sabato 21 aprile 2012

FRANCIA: VOTARE PER IL FRONT NATIONAL?

Marine Le Pen (a destra) col padre Jean-Marie,
fondatore del pétainista Fronte National
Marine Le Pen e le pene 
di Costanzo Preve

di Moreno Pasquinelli

«In Francia il 22-4-2012 ci sarà il primo turno delle elezioni presidenziali, ed il 6-5-2012 il secondo turno fra i primi due rimasti. Se fossi francese andrei a votare in entrambi i turni. Al primo turno (scandalo! orrore!) voterei Marine Le Pen, ed anche al secondo turno, se fosse ancora in corsa. Al secondo turno, nell'ipotesi che siano ancora in corsa solo Sarkozy ed Hollande, voterei sicuramente Hollande come male minore»
[Costanzo Preve, Se fossi francese]


Oggi si vota in Francia per il primo turno delle presidenziali. Il tutto sotto la vigile attenzione degli eurocrati e dei "mercati finanziari". Se Sarkozy perderà il primo turno è certo che perderà il secondo, e non verrà rieletto. Vincerà dunque il socialista (di destra) Hollande. La ragione di questa attenzione è evidente: la sconfitta di Sarkozy potrebbe significare la fine dell'asse carolingio Germania-Francia o, in altre parole, un colpo durissimo all'Euro-Germania, cioè all'egemonia continentale tedesca.

L'islamofobia, tratto distintivo del lepenismo
Il condizionale è d'obbligo, poiché Hollande, pur di vincere e accalappiare voti, promette forse ciò che sa già di non potere mantenere —ad esempio che chiederà di rivedere i Tratti europei e di ridiscutere del Fiscal compact. Usiamo il condizionale poiché, anche ammesso che Hollande creda in ciò che dice, non vuol dire affatto che una volta eletto Presidente, possa o sia disposto a mettere all'angolo la Merkel e litigare con la Germania. La casta dei politici depreca il "populismo", ma essa è la prima ad attingere al repertorio demagogico del "populismo" — e ciò è tanto più vero in sistemi istituzionali presidenzialisti o semi-presidenzialisti come quello francese, i quali premiano l'inganno, la menzogna, ovvero gli imbroglioni di mestiere.

Tuttavia... tuttavia tutto è possibile, poiché, dato che la crisi dell'eurozona è destinata ad approfondirsi, non è escluso che si consolidi, ai massimi livelli politici, non solo francesi, la convinzione che si debba porre fine alle politiche monetariste per passare a politiche di tipo keynesiano. Ma questo potrebbe appunto significare la frattura dell'eurozona, poiché la Germania si rifiuterà, com'è prevedibile, di rivedere i Trattati, ovvero di sbarazzarsi degli scudi grazie ai quali, fino ad ora, si è sostanzialmente tenuta fuori dal marasma dei debiti sovrani e della consunzione dei sistemi bancari.

Ma torniamo alle elezioni in Francia. SollevAzione ha già scritto sul Fronte di sinistra di Jean-Luc Mélenchon, [Il terzo candidato], unione elettorale variegata, di cui fa parte anche il moribondo Pcf, nonché vari spezzoni dell'estrema sinistra, tra cui u fuoriusciti dal Npa. Che propone Mélenchon?«Il programma del Front de gauche prevede la bocciatura del Trattato europeo di disciplina fiscale, il ripristino della pensione a 60 anni, l'aumento del salario minimo da 1.400 a 1.700 euro lordi mensili (e netti alla fine del quinquennato), l'uscita dalla Nato, il passaggio da una Quinta Repubblica di fatto presidenziale a una Sesta Repubblica parlamentare». [Ibidem] 
Dimmi con chi vai....


Un keynesismo improbabile, dato che egli tace sul problema dell'euro —visto che senza sovranità monetaria nessuna cura keynesiana, ammesso che sia efficace, è plausibile. Il problema infatti, è che Mélenchon, alla fine, anzi all'inizio, ovvero al secondo turno, darà quasi certamente l'appoggio a Hollande, cedendo dunque il passo al neoliberismo temperato di marca eurocratica. 

Del resto, che quest'appoggio a Hollande lo diano anche i due candidati d'estrema sinistra, quello di Lutte Ouvrière e del Npa, non è affatto escluso, anzi è scontato. I trotskysti francesi infatti, ai ballottaggi, vittime della sindrome menopeggista e con la scusa di "sbarrare la strada alla destra", han sempre finito per votare il Ps social-imperialista. Peggio! In quelle del maggio 2002, votarono il Presidente in carica Chirac (contro Jean-Marie le Pen).

Che c'entra in questo contesto Costanzo Preve? C'entra perché c'è di mezzo la candidata del Front National Marine Le Pen, figlia del più noto Jean-Marie, sostenitore confesso della Francia di Vichy  e del gauleiter maresciallo Petain, nonché Pied-Noir e sterminatore dei patrioti algerini.

Siamo rimasti francamente di stucco nel leggere quanto ha scritto Preve:
«In Francia il 22-4-2012 ci sarà il primo turno delle elezioni presidenziali, ed il 6-5-2012 il secondo turno fra i primi due rimasti. Se fossi francese andrei a votare in entrambi i turni. Al primo turno (scandalo! orrore!) voterei Marine Le Pen, ed anche al secondo turno, se fosse ancora in corsa. Al secondo turno, nell'ipotesi che siano ancora in corsa solo Sarkozy ed Hollande, voterei sicuramente Hollande come male minore».  Se fossi francese]
Qual'è l'asse del ragionamento di Preve? Come giustifica la sua pittoresca posizione? Lo si può solo evincere (dal suo scritto) poiché, come a Preve capita spesso, in preda ad un malcelato narcisismo filosofico, la tira per le lunghe e finisce per dimenticare il punto di partenza, e quindi di arrivo. Questo punto è presto detto: la sovranità nazionale. Contro la globalizzazione imperialistica Preve, giustamente, difende una prospettiva sovranista.

Ma... c'è un ma. 

Il sovranismo nazionale di per sé, se non è una convenzione semantica,  è solo un concetto che, calato nella pratica, può assumere diverse forme, e alle forme corrispondono diversi contenuti. Il sovranismo può essere revanchista, reazionario, sciovinista, razzista, fascista e imperialista, come appunto quello del Fronte Nazionale francese, o può essere, al contrario, democratico, antimperialista, socialista, internazionalista e rivoluzionario. Tra i più accaniti sovranisti, ad esempio, si annoverano nord-americani e israeliani, di cui speriamo Preve non nutrirà alcuna ammirazione —e che non vorrà, per una tarda infatuazione di matrice idealistica dello Stato-nazione, porre sullo stesso piano dei patriottismi cubano o palestinese.

Ma tant'è. Ingabbiatosi da solo nell'astratto teorema ideologico della "fine della dicotomia destra-sinistra", Preve commette il grave errore di non fare più alcuna distinzione qualitativa tra il nazionalismo di un popolo oppresso e quello di un popolo oppressore (Lenin). Finisce per cancellare ogni differenza, non diciamo di classe, ma anche ideale e culturale. Chiuso nel suo universo concettuale, egli non vede più il poliverso reale, e finisce per cancellare l'opposizione antagonista tra sovranismo imperialista (alle Le Pen) e sovranismo antimperialista (per capirci alla Castro, alla Chavez o alla Hezbollah). Finisce insomma per confondere la cacca con la cioccolata. Finisce anzi, e ciò aggrava la sua posizione, col patetico tentativo di spacciare il letame sciovinista  imperialista e islamofobo lepenista, come fosse un chavismo alla francese.


Preve ci informa di aver letto un libro della Marine le Pen, dal quale verrebbe fuori, secondo lui, l'immagine di una candida pensatrice... di sinistra. Preve confessa di volerle credere, mentre, afferma di non credere al candidato di sinistra Mélenchon: 
«La gente è in maggioranza contro l'euro, anche se sventuratamente viene divisa ideologicamente fra la Le Pen e Mélanchon, per il quale voterei, se pensassi che facesse sul serio, senza recitare il semplice gioco delle parti (urla rivoluzionarie, e poi appoggio a Mitterrand e Jospin)». [Se fossi francese, ibidem]
Da quando in qua un persona seria crede a quanto un candidato populista dice di se stesso? Da quando in qua il criterio principale di giudizio politico diventa ciò che c'è scritto in un libro e non, anche, la natura sociale di un movimento e del suo gruppo dirigente, le sue radici storiche e ideali, ciò che esso porta in grembo? E perché mai credere a Marine Le Pen, ma non a Mélenchon? Due pesi e due misure perché? Preve1, di Mélenchon, non si fida, perché "non fa sul serio" e appoggerà Hollande (come appoggiò Mitterand e Jospen), ma allora non dovrebbe fidarsi nemmeno Preve2, visto che quest'ultimo ha dichiarato che egli voterà anche lui per Hollande —pensa Preve che il Front National al ballottaggio voterà a sinistra? Noi dubitiamo.


Che tipo di gente voterà in Francia per la candidata del Font National, ce lo fa capire la nota attrice Brigitte Bardot: «Votero’ Marine Le Pen. Trovo questa donna lodevole”, ha detto BB in un’intervista al Nice-Matin denunciando ”il tradimento” di Nicolas Sarkozy per il quale aveva votato nel 2007: ”Me ne pento, continua a fare promesse che non manterra’. Del socialista Francois Hollande ha detto: ”Non voglio nemmeno sentirne parlare». [Panorama, 19 aprile 2012]
Lampedusa, marzo 2011. Marine Le Pen, accompagnata
dal leghista Borghezio: "Impedite gli sbarchi dei clandestini"

La maggior parte dei francesi, di sicuro, non ha letto il libro di Marine Le Pen tanto caro a Preve. Ciononostante essi sanno, figuriamoci gli immigrati musulmani, che la signora ha un pedigree fascista di tutto rispetto e che, se lo sta stemperando è solo perché anche lei, se vuole andare al potere, deve adattarsi, nel senso di piegarsi, agli interessi della classe dominante e alla sua ideologia —in questo senso leggiamo le sue dichiarazioni a favore degli omosessuali e, in chiave ovviamente islamofoba, contro l'antisemitismo. Che poi, come Tremonti, inveisca contro il neoliberismo, la globalizzazione e Adam Smith, ciò non ne fa affatto una Giovanna D'Arco anticapitalista. Per dire  che la conversione politica della Le Pen, il suo eventuale abbandono del fascismo, avviene tutto dentro lo spazio della tetragona destra conservatrice francese, anticomunista e antidemocratica come quant'altre mai.

E' proprio per spianare la strada alla sua corsa verso l'Eliseo che Marine Le Pen ha girato mezzo mondo per cercare sponsor e alleati. Non ci risulta che abbia cercato l'amicizia di anticapitalisti alla Preve ma, al contrario ha cercato lo sdoganamento nel tempio mondiale del capitalismo-imperialista. Ma ciò, a Preve, occupato a leggerne il  libro, dev'essere sfuggito.
«È poi volata a New York ai primi di novembre e ha incontrato per 20 minuti l’Ambasciatore d’Israele all’Onu, Ron Prosor. E il quotidiano Haaretz le concede una possibilità, purché la condanna dell’anti-semitismo sia “chiara e forte”. A Palm Beach, Marine ha cenato con 200 repubblicani del Tea Party da Bill Diamond, finanziatore ebreo di Rudolph Giuliani. E per un soffio non è stata accolta da vip al Museo della Shoah a Washington. Che il secondo turno sia dietro l’angolo»? [Panorama, 6 dicembre 2011]







    19 commenti:

    roberto grienti ha detto...

    preve di cui ho apprezzato e condiviso tante cose da lui scritte, questa volta deve essere andato fuori di testa; non voglio essere offensivo, però non vorrei che grattando il comunista ne venga fuori il fariseo, non voglio crederci per niente al mondo!; preve dacci un indicazione per come fare e cosa fare per ribellarci alla dittatura dei banchieri che sta imperversando in tutto il mondo, banchieri che stanno commissionando i suicidi di massa di ceti sociali che sono stati un sostegno vitale al sistema capitalista.

    Fiorenzo Fraioli ha detto...

    Se l'amore per la Patria non è di destra né di sinistra, ma un valore condiviso che affonda le sue radici nel "comune sentire" di una collettività, è anche vero che esistono, ed esisteranno SEMPRE, nazionalisti di destra (che vogliono nella loro Patria un regime gerarchico) e nazionalisti di sinistra, che desiderano esattamente l'opposto. La mia sensazione è che, dopo decenni di demonizzazione del concetto di Patria, oggi si faccia molta confusione. Mi spiego: poiché molti, a sinistra, cominciano a rendersi conto che demonizzare l'idea di Patria è (ed è stato) un errore, e quindi a rivalutarla, finiscono (sullo slancio?) con l'abbracciare compulsivamente chiunque ri-metta al centro questo concetto. Credo che, in questo genere di errori, vi sia molto spesso una radice di natura emotiva, direi quasi personalistica, rintracciabile magari in vecchi rancori ormai noti solo a pochissimi.

    Del passato dovremmo ricordare solo gli insegnamenti, e dimenticare i torti. Chi non riesce a fare ciò, finisce con il sottomettere la propria intelligenza critica al moto delle passioni.

    Che fatica, per i critici del futuro, districarsi tra il grano e il loglio di certi pensatori...

    Libero ha detto...

    Le parole di Preve sono a mio avviso il sintomo di un deficit culturale più profondo di quello descritto da Pasquinelli e che caratterizza moltissimi politici, economisti e "filosofi" della sinistra anticapitalista (anche marxista). Provo a riassumere nei limiti di questo commento questo deficit anche a rischio di essere ripetitivo. Se per eco-nomia si intende, nella sua accezione originaria smithiana, come rammenta Arrighi, la scienza del governo, dell'amministrazione, di quella che heideggherianamente possiamo chiamare la "casa" dell'uomo, il luogo originario del suo soggiornare e abitare, allora l'economia non può che fondarsi sull'eco-logia intesa come scienza naturale che studia la stuttura fisica di questa casa in cui si svolge l'attività economica dell'uomo che è anch'essa a tutti gli effetti un evento fisico. E il concetto fisico fondamentale che sta alla base della "logia" dell'oikos dell'uomo è quello di "lavoro" e quindi di "energia", concetto che è ineludibilmente connesso con quello di "lavoro" come fonte della produzione di beni che sta alla base dell'economia classica. Senza lavoro e quindi senza energia in senso fisico non c'è produzione. E quindi fondamentale che un eco-nomista sia anche un eco-logo e cioè conosca le strutture contettuali portanti della fisica delle fonti di energia e quindi di "lavoro".
    E' vero che l'amministrazione della casa dell'uomo può assumere forme e obiettivi assai differenti e un sistema economico può, quindi, essere strutturato in modo da perseguire le più svariate finalità. Ma se assume come finalità fondamentale quella di assicurare la riproducibilità del sistema stesso, ed eventualmente il suo sviluppo nei limiti in cui questo non comprometta la riproducibilità, garantendo un'esistenza dignitosa a tutta la popolazione, sia quella che lavora sia quella che non può o non deve lavorare, la scienza eco-nomica, per poter fornire all'uomo gli strumenti operativi per amministrare "razionalmente" la propria casa nel perseguimento del fine predetto, non può prescindere dalla scienza eco-logica e quindi dalla fisica.
    Detto questo io credo che molti economisti e "filosofi" marxisti non abbiano ancora capito che l'ecomomia capitalista è giunta ad un limite, ad un asindoto che, per usare le parole di Wallerstein, è quello del costo delle materie prime. Wallerstein essendo anche lui un economista non si è reso conto che più propriamente l'asindoto in questione è quello del costo dell'energia, che a sua volta si riperquote sul costo delle materie prime, a causa dei rendimenti decrescenti delle sue fonti. Quindi, l'euro e il sistema finanziario mondiale sono condannati perchè non c'è più energia per consentire l'espansione dell'economia reale, e quindi, come ho già detto in altro commento, sarà necessario prepararsi al risorgere di una dura lotta di classe e rifondare il marximo, la scienza eco-nomica, su una solida base eco-logica e cioè fisica. I vaneggiamenti di Preve e di altri economisti e "filosofi" di sinistra saranno presto solo polvere della storia.

    Libero ha detto...

    "Asintoto"

    alessandro ha detto...

    Moreno, non dire cazzate. L'idea che esiste un sovranismo "di sinistra" e un sovranismo "di destra" significa che sei tu che non hai assimilato la critica previana al capitalismo globale, alla sinistra del '900, alla cultura del capitalismo globalizzato. Pittoresco e chi non intuisce che per fare la rivoluzione-oggi- in Italia abolire la griglia di lettura fra sinistra e destra è decisivo. Non solo, perché, come dice Marine Le Pen nel comizio che sotto accludo- perché per difendere le condizioni di vita delle masse popolari; per difendere quello che resta dello Stato sociale è necessario riconquistare la sovranità politica, cioè economica; ma ben più profondamente, perché per costruire una alternativa alla rivoluzione neo liberale occorre riconoscere l'esistenza ANCHE di una comunità nazionale; bisogna criticare la rivoluzione neoliberale dei costumi; bisogna criticare la religione del laicismo; bisogna criticare la filosofia dell'attuale femminismo; bisogna rinunciare ad una idea di lotta di classe che separa la lotta per i diritti dalla riconquista di potere e responsabilità; bisogna superare l'individualismo antiautoritario il cui risultato ultimo sono i giovani dei centri sociali; bisogna ricostruire l'autorità nella scuola; ecc. ecc. La critica del neoliberismo che conduce il MPL, se si limita alla critica del neoliberismo e non aggredisce tutto l'insieme della fisionomia della società neoliberale resta superficiale e non fornisce realmente gli strumenti per la rivoluzione in Italia.

    Per quanto riguarda Marine Le Pen, che anch'io oggi voterei se fossi in Francia, vi riporto quì sotto l'intervento al Meeting di Parigi di qualche giorno fa, che dice molto di più delle battute critiche degli osservatori lontani, e che permette a chi ha la pazienza di ascoltare (dura 1 ora e 20 ed è in francese) di farsi un'idea di prima mano sulla fisionomia di questo personaggio, ne avessimo in Italia. Vai Costanzo

    http://www.marinelepen2012.fr/2012/04/19/video-officielle-du-grand-meeting-de-marine-le-pen-au-zenith-a-paris/

    (Alessandro Chiavacci)

    SOLLEVAZIONE ha detto...

    @ Alessandro:

    Non ho usato il concetto di "sovranismo di destra": sono stato più preciso, ho parlato di "sovranismo imperialista", ad esempio USA e Israele. Ti risulta?
    Al polo opposto non ho collocatro il "sovranismo di sinistra" (anche questa categoria l'hai interpolata tu), bensì di "sovranismo antimperialista, ad esempio il cubano e quello palestinese.
    Ovviamente questa opposizione, non solo concettuale, ma storica, la capiscono anche i sassi.
    Non la capiscono quelli prigionieri dell'ideologia (questa sì storicamente di destra, per quanto antiliberale, ma pur sempre di destra) per cui non esistono oppressi e oppressori, sfruttati e sfruttatori (lotta di classe) ma solo popoli e/o il mito della nazione, sia essa di spirito (Hegel), di sangue (romantica), di destino (fascista). Tutte e tre imparentate.
    L'idea che lo schiavo debba essere fedele alla patria del suo connazionale schiavista è una mistificazione politica, che serve appunto ai dominanti per tenere gli schiavi soggiogati.
    Moreno Pasquinelli

    Fiorenzo Fraioli ha detto...

    Moreno, sei un grande!

    Anonimo ha detto...

    DEL MARXISMO DI PREVE E DELLE SUE SCIOCCHEZZE, consiglio: http://bentornatabandierarossa.blogspot.it/2011/10/di-lorenzo-mortara-in-una-risposta-al.html

    Cordiali saluti.

    The Red

    alessandro ha detto...

    @ moreno Caro Moreno, rispondiamoci pianamente, tanto quì non sono in questione egemonie o cose del genere, almeno per quello che mi riguarda.

    Se si riconoscesse la legittimità della lotta per la sovranità quando un paese è occupato o dipendente, non avremmo innovato niente rispetto all'antimperialismo per esempio di lenin. Ma quella lotta è legittima anche nei paesi del centro dell'impero, anche perché nella sua forma finanziaria l'imperialismo sacrifica anche gran parte delle sue stesse popolazioni.

    Sul fatto che esistano sfruttati e sfruttatori non c'è alcun dubbio. Il problema è, a mia avviso, che il capitalismo non si abolisce, ma si supera (cioè: o rapporti di dipendenza che sono la sostanza del capitalismo non si aboliscono per decreto), e dunque serve a poco "dichiararsi" anticapitalisti.

    Sulla questione della sinistra e destra, tu, come Leonardo, il Mpl e altri, cogliete l'aspetto economico del capitalismo globalizzato, e le proposte che fate sono conseguenti; però l'analisi economica va approfondita a tutti gli aspetti sociali. Il capitalismo post borghese e globalizzato necessita anche di aspetti culturali, di liberalizzazione "dall'alto" dei costumi, per esempio, di rifiuto della autorità (escluso quella del denaro, certo)che fanno sì che il capitalismo post borghese assuma molti caratteri che per decenni ha rivendicato la sinistra. Per questo è necessaria quella che qualcuno chiama una "rivoluzione gestaltica", e non solo l'aggiornamento della analisi riproponendo valori vecchi. Pensate davvero che si possa difendere la sovranità italiana e contemporaneamente rifiutare l'idea di nazione? Parlare di sovranità e pensare alla piena libertà di immigrazione? Se qualcuno, come Preve, parla di fine della dicotomia destra sinistra è perché è necessario estendere la critica del capitalismo globalizzato a tutte le sue conseguenze sociali; e così si possono trovare sintonie e alleanze con tanti soggetti che con una analisi di tipo solo economico non è possibile. Pensate forse di fare la rivoluzione spiegando le conseguenze dello "spread" o del pareggio di bilancio? Non ci sono forse altri argomenti con cui si entra in sintonia con le passioni della gente? Parlando solo di elementi economici (cioè restringendo la propria analisi solo a quegli elementi) si fa come John Reed, nel film i Dieci giorni che sconvolsero il mondo, quando va a fare un comizio a una tribù di beduini. Comincia a spiegare i principi del marxismo leninismo, la crisi, lo sfruttamento, nel completo silenzio dei partecipanti. Fino a che un altro dirigente non gli strappa il microfono di mano e grida: "Allah è grande", suscitando finalmente l'entusiasmo dei beduini. Saluti A.C.

    Lorenzo ha detto...

    L’articolo di Pasquinelli, mi si permetta, è una congerie di sciocchezze, errori ed accostamenti sloganistici.

    Ogni unità politica coesa manifesta la tendenza – più o meno accentuata in rapporto a fattori storici, culturali, razziali, climatici (che spesso contano più di quelli attinenti all’organizzazione politica interna) ad entrare in rapporti polemologici con altre comunità: ad operare secondo la logica amico/nemico. Il sovranismo di destra ci ha dato la Germania nazionalsocialista e l’Italia fascista; quello di sinistra l’Unione sovietica (col suo impero centroeuropeo, la colonizzazione etnica delle repubbliche baltiche ecc.), la Cina (si pensi soltanto alla sua conquista/colonizzazione del Tibet), i Khmer rossi ecc. Cuba e i palestinesi non hanno mai avuto occasione di opprimere i loro avversari solo perché si sono sempre ritrovati sulla difensiva. Un popolo oppresso è solo un popolo più debole rispetto al suo oppressore.

    Squadernare il sovranismo in opposti reciproci a seconda dell’adesione o meno alla vostra religione dell’umanità è una forzatura grossolana. Come ogni religione, essa può apparire obbligante, ripugnante o semplicemente irrilevante, in rapporto alle scelte di valore di ognuno. Cosa ci impedisce di essere più interessati alla tema sovranità che al tipo di comunità morale che prevarrà al suo interno? Oltretutto, dinanzi allo strapotere del capitalismo terminale, alla sua rincorsa verso il baratro, e dinanzi all’annacquamento degli orizzonti ideali delle estreme generato dal pensiero unico (per cui concetti come politica razziale o distruzione del capitalismo sono quasi usciti dal vocabolario politico) che ha indotto un significativo per quanto sottaciuto avvicinamento di estrema destra e estrema sinistra (all’insegna del ripristino della preminenza della politica sull’economia e della ricostituzione d’un vasto settore d’interessi e di attività pubbliche), può venire l’idea che valga la pena di unire gli sforzi contro il comune nemico.

    Preve un buon motivo per prediligere Le Pen a Mélanchon ce l’ha: è l’unica candidata antisistema, che non cerca compromessi col pensiero unico ed enunzia a chiare lettere la fondamentale verità più volte enunziata sul vs. sito: centrodestra e centrosinistra sono due facce della medesima dittatura della finanza globalizzata, colle quali nessun accordo è possibile senza lasciarsi assorbire dalla logica del sistema. Ecco cosa la rende meritevole di fiducia al di là delle chiacchere. E questa congruenza Le Pen la deriva anche e proprio dal suo essere di destra e dal voler rispedire a casa negri e mezzi negri in punta di baionetta, perché ciò le consente di enunziare un nesso imprescindibile, che voi cercate sistematicamente di occultare, cioè il vincolo fra mobilità incontrollata del capitale (che volete giustamente riportare sotto controllo) e mobilità incontrollata della forza-lavoro (su cui tacete sistematicamente per simpatia verso le orde migratorie).

    E ancora spiace vedervi mutuare, non appena fa comodo, il lessico di regime, che ha coniato il termine ‘populista’ per screditare chiunque avanzi istanze diffuse tra la popolazione ma sgradite al regime. Non appena il popolo vuole qualcosa di diverso dall’ideologue di turno chi ne appoggia le istanze da democratico diventa populista. Per il Corriere della sera populisti siete voi perché non volete la UE, per voi lo è la Le Pen perché non vuole la società multirazziale. E via ragionando per slogans.

    Infine rivolgo a voi una domanda che ho già posto su Appello al popolo: nel caso, non improbabile, che la reazione prevalente al liberismo assuma i tratti di Le Pen, e magari di qualcuno ben più radicale di lei, e vi troviate a scegliere fra lo status quo e la pelle dei vostri negretti, voi cosa farete? Appoggerete la rivoluzione rossobruna o vi rifugerete sotto le ali dei diritti umani declinati in salsa Monti e Marchionne?

    Chi è il vostro ‘nemico principale’ (A. de Benoist)?

    Anonimo ha detto...

    Sono stato fra coloro che sono stati solidali con voi quando vi accusavano di essere ambigui, filofasci o rossobruni.
    Preve però invitando a votare Le Pen, l'ha fatta grossa. Ora fuori dalle palle chi puzza di infiltrazione nera, altrimenti ce ne andiamo noi!

    SOLLEVAZIONE ha detto...

    Non è nostra abitudine, come i nostri tanti lettori han visto, censurare. Abbiamo cassato dei commenti solo due volte in tre anni, perché volgari e privi di contenuto politico.
    L'ultimo post di "Lorenzo" non lo censuriamo, malgrado sia squallidamente razzista ["la pelle dei vostri negretti"], poiché avendo (anche) contenuto, la censura parrebbe un rifiuto del dialogo.
    Ma ogni dialogo ha un limite per noi, esso si svolge in un perimetro, quello segnato da tre concetti: eguaglianza, fratellanza e libertà. Fuori da questi confini, guarda caso sanciti dalla grande rivoluzione francese (che il Fn è il primo a calpestare) il dialogo non ci interessa più. Tanto abissale è la distanza per quanto attiene a valori etici e morali. Li si consideri, se si vuole, pre-politici, ma essi sono il sostrato profondo di ogni prassi politica.

    Per quanto riguarda il quesito. Siamo contro la finanza predatoria, il liberismo e i loro lacché politici. Ma siamo anche per sbarrare la strada alla fascistizzazione delle masse. Ci siamo già passati nel secolo scorso, abbiamo imparato la lezione, e sapremo attrezzarci alla bisogna. Una regola dice che non si possono combattere due nemici al contempo. Vero: li si devono attaccare uno alla volta. Oggi tocca all'oligarchia imperialistica, il nemico fondamentale, domani sarà la volta dei neo-fascisti.

    Anonimo ha detto...

    Secondo me Preve, entrato in paranoia a forza di menarcela che non esistono più destra sinistra (che fa tanto radical-figo ma è in realtà lo slogan di tutti i pennivendoli del capitale), sta diventando un fascista. Forse non se n'è accorto. Voi che lo conoscete meglio, mettetelo sull'avviso.

    Anonimo ha detto...

    Ho letto molte cose di Preve e anch'io l'ho sempre difeso da chi lo accusava di ambiguità. Avevo torto....forse la sinistra non esiste più ma la destra esiste eccome ed è estremamente grave, imperdonabile non accorgersene. Certo una destra diversa dal passato, ma i suoi tratti sono quelli. Cos'ha di diverso dalla destra tradizione Marine Le Pen?...qui siamo alla demenza senile e ci son prese di posizioni che bisogna avere il coraggio di esplicitare con chiarezza.

    Lorenzo ha detto...

    @ Redazione

    I vostri valori non sono pre-politici. Sono pre-razionali: una religione laica.

    Per il resto condivido la vs. conclusione: affossiamo il sistema e poi penseremo a gestire il decennio di guerre che gli farà seguito. Ma io dubito che queste si articoleranno secondo gli schemi ideologici del XX secolo.

    Anonimo ha detto...

    Preve, così come tutti coloro che insistono con la tesi della fine della distizinzione tra destra e sinistra, sono dei fascisti belli e buoni. Sia chiaro, non è un fenomeno nuovo, l'estrema destra ha sempre cercato di praticare la tattica dell'entrismo, intruppando puttane livorose della ex sinistra parlamentare, e divulgando le proprie idee mascherandole con una presunta neutralità. Fateci caso, tutti coloro che propongono il superamento della distinzione tra destra e sinistra, poi finiscono per propagandare temi inequivocabilmente caratteristici dell'estrema destra. Già il fascismo originario si dichiarava antipregiudiziale, poi però fu finanziato dagli agrari e dagli industriali, lo stesso succede con il Front National, blatera di sovranità, comunità nazionale, si scaglia contro la finanza, ma poi si incontra con i repubblicani del tea party, cioè con ciò che oggi più rappresenta il fascismo neoliberista.
    Alessio

    Anonimo ha detto...

    pardon, volevo dire della ex sinistra "extra-parlamentare"

    noccioletta ha detto...

    'Ma a cosa possono essere utili i fascisti “nel terzo millennio”?
    Non essendoci all’orizzonte rivoluzioni proletarie o l’Armata Rossa pronta ad abbeverare i cavalli nelle fontane di piazza San Pietro, come si spiega l’esistenza, il rafforzamento, il sostegno, che ricevono i gruppi neofascisti da parte di settori non irrilevanti della borghesia italiana?'

    http://www.contropiano.org/it/news-politica/item/7737-il-lavoro-sporco-dei-fascisti-del-terzo-millennio

    Maurizio Neri ha detto...

    Segnalo l'Articolo/Risposta a Costanzo Preve, e non solo, della Redazione del Laboratorio/Rivista Comunismo e Comunità.

    http://www.comunismoecomunita.org/?p=3221

    Maurizio Neri

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