[ 14 febbraio 2018 ]
Abbiamo già detto quanto pensassimo della decisione di Alberto Bagnai di candidarsi con la Lega —QUI e QUI.
Una Lega il cui programma politico — stato minimo, mercato al primo posto, flat tax, nazionalismo reazionario, stato di polizia, ecc. è un classico della destra dura liberista anticostituzionale. Un programma ispirato alla visione del vero economista di riferimento del Salvini, ovvero Armando Siri. Siamo agli antipodi del keynesismo.
Non ce ne occuperemmo nuovamente se non avessimo udito quel che Bagnai ha affermato alla prima uscita elettorale di Bagnai in quel di Firenze il 6 febbraio scorso. Clementi sorvoliamo sul ruffianesco e svenevole comportamento verso Salvini — vedere e ascoltare per credere. Perché segnaliamo il fattaccio? Perché il nostro è tornato a rivendicare il Manifesto di solidarietà europea da lui sottoscritto nel gennaio 2013. Cosa sosteneva in buona sostanza quel manifesto (firmato col fior fiore di economisti liberisti)? Che per la salvaguardia della "integrazione europea", occorreva «Un nuovo sistema di coordinamento delle valute europee, volto alla prevenzione di guerre valutarie e di eccessive fluttuazioni dei cambi fra i paesi europei», quindi «una segmentazione controllata dell’Eurozona attraverso l’uscita, decisa di comune accordo, dei paesi più competitivi», quindi non dell'Italia badate, bensì proprio della Germania.
Come mai Bagnai ha ripescato anzi disseppellito questa idea pittoresca? Con una fava tenta di prendere due piccioni: coprire le spalle a Salvini, ovvero al suo abbandono dell'obbiettivo dell'uscita dell'Italia dall'euro; quindi mostrare che lui andando con la Lega non ha "tradito", anzi è giunto al suo naturale punto d'approdo. La qual cosa, appunto, ci trova d'accordo.
Vale la pena quindi ripubblicare quanto scrivemmo il 28 maggio 2013 su questo blog in merito al famigerato Manifesto.
Abbiamo già detto quanto pensassimo della decisione di Alberto Bagnai di candidarsi con la Lega —QUI e QUI.
Una Lega il cui programma politico — stato minimo, mercato al primo posto, flat tax, nazionalismo reazionario, stato di polizia, ecc. è un classico della destra dura liberista anticostituzionale. Un programma ispirato alla visione del vero economista di riferimento del Salvini, ovvero Armando Siri. Siamo agli antipodi del keynesismo.
Non ce ne occuperemmo nuovamente se non avessimo udito quel che Bagnai ha affermato alla prima uscita elettorale di Bagnai in quel di Firenze il 6 febbraio scorso. Clementi sorvoliamo sul ruffianesco e svenevole comportamento verso Salvini — vedere e ascoltare per credere. Perché segnaliamo il fattaccio? Perché il nostro è tornato a rivendicare il Manifesto di solidarietà europea da lui sottoscritto nel gennaio 2013. Cosa sosteneva in buona sostanza quel manifesto (firmato col fior fiore di economisti liberisti)? Che per la salvaguardia della "integrazione europea", occorreva «Un nuovo sistema di coordinamento delle valute europee, volto alla prevenzione di guerre valutarie e di eccessive fluttuazioni dei cambi fra i paesi europei», quindi «una segmentazione controllata dell’Eurozona attraverso l’uscita, decisa di comune accordo, dei paesi più competitivi», quindi non dell'Italia badate, bensì proprio della Germania.
Come mai Bagnai ha ripescato anzi disseppellito questa idea pittoresca? Con una fava tenta di prendere due piccioni: coprire le spalle a Salvini, ovvero al suo abbandono dell'obbiettivo dell'uscita dell'Italia dall'euro; quindi mostrare che lui andando con la Lega non ha "tradito", anzi è giunto al suo naturale punto d'approdo. La qual cosa, appunto, ci trova d'accordo.
Vale la pena quindi ripubblicare quanto scrivemmo il 28 maggio 2013 su questo blog in merito al famigerato Manifesto.
* * *
A BRACCETTO CON SOROS
Il salto della quaglia del Prof. Bagnai
di Moreno Pasquinelli
Sapevamo che con Bagnai è difficile intavolare un contraddittorio. Lui lo si può solo adulare. Quando gli si muovono obiezioni [vedi: Le divergenze tra il compagno Bagnai e noi] perde la testa, la butta in caciara e, come un gradasso, rovescia sui malcapitati una caterva di insulti che superano la linea oltre la quale il Diritto e il buon senso ritengono ci sia diffamazione.
Pur senza mai citarmi (un classico della tecnica subdola della delegittimazione), mi definisce pubblicamente, cito, un “relitto umano”, un “povero imbecille”. Travolto dalla compulsione isterica così giustifica perché non intende rispondere alle critiche: “Non vi aspetterete da me una mediazione coi platelminti, o con gli anellidi, e nemmeno coi nematelminti, insomma, con tutti gli infiniti vermi del terrario nostrano, provinciale, egotista, intellettualmente ed eticamente deficitario”. [1]
Le contumelie qualificano chi ne fa uso. Noi proviamo a tornare sui contenuti. Tenteremo di dimostrare che i fuochi pirotecnici a base di improperi esibiti da Bagnai sono solo un disperato tentativo di depistaggio.
La risposta che Bagnai è stato obbligato a darmi non poteva essere più clamorosa. Il Nostro ha dovuto rendere finalmente pubblico in Italia un Manifesto, di cui egli è firmatario, tenuto furbescamente nascosto ai suoi followers per ben quattro mesi, proprio perché questi l’avrebbero considerato, non a torto, come una clamorosa giravolta.
Chi abbia seguito il Nostro sa che, al netto dei tecnicismi, il suo teorema si poteva riassumere in quattro assiomi: (1) Ogni area valutaria unica basata sulla rigidità del cambio è destinata a crollare perché va contro le leggi di mercato; (2) l’euro non solo porta la colpa di aver accresciuto gli squilibri in seno all’Unione europea, esso non è solo una moneta ma un “metodo di governo”, bollato come “nazista”; (3) Non c’è “un’uscita da sinistra dal nazismo”, l’Italia per salvarsi deve subito riconquistare la sua sovranità monetaria e politica; (4) quindi guerra frontale alle sinistre “luogocomuniste” che chiedono “più Europa” visto che, date le differenze tra nazioni, l’Unione europea stessa è una mera utopia.
Come ora vedremo questo Manifesto manda a farsi friggere tutti e quattro questi assiomi. Già il titolo è sconcertante: “Solidarietà europea di fronte alla crisi dell’eurozona”. Potrebbero sottoscriverlo non solo i capobastone del Pd o del Pdl, ma anche Monti o uno qualsiasi dei tecno-oligarchi di Bruxelles.
Un titolo infelice? No! Il contenuto è in linea e consiste in una difesa non solo dell’Unione europea ma della moneta unica. Inaudito? Inconcepibile? Per niente.
Leggiamo assieme le chicche più notevoli:
«La creazione dell’Unione Europea e del Mercato Comune Europeo si colloca fra le maggiori conquiste dell’Europa post-bellica in campo politico ed economico. Il notevole successo dell’integrazione europea è scaturito da un modello di cooperazione che beneficiava tutti gli stati membri, senza minacciarne alcuno….l’Eurozona, nella sua forma attuale, è diventata una seria minaccia al progetto di integrazione europea…L’euro, invece di rafforzare l’Europa, produce divisioni e tensioni che minano le fondamenta stesse dell’Unione Europea e del Mercato Comune Europeo».
Sì, avete capito bene: avanti col processo d’integrazione europea, quindi riforma della moneta unica, necessaria per portare avanti questa integrazione.
In concreto cosa propone il Manifesto? Due misure essenzialmente.
La prima:
«Un nuovo sistema di coordinamento delle valute europee, volto alla prevenzione di guerre valutarie e di eccessive fluttuazioni dei cambi fra i paesi europei».
Il voltafaccia di Bagnai è clamoroso e addirittura imbarazzante, poiché smentisce tutto quanto chi lo ha seguito ha detto non solo dell’euro (non solo una orribile moneta ma un “metodo nazista di regime”) ma dello stesso Sme (si ricordino le paginate sulla svalutazione “salutare” del 1992).
La seconda:
«Riteniamo che la strategia che offre le migliori possibilità di salvare l’Unione Europea, la conquista più preziosa dell’integrazione europea, sia una segmentazione controllata dell’Eurozona attraverso l’uscita, decisa di comune accordo, dei paesi più competitivi. L’euro potrebbe rimanere – per qualche tempo – la moneta comune dei paesi meno competitivi. Ciò potrebbe comportare in definitiva il ritorno alle valute nazionali, o a differenti valute adottate da gruppi di paesi omogenei. Questa soluzione sarebbe un’espressione di vera solidarietà europea».
In pratica si chiede un nuovo Sme ma, si badi, non di paesi a sovranità monetaria. Questa sarebbe un’ipotesi di ultima istanza, se possibile da evitare. L’euro dovrebbe restare, è la Germania che deve uscirne. Detto di passata: questa tesi non è nuova, circola da anni, anche a sinistra, e Bagnai l’ha sempre brutalmente contestata — Albè, ti ricordi il nostro convegno di Chianciano Terme dell’ottobre 2011? [2]
Una tesi recentemente sostenuta non solo da W. Munchau ma niente-poco-di-meno-che da George Soros. [3] Così forse ci spieghiamo come mai, con la scusa di farla finita col “complottismo”, Bagnai sia giunto, il 13 maggio scorso, in soccorso di Soros, secondo il Nostro per niente colpevole per aver affondato la lira nel 1992. [4] Giungere a fare l'avvocato d'ufficio di Soros, assolvendolo dal ruolo di criminale stregone della finanza predatoria globale —inopinatamente scaricandone tutte le colpe sui governanti italiani quando tutti conosciamo con quali e quante invettive ha maltrattato chiunque osasse fare della "casta" il nemico principale—, è un fatto gravissimo, che la dice lunga sul dove Bagnai sia andato a parare.
Uno ha il diritto di cambiare idea, non può però chiedere indulgenza se mente o se esibisce il più italico dei vizietti, il trasformismo. Il Nostro, una volta scoperta l’arma del delitto, vorrebbe negare che le impronte sul grilletto siano le sue, e implora le attenuanti… “faccio solo da palo”.
Sappiamo che un simile fare spinge molti suoi seguaci a considerarlo un impostore. Si sentono ingannati, turlupinati. Chi si illude finisce prima o poi per disilludersi. La lezione dovrebbe invece aiutarli ad aprire gli occhi, a comprendere che non esiste una scienza economica neutrale, oggettiva, al di sopra delle classi sociali. Dietro ad ogni “scienza”, per quanto vestita di una panoplia di statistiche e tabelle, c’è sempre una concezione della società. L’economia è sempre economia politica.
Questo, tra l’altro, volevo dire, col mio articolo che tante polemiche sta suscitando: non ci si può fidare di qualcuno che pensa di poter fare a meno di una teoria economica generale, che pensa di stare al di sopra delle classi sociali. Volevo dire che una simile posizione cela un avventurismo che poteva andare in tutte le direzioni, uno che avrebbe potuto mettersi al servizio del primo padrone.
Per quanto ad alcuni non entri in zucca, la teoria economica implicita del Bagnai sovranista anti-euro di ieri è la stessa di quello di unionista e pro-euro di oggi, quello che certi suoi estimatori considerano un inconcepibile “tradimento” è, per quanto clamoroso e gravissimo politicamente, un salto della quaglia, un riposizionamento, più a destra, nello stesso campo.
Ecco quindi il Manifesto in questione, questo distillato di economicismo imperialistico, che non contiene, non diciamo idee socialiste, ma nemmeno keynesiane. Per questo potrebbero sottoscriverlo, fra qualche mese, non solo Fassina, ma pure Crosetto, Brunetta e Berlusconi. Anzi, più questi ultimi che Fassina, se si tiene conto, appunto, della totale assenza di qualsivoglia riferimento agli interessi dei popoli, dei lavoratori, dei precari, dei disoccupati. Ricordate le violente bordate di Bagnai ai sinistrati che dicevano che era meglio tenersi l’euro con l’argomento che l’uscita avrebbe significato un’ecatombe per i lavoratori? Ora il Nostro firma un Manifesto che parte dallo stesso paradigma eurista dei sinistrati, ma per difendere i dominanti. Lo fa infatti, dimmi con chi vai ti dirò chi sei, assieme a dei consiglieri di Sua Maestà, suggeritori dei governi liberisti, esponenti delle cupole aristocratiche e rentier europee.
Dei dominanti condividono la preoccupazione di salvare la baracca del capitalismo-casinò, i suoi sistemi bancari predatori, i suoi meccanismi oligarchici e classisti. Identica la paura sbirresca di eventuali, Dio ce ne scampi!, sollevazioni popolari che facciano saltare il sistema. Infatti leggiamo:
«Questa situazione rischia di portare allo scoppio di gravi disordini sociali nell’Europa meridionale e di compromettere definitivamente il sostegno dei cittadini all’integrazione europea».
Il delirio élitario tutto borghese è totale, come il disprezzo verso la povera gente: occorre salvare dall’alto e in maniera pilotata e tecnocratica la baracca poiché “la minaccia” è che alcuni paesi potrebbero decidere di farla saltare «sotto la pressione della pubblica opinione». Per Lorsignori sarebbe una disgrazia se il volgo, cacciati i governanti corrotti, prendesse in mano i propri destini e appendesse ad un palo i responsabili del massacro sociale. Un concentrato di pensiero, non liberale, ma liberista e reazionario.
Osservate infatti, l’ha già fatto notare Fiorenzo Fraioli, con quali compagni di merende Bagnai ha sottoscritto il Manifesto: non solo precettori e luogotenenti dei governi neoliberisti, o ausiliari degli euro-oligarchi o di multinazionali, ma banchieri di Goldman Sachs, di Deutsche Bank, di Nomura. “Persone di elevato profilo scientifico”, così Bagnai camuffa senza il minimo pudore i suoi nuovi compari.
Restammo perplessi quando Bagnai, nel dicembre scorso, mentre il governo Monti se ne stava andando, ci disse che forse occorreva siglare un nuovo “Patto Ribbentrop-Molotov”. Consideranmmo lì per lì una cazzata l’idea che si dovesse fare un’alleanza coi berluscones in funzione non solo anti-piddina ma anti-grillina. Adesso è chiaro cosa realmente bolliva nella pentola mentale del Nostro
Azzeccata ci appare così l’evocativa definizione del Nostro fatta da Emiliano Brancaccio in occasione di un memorabile dibattito in cui i due furono protagonisti:
«Alberto Bagnai non è veracemente uno, ma è veracemente due. Da un lato c’è l’autore di un libro veramente interessante, e c’è poi, dall’altro lato, l’autore di un blog, che fa pure un buon lavoro, ma che di tanto in tanto, sembra somigliare ad un predicatore che si metteva a fare proseliti nel bel mezzo di Hide Park, nudo come mamma l’aveva fatto, con il vangelo secondo Giovanni sotto il braccio, e con una vigorosa erezione in bellissima mostra..». [5]
NOTE
[1] In un tweet mi qualifica poi come “il trotskysta scalzo della Valnerina”. Descrizione trinitaria che potrei considerare encomiastica, visti la grandezza di un rivoluzionario come Trotsky o quanto ha donato la Valnerina alla civiltà europea, anche solo sfornando uno come S.Benedetto. In verità non sono della Valnerina né trotskysta. Per quanto concerne lo “scalzo” confesso che ho un rispetto grande, se è questo che Bagnai voleva intendere, verso chi sceglie la pauperitas come scelta di vita, mentre non ne ho affatto verso gli scaltri e i furbacchioni in cerca di fama e cadreghe spacciandosi per “sommi economisti.
[2] Al convegno di Chianciano “Fuori dal denito! Fuori dall’euro” questa tesi fu sostenuta dall’economista Ernesto Screpanti, ma con ben altra prospettiva, quella di una rottura rivoluzionaria e internazionalista dell'eurozona.
[3] Disse Soros il 10 aprile scorso in un convegno a Francoforte: «Se invece fosse l’Italia ad abbandonare l’Eurozona, il suo debito denominato in euro diverrebbe insostenibile e andrebbe ristrutturato, gettando il sistema finanziario globale nel caos. Quindi, se qualcuno deve lasciare, quel qualcuno dovrebbe essere la Germania, e non l’Italia.» Il Sole 24 Ore 28 maggio 2013
[4] Speculazione finanziaria: quelli che “è brutta e cattiva. Il Fatto quotidiano del 13 maggio 2013
[5] Emiliano Brancaccio, Osservazioni critiche sulle tesi di Alberto Bagnai. Napoli 4 aprile 2013
17 commenti:
Vedi vedi che le cose incominciano ad aver un senso.
Qualcuno sa se con Renzi e Salvini anche Bagnai era a Mediaset a "Gira la ruota"?
Le cose vanno viste in prospettiva, la distanza tra Er Cavajere Nero e il Cavaliere Mascarato diventerà sempre più irrilevante: nessuno ricorderà il primo, insieme ai due Matteo, grandi "giratori di frittate" al servizio del secondo, per un paio di stagioni televisive.francesco
https://www.youtube.com/watch?v=-2ms2ERiPWc
Illo dixit: "siamo arrivati a quel momento della storia in cui il dissenso è incarnato da forze reazionarie, ovvero, come ho detto oggi su La Nazione di Firenze, in cui è giusto stare dalla parte sbagliata".
Ho un solo dubbio: dissonanza cognitiva o pensiero magico?
Bagnai ha detto che se vi scusate su twitter vi perdona e vi mette nella squadra di governo.
Ha detto anche che Pasquinelli ha tanto talento ma si applica poco.
A questo punto una vittoria piena del centrodestra, sebbene inquietante e da non sperare affatto, ci potrebbe regalare comunque dei momenti divertenti se - ma soltanto se - il Professore conquisterà un seggio in quota Lega. Allora e solo allora i suoi voti e i suoi interventi in aula saranno fatti concreti e non più chiacchiere - o pugnette, come diceva un comico televisivo di qualche anno fa!
Se il "Nostro" - e si notino le rigorose virgolette! - in sei anni e mezzo d'intensa attività come blogger ci ha già deliziato con acrobazie logiche, politiche e letterarie che rivaleggiano per difficoltà con quelle di Nadia Comaneci nella ginnastica artistica, beh... Quello che abbiamo visto era solo l'inizio! Come si dice in inglese the best is yet to come!
A parte gli scherzi, a me 'sta storia, questa vicenda che è una vicenda umana, personale, mette una certa tristezza. Guardate bene lo sguardo basso, il volto cupo, il portamento dimesso del "Nostro", peraltro così smagrito a confronto col Salvini, uno che fa il maschio alfa, così sicuro di sé, assertivo, ben pasciuto e soprattutto sorridente... Certo, vivendo assieme a cotanta girlfriend chi non sarebbe contento!
Segnalo un clamoroso autogol storico-politico del "Nostro": il Patto Molotov-Ribbentrop si sa benissimo a che portò per la parte di sinistra di quell'accordo e si sa pure benissimo quali fossero sempre state le mire della parte di destra... Poi invito a fare una bella ricerca sul generale Andrei Vlasov... Come si dice? Chi non impara dalla storia, è destinato ecc. ecc.
Chiudo chiedendo un chiarimento alla Redazione: ma allora, perché invitare ancora il "Nostro" nel settembre 2016, quando lui per giunta promise fuoco e fiamme ma diede buca all'ultimo momento invocando un attacco influenzale o qualcosa di simile? Che senso aveva, già allora, cercare di ricucire? Non bazzicava già Salvini da un paio d'anni? Non era chiaro, chiarissimo dove sarebbe comunque andato a parare?
Nota x il moderatore: commento ripostato a causa di un errore nel precedente.
@Barbaro D'Urso
Chi rifiuta il confronto esibisce solo la sua debolezza.
Chicchirichì
Illo non venit, non vidit, non vicit.
Colgo l'occasione per consigliare vivamente la rilettura attenta di:
LE DIVERGENZE TRA IL COMPAGNO BAGNAI E NOI di Moreno Pasquinelli
nonché del mio pezzo:
BAGNAI E IL... ROSSO DI NOMURA di Fiorenzo Fraioli
Le questioni (diverse) poste a Bagnai da Pasquinelli e da me non hanno mai avuto risposta, se non nella forma di insulti. Ciò nonostante abbiamo continuato, per troppo tempo, a considerarlo un interlocutore. Adesso la misura è colma: scegliendo Salvini, Bagnai si è (finalmente) tolto di torno.
Troppe parole su di un ometto, paraculo, FORSE paraculo, che vi ha gabbato
Avete il diritto di muovere critica a chi volete . Però a questo punto anch’io ne muovo una a voi . Perché va bene cambiare idea , ma cambiarla così radicalmente in solo pochi mesi dà dimostrazione che o non avete capito nulla prima o che non avete capito nulla adesso . E’ vero che la firma non è la stessa , ma per me gli articoli pubblicati da Sollevazione esprimo l’opinione di Sollevazione . O sbaglio ?
Solo quest’estate scrivevate quanto segue ( e con abbondante sicumera ) :
“il frutto più bello del lavoro che un piccolo gruppo di compatrioti geneticamente ribelli, e dunque poco inclini alla mediazione politica, ha portato avanti a partire da sette anni fa. Veri e propri apri pista, anche in polemica tra loro - talvolta aspra oltre i limiti del buon gusto - ad essi va la riconoscenza di tutti noi sovranisti: Paolo Barnard, ALBERTO BAGNAI , Luciano Barra Caracciolo, Vladimiro Giacchè, Sergio Cesaratto, Moreno Pasquinelli (e basta, gli altri vengono tutti dopo).”
@Anonimo del 15 febbraio 2018 01:44
Cioè, tu vuoi dire che era prevedibile che Bagnai avrebbe ragionato come me quando votavo Bersani, che mi pareva "tanto 'na brava persona", applicato a Salvini?
Non so se hai sentito parlare di "eterogenesi del volo di una quaglia" ma gli hai appena dato del "piddino".francesco
«Avete il diritto di muovere critica a chi volete . Però a questo punto anch’io ne muovo una a voi ».
Il lettore di perdonerà, forse siamo smemorati.
Non ci risulta che la redazione abbia scrittto quella cosa.
Comunque, nessuno di noi mai ha negato a Bagnai il suo ruolo di punta come divulgatore di una posizione anti-euro.
Ma mai, proprio ,mai, abbiamo cessato di criticarlo quando sbagliava
....e ditelo una volta per tutte che si deve votare la lista dei sinistrati "Potere al popolo",turandosi democristianamente il naso naturalmente,con tanti saluti alla sovranità nazionale e alla lotta per la riconquista della dignità di Paese colonizzato dalle multinazionali del capitale.A questo punto non resta che augurarvi buona fortuna.
@Anonimo 16 febbraio 2018 12:55 che scrive "....e ditelo una volta per tutte che si deve votare la lista dei sinistrati 'Potere al popolo'"
Lei c'è o ci fa? Oppure quando legge capisce fischio per fiasco? La sfido, scommettiamo che Redazione risponderà chiarendo che NON SI DEVE VOTARE LA LISTA DEI SINISTRATI POTERE AL POP?
Se poi Redazione non lo farà, ciò significa che sono io che ho capito fischio per fiasco. Cordialità.
Intervengo nuovamente, ora in "zona Cesarini". Mi sembra che tutto si sia raffreddato quando mi sarei aspettato un botta e risposta avvincente e molti più commenti, visto l'argomento del post.
@Fiorenzo Fraioli
Grazie per i link! Ho riletto con piacere il suo "Chicchirichì" che già al tempo della pubblicazione mi aveva divertito molto, soprattutto per la dedica alle donne ed il motivo della dedica stessa!
Ho poi colto l'occasione per occuparmi anche degli altri due articoli linkati. A proposito, occhio che "Le Divergenze" ha un link sbagliato: riporta a questo stesso articolo! Comunque a "Le Divergenze" ci si arriva, volendo, da un link in "Rosso di Nomura".
Trovo più pertinente il Suo articolo, il "Rosso di Nomura", che mi sembra riesca a smontare e, direi, a smascherare le vere mire del Bagnai con una rapida e chiara disamina di alcune uscite dello stesso. Cito al volo:
Tuttavia, che settori della classe dominante possano, tra qualche tempo, giocare la "carta Bagnai", è lo stesso Alberto a dircelo.
Segue poi un'uscita che prova la validità di tale affermazione, proprio di Bagnai:
«Dando la propria disponibilità alla classe politica giusta, che non è quella dei collaborazionisti italiani, ma quella di chi fuori dalla colonia Italia si è accorto che questo gioco non può durare. Voi pensate che Letta, o i suoi elettori, conteranno qualcosa nel momento in cui questa proposta dovesse catalizzare sufficiente attenzione all'estero? Gli direbbero: zitto e togli gli aracnidi dalla Rai, e il giorno dopo, previo passaggio di Rinaldi o Borghi al Tg1, saremmo tutti d'accordo. Scusate, ma il problema è causato dalla costruzione europea e credo si debba provare a risolverlo in Europa»
Ecco, ricordo che in quel periodo (primavera-estate '13), anche per il fatto che avevo altro, molto altro e ben altro a cui dare priorità nelle mie giornate (sa com'è? Life happens...), avevo smesso o perlomeno diminuito abbondantemente le mie letture del blog di Bagnai. Ricordo pure che avevo già sviluppato, anche se solo intuitivamente, una certa diffidenza nei confronti del "Nostro", forse proprio perché spiazzato da certe sue uscite assai violente nei confronti di persone e ambienti tutto sommato "amici", oltre al suo divenire sempre più arrogante e superbo e al permettersi spesso di fulminare aggressivamente e volgarmente diversi commentatori del suo blog che si permettevano di esprimere opinioni appena discordanti con la sua "linea".
Devo dunque riconoscere, prof. Fraioli, che Lei aveva fatto i compiti a casa - e li aveva fatti bene - e aveva perfettamente inteso di che pasta fosse il "Nostro" in tempi non sospetti. Tanti altri, invece, o sono rimasti per anni a pendere dalle labbra di Bagnai (e quelli che ancora gli vanno appresso si sono oggi trasmutati in "esercito elettorale di riserva" da portare in dote a Salvini) oppure avevano magari sentito puzza di bruciato o di marcio e si erano discretamente allontanati, ma non avevano mai razionalizzato lucidamente il perché di tutto questo (e mi inserisco, ahimé, in questa seconda categoria).
Bravo, bravissimo Fiorenzo Fraioli! Se ci fossero state più persone con la Sua prontezza di spirito e la Sua volontà di parlare chiaro, oggi uno come il Bagnai avrebbe avuto molta più difficoltà nel portare a compimento i suoi giochetti.
@Masto Pesto
Tolga pure il FORSE!
Masto Pesto, il suo commento mi fa immensamente piacere perché contribuisce a chiudere una ferita, psicologica oltre che come personaggio pubblico, infertami dal Bagnai quando, dopo che lo avevo sostenuto per più di un anno, alla prima divergenza (in occasione delle elezioni politiche del 2013) mi aizzò contro la sua muta di mastini. Fu molto abile perché, insultandomi pubblicamente (e anche in conversazioni private con altri, cosa che la mia personale "spectre" mi ha riferito) mi mise nella condizione di non poter rispondere, se non al prezzo di veder piovere sulla mia persona una miriade di allusioni offensive relative al fatto che mi aveva definito un'amante tradita. Ai primi di tali sarchiaponi da tastiera risposi per le rime, chiedendo loro di presentarmi la sorella e/o la mamma per poi informarsi sui dettagli intimi, ma presto capii che era una battaglia persa.
In pratica, nel momento della sua massima popolarità quando tutti pendevano dalle sue labbra, mi aveva tolto la voce. Con un amico riflettei sul da farsi, e convenimmo che la miglior difesa fosse quella di fingermi morto per un po' di tempo. Il ragionamento era il seguente: se Bagnai sta vivendo una crisi passeggera allora si scuserà; se, al contrario, è così di natura, allora sarà costretto a scagliarsi contro nuovi bersagli. Cosa che accadde abbastanza presto, favorendo il mio ritorno nel dibattito pubblico (ovviamente nel mio piccolo). In sostanza Bagnai stesso, con i suoi ignobili comportamenti, ha finito col restituirmi quello che mi aveva tolto con una mossa, lo ammetto, tanto abile quanto eticamente vergognosa.
Altro tempo è passato e Bagnai, non riuscendo proprio a controllare le sue pulsioni, ha finito col togliersi da solo la credibilità e il prestigio che aveva guadagnato. Credo che lo abbia capito, al punto che adesso è diventato fin troppo timoroso, almeno con quelli che "contano". Con noi "platelminti, o con gli anellidi, e coi nematelminti, insomma, tutti gli infiniti vermi del terrario nostrano, provinciale, egotista, intellettualmente ed eticamente deficitario" preferisce darsela a gambe.
E digiamolo che mi sono tolto l'ultimo sassolino dalla scarpa!
Detto questo, gli auguro di essere eletto. In fondo gli voglio bbbene e mi dispiace che, alla sua età, si debba fare tutti quei chilometri tra Roma e Pescara.
Vorrei aggiungere una cosa a quanto scritto poc'anzi. Questa sera sono uscito e al baretto di Castro dei Volsci ho incontrato un amico, pure laureato in economia e tanto de sinistra signora mia. Ne è nata una discussione accesissima perché lui è uno di quelli che "non si può tornare indietro", "ci vuole la BCE come la FED", "dobbiamo cambiare questa Europa", "sì però il capitalismo è più efficiente" e via discorrendo.
Tornando a casa mi è venuto di pensare che in fondo, io, Bagnai e Mori in certi momenti li capisco pure. E' meglio andare con la Lega o CasaPound, oppure prendere a schiaffi un amico di vecchia data? Perché, sapete, a un certo momento lo avrei preso veramente a ceffoni, gridandogli: "TU NON CAPISCI VERAMENTE UN CAZZO!".
E dire che sapeva pure cos'è il NAIRU. E ha avuto un insegnante (dice che lo adorava) keynesiano.
Oops... mi accorgo che dovevo rispondere a Barbaro D'Urso e non a Masto Pesto. E' accaduto perché avevo letto il post sul cell e poi ho risposto dal computer, una volta tornato a casa. Capita.
@Fiorenzo Fraioli
E io sono immensamente lieto che il mio intervento abbia avuto un effetto addirittura terapeutico su di Lei! Ci tengo a ribadire che, nonostante una fisiologica differenza d'opinioni anche aspra in certi casi, La ritengo un commentatore di tutto rispetto, uno dei pochi davvero interessanti in questo panorama desolato. Mi sembra il minimo riconoscerLe ciò. Inoltre, meritano un encomio tanto il Suo umorismo quanto la Sua signorilità - merci davvero rare - di cui ha dato dimostrazione una volta di più proprio nel modo di gestire, sia oggi che all'epoca, l'annoso affaire Bagnai.
Tornando al "Nostro", prendo spunto dalle Sue parole per fare un'ulteriore considerazione.
Altro tempo è passato e Bagnai, non riuscendo proprio a controllare le sue pulsioni, ha finito col togliersi da solo la credibilità e il prestigio che aveva guadagnato. Credo che lo abbia capito, al punto che adesso è diventato fin troppo timoroso, almeno con quelli che "contano".
Beh, scusi se ora non propongo un link preciso, ma sul blog Gufinomics nel quale ho letto molti sui commenti (e la cosa veramente interessante di quel blog sono proprio i commenti, non tanto le uscite "piddine" di "Yanez"!), qualcuno ha tracciato interessanti ed azzeccati affreschi di Bagnai. Ora, in almeno uno di quei commenti, egli viene paragonato a Sgarbi. Poi, in altri commenti ancora, si tracciano paralleli con la saga del rag. Fantozzi. Ebbene, credo che le Sue righe che ho appena citato colgano - con capacità di sintesi che Le invidio! - proprio questi due aspetti del "Nostro":
1) lo Sgarbi: se le migliori e più costose supercar accelerano da zero a cento in meno di tre secondi, Bagnai, proprio come il critico d'arte, ha uno scatto bruciante nel cominciare a lanciare improperi contro chi osi solo contrariarlo minimamente. Pecca caratteriale gravissima che può essere interpretata tanto come grande insicurezza (che bisogno c'è di farsi venire un embolo se un parere contrario può essere contrastato con un'argomentazione sì ferma, ma composta e pacata, soprattutto se si ha ragione?) quanto come sfacciata maleducazione e inciviltà (gravissima e intollerabile nel caso di persone erudite - o presunte tali - che dovrebbero sentire più d'ogni altro la responsabilità di darsi un contegno);
2) il personaggio fantozziano: egli è come il rag. Ugo, che di fronte a chi è più "grosso" di lui (i supermegadirettori galattici, i superiori, spesso i semplici colleghi) si fa piccolo piccolo, si toglie il cappello, diventa modesto e compiacente. Ma quando si trova di fronte a chi è più "piccolo", eccolo scatenarsi come il travet che solo dentro casa si sente forte e umilia la povera moglie Pina o la figlia e, a volte, si permette anche qualche sberleffo al geometra Filini, suo "amico" e "pari". I più "piccoli" di lui - che del resto il "Nostro" definì "gli umili" - sono anche la sua unica occasione di sentirsi come gli odiati "supermegadirettori": egli può fulminarli a piacimento e al tempo stesso aspettarsi sempre un «com'è umano, lei!».
M. Salvini: "L'Italia non può uscire dall'Euro"
https://www.youtube.com/watch?v=dmeHHY2NvVY
Posta un commento