Chi si stupisce è perduto
Intervista ad Alberto Bagnai*
Il 25 settembre dell'anno scorso scrivevamo:
Domanda. Professor Bagnai, è solo una coincidenza che il convegno sull'uscita dalla moneta unica si tenga proprio il giorno dopo che Berlusconi ha prospettato l'eventualità del cosiddetto break up dell'euro?
Risposta. Mettiamola così, fortissimi dubbi sulla sostenibilità della moneta unica esistono da decenni e nel corso degli anni si è sviluppato in ambito internazionale un dibattito sconosciuto al pubblico italiano. Ora purtroppo assistiamo a eventi che confermano quelle lontane previsioni.
D. Ma perché in Italia non si riesce a parlare serenamente dell'eventualità che i paesi più deboli siano costretti a uscire dalla moneta unica?
R. L'Italia vive un problema, perché la sinistra rivendica il merito di avere condotto il paese in Eurolandia senza ammettere che l'adesione alla moneta unica ha implicazioni non di sinistra, come stiamo scoprendo.
D. A cosa si riferisce in particolare?
R. Studi della Banca d'Italia mostrano come, dall'introduzione dell'euro in poi, siano aumentate le disuguaglianze nella distribuzione dei redditi e sia cominciata la stagnazione dei salari. Insomma, è chiaro che serve un piano B, che bisogna almeno aprire un dialogo sulle soluzioni alternative alla moneta unica e sui costi sociali ed economici dell'abbandono dell'euro. Altrimenti, come ho scritto un anno fa, sarà la destra a farne il suo cavallo di battaglia e a trarne grandi vantaggi.
D. Ma secondo molti, se l'euro andrà in frantumi, saranno dolori per tutti. Vuole fare intendere che non sarà così?
R. Voglio fare intendere che nessuno sa cosa accadrà. Quindi, giustamente, la popolazione è preoccupata e altrettanto giustamente bisogna evitare il terrorismo che purtroppo anche molti giornalisti alimentano.
D. Scusi, ma non è forse vero che finito l'euro i tassi andrebbero alle stelle, ci sarebbe una supersvalutazione e l'inflazione risucchierebbe redditi e tenore di vita?
R. Non è detto. È dimostrato, per esempio, che una limitata parte della svalutazione si trasferisce sui prezzi interni. Pochi ricordano che nei primi due anni di vigore l'euro si svalutò del 35% rispetto al dollaro e che il tasso di inflazione aumentò soltanto dello 0,7%.
D. Ma come la mettiamo con i tassi di interesse? Quando saltò lo Sme, nel 1992-1993, sui titoli del debito italiano si pagava più del 18%.
R. Gli economisti sanno che i tassi arrivarono al 18% nel tentativo di difendere la parità col marco. Quando ci sganciammo scesero rapidamente, e l'anno dopo erano di dieci punti più bassi, quindi su livelli simili agli attuali. Del resto, anche oggi stiamo pagando tassi alti a causa dell'aggancio all'euro che ci obbliga a finanziarci a un prezzo elevato.
D. Quindi secondo lei l'uscita sarebbe indolore?
R. Di questo bisogna discutere, di uscita o gestione della moneta unica. L'euro, come è stato costruito, dà vantaggi soltanto alla Germania e ci sembra che abbia fatto il suo tempo. Qui non passa settimana che non vengano approvate norme che impongono sacrifici, ma la situazione continua a peggiorare. Perché il problema è istituzionale.
D. Allora vuole dire che sono necessari una Banca centrale unica, una sola politica fiscale, un unico governo dell'economia?
R. Sono scettico su questo tipo di soluzione. L'Italia aveva e ha una moneta unica e una sola politica fiscale ed economica, eppure non ha risolto il problema delle divergenze tra Sud e Nord. Diciamo la verità, paesi diversi non possono vivere sotto la stessa moneta. Ci vorrebbero il ripristino della flessibilità del cambio e l'abbandono della moneta unica. Ma sono percorsi che vanno preparati, perché altrimenti, come insegna la crisi argentina e quella del Sudest asiatico, si va a finire male. Ecco perché bisogna parlarne.
D. Berlusconi ha detto che organizzerà un convegno di economisti antieuro. Lei parteciperà?
R. Non sapevo neanche che l'ex premier avesse questa idea. Io comunque non ho preclusioni, vado a fornire dati e riflessioni a chiunque me li chieda. Non ho particolare simpatia per Berlusconi, ma credo che l'incapacità-impossibilità della sinistra di aprire un dialogo sull'euro aprirà spazi enormi a Berlusconi e alla destra populista. Insomma, temo che la scelta della sinistra di farsi megafono dei mercati internazionali dia alle forze di destra la possibilità di vincere a man salva. In Francia, per esempio, Hollande, che ha vinto, vivacchierà nel tentativo di rianimare l'economia. Ma non riuscirà e alle prossime elezioni Marine Le Pen farà il pieno di voti.
«Escludiamo che l'attuale cricca di trafficanti che guida l'ectoplasma di centro destra sia in grado di giocare in anticipo il tutto per tutto, la carta del "default" e dell'uscita dall'euro. Ma se essa lo facesse, sarebbe una mossa spettacolare quanto efficace. Sarebbe una mossa che otterrebbe il consenso del suo blocco sociale, che non è composto da imbecilli, ma da borghesi che non vogliono farsi portar via dallo Stato i loro beni per tenere in piedi l'euro. Che non possono accettare di morire per salvare la vita all'Unione europea». [LA RIVOLTA REAZIONARIA DELLA BORGHESIA. Noterelle visionarie sul futuro che ci attende]
Domanda. Professor Bagnai, è solo una coincidenza che il convegno sull'uscita dalla moneta unica si tenga proprio il giorno dopo che Berlusconi ha prospettato l'eventualità del cosiddetto break up dell'euro?
Risposta. Mettiamola così, fortissimi dubbi sulla sostenibilità della moneta unica esistono da decenni e nel corso degli anni si è sviluppato in ambito internazionale un dibattito sconosciuto al pubblico italiano. Ora purtroppo assistiamo a eventi che confermano quelle lontane previsioni.
D. Ma perché in Italia non si riesce a parlare serenamente dell'eventualità che i paesi più deboli siano costretti a uscire dalla moneta unica?
R. L'Italia vive un problema, perché la sinistra rivendica il merito di avere condotto il paese in Eurolandia senza ammettere che l'adesione alla moneta unica ha implicazioni non di sinistra, come stiamo scoprendo.
D. A cosa si riferisce in particolare?
R. Studi della Banca d'Italia mostrano come, dall'introduzione dell'euro in poi, siano aumentate le disuguaglianze nella distribuzione dei redditi e sia cominciata la stagnazione dei salari. Insomma, è chiaro che serve un piano B, che bisogna almeno aprire un dialogo sulle soluzioni alternative alla moneta unica e sui costi sociali ed economici dell'abbandono dell'euro. Altrimenti, come ho scritto un anno fa, sarà la destra a farne il suo cavallo di battaglia e a trarne grandi vantaggi.
D. Ma secondo molti, se l'euro andrà in frantumi, saranno dolori per tutti. Vuole fare intendere che non sarà così?
R. Voglio fare intendere che nessuno sa cosa accadrà. Quindi, giustamente, la popolazione è preoccupata e altrettanto giustamente bisogna evitare il terrorismo che purtroppo anche molti giornalisti alimentano.
D. Scusi, ma non è forse vero che finito l'euro i tassi andrebbero alle stelle, ci sarebbe una supersvalutazione e l'inflazione risucchierebbe redditi e tenore di vita?
R. Non è detto. È dimostrato, per esempio, che una limitata parte della svalutazione si trasferisce sui prezzi interni. Pochi ricordano che nei primi due anni di vigore l'euro si svalutò del 35% rispetto al dollaro e che il tasso di inflazione aumentò soltanto dello 0,7%.
D. Ma come la mettiamo con i tassi di interesse? Quando saltò lo Sme, nel 1992-1993, sui titoli del debito italiano si pagava più del 18%.
R. Gli economisti sanno che i tassi arrivarono al 18% nel tentativo di difendere la parità col marco. Quando ci sganciammo scesero rapidamente, e l'anno dopo erano di dieci punti più bassi, quindi su livelli simili agli attuali. Del resto, anche oggi stiamo pagando tassi alti a causa dell'aggancio all'euro che ci obbliga a finanziarci a un prezzo elevato.
D. Quindi secondo lei l'uscita sarebbe indolore?
R. Di questo bisogna discutere, di uscita o gestione della moneta unica. L'euro, come è stato costruito, dà vantaggi soltanto alla Germania e ci sembra che abbia fatto il suo tempo. Qui non passa settimana che non vengano approvate norme che impongono sacrifici, ma la situazione continua a peggiorare. Perché il problema è istituzionale.
D. Allora vuole dire che sono necessari una Banca centrale unica, una sola politica fiscale, un unico governo dell'economia?
R. Sono scettico su questo tipo di soluzione. L'Italia aveva e ha una moneta unica e una sola politica fiscale ed economica, eppure non ha risolto il problema delle divergenze tra Sud e Nord. Diciamo la verità, paesi diversi non possono vivere sotto la stessa moneta. Ci vorrebbero il ripristino della flessibilità del cambio e l'abbandono della moneta unica. Ma sono percorsi che vanno preparati, perché altrimenti, come insegna la crisi argentina e quella del Sudest asiatico, si va a finire male. Ecco perché bisogna parlarne.
D. Berlusconi ha detto che organizzerà un convegno di economisti antieuro. Lei parteciperà?
R. Non sapevo neanche che l'ex premier avesse questa idea. Io comunque non ho preclusioni, vado a fornire dati e riflessioni a chiunque me li chieda. Non ho particolare simpatia per Berlusconi, ma credo che l'incapacità-impossibilità della sinistra di aprire un dialogo sull'euro aprirà spazi enormi a Berlusconi e alla destra populista. Insomma, temo che la scelta della sinistra di farsi megafono dei mercati internazionali dia alle forze di destra la possibilità di vincere a man salva. In Francia, per esempio, Hollande, che ha vinto, vivacchierà nel tentativo di rianimare l'economia. Ma non riuscirà e alle prossime elezioni Marine Le Pen farà il pieno di voti.
*Fonte Italia oggi del 22 giugno
12 commenti:
Ottima intervista. Tutto giusto sull'uscita dall'euro. Rimango invece scettico sul fatto che Bagnai andrebbe anche da Berlusconi, è in contraddizione con il suo antiberlusconismo.
Non si deve mai far prevalere l'ego dell'esperto sull'emergenza poltica che attraversa l'italia.
Concordo.
Tuttavia non dimenticare che Bagnai ha sempre disprezzato l'antiberlusconismo ossessivo di certa sinistra. sarebbe il colmo se questo diventasse filo-berlusconismo. Poi è vero che c'è forse un elemento di narcisismo anche in Bagnai, che tuttavia capisco, visto l'ostracismo che questa stupida sinistra gli ha riservato. Bagnai risponderà alla eventuale chiamata alle armi del Berlusca? ma non, dai!
Non sarei così sicuro. Il tempo vedremo a chi darà ragione !!
Ad Agorà Bagnai flirtava con Bechis, magari voleva solo punzecchiare Gozi però devo dire che qualche idea me l' ha fatta venire in mente. Ci sarebbe da ridere. Però mi ha fatto anche ridere vedere Pasquinelli, nella prolusione al convegno di Frosinone, rivolgersi con entusiasmo al massonaccio orribile dicendo che su alcuni punti ci poteva essere una comunione di intenti. Bleah, ma come si fa...
Che poi un default dell' euro sarà almeno per i primi tempi a tutto vantaggio dei borghesi berlusconiani che si compreranno i beni della classe medio bassa che sarà strozzata da debiti che non saprà come ripagare. Poi l' economia riparte, lo credo anch' io, ma sul terreno resteranno i cadaveri di moltissimi salariati (come dice anche Brancaccio). Almeno in Argentina è stato così con l' uscita dalla parità, il prezzo lo hanno pagato i poveri, la classe media ha stretto un po' la cinghia e i ricchi se ne sono ampiamente fregati.
Piccola nota a margine: a chi pensa che l' Argentina sia un modello suggerirei di andarci per vedere il tipo di rapporti sociali classi abbienti/classe operaia e gli orari di lavoro. L' Argentino deve lavorare 8 ore però, non tutti sanno che..., finite queste 8 ore stacca e comincia a fare il tassista per altre otto ore, sennò non campa.
Non cambiamo le carte in tavola per favore.
Noi del Mpl non siamo per l'uscita dall'euro punto e basta.
Noi parliamo di un'uscita dall'euro e di un default diretti da un governo popolare.
ALtrimenti, se l'uscita è guidata dalla grande finanza capitalista è evidente che sono cazzi amari per noi lavoratori.
Non cambiamo le carte in tavola 2.
Caro anonimo, comunque già adesso sono cazzi amari per la povera gente e le cose peggioreranno ancora restando nell'euro. Questo lo sai anche tu.
Occorre strappare il potere dalle mani dei potenti. vero? E quale assurdo governo dei lavoratori sarebbe quello che resta nell'euro?
Vittorio
Mi avete censurato??? O era solo perché col tablet a volte non arrivano i post?
Nel caso che avrei mai detto? Che Pasquinelli nel video che VOI avete messo in rete si rivolge pieno di foga al capo massone e gli dice che potrebbero esserci dei punti in comune fra comunisti e ....pffff.... massoni democratici (scusate, non riesco a dirlo senza sghignazzare).
O forse mi avete censurato perché ho chiamato quel signore "massonaccio orribile"? Ma era affettuosamente antifrastico, io per i massoni nutro gli stessi teneri sentimenti vostri. Vendola e Ferrero sono degli immondi servi del potere, Landini fa pena, il PD è un partito di venduti non abbiamo nulla in comune con costoro; ma con i massonacci i punti in comune ci possono essere. Lo ha detto Pasquinelli, non io e per di più nel video che VOI avete messo in rete.
Se mi censurate mi fate pensare male cari frat....cioè cari compag..no nemmeno quello...fratellagni ecco, fratellagni ha proprio il suono che ormai ci rappresenta onomatopeicamente.
Un triplice fraterno abbraccio.
Non abbiamo censurato nulla. Quando un post viene censurato dalla Redazione, l'atto della cancellazione viene notificato tra l'elenco dei post come «post censurato alle ore....».
Detto questo Pasquinelli, in quel di Frosinone, era ospite ad un simposio sull'euro, ed uno dei relatori era un esponente del Partito democratico (ovviamente favorevole all'euro). Tutto il suo intervento era, tanto per capirci, di impostazione keynesiana, critico delle politiche monetariste imperanti nonché molto critico dell'assetto oligarchico dell'Unione europea. Questo per dovere di cronaca, e per capire quanto affermato dal Pasquinelli nel, del tutto secondario, passaggio sul fatto che si dovrebbero unire le forze, per lottare contro la dittatura eurista e oligarchica.
Infine: contrariamente e te non nutriamo alcuna simpatia per i massoni.
Già, ma invece di dare un giudizio della sostanza di un intervento, è molto più facile fare i grilli parlanti.
Ma infatti ho detto anche che probabilmente era un problema col tablet. Grazie per la risposta comunque.
Sì, in effetti nutro una particolare simpatia per i massoni e l' avete capito subito, bravi; resta il fatto però che voi criticate Grillo, Vendola, Ferrero, il PD, ovviamente il PDL, Casini, Fini, Landini, la melliflua classe media greca...ecco io vorrei capire con chi pensate di allearvi perché certe cose per farle bisognerebbe essere in tanti. Pensate che sarà possibile avere una risposta su questo?
P.S.: Sulla sostanza veramente un commento l' ho fatto però non mi avete risposto, evidentemente aveva più appeal la questione dei massoni democratici del simpaticissimo e sicuramente affidabile capo massone della conferenza.
Con le sue dichiarazioni antieuro, reiterate ieri, Berlusconi dimostra di avere quel minimo di dignità nazionale e di intuito politico che mancano completamente alla controparte piddina.
Allo stesso modo, in una società in cui è scomparso ogni interesse per le idee, uno spunto di residua vitalità contro la dittatura dell'alta finanza può aspettarsi solamente dai "borghesi che non vogliono farsi portar via dallo Stato i loro beni per tenere in piedi l'euro".
Intendiamoci, non è che da questi spunti ci sia da aspettarsi gran cosa. La dittatura dell'alta finanza può franare solo manu propria, dopo aver segato ben bene il ramo che la sosteneva (come sta accadendo). Ma bisogna dare atto a Berlusconi e al suo partito di essere gli unici a reagire con un minimo di positività a questa realtà.
Quanto afferma Lorenzo è, ahimè, molto sensato.
Aggiungo un elemento forse finora sottovalutato: questa posizione di Berlusconi rende Monti più forte, e non più debole, in sede Europea, poiché costringe gli altri governanti a dare qualcosa a Monti se non vogliono far aumentare i consensi a Berlusconi del quale si sono liberati (almeno in parte) con tanta fatica.
Non mi stupirebbe se Monti avesse concordato con Berlusconi un tale atteggiamento.
Possibilista
Non so se è stata addirittura concordata ma è sicuro che sia una forma di ricatto perché lo aveva detto Bechis in tv qualche giorno prima ad Agorà. E' una mossa intelligente (se usata come elemento di forza contrattuale) ed essendo intelligente non ci poteva pensare il PD.
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