Lucio Magri ed Enrico Berlinguer |
di Fausto Schiavetto
Con profondo rispetto per la scelta e il coraggio dell'uomo e del compagno non possiamo non notare la simbolica morte di Lucio Magri che è andato a suicidarsi, farsi uccidere in una clinica svizzera abbattutto, depresso dalle temperie della vita, dalla perdita della sua moglie, vien detto.
Ma qual'è stata la vera moglie di Lucio? Il suo grande amore eretico per la giustizia in terra, per la politica democratica, per la sinistra, per il pci prima e poi quel suo andirivieni dentro e fuori, dentro e fuori le istituzioni, dentro e fuori la sinistra istituzionale, eternamente deluso dai ferrei schemi "costituzionali" in cui si è mossa e si muove la sinistra in Italia da Teano alla Svolta di Salerno al Compromesso Storico.
Su questa strada giustizia in terra non ce n'è, non si trova, non si fa.
Qui Magri e Berlinguer assieme nella foto riportata da La Repubblica di oggi. Pare un'illustrazione de "il fumo uccide". Il fumo dei desideri, dei progetti etici, della giustizia in terra ottenuta in questo quadro costituzionale. Cari compagni senza speranza. Bisognerà che i sopravissuti, le nuove generazioni imbocchino un'altra strada armandosi di armi più efficienti dei sogni. E tuttavia un pensiero affettuoso corre a loro. Ciao Lucio e ciao Enrico.
3 commenti:
Se il fumo c'entra per qualcosa, allora quei due hanno sprecato e ci hanno fatto sprecare i nostri sogni d'adolescenti. L'esito di una non-sinistra è sotto gli occhi di tutti. Che si sia tolta la vita forse perché ha voluto pagare un pegno alla sua consapevole vita nella sinistra fallimentare?
Caro anonimo, purtroppo hai ragione
La retorica che si sta sprecando attorno a Lucio Magri rasenta, secondo me, il disgusto. Vada per l'uomo, con tutte le sue debolezze, che merita sempre rispetto e attenzione ma sull'agire politico non credo proprio che si possa essere indulgenti. Questo individuo ha dedicato la sua vita all'impresa, in gran parte - ahimè - riuscita, di spegnere ogni tentativo di costruzione di movimenti e/o partiti alternativi al PCI. E lo ha fatto, non con i metodi stalinisti della repressione brutale, ma con la raffinata arte della dialettica, dell'illusione politicista, della costruzione politico - culturale raffinata, tipica dell'intellettuale "impegnato" e liberato dalle basse e concrete preoccupazioni di tipo "economicista".Purtroppo, all'epoca, ha fregato anche il sottoscritto che, se lo vorrà, non potrà permettersi di porre fine ai suoi giorni in una tranquilla clinica svizzera!
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