In questo momento storico ciò che non sembra follia è miseria
di Tina Cuomo
Sono consapevole della coraggiosa resistenza che voi del Movimento Popolare di Liberazione ci proponete. Dobbiamo resistere ad una politica che ci chiede un cambiamento antropologico che sarebbe la fine di ogni progresso civile e umano. Questa fine,alla quale molti sono rassegnati, implica una precarietà lavorativa permanente e un imbarbarimento dei rapporti di lavoro e delle relazioni umane.
I) Poichè sono convinta che questo cambiamento antropologico ci snaturerebbe, credo sia necessario agire politicamente. Occorre molta serenità ma anche molta determinazione ma limitarsi a remare contro le ondate della bufera antiumanistica è rischioso. Il progetto che rende l'M.P.L. credibile va molto più in là di un'opposizione al sistema. Esso offre un modo di affrontare la recessione che stiamo vivendo che lo pone come una forza nuova nel panorama politico italiano. Infatti non affronta la questione recessione come l'affrontano i politici, non l'affronta in maniera strettamente monetaristica.
E' evidente, voi dite, che dalla recessione non si esce avendo presente solo il debito. Se è così evidente, perchè no viene sostenuto con forza dai partiti anche di sinistra, che stanno al potere? Questo è stato l'interrogativo che mi ha spinta all'incontro con voi.
II) Tento una risposta che è sotto gli occhi di tutti. I politici sono giustamente disprezzati dalle persone perchè, mentre loro parlano, le decisioni le prendono coloro che non fanno i politici e condizionano pesantemente l'economia. La politica è stata cacciata via dalla guida del treno ad alta velocità dell'economia. La politica si deve solo mettere "scuorno" (vergogna) perchè non pesca più nulla di salutare per l'Italia. E perchè questo? Perchè questa vergogna? Perchè non hanno più fiducia nella verità e nella giustizia, ossia perchè hanno rinunciato ad ogni fondamento filosofico ed assiologico.
Ogni tanto qualche politico si "sciala" con parole buoniste ma a vuoto.
III) Voi parlate (e non siete i soli) del principio di sovranità come del principio cardine di una ristrutturazione assiologica capace di rivoluzionare i principi di fondo con i quali la classe dirigente gestisce l'economia. Io non credo che esista una concezione tout court della sovranità. La sovranità non è un principio assoluto ma va vista nel suo relazionarsi con altri principi. Se la sovranità è messa in relazione e affiancata da un piano di lavoro che parte dal diritto della persona ad una vita dignitosa, allora abbiamo un binomio valoriale che ci fa restare nel solco della migliore tradizione socialista.
Bisogna solo trovare il modo di estrinsecarne l'enorme capacità d'urto. Credo tanto nel binomio sovranità-lavoro dignitoso che vedo già nuovi germogli uscire fuori dal solco socialista. Se diventa chiaro a noi stessi che senza un piano di lavoro nazionale che abbia lo scopo la salvaguardia della dignità della persona non c'è via d'uscita,saremo capaci di parlare in modo adeguato anche della sovranità. Alle persone interessa non solo uscire dalla crisi e avere più denaro a disposizione. Avere venti vestiti invece di cinque non cambia la vita. Alle persone occorre speranza nel presente e nel futuro. Dovremo chiederci allora se siamo capaci di avere noi stessi speranza, perchè se non l'abbiamo noi, non possiamo trasmetterla.
IV) A questo proposito ho alcune riflessioni da fare.Non credo che sarà la rete progressista a riportare la speranza in Italia. V'è la necessità di credere in una politica che abbia a cuore un cambiamento radicale, che tagli cioè alla radice tutto ciò che intralcia la giustizia sociale e i processi produttivi. L'uomo con la sua dignità, la natura con i suoi ritmi , la nazione italiana col suo orgoglio e la sua autodeterminazione vissuta nel rispetto dell'autodeterminazione di altri popoli,sono tutti obiettivi che ci sollecitano in una direzione che attualmente non è possibile se non con una rottura con i partiti dei "miscafrangisca"(miscugli ideologici paradossali, pasticci).
V) Tutto ciò richiede un grande sacrificio, un costante atto di coraggio, una vita rivoluzionaria legata ai valori fondamentali del socialismo. E' anzitutto fondamentale vivere tali valori nel quotidiano, nei rapporti personali altrimenti restano un giro di parole.Le proposte del M.P.L. sono concrete ma c'è un enigma che rischia di farle apparire come un libro dei sogni. I lavoratori, sui quali le proposte dovrebbero fare presa, sono disposti a lottare?
Ogni realtà, per quanto dolorosa,non cambia di per sé. Se desideriamo una diversa realtà sociale, bisogna lottare per realizzarla. Questa lotta, certamente non violenta, deve però aggredire l'iniquità di fondo del sistema in cui viviamo e proporre una resistenza attiva a tutti i livelli, in tutti i campi.
VI) Ma questo presuppone sia un livello culturale alto (non dico scolastico in senso stretto),sia una libertà e un coraggio che io non vedo.Una battaglia materiale ed ideologica ha bisogno di un'adesione vastissima e di grande qualità. La qualità che più manca tra i lavoratori è la solidarietà. Negli ambienti di lavoro la guerra è quotidiana, non si riesce a compattarsi per far fronte comune contro le ingiustizie subite. Se i lavoratori sono sotto ricatto è perchènon sono aiutati da un'ideologia ormai refrattaria ad ogni slancio solidale e collettivo. MI dispiace dirlo, ma i miei contatti qui dove vivo, mi che i lavoratori, a qualunque classe appartengono, sono inadeguati a combattere per creare un'alternativa. La colpa è soprattutto di quei partiti di sinistra che hanno trasformato le organizzazioni di lotta del popolo in strumenti di conciliazione.
VII) Tuttavia...Anche se attualmente un fronte popolare è un'utopia,è necessario agire per dargli la possibilità di nascere.Anche se non raccoglieremo ciò che seminiamo dobbiamo essere seminatori, anzi buoni seminatori.
VIII) Nel seminare le idee di giustizia sociale non smettere mai di rimarcare che senza una continua lotta per i propri diritti, l'ingiustizia e la povertà aumenteranno, non si fermeranno allo status quo. La povertà materiale e morale che impediscono oggi il trionfo di un fronte popolare socialista è voluta dal sistema. Questo sistema non accorcia solo il nostro portafoglio, ci accorcia anche la vista. Esso ci nutre di scarti culturali, vi sono libri che le scuole non fanno arrivare tra le mani dei giovani, vi sono programmi demenziali che ci rendono ottusi.
IX) Se continueremo a nutrirci di scarti culturali ci mancherà una visuale obiettiva della realtà e così ci verrà a mancare anche la capacità morale che si chiama coraggio. Se non ci solleviamo dal pantano in cui stiamo diventeremo sempre più poveri, più deboli e più idioti. E' a questo destino tragico che ci prepariamo se non ci organizziamo con audacia e perseveranza.
X) Avere mete difficili può sembrare follia. Ma in questo momento storico ciò che non sembra follia è miseria.
di Tina Cuomo
Sono consapevole della coraggiosa resistenza che voi del Movimento Popolare di Liberazione ci proponete. Dobbiamo resistere ad una politica che ci chiede un cambiamento antropologico che sarebbe la fine di ogni progresso civile e umano. Questa fine,alla quale molti sono rassegnati, implica una precarietà lavorativa permanente e un imbarbarimento dei rapporti di lavoro e delle relazioni umane.
I) Poichè sono convinta che questo cambiamento antropologico ci snaturerebbe, credo sia necessario agire politicamente. Occorre molta serenità ma anche molta determinazione ma limitarsi a remare contro le ondate della bufera antiumanistica è rischioso. Il progetto che rende l'M.P.L. credibile va molto più in là di un'opposizione al sistema. Esso offre un modo di affrontare la recessione che stiamo vivendo che lo pone come una forza nuova nel panorama politico italiano. Infatti non affronta la questione recessione come l'affrontano i politici, non l'affronta in maniera strettamente monetaristica.
E' evidente, voi dite, che dalla recessione non si esce avendo presente solo il debito. Se è così evidente, perchè no viene sostenuto con forza dai partiti anche di sinistra, che stanno al potere? Questo è stato l'interrogativo che mi ha spinta all'incontro con voi.
II) Tento una risposta che è sotto gli occhi di tutti. I politici sono giustamente disprezzati dalle persone perchè, mentre loro parlano, le decisioni le prendono coloro che non fanno i politici e condizionano pesantemente l'economia. La politica è stata cacciata via dalla guida del treno ad alta velocità dell'economia. La politica si deve solo mettere "scuorno" (vergogna) perchè non pesca più nulla di salutare per l'Italia. E perchè questo? Perchè questa vergogna? Perchè non hanno più fiducia nella verità e nella giustizia, ossia perchè hanno rinunciato ad ogni fondamento filosofico ed assiologico.
Ogni tanto qualche politico si "sciala" con parole buoniste ma a vuoto.
III) Voi parlate (e non siete i soli) del principio di sovranità come del principio cardine di una ristrutturazione assiologica capace di rivoluzionare i principi di fondo con i quali la classe dirigente gestisce l'economia. Io non credo che esista una concezione tout court della sovranità. La sovranità non è un principio assoluto ma va vista nel suo relazionarsi con altri principi. Se la sovranità è messa in relazione e affiancata da un piano di lavoro che parte dal diritto della persona ad una vita dignitosa, allora abbiamo un binomio valoriale che ci fa restare nel solco della migliore tradizione socialista.
Bisogna solo trovare il modo di estrinsecarne l'enorme capacità d'urto. Credo tanto nel binomio sovranità-lavoro dignitoso che vedo già nuovi germogli uscire fuori dal solco socialista. Se diventa chiaro a noi stessi che senza un piano di lavoro nazionale che abbia lo scopo la salvaguardia della dignità della persona non c'è via d'uscita,saremo capaci di parlare in modo adeguato anche della sovranità. Alle persone interessa non solo uscire dalla crisi e avere più denaro a disposizione. Avere venti vestiti invece di cinque non cambia la vita. Alle persone occorre speranza nel presente e nel futuro. Dovremo chiederci allora se siamo capaci di avere noi stessi speranza, perchè se non l'abbiamo noi, non possiamo trasmetterla.
IV) A questo proposito ho alcune riflessioni da fare.Non credo che sarà la rete progressista a riportare la speranza in Italia. V'è la necessità di credere in una politica che abbia a cuore un cambiamento radicale, che tagli cioè alla radice tutto ciò che intralcia la giustizia sociale e i processi produttivi. L'uomo con la sua dignità, la natura con i suoi ritmi , la nazione italiana col suo orgoglio e la sua autodeterminazione vissuta nel rispetto dell'autodeterminazione di altri popoli,sono tutti obiettivi che ci sollecitano in una direzione che attualmente non è possibile se non con una rottura con i partiti dei "miscafrangisca"(miscugli ideologici paradossali, pasticci).
V) Tutto ciò richiede un grande sacrificio, un costante atto di coraggio, una vita rivoluzionaria legata ai valori fondamentali del socialismo. E' anzitutto fondamentale vivere tali valori nel quotidiano, nei rapporti personali altrimenti restano un giro di parole.Le proposte del M.P.L. sono concrete ma c'è un enigma che rischia di farle apparire come un libro dei sogni. I lavoratori, sui quali le proposte dovrebbero fare presa, sono disposti a lottare?
Ogni realtà, per quanto dolorosa,non cambia di per sé. Se desideriamo una diversa realtà sociale, bisogna lottare per realizzarla. Questa lotta, certamente non violenta, deve però aggredire l'iniquità di fondo del sistema in cui viviamo e proporre una resistenza attiva a tutti i livelli, in tutti i campi.
VI) Ma questo presuppone sia un livello culturale alto (non dico scolastico in senso stretto),sia una libertà e un coraggio che io non vedo.Una battaglia materiale ed ideologica ha bisogno di un'adesione vastissima e di grande qualità. La qualità che più manca tra i lavoratori è la solidarietà. Negli ambienti di lavoro la guerra è quotidiana, non si riesce a compattarsi per far fronte comune contro le ingiustizie subite. Se i lavoratori sono sotto ricatto è perchènon sono aiutati da un'ideologia ormai refrattaria ad ogni slancio solidale e collettivo. MI dispiace dirlo, ma i miei contatti qui dove vivo, mi che i lavoratori, a qualunque classe appartengono, sono inadeguati a combattere per creare un'alternativa. La colpa è soprattutto di quei partiti di sinistra che hanno trasformato le organizzazioni di lotta del popolo in strumenti di conciliazione.
VII) Tuttavia...Anche se attualmente un fronte popolare è un'utopia,è necessario agire per dargli la possibilità di nascere.Anche se non raccoglieremo ciò che seminiamo dobbiamo essere seminatori, anzi buoni seminatori.
VIII) Nel seminare le idee di giustizia sociale non smettere mai di rimarcare che senza una continua lotta per i propri diritti, l'ingiustizia e la povertà aumenteranno, non si fermeranno allo status quo. La povertà materiale e morale che impediscono oggi il trionfo di un fronte popolare socialista è voluta dal sistema. Questo sistema non accorcia solo il nostro portafoglio, ci accorcia anche la vista. Esso ci nutre di scarti culturali, vi sono libri che le scuole non fanno arrivare tra le mani dei giovani, vi sono programmi demenziali che ci rendono ottusi.
IX) Se continueremo a nutrirci di scarti culturali ci mancherà una visuale obiettiva della realtà e così ci verrà a mancare anche la capacità morale che si chiama coraggio. Se non ci solleviamo dal pantano in cui stiamo diventeremo sempre più poveri, più deboli e più idioti. E' a questo destino tragico che ci prepariamo se non ci organizziamo con audacia e perseveranza.
X) Avere mete difficili può sembrare follia. Ma in questo momento storico ciò che non sembra follia è miseria.
3 commenti:
"Una battaglia materiale ed ideologica ha bisogno di un'adesione vastissima e di grande qualità. La qualità che più manca tra i lavoratori è la solidarietà."
Ecco, se lo dico io sono un provocatore, se lo dice una signora che è professoressa di qualcosa (quindi ha uno status riconoscibile anche per un bovino), che dice "assiologico", allora la si sta a sentire.
Il problema NON E' SOLO DELLA SOLIDARIETA' FRA LAVORATORI MA FRA TUTTE LE PERSONE DI CLASSE SUBALTERNA, CI VOGLIAMO ARRIVARE SI' O NO?
La differenza fra classe dominante e classe subalterna è nel tipo di senso di appartenenza:
a)I dominanti vogliono restare nel loro ambito di appartenenza mentre i subalterni anelano ad abbandonare il loro e a essere ammessi anche in posizione subordinata in quello dei dominanti
b)I dominanti si riconoscono come tali fra di loro in qualsiasi contesto e si sostengono, i subalterni no (leggetevi Sodoma e Gomorra di Proust...ma che lo dico a fare, quelle sono cose che leggono solo i dominanti)
c)Il potere consiste in una sola semplicissima cosa: PRIVARE LA CLASSE SUBALTERNA DEL PROPRIO SENSO DI APPARTENENZA sminuendolo, costringendola a idolatrare quello dell' alta società (lo show business serve solo ed esclusivamente a quello) e sostituendolo con un altro senso di appartenenza fittizio e funzionale ai dominanti che è il patriottismo (G.B.Shaw in Uomo e Superuomo: "Il patriottismo è il segreto di famiglia della ruling class")
d)Le persone di classe sociale inferiore sono piene di regolette assurde, fanno fatica a essere spontanei, confondono la spontaneità con la volgarità e il disordine mentale e diventano durissimi con quelli del loro gruppo che non si adeguano a queste imposizioni; una persona di classe alta fa quello che gli pare, se ne frega e non ne paga le conseguenze
e)La classe subalterna non capisce minimamente nessuno dei 4 punti elencati sopra e per di più si inkazza se gli si fa presente che non capisce.
La rivoluzione si fa parlando di QUESTE cose ragazzi, cambiando la mentalità, non sparando cose approssimative sul destino dell' euro.
Tempo perso.
All'anonimo delle 17 e 36:
Sono d'accordo con quanto da te esposto. Ma vedi, proprio perchè ai subalterni manca l'unità degli intenti (a costoro viene praticato il...dividi et impera), si ha bisogno di una forza politica (avanguardia di Lavoratori?) che faccia da collante per la massa, che si sappia radicare tra i più insomma.
Saluti a te e a quanti ci leggeranno.
The Red
E a proposito: i Lavoratori, dovrebbero lottare non "semplicemente" per i diritti ...capitalistici, ma per abolire il TEMPO DI LAVORO CAPITALISTICO.
A questo link sotto, si può leggere di cosa parlo.
Ancora saluti.
http://www.quinterna.org/pubblicazioni/rivista/02/tempodilavoro.htm
The Red
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