiva.
Anziché perdere tempo ed energie ad immaginare improbabili liste unitarie di sinistra che in ogni caso non supereranno il quorum, se si vuole diventare veramente alternativi, sarebbe utile cominciare a discutere dello scenario del dopo elezioni della prossima primavera, a valutare e approfondire proposte decisamente alternative e le loro conseguenze (come quella dell’uscita dall’euro ad esempio), insomma tentare di mettersi avanti col lavoro in previsione di una situazione economica che, lo si voglia o no, imporrà in ogni caso scelte drammatiche e radicali.
Nel maggio del 1971, Salvador Allende, nel corso di una famosa intervista realizzata per la RAI dal grande maestro del neorealismo Roberto Rossellini, spiegò così le ragioni della sua elezione a presidente del Cile: “Il raccolto della vittoria è la semina di molti anni”. Constato che oggi in Italia, non è ancora chiaro quale sia il campo da seminare, cosa seminare, i semi stanno ancora nei magazzini, i tempi per la semina sono ormai scaduti, ma soprattutto i contadini non hanno voglia di lavorare e pretendono di raccogliere senza aver seminato.
Fonte: Campo Antimperialista
16 commenti:
Ottimo saggio che conferma le mie convinzioni:
- l'unica via d'uscita dalla dittatura neoliberista consiste nello sfascio del sistema, ormai irriformabile anche perché allignato a livello mondiale. Fortunatamente il capitalismo ha l'abitudine di segare il ramo su cui è seduto, il turbocapitalismo lo sega a velocità triplicata e stavolta non ci sono traditori socialdemocratici a salvare il regime dalle sue contraddizioni.
- il M5S è l'unico elemento antisistema all'orizzonte. Essendo fondato sulla democrazia diretta ha un valore puramente dissolutivo - che è la miglior lode che si possa immaginare - e per questo deve essere appoggiato in tutti i modi.
- Continuare a ragionare in termini di destra e sinistra è come discettare sul vocativo di ego. Peggio, tale contrapposizione è divenuta uno dei temi chiave di cui il sistema si avvale per occultare la propria natura. Le catastrofi non hanno colore politico, e quella che vediamo arrivare aprirà scenari che oltrepassano le dicotomie idealogiche del XX secolo.
Pienamente d'accordo con Lorenzo
Sfasciare questo sistema è ormai una necessità storica a prescindere da come e chi ne sarà l'esecutore materiale.
Ma sfasciare e basta non significa nulla se non si costruisce un'alternativa concreta. Lasciare che si attui spontaneamente significa "addurre infiniti lutti agli Achei", ma quel che è peggio è che gli esiti finali potrebbero con altissima probabilità essere ancora più infauti degli attuali.
Occorre costruire il disegno realistico di quest'alternativa politica, a partire dagli aspetti economici e di relazione con gli altri stati. Si può anche sbagliare 100 volte nel farlo, ma sarà sempre 100 volte meglio che il non ragionare in termini prioritariamente sociali.
Alberto Conti
Secondo i "Protocolli" (non "quelli", ma di "Castiglion Fibocchi") con il bipolarismo (ah, i Radicali innamorati del Bipolarismo "all'anglosasone" che meraviglia!) in regime di rinascita democratica ci sarebbe dovuta essere una maggioranza di un colore e una opposizione (simulata) del colore medesimo, ma coperto dal "velo di Maya".
E' andata proprio così e si vede in quale stato sono stati ridotti la Nazione e il Popolo.
L'articolo di cui trattasi é per dir poco una specie di "Evangelio politico", un "annuncio" però tutt'altro che lieto, degno veramente di passare alla storia perché finora, sulle pagine di una pubblicazione (Web) che molti giudicano di sinistra (!) non si era ancora sentitio dire con altrettanta chiarezza " Caro Popolo Bue, sei stato fregato proprio dai tuoi affezionati mandriani".
La "Novella" é piuttoto amara sebbene, dopo la vicenda Napolitano-Monti, applaudita dalle cosiddette Sinistre in coro con le Destre, si può dire che, finalmente sia caduta la maschera ed anche il "Velo di Maya". Tuttavia, a giudicare dal flusso di votanti per le Primarie PD e dai risultati della consultaziobne, si direbbe che molti torelli e molte giovenche di belle speranze, per altro legittimate dalla Costituzione, non si siano ancora accorti di chi ha contribuito a condurli nella camera del mattatoio .
E certo che occorre, mentre crolla un sistema, pensare all'architettura di quello nuovo. le cose non sono disgiunte, sono legate l'una all'altra. Evitiamo però di stare alla finestra in modo attendista. Tutti i colpi che possono essere portati al sistema vanno portati. La tappa attuale è quella di sconfiggere la sacra alleanza montiana. Se la mandiamo in frantumi avremo fatto un passo avanti e così daremo una spinta anche al lavoro progettuale, che altrimenti resterebbe un esercizio vano.
Il saggio di Cesare Allara è di quelli da conservare e rileggere, perché fa proprio il "punto"della "storia" in maniera lampante (alla papale, come vulgariter si dice).
Invero praticamente quasi tutti i partiti tadizionali sembrano essersi omologati ad un sistema come l'auspicava il programma P2 di famigerata memoria.
Le elezioni si approssimano e tutti sono infervorati per ripresentare liste e nomi rimasticati e di "provata" affidacbilità (!) ""neo democratica" opportunamente riformata all'americana.
Il "non voto" alla sicliana, a chi ha veramente coscienza democratica, avrebbe tutta l'aria di un tradimento insipiente, considerati pure i fervorini di Galli della Loggia.
La conclusione saggiamente suggerita nell'articolo del dott. Allara avrebbe tutta l'aria di una terapia d'urto, considerato che chi la prescrive per tentare di salvare l'ammalato (per altro in stadio terminale, cioé già appeso alla corda del patibolo) finora ha dimostrato in mille occasioni di essere estraneo all'omologazione deleteria che come una micidiale peste contagiosa ha infettato la maggior parte delle compagini politiche italiane.
Ad ogni buon conto, in "articulo mortis", é lecito tentare anche cure non ancora ben sperimentate. Non si sa mai : "Spes ultima Dea!"
.
Che questo terrifico sistema stia collando o dia speranza di crollare, come accenna l'amico Marxista, é tutt'altro che dimostrabile. Io non sarei tanto ottimista. Anzi.
Che poi, essendo ancora ben saldo a cavallo sia possibile dargli una botta in testa finché possiamo ancora godere di un barlume di Democrzia, potrebbe ancora essere cosa da tentarsi , se non altro perchè, come dicono le persone religiose "non bisogna mai mettere limiti alla Provvidenza Divina.
Però i tempi sono strettissimi e non bisogna lasciarsi scappare la benché minima occasione. Una che sembra dare qualche speranza e quella accennata nel saggio di cui sopra, articoloa cui mi associo e che considero ottimale nell'attuale momento storico.
Più di qualche volta i dirigenti dei sindacati hanno vantato il merito di farsi parte diligente per appianare le divergenze fra le rivendicazioni dei lavoratori e le resistenze dei datori di lavoro. Questa funzione, che secondo i dirigenti era idispensabile al mantenimento della pace sociale, é stata detta concertazione.
A furia di suona e suona, un po' alla volta e con ritmo in crescendo dopo il 1982 (fine dell'era Breznev) la musichetta si é invero trasformata in una marcia funebre per i lavoratori suonata a due orchestre all'uisono nell'era Montiana.
Domando scusa, ma, mentre condivido pienamente il contenuto dell'articolo sia nelle argomentazioni come nella conclusione in merito all'unica chance rimasta per tentare di contrastare l'oligarchia ultra liberista, mi vien da esprimere qualhe considerazione sul fotomontaggio raffigurante Marx che si punta la pistola alla tempia.
Marx scrisse quel bel po' di filosofia nel suo Capitale e, pago di aver messo alla luce qualcosa che avrebbe destabilizato l'Europa per oltre un secolo, determinato la caduta dello Zarismo, la creazione dellla potenza militare dell'URSS che fu essenziale per la vittoria degli alleati, la Cina Maoista ed altre sommosse qua e là nel Mondo, morì molto ricco. Quindi non é molto credibile che in seguito, se fosse vissuto, si sarebbe divertito con la roulette riussa puntandosi una pistola alla tempia. Io penso che se fosse vivente sarebbe molto soddisfatto delle valanghe causate dalla sua monumentale opera socio-filosofica e non si curerebbe affatto di ciò che sta avvenendo perché, in fin dei conti; la caduta di molti potentati sia nella prima che nella seconda guerra mondiale e lo spianamento della via per un internazionalismo imperialistico, non si sarebbero verificati senza il suo contributo che ha dato vita ad un Golem impareggiabile per demolire il concetto di nazione. in quanto alle masse deluse, frustrate e come sempre oppresse, dopo tutto, hanno goduto, grazie a lui, di momenti di gloria con quelche sfumatura di ebbrezza del potere Transitori, necessariamente perché "panta rei" e la "verità" di Marx (emeth) é stata messa da parte da chi ormai aveva escogitato dell'altro per sostituire il Comunismo che si era messo di traverso tralignando come capita di regola per i Golem troppo cresciuti.
Anch'io vorrei fare un commento sulla vignetta con Marx che si punta il revolver alla testa.
Per me sarebbe adatta la didascalia:
"La dittatura del Proletariato? Si vede ........... E' meglio che ti spari!"
L'articolo comincia affermando che siamo di fronte ad un attacco senza precedenti alle condizioni di milioni di lavoratori, fascismo concluso.
E finisce affermando che solo il grillismo c'è su piazza, per quanto non ci piaccia.
Dimentica di dire solo un piccola cosa
GRILLO NON PARLA MAI DI LAVORO
avete rotto le palle co sti articoli lecca grillini
Io trovo invece impeccabile l'articolo di Allara, e forse è per questo, perché ha colto bel segno, colpito il tallone d'achille di una sinistra decotta, che l'antigrillino s'incazza. Il lavoro? L'ultimo alibi dei socialdemocratici per fregare i lavoratori.
Si è visto quale è stato il discorso sul lavoro del PD (N.B. : principale forza politica di opposizione, si tenga ben presente) durante l'interregno Monti: distruzione del welfare (adesso pure con l'aggiunta della Sanità, per altro già quasi demolita alla chetichella ...), precariato selvaggio, pensioni - miraggio, esodati allo sbando, tassa IMU anche sulle prime case, disoccupazione alle stelle ecc. Peggio di così!
Ma far cadere il Governo non era conveniente per i signori Parlamentari e i motivi sono ben noti a tutti. Meglio dare addosso ai Lavoratori, ai Disoccupati e ai Pensionandi, vero?
Eppure il flusso di elettori alle Primarie PD e relativo esito sono stati quasi incredibili (saranno stati tutti elettori di sinistra? mah!). Purtroppo quelli che contano sono i fatti. Povera Sinistra italiana! Ma soprattutto : poveri Proletari italiani !!!
ottima sintesi nell'analisi e finalmente un accenno concreto a come dirigere l'azione. Piaccia tanto o poco o nulla si deve votare M5S, consapevoli comunque che tra gli iscritti il panorama è il più vario. Con buona pace di un'idea partecipativa della democrazia per cui la soluzione migliore da perseguire è per definizione la più votata,e in gravissimo difetto di un accesso reale ad una informazione libera, l'esito non è assolutamente garantito.
Bisogna continuare e sempre più a seminare, ma i tempi lunghi che il processo richiederebbe non ce li possiamo più permettere. Occupiamo la RAI? cHIARA
Si deve occupare la Rai. Il problema è avere le forze per tenerla. Ne ho le palle piene del flah mob.
Difatti ho scritto OCCUPARE non fare teatro. E trasmettere giorno e notte interviste a BAgnai, BOrghi, TRingale, Valeri, Allara e tanti altri valorosi predicatori nel deserto, Grillo anche. Presenta Messora.
Trattasi di uso finalmente proprio di proprieta' pubblica, per cui versiamo annualmente salato canone. Bisogna svegliare gli italiani, far capire che questa volta e' in gioco la sovranita' del paese, la democrazia, che gli abusivi e i sovversivi e i traditori del popolo e della patria sono altri, criminali che devono scontare il giudizio storico, quantomeno. O abbiamo ancora le pancie troppo piene per agire? Chiara
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