lunedì 25 marzo 2013

«NON DICIAMO SCIOCCHEZZE!» di Piero Bernocchi


25 marzo. Il 16 marzo scorso si è svolta a Roma, presso il Centro congressi di via Cavour, l'assemblea nazionale dell-ex Comitato No Monti day. Pur in un clima unitario sono emerse divergenze, non solo sulla valutazione delle elezioni ma anche riguardo al rapporto con il M5S. Qui sotto l'intervento di Piero Bernocchi.

La fase politica, il Movimento 5 Stelle e la sinistra di classe

di Piero Bernocchi


«Seguirò l’asse di ragionamento che ha proposto Cremaschi. Però, una premessa indispensabile è il giudizio sui risultati elettorali, perché il voto per il Parlamento resta una cosa importantissima per la grande maggioranza degli italiani.


Un giudizio sulle elezioni

Non è vero che è un fatto marginale, non è vero che è un fatto solo sovrastrutturale, gli orientamenti che si leggono dalle elezioni contano eccome, e quindi i giudizi sui risultati sono essenziali. Io credo che Grisolia (Pcl) abbia esagerato nel giudizio sia sulle elezioni sia in particolare sui Cinque Stelle, seguendo la logica leniniana del piegare il bastone dall’altra parte per raddrizzarlo. Nei Cobas abbiamo discusso molto, sia prima delle elezioni, sia dopo. Non eravamo per nulla d’accordo —e chi era presente alla precedente assemblea delle forze che hanno promosso il No Monti Day lo ricorderà— sul ritornello “tanto vincono Bersani e Monti, e faranno il governo insieme”, lo abbiamo ripetuto più volte che Berlusconi non era fuori gioco e che Grillo aveva molto più seguito di quello che molti credevano. E prevedevamo una situazione di grande instabilità, come in effetti è accaduto, anche se instabilità non significa per forza situazione eccellente.

Però, noi preferiamo l’instabilità ad una stabilità gestita dal Pd e da Monti, pur se è vero che dall’instabilità si può uscire anche in modo negativo. Ma Grisolia ha davvero esagerato descrivendo i Cinque Stelle come un movimento fascistoide e non intendo prendere alla lettera quello che ha detto. Il movimento di Grillo ha dentro veramente di tutto, ha molte componenti e tematiche di sinistra indubbie; è ostile all’austerità, alle imposizioni tedesche, al Fiscal compact. Grillo è andato in Germania è ha detto che non c’è speranza per una Europa dell’austerità e che l’Italia è anche pronta ad uscire dall’euro. E’ evidente che i Cinque Stelle non accettano l’austerità. In più tutti gli argomenti sulla difesa dei Beni comuni sono i nostri stessi argomenti. E anche il discorso contro il professionismo politico e contro la Casta è del tutto condivisibile, non è un fatto sovrastrutturale ma essenziale, è una cosa a nostro avviso di sinistra.

Dialogo con 5 Stelle

Ci sono, è vero, anche varie cose di destra, Grisolia ne ha citate alcune, se ne potrebbero elencare altre. Di certo, il dominio dei capi e questa sudditanza del gruppo ad un Noi che poi in realtà non è un Noi ma una subordinazione a due Io, sono sicuramente cose pericolose. Però se andiamo a guardare non solo gli eletti, ma la gran parte di quelli che hanno lavorato a questo successo, vediamo che in realtà la maggioranza è molto più vicina a noi che a modelli di destra. Noi abbiamo scoperto pochi giorni fa che abbiamo una Cobas eletta in Sardegna che è diventata senatrice. Qualsiasi delle vostre organizzazioni sa che gente è, per lo più uscita da poco dalle nostre aree, da sindacati conflittuali, ex della Fiom o di altre organizzazioni, persone che hanno militato nei movimenti dei Beni comuni, in quelli in difesa del territorio e che sono poi  quelle che hanno più ruolo, perché hanno più esperienza politica.

Questa gente non accetterà mai l’idea di abolire i sindacati, come qualcuno ha detto. Tra l’altro faccio notare che il discorso fatto sui sindacati magari è ambiguo, però Grillo ha attaccato tre sindacati che qui alcuni di voi hanno definito reazionari e che sono effettivamente nostri nemici dichiarati: se il PD avesse vinto, si ripigliava tutto il potere la Cgil, che, se potesse, verrebbe a prenderci a casa uno per uno. E’ chiaro che quel discorso noi lo condividiamo; e poi Grillo aggiungeva che ci sono la Fiom e i Cobas, che vanno bene e che sono veri sindacati. E’ altrettanto chiaro, però, che potenzialmente ci può essere un doppio segnale, da una parte che i sindacati sono tutti inutili, e dall’altra che alcuni sindacati sono invece utili e necessari. Diciamo che questo movimento lavora su parecchie ambiguità ma non è vero che i singoli eletti, la maggioranza dei singoli eletti, stia tranquillamente a metà strada tra il fascismo e il comunismo. La maggioranza di loro condivide tante cose che pensiamo noi, ha partecipato, anche se in maniera non centrale, a vari nostri conflitti.

La lezione che dobbiamo trarre dall’ascesa del fascismo

E’ un’area che può andare in varie direzioni, mettiamola così. Qualcuno ha detto che una cosa simile è successa in maniera drammatica nel ’19, perché Mussolini allora si presentava come un socialrivoluzionario, e continuava a ripetere che lui sarebbe sempre rimasto socialista. Tant’è che il fascismo si è chiamato in Germania nazionalsocialismo, giocando sull’equivoco. Ma, volendo anche riprendere quel richiamo storico, va ricordato che, mentre doveva essere chiaro che i “diciannovisti” potevano andare di qua e di là, il partito comunista bordighista che si fondò allora, cosa fece? Era talmente preoccupato di distruggere i socialisti da non ascoltare manco Lenin che gli diceva «No, aspettate un attimo, e se proprio dovete fare questa scissione dal partito socialista almeno il giorno dopo alleatevi con esso». Ma quelli no, non andavano bene gli Arditi del popolo, non andavano bene i socialisti, non andava bene nessuno! Nel frattempo tutta la piccola borghesia, un termine impreciso ma per capirci, colpita dalla guerra, piano piano si spostava e diventava fascista. In quel processo, cosa avrebbero dovuto fare i comunisti dell’epoca? Oggi diremmo: lavorare dove c’erano le contraddizioni, e non dire vaffanculo, tanto questi sono tutti di destra, anzi meglio se si dimostra che avevamo ragione, che sono tutti di destra!

Quello che voglio dire è che è sbagliatissimo che Grisolia ci dica: possiamo fare una manifestazione unitaria se tra le parole d’ordine attacchiamo Grillo come se fosse fascista. Lo sa che non può chiedere una cosa del genere, è sbagliato non cercare un dialogo con questa gente dove è possibile. Soprattutto a livello locale, perché a livello centrale faranno probabilmente gruppo chiuso: avete visto ieri, tutti in Parlamento in giacca e cravatta, è sorprendente —alcuni se la sono comprata apposta· che tutti abbiano deciso di cambiare “costume”, che siano entrati subito nell’ottica di far vedere che sono impiegati statali, mettendo giacca e cravatta su ordine centrale. Questo è preoccupante come tipo di sudditanza, ma probabilmente hanno sottovalutato la faccenda, oppure era una tattica per fare colpo. In ogni caso con loro ce lo dobbiamo porre il problema di un dialogo, dialogo per provocare mobilitazione: non è che questi se ne andranno al No Tav e poi non si vedranno più in piazza. Quindi non prenderei una posizione di rifiuto, pur dicendo che argomenti di destra ci sono, c’è anche una forma di anarco-capitalismo tra gli obiettivi che si pongono, se vogliamo, ci sono molti richiami di questo tipo ad altre esperienze internazionali. Però io penso ancora che la maggioranza di quelli che sono andati in Parlamento lo hanno fatto con altri intenti.

E credo anche che molti di voi sbaglino a sottovalutare la questione della Casta politica. La gente non ha votato Cinque Stelle soltanto per ridurre gli stipendi ai politici, ma perché sa che in Italia il maggior potere non ce l’hanno gli Agnelli o le Marcegaglia, i Della Valle o i Montezemolo. Marcegaglia di suo ha un bilancio che non è nemmeno un decimo di quello del solo comune di Roma. In Italia il capitalismo di Stato è forte, è quello che sostiene il capitalismo privato, e i partiti lo gestiscono eccome! E’ un’enorme partitocrazia che non riguarda soltanto i soldi che incassa direttamente, ma il dominio sul paese. E questo Grillo lo ha colto bene, mentre alcuni di voi continuano a considerarla una cosa sovrastrutturale, ma è sbagliatissimo.  Allora io dico che con questa gente bisogna tentare di lavorare, fare in modo che emergano le cose più positive, anche se io dubito che quell’aggregato rimarrà insieme a lungo come è ora. Guardate che la candidata a capogruppo della Camera, che ha fatto quelle dichiarazioni fascistoidi, ha preso 35 voti su 109 nella votazione interna, poi l’hanno imposta lo stesso, ma gli altri hanno capito che personaggio era e non l’hanno votata.

Perché non c’è Syriza in Italia?

Detto questo, torniamo a noi. Dice Cremaschi, e su questo sono d’accordo solo in parte, che la questione della coalizione antiausterità da formare è una questione di contenuti: fissiamo dei buoni contenuti e la coalizione si farà. Non è così semplice, perché alcuni temi oggi ci vedono già uniti, che so, con il movimento dell’acqua, con il movimento No Tav, eccetera. Se diciamo: contro l’austerità, contro il Fiscal Compact, contro i patti europei, io credo che troviamo un consenso diffuso e generalizzato. La cosa molto complicata, invece, è costruire la coalizione nella sostanza, nelle forme, nei metodi di funzionamento. Avete fatto in tanti il paragone con Syriza e Forenza (Prc) si è fatta la domanda: come mai Syriza è riuscita in Grecia e in Italia no? Il perché Forenza lo sa benissimo, o almeno ne sa uno dei motivi fondamentali: le forze che stavano dietro Syriza, tutte insieme, fin dall’inizio non hanno accettato il ricatto del Pasok, il dogma “dobbiamo essere tutti insieme con la sinistra unita”. Ora Forenza è d’accordo, ma insieme a tutto il Prc, ha accettato l’unità a sinistra ancora un mese fa nella lista di Ingroia [applausi]. Non voglio polemizzare, ma sta di fatto che quattro partiti si sono messi insieme in quella coalizione folle, con un cazzone politico come Ingroia a fare da capo, a gestire una cosa che non poteva e non sapeva assolutamente fare, tra l’altro non parlando di questioni sociali cruciali [applausi], perché tutti gli argomenti di conflitto sociale sono stati cassati da Ingroia, che non avrebbe dovuto mettere mai il suo volto, perché si è dimostrato un incapace a sostenere un ruolo del genere. Ma la cosa grave è che voi del Prc vi siete messi con partiti e con forze, a partire da Ingroia stesso, che tutti, tutti, volevano fare l’accordo con il Pd, e che non l’hanno realizzato solo perché il Pd non glielo ha fatto fare [applausi]. Allora la prima cosa è ricordare che invece le forze che hanno costituito Syriza il taglio con il Pasok l’avevano fatto fin dal 2003, il Synaspismos e tutti gli altri. Se anche il Prc avesse fatto in Italia questo taglio, se avesse retto al ricatto dell’unità della sinistra nel 2006, oggi probabilmente sarebbe il centro in Italia di qualcosa di simile a Syriza. Questo è il primo problema. Ma c’è il secondo, ed è decisivo, cioè quello che è successo in Grecia a livello sociale, ben altrimenti forte rispetto a quello che è successo in Italia. I greci hanno fuso Syriza nel fuoco di una lotta sociale formidabile, che in Italia non si è nemmeno intravista: e questo è un elemento decisivo, se non hai quella mobilitazione, se non hai quel tipo di movimento, una coalizione così ampia non la fai. Allora, se siamo d’accordo oggi almeno sul primo punto, dobbiamo però trovare un accordo anche sul secondo, e cioè avviare al più presto la mobilitazione contro l’austerità e i diktat europei, perché se non lavoriamo su questo e se non ci diamo gli obiettivi, la coalizione non si fa a tavolino.

Unione europea: se zompa tutto?

Non mi convince questa storia del governo con il “pilota automatico”. Piacerebbe a Draghi che ci fosse il pilota automatico, certo ci sono tutte quelle regolette istituzionalizzate che hanno elencato alcuni di voi, ma verranno seguite? Le potranno attuare sul serio? Il debito pubblico cresce ogni giorno, voi pensate che questo potrà succedere veramente? L’Italia non è il Belgio, non facciamo il paragone con il Belgio che è andato avanti per un anno e mezzo senza governo, anche perché lì c’era comunque in carica il vecchio governo democristiano sfiduciato. L’Italia non può essere gestita in una situazione in cui non c’è governo di nessuno, non dico il governo formale, dico proprio la gestione della politica, si devono mettere d’accordo e se non si mettono d’accordo, nessuno sa che succederà.  Franco Russo ha fatto la proposta di fare il referendum sui trattati nel 2014. Ma Franco è sicuro che ci sarà ancora questa Europa nel 2014? Quando Grillo va in Germania e dice quelle cose, è perché si sa che c’è un piano chiaro di scindere l’euro in una zona A per i paesi del Nord e del centro e un euro B per il Sud. Ma non lo sa nessuno né se il piano sarà possibile, né se andrà avanti questa Europa, oppure se zompa tutto. Allora che facciamo, aspettiamo?

Una manifestazione nazionale contro l’austerità

Io credo che da qui deve uscire non l’iniziativa nazionale di piazza secca e con una data precisa, ma almeno il percorso che ci porta all’iniziativa, che non può attuarsi solo con le forze qui presenti. Io propongo anzitutto che si dialoghi con le varie altre disponibili, o possibili. Non solo il movimento dell’Acqua che ha fatto una proposta simile alla nostra, e cioè “vediamoci fra di noi che siamo contro l’austerità per riuscire a trovare un accordo”, ma proponiamolo anche a tutti gli altri interessati, anche con incontri bilaterali, programmiamo da oggi una serie di incontri con le forze che stanno su questa prospettiva, sia quelle dei Beni comuni e sia altre sul territorio. E programmiamo a livello locale pure incontri con gruppi di eletti o militanti Cinque Stelle che sono interessati a questo tipo di percorso, vediamo se incrociamo tutta questa roba, e facciamolo anche con i partiti qui presenti e disponibili. Rifondazione oggi non ha più una prospettiva elettorale, su questo penso che siate d’accordo, non potete ripresentare una pagliacciata come quella di Ingroia, tanto più che anche da soli avreste preso il 2%. Quello che è sicuro è che ora le vostre componenti sanno che se non si radicano mani e piedi nei movimenti sono spacciate: e magari l’avessero fatto nel 2004-2006, invece di separarsi dai movimenti! In ogni caso, adesso questo personale non può andare a casa, non vi si chiede di morire come partito, rimanete pure partito, ma partito sociale, lasciate perdere terreni istituzionali che oggi non potete affrontare. Se facciamo questi passaggi, forse questa coalizione si costruisce: però senza diktat, tipo “la prossima manifestazione deve essere pure contro Grillo”. Non si può fare, dobbiamo arrivare ad una manifestazione che è sui temi  dell’austerità, del Fiscal compact, contro i diktat dell’Unione europea: e non perché le manifestazioni siano di per sé decisive, ma perché in questo momento se si vuole costruire una coalizione, va dato al più presto un primo segnale fisico, forte, un atto concreto, visibile, di massa.

Quindi propongo di fare gli incontri con le forze citate, e che in questi incontri si cerchi di mettere in cantiere la manifestazione nazionale contro l’austerità, possibilmente a fine maggio, o prima parte di giugno, vedendo anche cosa succede nel frattempo. Ma anche se ci fosse un’altra tornata elettorale, io andrei in piazza, mi pare decisivo. Che facciamo, altrimenti? Aspettiamo che facciano un governo a settembre? Andiamo in piazza in autunno? Non facciamo niente verso tutta l’area Cinque Stelle, stiamo a guardare e intanto facciamo la coalizione a tavolino? Impossibile, assurdo.

Centralità della questione sindacale

Un’ultima cosa sui sindacati, perché mi fa veramente incazzare questa storia, e alcune cose che ho risentito oggi, in particolare. Guardate che in Italia il problema del sindacalismo alternativo non è che noi siamo gruppettari e ci dividiamo: il problema vero è che c’è un monopolio sindacale Cgil, Cisl e Uil, che non ha nessuna similitudine in Europa. Sono tre sindacati che hanno deciso dittatorialmente che i diritti ce li hanno tutti loro, e che noi non ne abbiamo. Non so se lo avete capito bene questo problema. Che poi non ci mettiamo d’accordo per unificarci in un’unica struttura, è un fatto marginale: la questione fondamentale è che anche se ci unificassimo, saremmo comunque senza diritti, perché c’è una dittatura sindacale . Voi vi rendete conto che nel lavoro privato tre sindacati si prendono nelle elezioni RSU il 33% a tavolino, prima di effettuarle? Volete capire che non si può votare a livello nazionale nelle varie categorie del lavoro pubblico per verificare quali sono le organizzazioni rappresentative e che i Cobas e altri non hanno neanche i diritti minimi di assemblea e di propaganda?

Alcuni di voi ripetono ogni volta “una testa un voto” per i referendum sui contratti. Ma che cazzo ci fai con i referendum se poi tanto, anche se vinci, non puoi andare a rappresentare la vittoria nelle trattative, perché ti escludono comunque. E qualcuno ci ripete sempre che è colpa nostra perché siamo divisi. Ma se ci sono almeno 45 partiti, partitini, gruppi e gruppetti comunisti in Italia, e nessuno di noi vi ha mai chiesto di mettervi insieme! Il problema è che non abbiamo diritti e chi sta ancora nella Cgil e anche oggi ha ripetuto che questi sono reazionari, che sono nemici che lavorano per i nostri avversari, ma che cazzo ci sta a fare ancora nella Cgil?
Non dico: venite nei Cobas. Uscite dalla Cgil e organizzatevi come diavolo vi pare, e poi troviamo un’alleanza sindacale come è stato fatto in altri paesi, dove esistono alleanze che mettono insieme anche 10 sindacati diversi, che non si sono mai unificati a livello organizzativo, ma che funzionano in alleanza. Però loro hanno tutti i diritti, e questa è la questione fondamentale, i diritti sindacali per tutti, altro che i lamenti della Fiom perché in qualche fabbrica Fiat non li ha più manco lei.
Noi non ce li abbiamo da nessuna parte, i Cobas iscritti vengono buttati fuori dalle fabbriche, non ci fanno partecipare alle trattative, nel privato non ci fanno manco le iscrizioni, non possiamo fare le assemblee nella scuola e nei luoghi del lavoro pubblico, questo cazzo di problema ve lo volete prendere in carica pure voi o pensate che sia solo nostro? [applausi]».

* A cura di sollevAzione

4 commenti:

U.S. ha detto...

Buono Bernocchi...arrosto

V.Cerabona ha detto...

Anzicchè rimanere attaccati all'osso della rappresentanza ci fossimo dedicati a seminare di rivolta, nuovo modo di essere e stare insieme, obbiettivi da praticare con il più vasto fronte operaio;
Altra pratica e alla lotta non la gnagna della rappresentanza.
Da quando il sindacato di classe pensa di risolvere "la presenza" nella classe con l'aggiramento istutuzionale senza battere i marciapiedi del lavoro salariato come fanno i compagni SI Cobas nella logistica?

V.Cerabona ha detto...

Anzicchè rimanere attaccati all'osso della rappresentanza ci fossimo dedicati a seminare di rivolta, nuovo modo di essere e stare insieme, obbiettivi da praticare con il più vasto fronte operaio;
Altra pratica e alla lotta non la gnagna della rappresentanza.
Da quando il sindacato di classe pensa di risolvere "la presenza" nella classe con l'aggiramento istutuzionale senza battere i marciapiedi del lavoro salariato come fanno i compagni SI Cobas nella logistica?

orizonte ha detto...

L'osso della rappresentanza, ovvero il vendolismo sindacale.
30 anni di sindacalismo di base gli operai vanno verso Grillo e il sindacalismo di base, come la fiom, va in questua di un ceto politico che gli faccia la leggina della rappresentanza. Obbrobbio di un ceto arrivato alla senilità senza contenuti spaesato che vuol risolvere la presenza in fabbrica affiancando la grande burocrazia: "this is the end" my friend

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