martedì 19 agosto 2014

SE ANCHE A SINISTRA SI INVOCA LA TROIKA di Moreno Pasquinelli

19 agosto. La storia, com'è noto, è luogo di incessanti cambiamenti. Mutamenti che a volte sono sostanziali, a volte solo formali. Prendiamo la storia dei movimenti di emancipazione delle classi subalterne, quelli che in generale sono stati rappresentati dalla sinistra. Quest'ultima è stata sempre attraversata dalla divisione tra l'ala rivoluzionaria e quella riformista. Sulla carta queste due tendenze erano concordi sul fine, il socialismo, per divergere sui mezzi e le alleanze per raggiungerlo. Questa irriducibile opposizione tra l'ala rivoluzionaria e quella riformista esiste anche oggigiorno ma, date le circostanze, si manifesta in forme del tutto inedite.

In Europa lo spartiacque tra rivoluzionari e riformisti consiste anche nella questione dell'Unione europea. La sinistra riformista odierna—non parliamo certo del Pd che è un partito passato con armi e bagagli dalla parte delle classi dominanti—condivide il disegno unionista e considera "progressista" seppellire per sempre gli stati-nazione. La sinistra rivoluzionaria, all'opposto, è sovranista: condanna senza appello questa Unione europea in quanto funzionale agli interessi antipopolari e imperialistici delle classi dominanti, e ritiene che la difesa della sovranità nazionale, a cui è incardinato il principio democratico della sovranità popolare, sia oggi un decisivo terreno di resistenza e di scontro coi dominanti. Se si perde questa battaglia, se le diverse aristocrazie ultra-capitalistiche riusciranno a sbarazzarsi degli stati-nazione (che essi considerano degli ostacoli sulla via del loro dominio dispiegato) le classi proletarie saranno ridotte ad un stato di semi-schiavitù, la democrazia sarebbe anche formalmente rimpiazzata da un regime di dispotismo neoliberista.

La "sinistra unionista" è rappresentata in Italia da quelle frazioni politiche che in un modo o nell'altro han fatto parte o si sono riconosciute nella "Lista Tsipras". Il loro cavallo di battaglia è difendere l'Unione europea, ed anche il regime dell'euro, ma spogliandola dei suoi tratti liberistici e antipopolari. Che questa strategica sia non solo aleatoria ma votata al fallimento l'abbiamo spiegato in più occasioni.


Un segno di questo fallimento senz'appello si manifesta in un fenomeno inquietante: con la comparsa, reggetevi forte, di una sinistra che invoca apertamente l'arrivo della Troika. No, no, non stiamo parlando di Eugenio Scalfari, e nemmeno di qualche esponente del Pd; stiamo parlando proprio di "compagni" che solo due mesi fa inneggiavano a Tsipras. Vi segnaliamo l'intervento di Riccardo Achilli, pubblicato su un sito insospettabile: Bandiera rossa in movimento. Il titolo dell'intervento è programmatico e non lascia adito a dubbi: L'inevitabile arrivo della troika: perché è inutile e controproducente resistergli.

Ne consigliamo la integrale lettura. Cosa dice in sostanza Achilli? Egli parte da un elemento di analisi giusto: che l'attuale recessione più deflazione, colpendo l'Unione mentre la crisi dell'euro è ancora viva, rischia di far saltare tutta la baracca. In particolare l'Italia, che ha una classi dirigente del tutto inetta, Renzi pifferaio Renzi compreso, potrebbe andare in default e fra crollare tutto l'edificio dell'Unione. Dico ce ne scampi! grida Achilli. Quindi, ecco la agghiacciante conclusione, meglio che arrivi la Troika, e prima arriva meglio è.

Non pensino i lettori che Achilli si nasconda dietro un dito o infarcisca il suo augurio con discorsi demagogici. Sentiamo:
«L'ultima corsa è finita, e le luci dell'ippodromo si stanno spegnendo. Togliamoci dalla testa l'idea che l'uscita unilaterale dall'euro, come farneticano Grillo ed i sovranisti, sia praticabile. (...) il tracollo economico italiano non se lo può permettere nessuno dei nostri partner, per cui, di fronte alla conclamata incapacità della classe politica italiana nel fornire le risposte riformiste attese dal resto dell'area-euro (e certificata dall'autentica valanga di giudizi negativi su Renzi piovuti dai giornali di tutta la comunità finanziaria internazionale), l'arrivo della Trojka non è una eventualità, è una certezza. Detto arrivo assumerà la forma di contratti per le riforme strutturali, che dovranno essere fatte nei modi e nei tempi decisi da Bruxelles, in cambio di flessibilità sul percorso di riduzione del deficit. (...) A quel punto, che al Governo ci sia Renzi, Passera, Monti oppure Satana non cambierà niente. Perché il programma economico e sociale del Paese, e la sua tempistica, saranno eterodiretti. (...) Oppure, come si fa con una azienda quando la sua proprietà si rivela incapace di farla uscire dalla crisi, consegnare le chiavi a qualcun altro il più presto possibile. Se, come detto prima, è inevitabile, allora sarà meglio che questo passaggio di sovranità verso la Trojka avvenga subito, quando è ancora possibile far decadere le riforme istituzionali antidemocratiche varate da Renzi... Non è detto, peraltro, che il commissariamento europeo sia peggiore del disastro che sta combinando lo scout fiorentino di campagna. (...) E' probabile dunque che la Trojka ci tratti meglio della Grecia, in termini di politiche per la crescita. (...) La speranza è che gli italiani, con il commissariamento della Trojka, si rendano conto della pessima qualità della loro dirigenza endogena, e, in una logica europea, se ne liberino. Anche la sinistra, imparando a ragionare in un quadro europeo, dove esistono ancora partiti progressisti, potrebbe trarne giovamento e rilanciarsi, superando un dibattito domestico oramai piuttosto angusto, e ricostruendo, in una logica più vasta di quella italiana, un radicamento sociale, che è ancora presente negli altri grandi Paesi europei. Allora forza. Che cada Romolo Augustolo e la sua corte di badanti e veline. Meglio subito e non fra un anno, quando il Paese sarà ulteriormente fiaccato da questi incompetenti.
Compito di ciò che resta della sinistra italiana sarà allora quello di tentare, sia pur in un contesto difficilissimo e quasi disperato, di "strappare", per quanto minimamente praticabile, le migliori condizioni possibili per tale cessione di sovranità, contrastando gli aspetti meno accettabili socialmente delle riforme strutturali che ci saranno imposte».
 E così conclude: 
« Non ci dobbiamo illudere, comunque. Il futuro sarà duro e oscuro. Non ci sono, nel breve periodo, scappatoie. Si tratta solo di cercare di ridurre al minimo la sofferenza. E di liberarsi di una classe dirigente da Paese del Terzo Mondo. Di conferire un qualche aspetto catartico alla catastrofe».
 A ben vedere si tratta della stessa posizione che espresse Monti nell' agosto 2011 sul "Podestà forestiero" e recentemente di Eugenio Scalfari, ribadita su Repubblica del 3 agosto:
«Dirò un'amara verità che però corrisponde a mio parere ad una realtà che è sotto gli occhi di tutti: forse l'Italia dovrebbe sottoporsi al controllo della troika internazionale formata dalla Commissione di Bruxelles, dalla Bce e dal Fondo monetario internazionale».
Noi siamo francamente basiti. Scalfari, col suo "forse" lascia aperta la porta al dubbio, Achilli invece non ha dubbi: invoca un regime di protettorato dichiarato, una cessione decisiva degli ultimi brandelli di sovranità alla Troika, ovvero non solo all'euro-germania, ma agli organismi della finanza speculativa globale. Il tutto per evitare un default che per Achilli, dimostrando una davvero scarsa competenza in materia economica, sarebbe la peggiore delle tragedie. 

Se Achilli si fosse peritato di studiare seriamente la storia dei default, compreso quello argentino, scoprirebbe che solo negli ultimi trent'anni han fatto default (che significa insolvenza non bancarotta!) una trentina di paesi, e che questi, proprio grazie a default programmati, proprio perché hanno punito gli avvoltoi della finanza speculativa, hanno tutti visto una rinascita economica. Perché Achilli non voglia prendere in considerazione una moratoria sul debito, un ripudio del debito verso la finanza speculativa, resta un mistero. Un tale ripudio è invece una delle misure che, accanto alla riconquista della sovranità politica e monetaria, potrebbe consentire al Paese come minimo di non affondare e poi di trovare le risorse per un piano che punti alla rinascita degli investimenti in vista della piena occupazione, ciò che implica che lo Stato ritorni al centro anche in campo economico e quindi un aumento e non una diminuzione della spesa pubblica. Tutte cose proibite dai Trattati dell'Unione, tutte cose che implicano la riconquista della piena sovranità politica da parte del nostro Paese.

Va da se che l'arrivo della Troika significherebbe tutto il contrario: una durissima austerità ai danni del lavoro salariato, privatizzazioni, taglio dei diritti sociale, predominio assoluto del capitale. Se poi arriverà la "crescita" questa avverrà solo dopo che il popolo lavoratore sarà ridotto alla fame e in stato di semi-schiavitù.

Che un simile carnaio susciti aspri conflitti sociali, anche Achilli dovrebbe metterlo nel conto. Coloro che a destra invocano la Troka lo sanno bene, dimostrandosi molto più "marxisti" del Nostro. Ed essi sanno bene che il regime di protettorato non sarebbe solo economico, ma pure politico, con inevitabile sospensione della democrazia e dello Stato di diritto, con la repressione dispiegata della rivolta sociale. Non avremmo più una Repubblica ma un regime di dittatura esterna amministrato da dei Quisling.

Solo in un sanatorio uno che invoca un simile funereo destino sarebbe considerato "di sinistra".






12 commenti:

Anonimo ha detto...

" Ed essi sanno bene che il regime di protettorato non sarebbe solo economico, ma pure politico, con inevitabile sospensione della democrazia e dello Stato di diritto, con la repressione dispiegata della rivolta sociale."
A parte la rivolta sociale che è assai improbabile ci sia , si è chiesto l'autore se non siamo già da tempo sotto protettorato politico in questa euroitalia? In quanto alla sospensione della democrazia, con una opposizione fittizia mi sembra che ci sia già anche questa e non da ieri.
Forse il guaio vero è che gli itagliani sono ormai quasi tutti senza spina dorsale.

Anonimo ha detto...

Cari compagni bisogna guardare in faccia la situazione.
Una sollevazione popolare al regime delle oligarchie non ci sarà mai.
L'unica speranza è che si tratti davvero di una crisi sistemica e quindi che ci troviamo in un passaggio storico nel quale in realtà non esistono delle "soluzioni" che possano riportare il "meccanismo" su un ciclo di funzionamento virtuoso; le classi dominanti si trovano (credo) nella situazione di dover adottare per forza delle politiche destabilizzanti altrimenti si troverebbero a perdere la loro posizione di egemonia ma cosí facendo tendono a compattare tutti i subalterni in un'unica categoria di "sfruttati" creando i presupposti per una presa di coscienza che potrebbe portare le classi sociali (e anche i Paesi) oggi "sconfitte" alla creazione di una soggettività politica alternativa.

Non c'è niente che si possa fare adesso, il livello di consapevolezza della gente è del tutto inesistente, non resta che rafforzare i legami fra i piccoli gruppi attualmente esistenti aspettando lo sviluppo degli eventi.

Il sol dell'avvenir non lo vedremo mai ma credo che fra non molto appariranno i primi inequivocabili segni del crollo e lì almeno i discorsi e le azioni cominceranno finalmente ad avere un senso.

Comunque l'articolo di Achilli è terribile, leggere che un comunista si riduce a scrivere che in fondo la Troika non sarebbe tanto male è un grande dispiacere.


Anonimo ha detto...

Avevo in passato già letto qualcosa di simile scritto da questo Achilli in cui si sosteneva la necessità di ridurre il debito pubblico come priorità assoluta della costituente sinistra unita per Tsipras.Nulla di nuovo,non è stupefacente che ci si appropri del programma della Troika,è incredibile che questo venga fatto passare come inevitabile forca caudina per "risvegliare"le masse dall'apatia in cui sono piombate da tempo.La Troika è già qui,ed è dal novembre del 2011 che ci delizia della sua presenza e dei suoi gentili diktat senza alcuna opposizione di rilievo.Quindi di cosa parla l'estensore di questa inutile presa di posizione condita con il solito avvertimento del pericolo di catastrofe imminente se non la si segue nel suo percorso che è, fino a prova contraria,un programma di devastazione di ogni diritto sociale?Siamo già immersi in questa putrida melma che sommerge i lavoratori di un paese assieme alla sua sovranità,non serve ribadirlo.Pierre57

Unknown ha detto...

Da umile ragazzo di campagna quale sono ogni volta che vedo certi commenti mi chiedo: ma se veramente credete che non cambierà mai un cazzo perché mai continuate a interessarvi di politica ed economia? Cos' é avete bisogno di un hobby per far venir sera e non ne trovate nessun altro?

Anonimo ha detto...

sarà mica eterodiretto anche achilli?

Unknown ha detto...

L' Achilli, anche se viene ospitato sul sito Bandiera Rossa, ha, ormai da tempo, seguito la cosiddetta "traiettoria Migliore" (Gennaro): stanti anche le sue posizioni sulla crisi palestinese (la colpa dei bombardamenti israeliani è di Hamas), non credo che il nostro sia annoverabile tra le fila di una pur pallidissima Sinistra.
In altri termini, salto della quaglia pro domo cazzi sua...

chiunque scriva ciò che vuole ha detto...

Invocazioni e paure
Il primo facile commento all'alzata d'ingegno di questo Achilli: i bambini quando la paura li terrorizza chiamano la mamma, ciascuno la sua, quindi chi invoca la troika ne deve essere in qualche modo figlio ...
Ma poi mi viene in mente l'omonimo tallone (d'Achille): ma a cosa serve invocare l'intervento di una troika che altro non può fare che peggiorare la situazione? Lo stesso FMI ha già da tempo (oltre un anno or sono) ammesso che le politiche di austerità hanno unicamente peggiorato la situazione in tutta Europa e che senza politiche di investimento coraggiose (che vuol dire anche punire i creditori che hanno speculato sul default dei vari PIIGS)nessun miglioramento duraturo potrà avvenire. E servirebbe invece urgentemente mettere in guardia i Paesi che hanno infranto la regola dell'equilibrio import/export a spese degli altri (Germania avvisata mezza salvata). Il grave delle proposte insensate di Achilli e sicuramente di tanti altri come lui è di pensare che concentrando sempre maggiori poteri nelle stesse mani sbagliate si possano risolvere i problemi senza cambiare il sistema. Mi ricorda, visto che attualmente sono in Russia, la politica di Gorbacev ai tempi della "Peres ... troika": non serví a nulla, lui venne spazzato via e il Paese precipitò nel caos Jeltsiniano. L'Italia da Berlusconi a Renzi, passando per Monti e Letta è stata sempre in mano ad incapaci che non hanno saputo valorizzare le risorse che indubbiamente ci sono, vuoi per contrastanti interessi personali (il Cavaliere) vuoi per semplice incapacità di ribellarsi ai diktat stranieri (tutti gli altri). Più realisti del re, gli Achilli di turno credono nelle virtù miracolose della troika quando questa già ammette di non aver mezzi per risolvere i problemi e si affida a palliativi che servono unicamente ad "acquistare tempo" e consentire a chi ha largamente guadagnato con la crisi di mettere in salvo i profitti. Poi ... apres moi le delúge.

Anonimo ha detto...

Il signor Achilli ha risposto a Pasquinelli con un altro articolo che francamente ci ricorda il detto: la toppa è peggio del buco.

Ma da dove salta fuori?

Cosa ha capito del dibatti fatto sui problemi della moneta unica e le soluzioni?

Francamente è incommentabile, qui questo personaggio fa polemica per far polemica, il sofismo per il sofismo.



Riccardo. (non Achilli ovviamente)

Vincenzo Cucinotta ha detto...

Mah, parlare di Achilli mi pare inutile, non è che si possa inseguire il primo coglione che passa e scrive qualcosa. Rimane certo la constatazione di questo cancro che affligge la sinistra italiana, e che non può essere confinato nel tradimento del PD, perchè in verità non v'è alcun tradimento, una tradizione ben sedimentata che inquina l'intera sinistra.
Volevo anche rispondere a chi sperava nella natura sistemica della crisi. Io lo credo, ma mi pare che si sottovaluti la gravità del doverci sprofondare senza avere alcuna coscienza nè strategia di suo superamento. Va bene superare il capitalismo, ma anche la sinistra soffre di una sua crisi sistemica, che renderà l'usicta dalal crisi molto lenta e complessa. Io non me ne compiacerei per niente.

Lorenzo ha detto...

Achilli dimostra il livello di ormai pressoché totale asservimento della sinistra al regime plutocratico e all'impero statunitense. Non lo dico per simpatie personali né per rimprovero verso gli ultimi scampoli di sinistra dotata di un minimo di dignità come voi, ma la rottura col regime può inclinare solamente verso destra, per semplice assenza della controparte.

Seconda osservazione: il crollo del regime ormai può venire solo da fattori endogeni. E di questi ce n'è un'infinità. Francia, Spagna ma anche Inghilterra e Germania stanno poco meglio dell'Italia. Come improvvisamente è salassata l'Unione sovietica può salassare l'impero della finanza creativa, cioè della carta straccia. Come per l'Unione sovietica, un ruolo fondamentale possono averlo i contrasti fra diverse province dell'impero e/o fazioni della classe dirigente. Di qui l'unità bulgara appalesata verso l'esterno dai vertici europei. Ogni incrinatura della facciata è un passo verso l'incendio dell'edificio.

E' chiaro che la conseguenza immediata sarà un ventennio di guerre al cui confronto quelle mondiali appariranno poca cosa. E' la migliore delle soluzioni: dolore e disperazione sono l'unico modo per redimere l'umanità europea dal felice torpore consumistico che l'abbraccia. Vedrete che quando l'Italia sarà diventata una gigantesca striscia di Gaza sotto assedio trentennale nessuno penserà più alla maglietta firmata.

keoma08 ha detto...

Penso tutto il male possibile della Lista Tsipras e nemmeno mi sento di negare che posizioni come quelle di Achilli, anche se magari non espresse in modo così netto e provocatorio, esistano comunque anche in ambienti che si definiscono "marxisti".

Però va anche detto che Achilli è un personaggio molto particolare con una storia personale che affonda le sue radici nientemeno che nel Psi di Bettino Craxi.

E che ha mantenuto in piedi fino ad un paio di anni fa, alla fine praticamente da solo, una sigla che si chiamava "Lega dei Socialisti" e che rappresentò nel lontanissimo 1992 l'espediente formale che permise ad alcuni ex socialisti del Psi ( in primis il banchiere pubblico Nerio Nesi) di candidarsi come indipendenti nelle liste dell'allora Rifondazione Comunista diretta da Sergio Garavini ...

A questa complessa storia personale va pure aggiunto un particolare gusto "giornalistico" per la "provocazione" particolarmente tipico del personaggio che, come già faceva notare un altro commento, è tuttaltro che nuovo ad uscite di questo tipo.

Detto questo, dubito quindi che Achilli possa seriamente essere considerato rappresentativo della lista Tsipras ( che come dicevo comunque personalmente aborrisco) e ancora meno del sito "Bandiera Rossa in movimento" che, se non sbaglio, ha pure aderito al convegno di Assisi.

Anonimo ha detto...

Si legga a tal proposito anche il dialogo riportato dal blog "Politica&Economia fra questo "illustre"economista e Sergio Cesaratto.Ci si può fare un'idea più precisa dello "spessore"di questo convinto assertore della necessità dell'arrivo della Troika.Altro che "traiettoria Migliore",questo è un epigono di quella folta schiera di ammiratori subdoli fuori tempo massimo dell'euro e delle magnifiche sorti e progressive della permanenza nell'Ue.Insomma un piddino in fieri,direbbe qualcuno che non desta di certo le vostre simpatie.Nutro più stima per soggetti come Zingales che ha avuto l'onestà di ammettere lo scempio creato dalla moneta unica che per questo "sinistro"propugnatore di commissariamenti affossatori di interi popoli.Pierre57

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