11 agosto. Riccardo Tomassetti (nella foto) è uno degli esponenti di punta in Italia della Teoria Monetaria Moderna (Me-Mmt).
Sarà con noi al Forum Europeo in Assisi, precisamente nella giornata di sabato 23 agosto.
In questa scheda Riccardo ci spiega cosa sono i Titoli di stato, e la loro diversa funzione a seconda che lo Stato abbia o non abbia la sovranità monetaria.
Si definiscono Titoli di Stato (d’ora in avanti tds) quelle obbligazioni emesse dal Ministero dell’Economia per conto dello Stato. Le obbligazioni sono dei “pacchetti”, contenenti una promessa di pagamento, emessi da società o enti pubblici che attribuiscono al loro possessore il diritto al rimborso, alla scadenza, del capitale investito, più un interesse su tale somma.
In altre parole, acquistando un titolo di Stato, la banca centrale apre un conto corrente a vostro nome, che ha una durata pattuita (1, 5 o 10 anni per esempio), e vi accredita la somma che avete speso per acquistare il titolo più gli interessi dovuti.
Di questo credito si potrà disporre solo alla scadenza prestabilita.
A cosa servono i tds?
Anche in questo caso è necessario fare un distinguo in base alla differenza, già trattata in precedenza, tra Stato a moneta sovrana e Stato utilizzatore di moneta. Questo perché i tds assolvono funzioni completamente diverse nei due casi.
Uno Stato che non ha il pieno controllo della propria moneta è costretto ad emettere obbligazioni per finanziare la propria spesa. Cosa succede, cioè, se uno Stato non può stampare la moneta al momento dell’occorrenza ed è rimasto a corto di denaro? E’ obbligato a prendere soldi in prestito che dovrà però restituire con gli interessi e lo fa, per l’appunto, utilizzando lo strumento dei tds. Un investitore che acquista tds emessi da uno Stato a moneta NON sovrana non fa altro che prestare dei fondi per un certo periodo di tempo ricevendone un guadagno.
Quando un paese opera con una moneta sovrana invece, non ha bisogno di ricorrere ai tds per trovare denaro necessario alla propria spesa, perché può crearlo dal nulla. Non deve chiederlo in prestito preventivamente e la spesa che effettua non è mai vincolata alle entrate! In questo caso, dunque, l’emissione di tds diventa un’operazione volontaria che ha due scopi ben precisi:
1) dare la possibilità ai privati di investire i propri risparmi in un conto corrente detenuto presso la Banca Centrale che matura interessi. In altri termini è una politica di spesa a favore dei privati;
2) controllo e regolazione del tasso di interesse interbancario (prestiti overnight) che è un fondamentale tasso di interesse di riferimento per molti altri importanti tassi, tra cui mutui, prestiti, etc..etc.. La complicata spiegazione del procedimento attraverso il quale uno Stato può controllare i tassi di interesse con l’emissione dei tds esula dagli obiettivi di questo lavoro che ha come scopo la massima semplificazione dei concetti espressi. Ci basti sapere che la possibilità per una banca di investire una parte del proprio patrimonio in tds ricavandone un utile, permette ad un governo di mantenere il controllo sui tassi di interesse.
Quest’ultimo argomento è di fondamentale importanza e ci permette di capire, ancora una volta, quale differenza cruciale comporti, per uno Stato, la possibilità o meno di avere piena sovranità monetaria. Infatti, nel secondo dei due casi citati, l’emissione dei tds non è frutto della necessità di finanziare la spesa pubblica ed essendo un’azione volontaria ne permette il pieno controllo. Sarà quindi lo Stato a fissare il valore (tasso) dei suoi tds in base agli obiettivi finanziari e fiscali che si propone.
Nel secondo caso invece, per un governo che non ha il monopolio di emissione di una moneta, ricorrere a prestiti di denaro diventa un’operazione imprescindibile. Il risultato è disastroso perché, avendo necessità di vendere i suoi tds, è costretto a sottostare agli interessi privati dei mercati di capitali. I tassi di interesse saranno fissati dalle dinamiche di mercato e non più dallo Stato, ma non è tutto, perché perdendo la possibilità di creare moneta dal nulla e trovandosi costretto a chiederla in prestito, uno Stato corre il rischio di rimanerne a corto. Questa labilità finanziaria induce i privati che prestano il denaro a perdere la fiducia nel fatto che quello Stato possa ripagare i debiti, in fondo per ripagarli avrà bisogno di altri prestiti che a loro volta andranno ripagati con altri prestiti e così via..
Per questo motivo chi presta i soldi chiederà interessi sempre maggiori come garanzia, inducendo lo Stato ad indebitarsi sempre più e in questo caso si tratta di un debito VERO e molto pericoloso. L’unica via di uscita per uno Stato utilizzatore e non emettitore di moneta, che si ritrova con l’acqua alla gola, sta nella possibilità di spendere sempre meno operando tagli al settore pubblico e aumentando a dismisura le entrate fiscali. Ciò creerà disoccupazione.
Ancora una volta cedere la propria sovranità monetaria ha portato una sola conseguenza certa: tagli e tasse. Un disastro.
In altre parole, acquistando un titolo di Stato, la banca centrale apre un conto corrente a vostro nome, che ha una durata pattuita (1, 5 o 10 anni per esempio), e vi accredita la somma che avete speso per acquistare il titolo più gli interessi dovuti.
Di questo credito si potrà disporre solo alla scadenza prestabilita.
A cosa servono i tds?
Anche in questo caso è necessario fare un distinguo in base alla differenza, già trattata in precedenza, tra Stato a moneta sovrana e Stato utilizzatore di moneta. Questo perché i tds assolvono funzioni completamente diverse nei due casi.
Uno Stato che non ha il pieno controllo della propria moneta è costretto ad emettere obbligazioni per finanziare la propria spesa. Cosa succede, cioè, se uno Stato non può stampare la moneta al momento dell’occorrenza ed è rimasto a corto di denaro? E’ obbligato a prendere soldi in prestito che dovrà però restituire con gli interessi e lo fa, per l’appunto, utilizzando lo strumento dei tds. Un investitore che acquista tds emessi da uno Stato a moneta NON sovrana non fa altro che prestare dei fondi per un certo periodo di tempo ricevendone un guadagno.
Quando un paese opera con una moneta sovrana invece, non ha bisogno di ricorrere ai tds per trovare denaro necessario alla propria spesa, perché può crearlo dal nulla. Non deve chiederlo in prestito preventivamente e la spesa che effettua non è mai vincolata alle entrate! In questo caso, dunque, l’emissione di tds diventa un’operazione volontaria che ha due scopi ben precisi:
1) dare la possibilità ai privati di investire i propri risparmi in un conto corrente detenuto presso la Banca Centrale che matura interessi. In altri termini è una politica di spesa a favore dei privati;
2) controllo e regolazione del tasso di interesse interbancario (prestiti overnight) che è un fondamentale tasso di interesse di riferimento per molti altri importanti tassi, tra cui mutui, prestiti, etc..etc.. La complicata spiegazione del procedimento attraverso il quale uno Stato può controllare i tassi di interesse con l’emissione dei tds esula dagli obiettivi di questo lavoro che ha come scopo la massima semplificazione dei concetti espressi. Ci basti sapere che la possibilità per una banca di investire una parte del proprio patrimonio in tds ricavandone un utile, permette ad un governo di mantenere il controllo sui tassi di interesse.
Quest’ultimo argomento è di fondamentale importanza e ci permette di capire, ancora una volta, quale differenza cruciale comporti, per uno Stato, la possibilità o meno di avere piena sovranità monetaria. Infatti, nel secondo dei due casi citati, l’emissione dei tds non è frutto della necessità di finanziare la spesa pubblica ed essendo un’azione volontaria ne permette il pieno controllo. Sarà quindi lo Stato a fissare il valore (tasso) dei suoi tds in base agli obiettivi finanziari e fiscali che si propone.
Nel secondo caso invece, per un governo che non ha il monopolio di emissione di una moneta, ricorrere a prestiti di denaro diventa un’operazione imprescindibile. Il risultato è disastroso perché, avendo necessità di vendere i suoi tds, è costretto a sottostare agli interessi privati dei mercati di capitali. I tassi di interesse saranno fissati dalle dinamiche di mercato e non più dallo Stato, ma non è tutto, perché perdendo la possibilità di creare moneta dal nulla e trovandosi costretto a chiederla in prestito, uno Stato corre il rischio di rimanerne a corto. Questa labilità finanziaria induce i privati che prestano il denaro a perdere la fiducia nel fatto che quello Stato possa ripagare i debiti, in fondo per ripagarli avrà bisogno di altri prestiti che a loro volta andranno ripagati con altri prestiti e così via..
Per questo motivo chi presta i soldi chiederà interessi sempre maggiori come garanzia, inducendo lo Stato ad indebitarsi sempre più e in questo caso si tratta di un debito VERO e molto pericoloso. L’unica via di uscita per uno Stato utilizzatore e non emettitore di moneta, che si ritrova con l’acqua alla gola, sta nella possibilità di spendere sempre meno operando tagli al settore pubblico e aumentando a dismisura le entrate fiscali. Ciò creerà disoccupazione.
Ancora una volta cedere la propria sovranità monetaria ha portato una sola conseguenza certa: tagli e tasse. Un disastro.
* Fonte: Me-MMT
1 commento:
I titoli di Stato vengono inizialmente ceduti alla Banca Centrale S.P.A. come garanzia per le banconote che la Banca stessa stampa e poi dà in prestito (con interessi) al Ministero del Tesoro perché possa finanziarsi.
Diversi anni or sono le Banconote venivano stampate dal Tesoro direttamente per proprio conto (sovranità monetaria).
Ora i Titoli di Stato dati in garanzia alla Banca Centrale vengono da questa venduti e acquistati dai risparmiatori ai quali il Tesoro dovrà rimborsarli a scadenza con gli interessi.
E' così o sbaglio?
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