10 novembre. Si è svolta ieri a Perugia, come previsto, la MARCIA DELLA DIGNITÀ. Un centinaio di cittadini umbri ci hanno messo la faccia. Hanno sfilato per 8 chilometri, partendo da un quartiere dell'estrema periferia della città per poi raggiungere dopo tre ore P.zza IV Novembre, storica agorà della città, dove la MARCIA si è conclusa, a quel punto coinvolgendo alcune centinaia di persone, che hanno ascoltato attente e fino alla fine gli interventi che si sono succeduti — tra cui quello di Leonardo Mazzei, della segreteria nazionale di MPL.
Parlando coi promotori, subito dopo la Marcia, era palpabile la soddisfazione. «Il ghiaccio della apatia e della rassegnazione è stato rotto», ci ha detto Daniela Di Marco, portavoce combattiva e infaticabile del Comitato promotore.
Domande sollecitate dagli interventi dei diversi oratori (appaluditissimo l'intervento in collegamento audio di Alberto Perino del Movimento No Tav) hanno dato ognuno risposte precise, per nulla reticenti. In stato d'accusa non solo i partiti e il governo delle cosiddette "larghe intese" (accusato di continuare le politiche austeritarie di Monti), ma pure l'Unione europea, le oligarchie di Bruxelles e Francoforte, accusate di essere i veri decisori di ultima istanza delle scelte di politica economica che Roma non fa che accettare supinamente. Doveroso segnalare i toccanti saluti alla Marcia portati di Padre Paolo Giulietti, a nome dell'Arcivescovo di Perugia.
C'è già in cantiere il prossimo appuntamento. Lo sciopero indetto dai sindacati confederali per venerdì 15 novembre, in Umbria sarà di 8 ore e si concluderà con una manifestazione regionale proprio qui a Perugia. La Marcia della Dignità parteciperà allo sciopero e alla manifestazione —"criticamente", sottolinea Daniela Di Marco, "perché non perdoniamo ai sindacati confederali la loro politica imbelle e consociativa"— per far sentire la voce e la rabbia di chi subisce più pesanatemente le conseguenze della crisi sociale. Subito dopo i promotori si riuniranno per concordare le iniziative future.
Mi dice uno dei presenti: «Bisogna ringraziare chi ha organizzato questa manifestazione. E non solo perché hanno chiamato alla rivolta. Non mi stupisco dell'assenza di tante sigle che hanno aderito e poi non si sono viste in piazza. Una volta venivano, se non altro per fare bella figura. E lo sai perché non ci sono? Perché questa non è stata solo una protesta, perché per la prima volta nella nostra regione, a viso aperto, è stato violato il tabù dell'euro».
f.m.
Parlando coi promotori, subito dopo la Marcia, era palpabile la soddisfazione. «Il ghiaccio della apatia e della rassegnazione è stato rotto», ci ha detto Daniela Di Marco, portavoce combattiva e infaticabile del Comitato promotore.
«La nostra è stata una scommessa coraggiosa. Quando tre mesi fa lanciammo l'idea della Marcia, ci presero per matti. E in parte era vero, solo dei "matti" potevano sfidare quest'atmosfera stagnante, segnata da una paralizzante sensazione di impotenza. Eravamo ben consapevoli delle difficoltà enormi che avremmeo incontrato. Alla fine però il mostro messaggio ad alzare la testa, ad uscire dal guscio della vergogna e della solitudine è stato accolto. Eccoci: disoccupati, giovani, operai, pensionati, precari, piccoli imprenditori. Siamo un pezzo minuscolo di popolo umbro, ma il pezzo coraggioso, che ha preso coscienza che non possiamo più delegare a nessuno i nostri interessi. Che non c'è speranza senza lotta. Per noi è solo un primo passo. Dovevamo apire un varco, dare un segnale, l'abbiamo dato, e questo ci da la forza per insistere».Ed in effetti verifichiamo qui in piazza che tira un'aria buona, una palpabile e diffusa soddisfazione. C'è chi ringrazia i promotori, chi chiede dove sta la loro sede, chi come intendono continuare la mobilitazione, chi pone domande agli oratori sulle questioni dell'euro, della sovranità, che giudizio dei vari partiti.
Domande sollecitate dagli interventi dei diversi oratori (appaluditissimo l'intervento in collegamento audio di Alberto Perino del Movimento No Tav) hanno dato ognuno risposte precise, per nulla reticenti. In stato d'accusa non solo i partiti e il governo delle cosiddette "larghe intese" (accusato di continuare le politiche austeritarie di Monti), ma pure l'Unione europea, le oligarchie di Bruxelles e Francoforte, accusate di essere i veri decisori di ultima istanza delle scelte di politica economica che Roma non fa che accettare supinamente. Doveroso segnalare i toccanti saluti alla Marcia portati di Padre Paolo Giulietti, a nome dell'Arcivescovo di Perugia.
C'è già in cantiere il prossimo appuntamento. Lo sciopero indetto dai sindacati confederali per venerdì 15 novembre, in Umbria sarà di 8 ore e si concluderà con una manifestazione regionale proprio qui a Perugia. La Marcia della Dignità parteciperà allo sciopero e alla manifestazione —"criticamente", sottolinea Daniela Di Marco, "perché non perdoniamo ai sindacati confederali la loro politica imbelle e consociativa"— per far sentire la voce e la rabbia di chi subisce più pesanatemente le conseguenze della crisi sociale. Subito dopo i promotori si riuniranno per concordare le iniziative future.
Mi dice uno dei presenti: «Bisogna ringraziare chi ha organizzato questa manifestazione. E non solo perché hanno chiamato alla rivolta. Non mi stupisco dell'assenza di tante sigle che hanno aderito e poi non si sono viste in piazza. Una volta venivano, se non altro per fare bella figura. E lo sai perché non ci sono? Perché questa non è stata solo una protesta, perché per la prima volta nella nostra regione, a viso aperto, è stato violato il tabù dell'euro».
f.m.
1 commento:
Mi ha impressionato la scritta a vernice rossa sul cartello: " ...l'Umbria che non vuole morire!".
Finalmente quei cittadini umbri, cittadini "italiani", Popolo di questa Italia in fibrillazione, hanno espresso un discorso che tutti dovremmo urlare all'unisono in questa miseranda Italia in fibrillazione: "Non vogliamo morire!!".
Aver capito che stanno per farci morire è già qualcosa per degli esseri viventi.
I polli in gabbia, per esempio, non si rendono conto della loro situazione.
Il guaio è che a "quelli" che stanno facendoci morire non gliene importa propri niente che ci siamo accorti di averci ingabbiati nella tonnara. Era quello che volevano.
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