3 giugno. Sembra che l'altro ieri si è svolta a Milano, presso gli uffici della Casaleggio associati, una riunione ristretta tra alcuni parlamentari di M5S e Casaleggio e Grillo. L'incontro, durato circa due ore e mezza, è stato fissato per mettere a punto nuove strategie comunivative. Secondo i giornalisti: «Casaleggio e Grillo - come anticipato nei giorni scorsi - hanno messo al centro dell'attenzione il sistema radiotelevisivo, facendo rivedere a deputati e senatori anche spezzoni di interviste, rimarcando gli errori commessi e dispensando suggerimenti su come evitarli».
Ora, che deputati e senatori di M5S abbiano un disperato bisogno di superare il loro imperdonabile dilettantismo nel rapporto con media e giornalisti, questo è fuori discussione. Le figuracce inanellate non si contano più e non sono sminuite da una certa fastidiosa supponenza, figlia dell'euforia dopo il grande successo elettorale di febbraio. La batosta alle recenti amministrative, a Roma in primo luogo, deve aver rimesso i "grillini", a partire da Crimi e dalla Lombardi, coi piedi per terra.
Il problema, secondo chi scrive, è che la malacomunicazione ha cause anzitutto politiche e solo in seconda battuta di natura tecnica.
Vogliamo sperare che nella loro strigliata d'orecchie Casaleggio e Grillo abbiano almeno ricordato alla loro pattuglia parlamentare l'etimologia latina del verbo comunicare. Communicare: mettere in comune, derivato di [commune], propriamente, che compie il suo dovere con gli altri, composto di [cum] insieme e [munis] ufficio, incarico, dovere, funzione.
«Incredibile il valore di questa parola, ed incredibile la profondità intuitiva della sua etimologia.
La comunicazione è un'espressione sociale, un mettere un valore al servizio di qualcuno o qualcosa fuori da sé: non basta pronunciare, scrivere o disegnare per comunicare; la comunicazione avviene quando arriva, quando l'espressione è compresa e diventa patrimonio comune per la costruzione di una discussione, di un sapere, di una cultura».
Se uno comunica, cioè mette in comune le sue idee ma non viene compreso, certo può dipendere dal fatto che trasmette malamente queste idee. Ma ciò può anche dipendere da qualcosa di più profondo: dal fatto che essendo le sue idee confuse, che non hanno corrispodenza col comune sentire, esse non possono essere comunicate con chiarezza, non arrivano quindi al cuore dell'interlocutore e non suscitano negli ascoltatori alcuna empatia.
La messe di voti in uscita da M5S ha anziuttto ragioni politiche. Era prevedibile che una volta fatta entrare in Parlamento una folta pattuglia di deputati e senatori questi avrebbero gioco forza spodestato a Grillo il ruolo di vate, di unico portavoce. Grillo riesce a mitigare una certa astrattezza propositiva con le sue note capacità istrioniche. Una qualità che non si può chiedere ai "comuni cittadini". Questi ultimi possono sopperire al loro scarso talento comunicativo, alla loro limitata eloquenza, solo se possiedono idee politiche chiare, proposte altrettanto chiare. Sono queste, a ben vedere, che non sono state comunicate.
Lo sfondamento di M5S è stato dovuto al fatto che, anzitutto grazie al ruolo di Grillo, ha saputo dare voce alla dilagante protesta popolare. Nessun movimento può campare di rendita, o illudersi che la forza d'inerzia iniziale sia inesauribile.
Una volta ottenuto uno sbalorditivo successo elettorale, con la possibilità di agguantare addirittura il governo del paese, il movimento doveva fare un passo avanti, ovvero dimostrare che esso era in grado di prendere in mano le redini dell'Italia. E' qui che ha fallito. I cittadini hanno avuto la netta sensazione che M5S oltre alla rappresentazione della protesta non riesce ad andare. Percezione giusta.
In breve: i parlamentari di M5S non solo non hanno saputo indicare quale fosse il loro programma per governare il paese, hanno anzi esibito una smisurata inadeguatezza, dando l'impressione di essere dei dilettanti allo sbaraglio. Il rifiuto di ogni accordo con il Pd, siccome non è stato accompagnato da una chiara piattaforma alternativa di misure d'emergenza per far uscire il paese dal marasma, non è stato capito da tanti elettori di M5S.
Questo non chiama in causa solo il dilettantismo dei neoeletti di M5S. Chiama in causa la natura stessa di M5S, il fatto che non ha un programma politico chiaro. Su tutti gli aspetti della crisi economica e sociale senza precedenti, M5S è fermo a qualche uscita coraggiosa ma estemporanea di Beppe Grillo. Allusioni e sparate, spesso contraddittorie, ed a cui non è stata data sostanza politica.
E' il minimalismo politico di M5S che appare totalmente inadeguato davanti alla portata della crisi economica e sociale. Questa è una crisi radicale e per venirne a capo occorrono misure che vadano alla radice indicando non solo quali esse siano ma le alleanze sociali necessarie per attuarle.
Chimata in causa è poi l'idea tipica di M5S, quella per cui esso sarebbe solo un "movimento dei cittadini", che si baserebbe sul principio che "uno vale uno".
Diciamocelo francamente, sono idee, per quanto apparentemente nobili, sbagliate. Per diverse ragioni. Ne solleviamo solo un paio. La prima concreta, la seconda di fondo.
In primo luogo. I cittadini che ci consegna il deserto politico e culturale determinato da un ventennio di berlusconismo e antiberlusconismo, di presunta morte di ogni ideologia, di melassa interclassista e populista, non sono in grado di scalzare la "casta" e quindi prendere in mano le redini di questo paese. Sarà triste dirlo, ma tante sono le pagnotte che ancora debbono mangiare per poter fare a meno di personale politico dirigente.
In secondo luogo. Non è vero che "uno vale uno". C'è chi ha le idee chiare e chi non le ha, chi ha talento politico e chi no, chi ha coraggio di prendersi grandi responsabilità e chi le rifugge. L'esempio più lampante è dato proprio da M5S, dove coloro che sono assurti agli scranni parlamentari, rispetto a Grillo, ci fanno la figura dei peones. Non si capisce perché il tanto sbandierato criterio del merito non valga anche nella selezione del personale politico e dei gruppi dirigenti.
Dietro alla parvenza di totale orizzontalità vediamo infatti che M5S ha una struttura interna gerarchica, leaderistica e sostanzialmente antidemocratica, in cui un pugno di dignitari, per quanto autorevoli, fanno il bello e il cattivo tempo. Una simile struttura, un tale modo di funzionare, questo è il punto, sono di gravissimo nocumento all'educazione degli attivisti e alla formazione di gruppi dirigenti all'altezza della situazione e delle grandi sfide che ci aspettano.
Ora, che deputati e senatori di M5S abbiano un disperato bisogno di superare il loro imperdonabile dilettantismo nel rapporto con media e giornalisti, questo è fuori discussione. Le figuracce inanellate non si contano più e non sono sminuite da una certa fastidiosa supponenza, figlia dell'euforia dopo il grande successo elettorale di febbraio. La batosta alle recenti amministrative, a Roma in primo luogo, deve aver rimesso i "grillini", a partire da Crimi e dalla Lombardi, coi piedi per terra.
Il problema, secondo chi scrive, è che la malacomunicazione ha cause anzitutto politiche e solo in seconda battuta di natura tecnica.
Vogliamo sperare che nella loro strigliata d'orecchie Casaleggio e Grillo abbiano almeno ricordato alla loro pattuglia parlamentare l'etimologia latina del verbo comunicare. Communicare: mettere in comune, derivato di [commune], propriamente, che compie il suo dovere con gli altri, composto di [cum] insieme e [munis] ufficio, incarico, dovere, funzione.
«Incredibile il valore di questa parola, ed incredibile la profondità intuitiva della sua etimologia.
La comunicazione è un'espressione sociale, un mettere un valore al servizio di qualcuno o qualcosa fuori da sé: non basta pronunciare, scrivere o disegnare per comunicare; la comunicazione avviene quando arriva, quando l'espressione è compresa e diventa patrimonio comune per la costruzione di una discussione, di un sapere, di una cultura».
Se uno comunica, cioè mette in comune le sue idee ma non viene compreso, certo può dipendere dal fatto che trasmette malamente queste idee. Ma ciò può anche dipendere da qualcosa di più profondo: dal fatto che essendo le sue idee confuse, che non hanno corrispodenza col comune sentire, esse non possono essere comunicate con chiarezza, non arrivano quindi al cuore dell'interlocutore e non suscitano negli ascoltatori alcuna empatia.
La messe di voti in uscita da M5S ha anziuttto ragioni politiche. Era prevedibile che una volta fatta entrare in Parlamento una folta pattuglia di deputati e senatori questi avrebbero gioco forza spodestato a Grillo il ruolo di vate, di unico portavoce. Grillo riesce a mitigare una certa astrattezza propositiva con le sue note capacità istrioniche. Una qualità che non si può chiedere ai "comuni cittadini". Questi ultimi possono sopperire al loro scarso talento comunicativo, alla loro limitata eloquenza, solo se possiedono idee politiche chiare, proposte altrettanto chiare. Sono queste, a ben vedere, che non sono state comunicate.
Lo sfondamento di M5S è stato dovuto al fatto che, anzitutto grazie al ruolo di Grillo, ha saputo dare voce alla dilagante protesta popolare. Nessun movimento può campare di rendita, o illudersi che la forza d'inerzia iniziale sia inesauribile.
Una volta ottenuto uno sbalorditivo successo elettorale, con la possibilità di agguantare addirittura il governo del paese, il movimento doveva fare un passo avanti, ovvero dimostrare che esso era in grado di prendere in mano le redini dell'Italia. E' qui che ha fallito. I cittadini hanno avuto la netta sensazione che M5S oltre alla rappresentazione della protesta non riesce ad andare. Percezione giusta.
In breve: i parlamentari di M5S non solo non hanno saputo indicare quale fosse il loro programma per governare il paese, hanno anzi esibito una smisurata inadeguatezza, dando l'impressione di essere dei dilettanti allo sbaraglio. Il rifiuto di ogni accordo con il Pd, siccome non è stato accompagnato da una chiara piattaforma alternativa di misure d'emergenza per far uscire il paese dal marasma, non è stato capito da tanti elettori di M5S.
Questo non chiama in causa solo il dilettantismo dei neoeletti di M5S. Chiama in causa la natura stessa di M5S, il fatto che non ha un programma politico chiaro. Su tutti gli aspetti della crisi economica e sociale senza precedenti, M5S è fermo a qualche uscita coraggiosa ma estemporanea di Beppe Grillo. Allusioni e sparate, spesso contraddittorie, ed a cui non è stata data sostanza politica.
E' il minimalismo politico di M5S che appare totalmente inadeguato davanti alla portata della crisi economica e sociale. Questa è una crisi radicale e per venirne a capo occorrono misure che vadano alla radice indicando non solo quali esse siano ma le alleanze sociali necessarie per attuarle.
Chimata in causa è poi l'idea tipica di M5S, quella per cui esso sarebbe solo un "movimento dei cittadini", che si baserebbe sul principio che "uno vale uno".
Diciamocelo francamente, sono idee, per quanto apparentemente nobili, sbagliate. Per diverse ragioni. Ne solleviamo solo un paio. La prima concreta, la seconda di fondo.
In primo luogo. I cittadini che ci consegna il deserto politico e culturale determinato da un ventennio di berlusconismo e antiberlusconismo, di presunta morte di ogni ideologia, di melassa interclassista e populista, non sono in grado di scalzare la "casta" e quindi prendere in mano le redini di questo paese. Sarà triste dirlo, ma tante sono le pagnotte che ancora debbono mangiare per poter fare a meno di personale politico dirigente.
In secondo luogo. Non è vero che "uno vale uno". C'è chi ha le idee chiare e chi non le ha, chi ha talento politico e chi no, chi ha coraggio di prendersi grandi responsabilità e chi le rifugge. L'esempio più lampante è dato proprio da M5S, dove coloro che sono assurti agli scranni parlamentari, rispetto a Grillo, ci fanno la figura dei peones. Non si capisce perché il tanto sbandierato criterio del merito non valga anche nella selezione del personale politico e dei gruppi dirigenti.
Dietro alla parvenza di totale orizzontalità vediamo infatti che M5S ha una struttura interna gerarchica, leaderistica e sostanzialmente antidemocratica, in cui un pugno di dignitari, per quanto autorevoli, fanno il bello e il cattivo tempo. Una simile struttura, un tale modo di funzionare, questo è il punto, sono di gravissimo nocumento all'educazione degli attivisti e alla formazione di gruppi dirigenti all'altezza della situazione e delle grandi sfide che ci aspettano.
19 commenti:
Sono assolutamente d'accordo. Quello che non si capisce, è perché li avete votati
Grillo ha fatto un errore storico, che qui non viene citato: aver chiamato alla rivolta e poi essersi cagato sotto quando ha ricevuto le telefonate incazzate della digos.
Quella notte poteva mettersi in moto un processo diverso. Nel giro di poche ore Roma si sarebbe riempita di centinaia di migliaia di indignati, di ogni colore, ma soprattutto, diciamocelo, del mondo sfracellato della sinistra. Astenzionisti, comunisti, ma anche tanta gente di sel e del pd. Il palazzo avrebbe tremato. Sarebbe stato come oggi in Turchia.
Grillo non ha avuto le palle. E chi non ha le palle non se le può comprare su e-bay.
Possibile che non si riesca a vedere lo "sfondamento" del M5S, e lo stesso M5S, come un processo interno a quel che resta dei meccanismi della società dello spettacolo? grillo è un prodotto dello spettacolo e un produttore dello spettacolo. Già questo servirebbe a far capire che non ci può esserenssuna autonomia sociale. La "ggente" va a votare come scegliendo fra gli scaffali. L'unica rottura e non andarci a votare. Ma se si continua ad indugiare sull'elettoralismo, sulla società dlelo spettacolo, sulla legalità di quesot sitema come si pretende che poi la "ggente" sia pronta per la rivolta? Non solo non era pronto grillo, ma non erano pronti in tanti fra la "ggente". Qua si aspetta che la fame aguziz i denti. Alla faccia di tutti rivoluzionari anti-imperialisti e anti-capitalisti che anora ballonzolano intorno al cadavere istituzionale del sistema borghese, invece di lanciare una controcultura pratica, fuori dalle logiche e dai canali dello spettacolo.
"La rivoluzione tradita" ha ragione.
Ora se riusciste a capire perché in Italia le "primavere" non possono succedere fareste un passettino avanti.
Diciamo che siete un tantino lontani dall'aver capito.
Grillo invece ci è andato vicinissimo ma purtroppo è molto meno coraggioso di quello che vuole apparire e che crede di essere (per di più ci è arrivato vicino ma senza rendersene pienamente conto).
Il punto è che il M5S ha risvegliato un senso di appartenenza anche nella gente più umile che adesso si sente di "appartenere" a una comunità, ossia il bene più prezioso per il quale si è anche disposti a morire, qualcosa che viene molto prima di qualsiasi concetto politico o economico.
Ci vuole a questo punto una sostanza politica, economica, di capacità di rapportarsi anche alle altre classi sociali, ma sono concetti difficili da capire per voi e per loro.
A proposito chi è quel signore di cui Bagnai scrive:
"Qualche giorno fa mi telefona uno che credevo intelligente, e che invece è un ominicchio, e mi dice: "Sai cosa ho pensato quando hai chiesto quella cosa dei grafici? Che tu volessi vedere se eravamo ancora infiltrati dal pensiero donaldiano...". E a questa osservazione ho capito quanto quella persona fosse mediocre e quanto avevo fatto bene a sputarla dalla mia bocca."
No, non è Pasquinelli, è un altro ma non riesco a immaginare chi possa essere...
Ecco se vi rendeste conto delle ragioni profonde del fatto assurdo che un signore autenticamente intelligente di età ormai matura a un certo punto rivolge una domanda così imbecille e patetica a un altro signore suo coetaneo...
Curiosamente sareste capacissimi di capirlo guardandolo in altre persone...è il problemaccio dell'evangelica pagliuzza in fondo, ma disgraziatamente è proprio quello che vi chiude in un'impasse dalla quale voi e la sinistra tutta insieme non riuscite a uscire da più di mezzo secolo.
MS5 è l'ennesimo esempio di come la sostanza sia cento volte più importante della forma e di quanto sia sbagliata (anzi, deleteria ed anti-democratica) l'illusione di poter cambiare la sostanza cambiando la forma ("non siamo un partito, non siamo organizzati, abbiamo un non-statuto, ecc."). Il MS5 è un fenomeno passaggero, piaccia o non piaccia. Passeggero chiaramente potrebbe voler dire un decennio o anche un ventennio, sicuramente però è passeggero QUESTO di M5S: il compito delle sinistre sociali ancora vive è semplicemente affiancarli per farne esplodere le contraddizioni, che ci sono e sono palesi, distruggendo l'attuale Movimento! Qualsiasi tentativo di appoggiare acriticamente Grillo & CO. è una fallimento annunciato.
@Francesco Goya. E allora prego, fatevi avanti voi "non di sinistra". Mostrateci voi la strada, mostrateci che qui è impossibile una rivoluzione e perché. Ripeto: prego, è il vostro turno, accomodatevi.
@Unknown
E chi ti ha detto che non sono di sinistra?
Tecnicamente sarei tutti e due per la verità, per questo magari (entro certi limiti) mi accorgo più in fretta di altri di certe cose (un numero molto ristretto di cose ma in questo momento abbastanza importanti).
Ma credi che abbia senso parlarne se la gente non fa altro che prendere d'aceto come fai tu?
Ti ripeto per sommi capi i punti essenziali:
1) Alla gente manca il senso d'appartenenza. Il potere si esercita in primo luogo privando la gente del proprio originario senso di appartenenza il che in concreto significa privare i dominati di una capacità autonoma di interpretazione del mondo, di elaborazione e scelta delle proprie finalità, del proprio stesso modo di stare assieme. Ossia i succubi possono interpretare il mondo solo secondo categorie d'accatto consentite dalla classe dominante.
Quindi non conta tanto il programma politico, l'analisi economica o la selezione di una classe dirigente (contano eccome, ma dopo) quanto piuttosto il risveglio di un nuovo senso di appartenenza diverso e "contro" le élites.
2) La strada è nel risveglio della parte più attiva dei 5 Stelle che almeno hanno sviluppato un autentico senso di appartenenza anche se ancora in fase embrionale, quindi fragilissimo.
3) Bisogna che queste cose le capiate a fondo ragazzi; bisogna farla finita di limitare la discussione alle sottigliezze politico economiche (che servono solo a darvi l'illusione di farvi sentire all'altezza delle élites). I convegni fateli su cosa vuol dire essere popolo, sul perché la gente ama più essere sottomessa a un'autorità prestigiosa pittosto che lottare per determinare il proprio destino, su quali sono le autentiche finalità che possono spingere un uomo o un popolo a sacrificarsi per un ideale (perché senza lo spirito di sacrificio capite bene che non si va da nessuna parte, no?).
L'errore di Marx è stato chiamare questo senso di appartenenza "coscienza di classe".
Ragazzi, il senso di appartenenza delle classi dominanti NON è una coscienza di classe ossia la semplice e "non affettiva" presa d'atto di avere interessi in comune.
Nelle classi dominanti questo senso di appartenenza è un "sentimento", qualcosa che viene trasmesso con il latte materno, fortissimo e che da forza.
O lo ricreate anche nel popolo o sarete degli sconfitti in partenza.
Oh, almeno uno che comincia ad avvicinarsi a certi modi di vedere (e si spera di vivere) e ad allntanarsi da altri funzionali a questo esistente.
Tutti hanno bella e pronta la loro soluzione, ma al momento nessuna di questa è vincente. Forse la realtà è più complessa delle "formule magiche"
Autodeterminazione dei popoli, nessuna altra strda. Basta col buonismo garibaldota. Gli italiani sono esseri egoisti e truffaldini. Per loro ogni cosa è funzionle allo sputo nell'occhio del giardino di casa loro, anche la costituzione. Una volta dissi a uno che i suoi atti vanno contro la costituzione nata dalla resistenza e lui mi rispose con arroganza grillin-bagnaiana: "La costituzione di quale popolo?"
Lo stesso individuo era uno che si dichiarava fieramente italiano e nazionalista e poi appena qualche suo connazionale dissentiva sul suo pensiero diceva: "Voi italiani non capite un cazzo!!!". Ah, quindi gli italiani son così: nei giorni pari italiani (quando vince la Ferrari o la Bellucci sforna il calendario sexy) e nei giorni dispari non sanno manco loro cosa sono (grillini, fascisti, comunisti, interisti, milanisti, juventini, bagnaiani, antibagnaiani, ecc...ecc).
Ecco, io dell'Italia ipocrita mi sono stufato. Volete continuare a tenerla? Fate voi, conitnuate a ignorare i genocidi che i sabaudi fecero nei confronti dei contadini meridionali (per approfondire leggetevi quel complottista di Gramsci) e continuate a ignorare la realtà dei fatti (italiani = no popolo, ma tifosi) e soprattutto andate a tifare per il Milan.
SICILIAEM LIBERTAS
AUTODETERMINAZIONE SIEMPRE
BY
IL VILE BRIGANTE
@IL VILE BRIGANTE
Ok, abbiamo capito, ogni tuo post è identico. Ti ricordo però che anche il Kosovo è "indipendente", anche il Kwait lo è. E quindi?
*Kuwait
Unknow, noi più che dei Kossovari che dei kuwaitiani siamo più simili ai palestinesi.
E gradirei che mi si risponda nei contenuti, e no buttandola in cacciare nel tipico modo di fare italico.
Ho raione a pensare che gli italiani sono egoisti tifosi che se ne fottono del prossimo o no?
Dico falsità quando dico che gli italiani nei giorni pari fanno i patrioti, e nei giorni dispari fanno la guerra al vicino perché non la pensa come loro o no?
Ho ragione a sostenere che se le cose stanno così meglio dividersi o no?
Esigo una risposta.
in *caciara
L'anonimo che esige una risposta sono sempre io,
IL VILE BRIGANTE
Bene, chi ha scritto l'articolo crei un movimento di cittadini consapevoli e preparati e cambi l'italia in meglio. Buona fortuna
Questo Ciuni deve essere il fassino dei grillini.
Attento a fare ste previsioni, che poi si avveranno.
BY IL VILE BRIGANTE
SEMPRE E COMUNQUE DISGREGAZIONE DELLA NON-NAZIONE E AUTODETERMINAZIONE DEI POPOLI
Posta un commento