Il fallimento
del vertice di Roma
di Leonardo Mazzei
Palazzo Madama, ore 16,36 - mentre Monti, Rajoy ed Hollande continuano a confabulare tra loro, la signora Merkel guadagna veloce l'uscita per raggiungere l'aereo che la porterà a Danzica, dove vedrà la partita Germania-Grecia (risultato finale 4-2) accanto a Michel Platini.
L'immagine della padrona che se ne va verso altri impegni (evidentemente considerati più importanti), lasciando i restanti 3 capi di governo alle loro inutili chiacchiere, è la fotografia più precisa di come l'Unione Europea - proprio dopo aver spezzato le reni alla Grecia - si stia incamminando verso il vertice del 28-29 giugno.
In teoria, questo vertice è chiamato a dare delle risposte all'evidente crac dell'Eurozona; in pratica possiamo già scommettere sul fatto che non potrà darle.
Il problema è di una semplicità estrema. L'euro è una moneta senza Stato, mentre è ben noto che non possono esistere vere monete senza Stato, né veri stati senza moneta. Dunque, delle due una: o fare lo Stato o disfare la moneta. Ma quel che sembra facile sulla carta, è invece impossibile per gli agenti politici (questi sono i governi nazionali, ed ancor più le istituzioni europee) delle oligarchie finanziarie.
Gli «Stati Uniti d'Europa» sono ora la carta disperata delle classi dominanti. L'obiettivo è quello di uno Stato autoritario, antidemocratico, oligarchico ed imperialista, un mostro ancora peggiore dell'attuale Unione.
Perché questo tentativo appare però destinato al fallimento? Intanto perché non si vede per quale ragione il super-Stato europeo potrebbe adesso prendere forma, dopo che ciò si è dimostrato impossibile finora. In secondo luogo perché esistono tra i vari Stati europei interessi obiettivamente confliggenti. In terzo luogo perché i fatti, non le dichiarazioni di intenti, ma i crudi fatti della politica ci dimostrano ogni giorno quanto questo conflitto sia forte ed in via di accentuazione.
Restiamo appunto ai fatti, ed esaminiamo le risultanze dello strombazzato vertice romano di ieri. Ecco come le sintetizza Alessandro Barbera (La Stampa online): «Primo: la Merkel è ancora contraria al finanziamento diretto delle banche da parte dell’Efsf o dell’Esm». Secondo, «I tedeschi restano (almeno tatticamente) contrari ad un sistema di garanzie unico sui depositi bancari». «Terzo: il meccanismo anti-spread chiesto dall’Italia (acquisto automatico di titoli di Stato da parte della Bce) ha poche speranze di passare».
Di eurobond neanche a parlarne, di cambiamento delle norme che regolano l'attività della Bce neppure. Certo, l'ipotesi di una maggiore integrazione economica e politica rimane (vedi il compitino assegnato all'inquietante quadrumvirato composto da Juncker, Barroso, Draghi e Van Rompuy), ma quale credibilità potrà mai avere se i segnali e le decisioni rispetto alla crisi del debito restano quelle di sempre?
In quanto alla crescita, hai voglia di parlarne! Ma la crescita non viene per decreto, ed i 130 miliardi promessi dal quartetto che si è incontrato a Roma assomigliano molto agli (inesistenti) 80 miliardi di cui ha sproloquiato, peraltro nell'indifferenza generale, il ministro Passera con il suo pacchetto. A proposito del decreto di quest'ultimo, il Wall Street Journal ha osservato che pretendere di risollevare l'economia italiana con il provvedimento del governo Monti, sarebbe come voler svuotare il lago di Como con mestolo e cannuccia... E per una volta ci tocca essere d'accordo con il WSJ.
I 130 miliardi europei non si sa neppure da dove verrebbero. Forse dall'ipotetica Tobin taxdice qualcuno, ma questa tassa (benché prevedibilmente modestissima) sulle transazioni finanziarie è di là da venire. Si conoscono invece i divertenti concetti attorno ai quali si aggrovigliano i vertici dell'UE. Sentite Monti: «La crescita non può avere una base di solidità se non nella disciplina di bilancio, e la disciplina di bilancio non è sostenibile nel lungo periodo se non ci sono condizioni sufficienti di crescita e sviluppo». Davvero geniale questa profondità di pensiero bocconiano! E la signora Merkel non ha voluto essere da meno: «crescita e finanze solide sono due facce della stessa medaglia».
Ma se è così facile, se questo buon senso da quattro soldi è la ricetta giusta, perché non funziona? Domanda imbarazzante, che probabilmente nessun giornalista avrebbe fatto, ma che in ogni caso è stata resa impossibile dalle regole della conferenza stampa conclusiva (c'era fretta, che la Merkel doveva scappare a Danzica...). Per capirci, l'unica domanda concessa alla stampa italiana è stata attribuita alla Rai...
Ma torniamo al significato dei no della Germania, uno schiaffo alla Spagna sulle banche ed uno all'Italia sulle misure abbassa-spread, mentre quello alla Francia (sugli eurobond) era già stato assestato in separata sede, e così il prode Hollande si è ben guardato dal riproporre la questione.
La spiegazione dei no tedeschi è semplicissima. La Germania può accettare, a malavoglia, qualche ritocco sulla tabella di marcia del rigore finanziario, ma non accetterà mai misure di effettiva mutualizzazione del debito, sia che si tratti delle banche spagnole, come degli «aiuti» ai paesi della periferia, degli eurobond o degli acquisti anti-spread della Bce.
Se queste sono le premesse, cosa potrà mai uscir fuori dal vertice di fine mese a Bruxelles? Certo non una road map verso l'unione politica, ma sicuramente la pervicace volontà di andare avanti sulla stessa strada di una classe dirigente incapace di concepire qualsiasi mutamento di rotta. Gli eurocrati non intendono mollare - ieri Monti ha dichiarato che l'euro è «irreversibile» (boom!) -, non possono fare passi avanti, ma non intendono fare passi indietro. Resteranno così in mezzo al guado, collezionando un disastro dietro l'altro. Del resto, questi camerieri dei vampiri della finanza altro non possono fare. Per loro tutto può crollare, basta che banche e finanzieri vedano garantiti i loro capitali e le loro cedole.
Tocca ai popoli fermare questo disastro, vincendo la paura e la rassegnazione. Costruendo un'alternativa rivoluzionaria con l'unità di tutto il popolo lavoratore Di sicuro, a fine mese, i governanti europei diranno di aver fatto dei «passi avanti». Vedremo. Fino ad oggi i loro passi sono stati quelli verso il baratro di un disastro sociale inimmaginabile solo pochi anni fa. E' il baratro in cui stanno gettando milioni di uomini e donne, giovani e meno giovani, quelle masse popolari a cui toccherà risvegliarsi al più presto. Alla faccia di quella religione dell'Euro che per troppi anni ha funzionato come moderno oppio dei popoli.
di Leonardo Mazzei
Palazzo Madama, ore 16,36 - mentre Monti, Rajoy ed Hollande continuano a confabulare tra loro, la signora Merkel guadagna veloce l'uscita per raggiungere l'aereo che la porterà a Danzica, dove vedrà la partita Germania-Grecia (risultato finale 4-2) accanto a Michel Platini.
L'immagine della padrona che se ne va verso altri impegni (evidentemente considerati più importanti), lasciando i restanti 3 capi di governo alle loro inutili chiacchiere, è la fotografia più precisa di come l'Unione Europea - proprio dopo aver spezzato le reni alla Grecia - si stia incamminando verso il vertice del 28-29 giugno.
In teoria, questo vertice è chiamato a dare delle risposte all'evidente crac dell'Eurozona; in pratica possiamo già scommettere sul fatto che non potrà darle.
Il problema è di una semplicità estrema. L'euro è una moneta senza Stato, mentre è ben noto che non possono esistere vere monete senza Stato, né veri stati senza moneta. Dunque, delle due una: o fare lo Stato o disfare la moneta. Ma quel che sembra facile sulla carta, è invece impossibile per gli agenti politici (questi sono i governi nazionali, ed ancor più le istituzioni europee) delle oligarchie finanziarie.
Gli «Stati Uniti d'Europa» sono ora la carta disperata delle classi dominanti. L'obiettivo è quello di uno Stato autoritario, antidemocratico, oligarchico ed imperialista, un mostro ancora peggiore dell'attuale Unione.
Perché questo tentativo appare però destinato al fallimento? Intanto perché non si vede per quale ragione il super-Stato europeo potrebbe adesso prendere forma, dopo che ciò si è dimostrato impossibile finora. In secondo luogo perché esistono tra i vari Stati europei interessi obiettivamente confliggenti. In terzo luogo perché i fatti, non le dichiarazioni di intenti, ma i crudi fatti della politica ci dimostrano ogni giorno quanto questo conflitto sia forte ed in via di accentuazione.
Restiamo appunto ai fatti, ed esaminiamo le risultanze dello strombazzato vertice romano di ieri. Ecco come le sintetizza Alessandro Barbera (La Stampa online): «Primo: la Merkel è ancora contraria al finanziamento diretto delle banche da parte dell’Efsf o dell’Esm». Secondo, «I tedeschi restano (almeno tatticamente) contrari ad un sistema di garanzie unico sui depositi bancari». «Terzo: il meccanismo anti-spread chiesto dall’Italia (acquisto automatico di titoli di Stato da parte della Bce) ha poche speranze di passare».
Di eurobond neanche a parlarne, di cambiamento delle norme che regolano l'attività della Bce neppure. Certo, l'ipotesi di una maggiore integrazione economica e politica rimane (vedi il compitino assegnato all'inquietante quadrumvirato composto da Juncker, Barroso, Draghi e Van Rompuy), ma quale credibilità potrà mai avere se i segnali e le decisioni rispetto alla crisi del debito restano quelle di sempre?
In quanto alla crescita, hai voglia di parlarne! Ma la crescita non viene per decreto, ed i 130 miliardi promessi dal quartetto che si è incontrato a Roma assomigliano molto agli (inesistenti) 80 miliardi di cui ha sproloquiato, peraltro nell'indifferenza generale, il ministro Passera con il suo pacchetto. A proposito del decreto di quest'ultimo, il Wall Street Journal ha osservato che pretendere di risollevare l'economia italiana con il provvedimento del governo Monti, sarebbe come voler svuotare il lago di Como con mestolo e cannuccia... E per una volta ci tocca essere d'accordo con il WSJ.
I 130 miliardi europei non si sa neppure da dove verrebbero. Forse dall'ipotetica Tobin taxdice qualcuno, ma questa tassa (benché prevedibilmente modestissima) sulle transazioni finanziarie è di là da venire. Si conoscono invece i divertenti concetti attorno ai quali si aggrovigliano i vertici dell'UE. Sentite Monti: «La crescita non può avere una base di solidità se non nella disciplina di bilancio, e la disciplina di bilancio non è sostenibile nel lungo periodo se non ci sono condizioni sufficienti di crescita e sviluppo». Davvero geniale questa profondità di pensiero bocconiano! E la signora Merkel non ha voluto essere da meno: «crescita e finanze solide sono due facce della stessa medaglia».
Ma se è così facile, se questo buon senso da quattro soldi è la ricetta giusta, perché non funziona? Domanda imbarazzante, che probabilmente nessun giornalista avrebbe fatto, ma che in ogni caso è stata resa impossibile dalle regole della conferenza stampa conclusiva (c'era fretta, che la Merkel doveva scappare a Danzica...). Per capirci, l'unica domanda concessa alla stampa italiana è stata attribuita alla Rai...
Ma torniamo al significato dei no della Germania, uno schiaffo alla Spagna sulle banche ed uno all'Italia sulle misure abbassa-spread, mentre quello alla Francia (sugli eurobond) era già stato assestato in separata sede, e così il prode Hollande si è ben guardato dal riproporre la questione.
La spiegazione dei no tedeschi è semplicissima. La Germania può accettare, a malavoglia, qualche ritocco sulla tabella di marcia del rigore finanziario, ma non accetterà mai misure di effettiva mutualizzazione del debito, sia che si tratti delle banche spagnole, come degli «aiuti» ai paesi della periferia, degli eurobond o degli acquisti anti-spread della Bce.
Se queste sono le premesse, cosa potrà mai uscir fuori dal vertice di fine mese a Bruxelles? Certo non una road map verso l'unione politica, ma sicuramente la pervicace volontà di andare avanti sulla stessa strada di una classe dirigente incapace di concepire qualsiasi mutamento di rotta. Gli eurocrati non intendono mollare - ieri Monti ha dichiarato che l'euro è «irreversibile» (boom!) -, non possono fare passi avanti, ma non intendono fare passi indietro. Resteranno così in mezzo al guado, collezionando un disastro dietro l'altro. Del resto, questi camerieri dei vampiri della finanza altro non possono fare. Per loro tutto può crollare, basta che banche e finanzieri vedano garantiti i loro capitali e le loro cedole.
Tocca ai popoli fermare questo disastro, vincendo la paura e la rassegnazione. Costruendo un'alternativa rivoluzionaria con l'unità di tutto il popolo lavoratore Di sicuro, a fine mese, i governanti europei diranno di aver fatto dei «passi avanti». Vedremo. Fino ad oggi i loro passi sono stati quelli verso il baratro di un disastro sociale inimmaginabile solo pochi anni fa. E' il baratro in cui stanno gettando milioni di uomini e donne, giovani e meno giovani, quelle masse popolari a cui toccherà risvegliarsi al più presto. Alla faccia di quella religione dell'Euro che per troppi anni ha funzionato come moderno oppio dei popoli.
14 commenti:
Bisogna far qualcosa subito. Non si può più aspettare che prendano altre diaboliche decisione sulla nostra pelle. Siamo al punto di non ritorno. W la repubblica!
Voi vi credete tanto buoni, belli e bravi perché volete uscire dall'UE ed abbandonare l'Euro in favore di una svalutatissima liretta. Ma siete in 4 gatti, e dovrete rassegnarvi... Io ho la fortuna di militare in un partito (il PD) che considera irrinunciabile la straordinaria opportunità che ci è stata data (l'Europa Unita).
E' ora di fare gli Stati Uniti d'Europa, perché dalla crisi si esce con "più europa".
E so che nel mio partito molta gente inizia ad essere stanca di quelli che propagano idee anti-europeiste; c'è diversa gente che auspica l'introduzione di un apposito reato d'opinione nel nostro ordinamento legislativo: il reato di Euroscetticismo. Basterebbe una piccola modifica alla Costituzione per renderlo possibile. In altri Paesi europei hanno reso reato il negazionismo della Shoah, quindi una cosa simile sarebbe perfettamente possibile.
E' ora che gli euro-scettici vengano consegnati al cestino della spazzatura della Storia...
W L'EUROPA !
chiarezza di idee, nobiltà d'intenti, visione libertaria...
direi che hai le carte in regola per arrivare in alto nel tuo partito. Un solo consiglio: sbrigati, perché la gente si sta accorgendo della patacca che voi piddini (già diessini, pidiessini ecc ...) gli avete rifilato con l'ingresso nella moneta unica, e presto potresti ritrovarti senza un edificio in cui ascendere ...
Io spero che ti troverai appeso, magari a Piazzale Loreto e a testa in giù
Luca sei un coglione
luca, siete i VERI FASCISTI! ma siete mooolto più coglioni e venduti dei fascisti! siete la rovina del paese.
a chi conviene l'euro?
cc/pil italia: negativo anni 80 (cambi fissi), positivo dopo svalutazione 92, disastro nell’era euro
http://www.tradingeconomics.com/chart.png?s=itaca2gdp&d1=19800101&d2=20120630
germania: l’ESATTO OPPOSTO !!!
http://www.tradingeconomics.com/chart.png?s=deuca2gdp&d1=19800101&d2=20120630
antonio.
Non mi sembrate scandalizzati per il reato di opinione razzista, mica ve la prenderete per il reato di opinione antieuropeista (che il compagno Prodi aveva seriamente ventilato prima di uscire dal giro del governo e rientrare in quello Goldman & Sachs)?
La corda duole solo quando stringe il proprio collo.
A Luca vorrei dire: vedremo di qui a 10 anni cosa rimarrà della tua europa, della tua democrazia e con un po' di fortuna della via tua e dei tuoi cari.
si vede che il sig.luca forse è un'agente di "eurogendfor"...non potete immaginare quanti "sbirri" militino nel pd!!
divisione proletaria
in tre anni abbiamo censurato solo tre post.
Vediamo di evitare di trasformare anche questo spazio in una cloaca.
grazie
nell'essere determinati a stroncare di netto i provocatori che proliferano nel covo di reazionari che è il pd senza elle, invito i compagni ad avere molta intelligente pasienza; la pasienza è rivoluzionaria (gramsci); il pd è sulla strada tutta in discesa per fare la fine del pasok greco; attenderemo sulla riva del fiume scorrere i cadaveri di questi farisei.
"Bisogna fare qualcosa subito", così comincia questo commentario, poi degenerato con la provocazione di un troll che si proclama piddino.
Quel "qualcosa subito" si chiama nazionalizzazione delle banche, l'unica risposta seria alle provocazioni ormai anche politiche, oltre che economiche, dell'establishment finanziario usurpatore del potere popolare.
E' una cosa grossa, un atto di guerra esplicito, ma non è nulla di nuovo ne di rivoluzionario: è quanto saremo comunque obbligati a fare lasciandoli fare.
Il problema successivo è che lo Stato, il nuovo titolare delle politiche monetarie, è ancora in mano loro. Ma questo è un problema legato al primo, si risolve con esso, non dico automaticamente ma storicamente sì, è inesorabile.
Non c'entra euro sì o euro no, c'entra solo la rinormalizzazione dell'esercizio del potere, che è democratico o non è, cioè anarchia dei ricchi, i veri rivoluzionari del male, che vanno fermati con una controrivoluzione popolare.
Solo così si potrà affrontare positivamente la crisi, che al contrario viaggia veloce verso il terzo e ultimo conflitto mondiale.
Alberto Conti
Approfitto per chiedere scusa,avevo cancellato i post precedenti ma è rimasta la firma ad ingombrare.Era solo un pò di prurigine paranoica sul tecnocontrollo,probabilmente motivata,vabbè,il danno è fatto.
@Alberto:Si va proprio alla guerra e non si vede neanche l'ombra di un lumenproletariat capace di stabilire per la prima volta un normale-per un cervello razionale-esercizio del potere.Qui ed altrove stiamo illudendoci tutti di potere costruire un'avanguardia rivoluzionaria,o rivoluzionario/istituzionale o quello che è.Non c'è tempo e non ci sono i numeri.Se lItalia potesse rompere il blocco europeista ed atlantista,sarebbe dirompente, avremmo trovato il nodo strategico della rete socialista mondiale,ma se mi affaccio alla finestra alla mia velleità utopistica si sovrappone una realtà che ha bisogno di tanti diminuitivi che non ne conosco abbastanza.Spero di venire contraddetto e convinto del contrario,così vado al patibolo contento.
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